L’UNIONE SARDA – Politica: Titolo V, Regione contro Renzi

11.07.2014

Ribellione civile. Dura, ma civile. C’è in gioco l’autonomia, la specialità di una terra che allo Stato dà, ha già dato molto, e di più. C’è in ballo la credibilità di un’Isola, dei sardi sensibili, e di un Governo nazionale che annuncia sì le riforme, ma le cala dall’alto. Sulla spinta di questi pericoli che incombono e dei tempi ristrettissimi, la Regione ha (finalmente) deciso di alzare la voce, e di farla sentire a 300 chilometri di distanza, al presidente del Consiglio Matteo Renzi , contro il quale si è formato un vastissimo schieramento di cecchini in senso politico), composto da (quasi) tutti i partiti sardi e dagli schieramenti sovranisti. Il premier infatti è il puntiglioso fautore di una riforma epocale del sistema parlamentare (no al bicameralismo perfetto) e del titolo V della Costituzione, quello che modifica poteri e competenze delle Regioni, in particole di quelle, come la Sardegna, a Statuto speciale. LA COMMISSIONE «Sono allarmato – confessa Francesco Agus di Sel, presidente della Commissione regionale Autonomia -, molto allarmato per il metodo usato dall’esecutivo nazionale che non contempla alcun coinvolgimento della Regione nel processo di riforma costituzionale. Noi siamo considerati una sorta di soggetto passivo, che deve subire decisioni prese a Roma. No, non ci sto». Agus non ci sta al punto che ha convocato per le 15,30 di martedì una riunione del parlamentino alla quale parteciperanno sicuramente l’assessore agli Affari Generali Gianmario Demuro e i capigruppo consiliari, espressamente invitati con un’accorata lettera-appello. «È paradossale – osserva Agus – che da un lato si vogliano legittimamente (lo richiede la gente comune) snellire l’impianto istituzionale del Paese e dall’altro si calpesti la democrazia, partendo dal presupposto della crisi. Per questo motivo la reazione deve partire dal Consiglio regionale e dev’essere unitaria». IL SENATO Il rinvio a lunedì alle 11, deciso ieri in Senato dopo la rottura tra Lega e Pd (i relatori della riforma sono Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli ) e la ribellione unitaria dei rappresentanti delle Regioni come la Sardegna, dà un po’ di respiro. Ne è convinto il senatore cagliaritano Roberto Cotti , secondo il quale «è stato sconfitto il disegno del premier Matteo Renzi. Lui, l’ha scritto anche in un libro che le Regioni a Statuto speciale vanno abolite. Intanto – spiega – abbiamo ottenuto una moratoria che ci mette al riparo da pericoli per alcuni mesi. Per ora, infatti, la riforma costituzionale (ricordo che siamo al primo passaggio, e ne occorrono quattro, due per Camera) non tocca le nostre specialità e garantisce il principio della bilateralità nel caso di modifica dello Statuto». Per Luciano Uras questo «ottimismo è ingiustificato. Si tratta infatti di un salvataggio blando, che non ci mette al riparo dai pericoli più volte denunciati. La Sardegna è destinata a contare ancora meno: se passerà la riforma del Senato così com’è, avremo un organismo nel quale la nostra Regione avrà due o al massimo tre rappresentanti su cento e una Camera formata dai nominati. Per questa ragione, mi batto e ci battiamo perché le nostre tutele siano inserite in Costituzione, sperando che a muoversi sia la Regione alla quale dico: se ci sei, batti un colpo». FONDAZIONE Anche Salvatore Cubeddu , numero 1 di Fondazione Sardinia, l’associazione di cultura e politica sarda nata nel febbraio 1991, è convinto che la Regione si stia muovendo in ritardo. Eloquente, in proposito, lo slogan: Est Ora-Move(m)us . «Tutto ciò – dice Cubeddu – era nella nell’aria, l’avevamo in qualche modo previsto, quando il 9 e il 23 giugno abbiamo organizzato due momenti di lavoro dedicati in generale ai temi dell’autonomia e alla nascita di un nuovo Statuto. La nostra piattaforma si articola in sette punti ed è frutto di un lavoro rigoroso da parte di intellettuali e studiosi come Pietro Soddu , don Pietro Borrotzu , Maria Antonietta Mongiu , Mario Medde ». SNI Per l’inossidabile Bustianu Cumpostu , leader di Sardigna Natzione Indipendentzia (Sni), tutto dipende «dall’imperatore bambino-prodigio. La Riforma Renzi per le autonomie è una Controriforma: tutto deve andare verso il centralismo e qualsiasi specificità va cancellata. Questo è l’ordine di scuderia che ha portato il Pd a disporsi in formazione testuggine per riportare tutto sotto il controllo di Roma. Mentre in Sardegna si parla di riforma dello Statuto – conclude Cumpostu – con sogni sovranisti, in Italia si agisce con fatti colonialisti. Noi di Sni siamo sicuri che la storia dei sardi non si cristallizzerà italiana».