21 luglio 2014 – OSRI – VERBALE N.2 – Riunione del 21.7 2014 (Vito Biolchini, verbalizza)

Introduce Salvatore CUBEDDU che ricorda come il documento finale della commissione del Senato sia già stato presentato e che in esso è esplicitato chiaramente che il comma 13 non si applicherà alle regioni statuto speciale. L’altra notizia è che le stesse regioni potranno recuperare delle materie di esclusività ora attribuite allo stato. L’altra novità riguarda la riunione della prima commissione del consiglio regionale, e a questo proposito viene invitato a relazionare Gavino Sale.

Gavino SALE afferma che è stata ufficializzata la richiesta di una seduta del consiglio regionale congiunta con i parlamentari, a cui inizialmente si è opposto solo il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi. Si sono da subito dichiarati d’accordo il presidente della commissione Agus, i Riformatori e il Pd. Sale riferisce di avere parlato con il presidente Pigliaru che ha espresso la sua posizione favorevole alla seduta congiunta, unitamente alla tranquillità rispetto alla volontà del governo di non indebolire la specialità della Sardegna anche se, secondo Sale, il presidente temeva un’imboscata parlamentare.

Sale comunque fa notare l’ambiguità della norma, che salva le regioni a statuto speciale ma che le obbliga ad adeguare gli statuti entro un anno. Adeguarli a che cosa? Di sicuro però ora l’iter si allunga di almeno un anno, un tempo in cui sarà possibile organizzare una azione politica.

Per Pierluigi MAROTTO la sola presenza della clausola di salvaguardia meriterebbe una mobilitazione totale da parte della Sardegna. Ora nel periodo di tempo variabile tra i 12 e i 18 mesi che la procedura prevede, è possibile attivare gli strumenti regolamentari qualora dal Senato uscisse una riforma dai contenuti diversi da quelli attesi. Il documento del 10 luglio scorso della conferenza delle regioni ribadisce il rapporto pattizio e il regionalismo asimmetrico, così come la possibilità che alcune competenze tornino alle regioni.  Tuttavia bisogna ricordarsi che lo statuto sardo ha una sua procedura di negoziazione che può e deve essere attivata. La seduta che il consiglio regionale vuole convocare con i parlamentari non deve essere meramente celebrativa ma deve essere l’occasione per l’approvazione di un ordine del giorno con il quale si avvia la revisione dello statuto. Non si può più stare in posizione di attesa ma bisogna invece sfruttare i tempi previsti per la revisione della Costituzione per iniziare a lavorare sul nuovo statuto.

Oreste PILI si dichiara totalmente d’accordo con la posizione di Marotto.

Per Nello Cardenia a questo punto giocare in difesa non è più positivo ma è invece arrivato il momento di mettere sul tappeto qualche proposta. Non ci può bastare mantenere lo status quo, bisogna fare pressione e occorre una forte presa di posizione da parte della giunta regionale. È opportuno far capire che dando più poteri alla Sardegna è possibile anche giungere ad una maggiore razionalizzazione della spesa.

Salvatore CUBEDDU sottolinea come la richiesta di una seduta solenne del consiglio regionale e l’idea di cercare alleanze con le altre regioni a statuto speciale sia frutto dell’incontro dello scorso 23 giugno. Se tutto resta così com’è, la fase difensiva finisce e ogni regione sarà chiamata a trattare singolarmente con lo stato. La Regione Sardegna si sta preparando a questo incontro? In che modo sta mettendo assieme le nostre ‘ragioni’? Serve una accelerazione. C’è però chi teorizza la prosecuzione della fase difensiva e attende le disposizioni romane di adeguamento. Lo stesso Demontis del Pd ha parlato di una “correzione lieve” allo statuto.

Ciò che serve ora è un cronogramma dei lavori del consiglio. Sono possibili diverse opzioni: il consiglio può lavorare al nuovo statuto e approvarlo, oppure può iniziare facendosi affiancare da una assemblea costituente e poi rimettendo tutto ad un referendum che restituisca ai Sardi uno statuto con il quale confrontarsi con lo stato. Ma questo necessita di una idea di Sardegna. Ciò che sta emergendo è che chi non vuole la costituente in realtà non vuole neanche il nuovo statuto, non vuole niente, non vuole alcun cambiamento. Si dicono autonomisti ma non vogliono un nuovo statuto: ma chi non vuole il nuovo statuto non può nemmeno fregiarsi del titolo di autonomista. È ora che indipendentisti e sovranisti facciano emergere le contraddizioni degli italianisti. Ce la facciamo a mettere all’ordine del giorno la scrittura di un nuovo statuto? Siamo alla fine della fase autonomista; se veniamo sconfitti ora, per trent’anni non potremo più avere spazi di manovra. Invitare i parlamentari in consiglio regionale ha senso se la questione viene posta nei giusti termini, motivazioni per scrivere un nuovo statuto ce ne sono in abbondanza. Lo statuto è il lavoro che non c’è, la lingua che ci siamo lasciato togliere, il territorio dove spadroneggiano i generali, le pianure che alcuni di noi stanno offrendo a Matrica e … tanto d’altro. Una nuova costituzione serve ai Sardi quale strumento di libertà. Nella fase offensiva che si apre dovremo precisare meglio questo tema. Resta però lo scandalo dei media che oscurano la questione.

Interviene nuovamente Gavino SALE per ricordare come la fase offensiva sia stata scatenata non dalla Sardegna ma dalle altre regioni. La scrittura dello statuto non può essere un esercizio sterile di diritto ma invece un momento di iper concretezza.

Per Salvatore CUBEDDU bisogna impedire che la riunione congiunta e solenne si tenga a settembre, nella logica di un adeguamento dello statuto alle indicazioni romane. In realtà l’impressione è che oggi in Sardegna non si sappia cosa fare, ma il sovranismo può avere i contenuti che il Pd dimostra di non avere. Sovranisti e sardisti hanno in tutto dieci consiglieri e possono prendere l’iniziativa e fissare un cronogramma. Oppure dobbiamo aspettare le decisioni del senato?

Per Pierluigi MAROTTO sarebbe proprio nelle corde del presidente Pigliaru, da renziano di ferro qual è, quello di spingere per l’approvazione di un odg che aprisse la fase di revisione dello statuto.

Per Oreste PILI questa è una guerra con molte battaglie. Ricordiamoci l’azione dei radicali che nel ’74 con appena 4 parlamentari condussero battaglie importanti e decisive. Certo, c’è da interrogarsi sul ruolo della stampa ma anche del grado di coinvolgimento del popolo.

Per Giacomo MELONI nessuno vuole passare alla storia come l’affossatore dell’autonomia, ma i sovranisti non possono stare fermi. Ma noi possiamo coinvolgere almeno quei dieci. Facciamoli uscire allo scoperto e non potrà che esserci lo strappo, per la settimana prossima invitiamo qui.

Per Vito BIOLCHINI è giusto sollecitare l’azione dei sovranisti ma, se questa è la battaglia decisiva per le sorti della Sardegna che verrà, allora non ha senso escludere dalla richiesta di approvare un odg che dia avvio alla riscrittura dello statuto anche tutte le altre forze politicjhe (come Sel, i Rifornatori e i cinquestelle), che anche qui in questa sede a vario titolo hanno affermato di voler lavorare per la riscrittura dello statuto.

Salvatore CUBEDDU chiede dunque a Gavino Sale di farsi promotore di una iniziativa volta a mettere assieme in tempi rapidissimi i dieci consiglieri sovranisti e sardisti con l’obiettivo di scrivere una piattaforma, diversa da quella che potrebbe essere imposta da Roma.

Gavino SALE assicura che sta già lavorando per una ipotesi comune e che sentirà i rappresentanti dei Rossomori e del Partito dei Sardi. La seduta solenne è importante perché quello sarà il punto di non ritorno.

Per Valerio Medda è il momento di andare all’attacco e ipotizza la convocazione di un incontro a Santa Cristina dove poter far iniziare una grande mobilitazione.

Per Oreste PILI è necessaria anche una giornata di studio per studiare il coinvolgimento della gente.

Conclude i lavori Salvatore CUBEDDU affermando che in questa settimana l’unica vera iniziativa possibile è quella congiunta con gli altri consiglieri sovranisti che Gavino Sale si è impegnato a portare avanti.