Dal sito di “Democrazia Oggi” estrapoliamo questo ‘competente’ articolo dello scorso 8 luglio.

Mauro Pili grida “al Lupo!”. Ma Cappuccetto Rosso è stato già sbranato dal branco

8 Luglio 2014
2 Commenti

Andrea Pubusa

Che Mauro Pili sia un combattente è sicuro. Anche se spesso le sue son battaglie sbagliate o già perse, se entra in campo quando tutto è finito e intorno ci sono solo morti e macerie. E’ il caso del suo allarme contro i propositi assassini della specialità delle Regioni differenziate, come la Sardegna.
Caro Mauro, la specialità è morta e sepolta. Lo è nella dottrina giuridica, dove da qualche decennio la communis opinio, come dicono i giuristi, l’opinione comune, salva qualche voce isolata, è che la specialità sia un anacronistico privilegio accordato ad alcune regioni per far clientela e inutili sprechi. Vuoi una conferma? Chiedi lumi all’assessore regionale alle Riforme che ben conosce queste cose, essendo un dotto costituzionalista. E ben lo sa Pigliaru e quanti lo hanno preceduto, anche perché la specialità è stata uccisa normativamente con la riforma dell’originario titolo V della Costituzione. Obietterete: ma gli Statuti speciali rimangono, ed è vero. Tuttavia, caso forse unico nei moderni stati costituzionali, possono avere poteri speciali anche le regioni …non speciali e, per sapere se residua qualche potere in più alle regioni differenziate, occorre desumerlo da una complicata interpretazione del combinato disposto del nuovo titolo V e di ciò che resta degli Statuti speciali. Un guazzabuglio!
Chi dunque l’assassino? Basta vedere chi ha riformato il titolo V e come lo ha fatto, e basta indagare su chi ha sostanzialmente lasciato fare. La banda è sempre la stessa, quella che forma il governo allargato di oggi dal PD a FI. Non solo: per rendere oscuro e misterioso l’assassinio hanno inferto tutti un colpo di pugnale, come usa nei patti scellerati. Come fa il branco.
Ma la morte della specialità è opera anche delle forze interne alla Sardegna, che non hanno saputo inverarla. Forse l’ultimo tentativo in questo senso può farsi risalire alla giunta di sinistra e sardista presieduta da Mario Melis, benché anche allora la Commissione speciale presieduta da Francesco Cocco non partorì alcunché per l’ottusa opposizione della DC. Rimase però lo sforzo di elaborazione come arricchimento culturale, che poteva essere ripreso e tradotto in iniziativa legislativa anche di rango costituzionale. Poi si è volato sempre più basso fino a planare e ora ad inabissarci. Ed è di questo gridare senza pensiero, senza elaborazione, ed è di questo emettere suoni forti senza senso che oggi approfitta Renzi, d’intesa col pregiudicato n. 1, per dare il colpo di grazia.  Vengono colpite anche quelle forze regionali, del centro Italia e del Nord, che hanno teorizzato la “questione settentrionale” in contrapposizione a quella meridionale e che, insieme alla sostanziale cancellazione della specialità nel nuovo titolo V, hanno anche eliminato il riferimento alla questione meridionale, con la modifica dell’art. 119 Cost. Così è stata cancellata per legge una questione, quella meridionale, insieme a quella delle regioni insulari e di confine (specialità regionale), frutto della migliore cultura italiana, da P. Villari a S. Sonnino, L. Franchetti, da G. Fortunato a G. Salvemini e L. Sturzo, da A. Gramsci a G. Dorso, da Lussu a Rossi Doria. E’ stata fatta violenza alla storia, alla cultura e alla realtà. E il duo Renzi-Berlusconi, col pungolo di Napolitano, oggi completano l’opera, con l’appoggio di tutti, perfino dei sovranisti locali, quantomeno di quelli alleati fedeli e servili del PD e di FI. Perfino Sale, pardon! l’on Sale (on. abusivo!), è fra loro!
S’aggittoriu di Pili giunge dunque tardivo e senza intelocutori fra le forze presenti in Consiglio regionale. Per la difesa della Costituzione rimane l’opposizione dei “professoroni”, riuniti in Comitato, e quella del M5S, unitamente a Il fatto quotidiano, che sulla difesa della Costituzione si è molto speso in passato, raccogliendo molte firme, e oggi lanciando una nuova campagna. In Sardegna rimangono disponibili le forze sparse, che non baciano la pantofola del PD-FI. Occorre allargare il fronte e non mollare.

2 COMMENTI

[…] Sarda. – Mauro Pili grida “al Lupo!”. Ma Cappuccetto Rosso è stato già sbranato dal branco. Andrea Pubusa su Democraziaoggi Sardegna perinde ac cadaver. Come stiamo perdendo la nostra autonomia speciale nell’indifferenza […]

  • · 2T. D.
    13 Luglio 2014 – 13:10

Dal mio diario Facebook, caro Andrea.
11 Luglio 2014.
Ho appena finito di leggere, nei servizi di informazione sulla riforma costituzionale, le notizie relative al tentativo in atto di salvare il salvabile dell’autonomia speciale e in particolare di quella sarda. Debbo dire, per quel che capisco, pur non avendo sotto mano i testi e gli emendamenti, che i tentativi tardivi della Regione e quelli comprensibilmente difensivi, in un clima ostile e nel totale isolamento rispetto all’elettorato regionale, di alcuni parlamentari sardi non del PD e non di FI, mi sembrano piu’ di facciata che sostanziali. Tralascio la questione della composizione del Senato. Ho sempre sostenuto che in un’ipotesi federale dovrebbe essere a rappresentanza regionale paritaria. Tralascio la questione della formazione della rappresentanza: sono per il mantenimento dell’elezione diretta della seconda Camera. Tralascio i problemi delle funzioni: passi che non debba votare la fiducia, ma dal processo di approvazione dei documenti di programmazione economico-finanziaria e del bilancio non dovrebbe essere esclusa. Voglio invece ragionare sulla riforma della ripartizione delle competenze per materia tra Stato e Regioni. La proposta governativa, che su questo ha il sostegno, oltre che che del centro-centrodestra PD-FI-Lega, anche del M5S, punta a ricondurre alla potesta’ legislativa dello Stato importanti materie o ritagli di materia che la riforma costituzionale del 2001 aveva trasferito alla competenza concorrente regionale o devoluto implicitamente alla competenza esclusiva residuale delle Regioni, in particolare nei settori del governo del territorio, della tutela ambientale e dei beni culturali, dell’energia e dei trasporti. Queste competenze nuove il Titolo V vigente le ha estese anche alle Regioni speciali, in assenza di disposizioni statutarie analoghe, con una precisa norma di garanzia. Presentare emendamenti volti a salvaguardare le competenze attualmente in Statuto, come stanno facendo, mi pare, i parlamentari sardi, o ricordare, come ha fatto il governo regionale, il principio pattizio, che implica un processo partecipato per la modifica dello Statuto speciale, non serve proprio a nulla, posto che il grosso delle attuali nuove competenze sarde non deriva dal testo statutario, bensi’ dall’articolo 117 vigente della Costituzione che si intende e si consente di modificare. Diverso sarebbe, ma sempre in chiave difensiva, proporre una norma che blocchi e salvaguardi non solo le originarie competenze statutarie, ma anche quelle, ben maggiori, extrastatutarie acquisite e mantenga inalterati su entrambe i poteri attuali di Stato e Regione. Se moratoria si riuscisse a strappare (cosa di cui dubito, considerata la debolezza e la scarsa autorevolezza dell’attuale quadro politico regionale e la blindatura ottusissima della rappresentanza sarda del centro-centrodestra e su questo anche dei grillini), il terreno non puo’ limitarsi a quello del testo statutario, pena l’assoluta inutilita’ dello sforzo e la conseguente illusorieta’ del risultato. Scrivo questo in memoria di me. Che serva, non credo.

#Postscriptum del giorno dopo.
12 luglio 2012
Ho letto i giornali di questa mattina, Sabato 12 luglio. La situazione e’ esattamente quella che a istinto ho delineato ieri sera nel post. Onesta’ richiederebbe almeno che non ci prendessero in giro, i politici e i commentatori. Ma forse che cosa e’ davvero successo non lo hanno nemmeno capito.