Arturo Paoli ricorda fratel Gerardo Fabert, piccolo fratello di Gesù, per vent’anni minatore a Monteponi, nel secondo anniversario della morte (da Chorus web)

 

di fratello Arturo Paoli

Conservo un meraviglioso ricordo di Gerardo, scomparso a Iglesias il 19 aprile del 2010, che riassumo in alcuni momenti della nostra vita.

Lo ricordo perfettamente nel periodo trascorso insieme nel noviziato di El Abiodh, nel 1954, dov’era giunto qualche mese prima di me. Aveva ventuno anni ed era una splendida bellezza che veniva a offrirsi incondizionatamente a Dio per servirlo tra i poveri, tra gli infelici, tra le persone che hanno più bisogno di lui.

Un’altra immagine che ho di Gerardo è quella relativa agli incontri avuti in Brasile durante gli anni della sua lunga permanenza in America Latina, dal 1979 al 2001. Non sono stati incontri frequenti a motivo della distanza spaziale che ci separava. Aveva raggiunto l’età della piena maturità quando è arrivato, a meno di cinquant’anni.

Una caratteristica importante della sua personalità, che lo ha accompagnato sempre e che ha conservato fino alla morte, oserei definirla come “adolescenziale”. Era un po’ come un adolescente che vuole essere considerato uomo e non bambino, per cui conservava costantemente una certa fierezza unita ad una grande serietà che non gli concedeva di abbandonarsi a inutili umorismi. Quando sono andato a trovarlo in Sardegna, viveva già da diversi anni nella Comunità di Via Marconi di cui era stato socio fondatore. So che per lui è stato doloroso staccarsi da un ambiente cui era molto legato, ma le sue condizioni di salute richiedevano cure particolari. Aveva contratto diverse malattie: prima di tutto la silicosi, come accadeva ai suoi compagni di lavoro, avendo trascorso un lungo tempo come operaio nelle miniere di Monteponi, dove lavorava sotto terra come perforatore; poi era sopraggiunto il morbo di Parkinson e negli ultimi tempi anche il diabete. Però, nonostante gli acciacchi, come li definiva lui, conservava sempre un atteggiamento fiero, come a voler dire: « Non compatitemi! Non consideratemi un bambino! Non consideratemi un ammalato! ». In quella occasione, uno dei suoi amici mi aveva sussurrato all’orecchio, senza che lui sentisse: « Sai quanto ti ha atteso Gerardo? Si domandava continuamente: ma viene o non viene? Perché ritarda? Ha dimostrato molto affetto e una grande attesa per te ». Però a me non lo ha dimostrato, non mi ha detto nulla. Era così. Il suo non era un atteggiamento di autosufficienza, ma piuttosto voleva essere considerato come una persona ancora efficiente, una persona che soprattutto non voleva essere compatita. Questo era il suo tono continuo, permanente: lo sdegno di poter essere considerato come un adolescente e, allo stesso tempo, una grande attenzione all’altro; si comportava come se volesse nascondere la sua affettività, ma quando si entrava nel vivo della conversazione e si rievocavano i dolci ricordi del passato, gli veniva fuori tutta la carica di tenerezza propria dell’adolescente. La caratteristica fondamentale di Gerardo credo sia stata la grande coerenza, il non tradirsi mai. Anche negli ultimi tempi, quando le diverse sofferenze che lo affliggevano facevano pensare che presto sarebbe morto, lui si sforzava per mantenere sempre un atteggiamento giovanile, sicuro di sé, lontano dal voler essere compatito. Questo mi colpiva sempre durante i nostri incontri. Sapendo della gravità delle sue malattie, non meravigliò la sua morte, che arrivò qualche tempo dopo il nostro ultimo incontro. Che cosa ha lasciato Gerardo, soprattutto a noi fratelli che continuiamo ancora ad essere nel mondo? L’esempio della sua coerenza, della sua fierezza, che non era certamente espressione di orgoglio o di superbia, ma piuttosto della sua fedeltà. Parlando con lui ci si accorgeva che, poco più che ventenne, aveva giurato fedeltà al seguito del Regno, al seguito di Dio. E non aveva ceduto mai. Perciò portava con sé la fierezza gioiosa di non avere mai tradito il suo Maestro. Penso che questo ci sia di esempio e ricorderemo sempre con molta nostalgia l’amato fratello Gerardo.

 

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