L’UNIONE SARDA – Politica: «Cancellano la specialità sarda»
10.07.2014
Il più feroce è Mauro Pili : «C’è un golpe strisciante – tuona il deputato di Unidos – per cancellare l’autonomia della Sardegna. E i partiti nazionali, anzi italiani, con i loro emendamenti, alimentano questo colpo di Stato». Sembrano lontani anni luce, i temi del sovranismo, quando un po’ tutti mettevano al primo punto di programmi politici e obiettivi strategici la specialità della Sardegna – non solo perché è una Regione a Statuto speciale, ma per ragioni strutturali – e la strenua lotta per difendere un suo diritto sacrosanto qual è quello dell’autonomia. Il ricordo sbiadito di una battaglia fondamentale come questa, oggi fa maledettamente i conti con il pericolo, concreto e fondato, che la Sardegna sia privata delle sue competenze vitali, tutte legate alla riforma del titolo V della Costituzione, cui il governo guidato da Matteo Renzi intende dare un’accelerazione notevole. «Il disegno di legge del Governo – argomenta Pili – non dà luogo a dubbi: ambiente, governo del territorio, energia, infrastrutture e persino enti locali passano sotto il controllo dello Stato. Questa è la longa manus di uno Stato centralista sulla nostra terra». IL SENATORE Con toni differenti, ma con la stessa preoccupazione che i valori autonomistici possano essere calpestati in tempi brevi, Luciano Uras è impegnato a convincere i sardi a reagire, a fare in fretta. «Proprio ora – racconta il senatore di Sel – ho scritto a tutti i segretari e i coordinatori sardi dei movimenti e dei partiti, ai sindaci, ai consiglieri regionali, ai colleghi parlamentari e ovviamente ai Presidenti della Regione, del Consiglio regionale e della Commissione Autonomia nonché all’assessore regionale agli affari regionali. Lo scopo della mia lettera è quello di manifestare la grande preoccupazione per la scarsa attenzione nei confronti del processo di modifica della Costituzione». Uras teme che il «ruolo delle autonomie locali e regionali e le funzioni di autogoverno delle comunità territoriali vengano messe seriamente in pericolo con la riforma del titolo V, per non parlare della riforma del Senato che – se venisse approvata così come la vuole il Governo – porterebbe la Sardegna (che forse eleggerebbe tre senatori) a contare nulla in un’assemblea tutta orientata verso il centro nord». I RELATORI Luciano Uras ha scritto ai partiti sardi, Mauro Pili invece ha rivolto un appello ad Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli , relatori di maggioranza e minoranza. «L’autonomia speciale della Sardegna – argomenta – è sancita dallo Statuto di rango costituzionale e da un debito perenne dello Stato verso il popolo sardo. Limitare ulteriormente la condizione autonomistica sarebbe un atto vile e ingiustificato: vì chiedo d’intervenire perché vengano ritirati tutti gli emendamenti che fanno venire meno le peculiarità costituzionali delle Regioni a Statuto speciale». FORZA ITALIA «Mentre a Roma si discute una controriforma centralistica del titolo V della Costituzione – osserva il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis -, che rischia di travolgere anche la nostra autonomia, la Giunta regionale non vede, non sente e non parla. Eppure la direzione regionale del Partito Democratico, ad aprile, ha dichiarato che “la proposta del Governo rischia d’intaccare il patrimonio di democrazia autonomistica inciso nello Statuto sardo e nelle norme di attuazione”. Da Pigliaru vorremmo sapere se la linea dell’immobilismo silenzioso sia una scelta consapevole oppure la mancanza di coraggio politico». I ROSSOMORI «In queste ore e in questi giorni – ammoniscono Gesuino Muledda e Marco Pau , presidente e segretario dei Rossomori – il Parlamento italiano in prima lettura sta profondamente modificando la Costituzione e la modificherà con ulteriori atti già annunciati dal Governo: nessuno può dire di non sapere, nessuno potrà dire di non aver saputo. Questi atti e le loro conseguenze sono dannosi e in profondo contrasto con gli interessi del popolo sardo; spetta a chi detiene la rappresentanza degli interessi delle istituzioni autonomistiche difenderli, chiamare a raccolta e a difesa». L’ASSESSORE Spetta a Gianmario Demuro , l’assessore alle Riforme, fare il punto e negare che la Regione trascuri i temi autonomistici e sia immobile. Proprio ieri, Demuro era a Roma «per una riunione con le Regioni a Statuto speciale svoltasi ieri a Roma, alla quale ho partecipato su delega del Presidente». Gongolante per aver varato la riforma sulla riorganizzazione della macchina organizzativa della Regione, l’assessore ammette che «questa partita non è semplice e i pericoli di una riforma centralistica non mancano. Ma nell’incontro di oggi abbiamo ribadito i punti irrinunciabili sui quali la compattezza delle Regioni non è mai venuta meno. Il primo valore, imprescindibile, da tutelare è la specialità. Esistono ragioni storiche che non possono essere ignorate. Allo stesso modo – prosegue Demuro – non può essere messo in discussione il rapporto pattizio tra Stato e Regione. Per ogni modifica vale il principio della bilateralità: tutto va concordato. Al terzo punto c’è la specialità finanziaria da proteggere saldamente, vale a dire il diritto a essere rappresentati dalle proprie finanze. Questi punti vanno portato alla Conferenza Stato-Regioni in vista della Commissione Bicamerale che si riunirà il 16 luglio».