IN CUSTA CHIDA, sa gherra sarda. Rassegna elaborata della stampa sarda della settimana
IN CUSTA CHIDA, sa gherra sarda. Rassegna elaborata della stampa sarda della settimana. di Salvatore Cubeddu
28 gennaio 2012. La ‘linea’ la danno gli occupanti del comune di Ollolai: . «Sta emergendo un disagio sociale generalizzato che finalmente sta sfociando in una lotta di popolo capace di superare gli steccati delle rivendicazioni di categoria …. dobbiamo far sentire forte la nostra voce costringendo la politica a risolvere i problemi di tutti”.
31 gennaio 2012. A TRAMATZA si riuniscono i movimenti. È il momento della diplomazia. La Consulta dei Movimenti, dopo aver radunato agricoltori, pastori, commercianti, artigiani, autotrasportatori, anti Equitalia, partite Iva, si è di nuovo riunita a Tramatza (martedì 31 gennaio) per mettere a punto le strategie contro la crisi che sta strozzando la Sardegna. Decisione unanime e matura: tregua di una settimana e smobilitazione dai Comuni occupati. Con qualche distinguo. Nel Sulcis infatti i presìdi nei municipi sono rimasti, e sembra di leggere nell’adesione da parte del movimento alla manifestazione annunciata per dopodomani a Nuoro una precisa volontà di ribadire la gravità della situazione in tutta l’isola. Quasi un riequilibrio territoriale, e certo anche un modo per tenere unitaria la protesta, con richieste comuni alle diverse zone. E se qualche giorno fa il leader del Movimento Pastori Felice Floris aveva annunciato che i comuni occupati sarebbero stati 200, è evidente che la provocazione è stata accantonata per dare «un segno preciso di unità e ridare ai sindaci, togliendo il presidio dei Comuni, un ruolo centrale in questa vertenza in cui la Regione ha fallito», dice lo stesso Floris. Subito le richieste della Consulta: intanto la (1.) dichiarazione dello stato di crisi, sollecitata già una settimana fa dal leader di Irs Gavino Sale, e ritenuta condizione indispensabile per l’applicazione di misure straordinarie per una crisi straordinaria. Quindi (2.) il dimezzamento dei costi del carburante, (3.) l’abolizione di Equitalia Spa, (4.) una moratoria di due anni dei debiti in attesa di una riforma organica della fiscalità, (5.) l’abolizione del decreto Monti per quanto riguarda l’Imu da applicare sulle aziende agricole. L’obiettivo di questa settimana di tregua non può essere il raggiungimento immediato dei punti contenuti in questa lista. Si cercherà invece di arrivare a un tavolo di trattative con il governo italiano «per ricreare una sovranità della Sardegna sul versante energia, alimentare, produzioni», dice Sale. In questo senso la Consulta sta già lavorando, cercando un incontro con i 18 parlamentari sardi, mentre si preparano riunioni nelle università di Cagliari e Sassari. «Con la tregua decisa diamo un segno di maturità, di apertura al dialogo. Ben lungi dal sollevare i toni del confronto: stiamo smobilitando», dicono Sale e Floris. Proprio il leader del movimento pastori mette l’accento sul coinvolgimento dei primi cittadini in una vertenza vitale. E il ruolo dei sindaci viene ritenuto fondamentale in quanto prima – e spesso unica – interfaccia tra i problemi dei cittadini e uno Stato lontano e in molti casi assente. Ma se anche questo tentativo diplomatico non dovesse sortire effetti, la Consulta annuncia manifestazioni eclatanti. Non chiarisce quali, ma si comprende che saranno studiate misure efficaci per far sentire la Sardegna che produce e che paradossalmente è ridotta allo stremo. E a quel punto, l’iniziale progetto dell’occupazione di duecento municipi, potrebbe venire rispolverato e messo in atto. (LA NUOVA SARDEGNA – Politica: La Consulta: via (per ora) dai municipi, 01.02.2012)
31 GENNAIO 2012. A CAGLIARI LA RIUNIONE DEI VERTICI DELLA CLASSE POLITICA SARDA. Dopo la riunione-flop di una settimana fa (appena sei presenti) ieri Cappellacci ha tirato un sospiro di sollievo. Alla convocazione hanno risposto i parlamentari del Pdl Beppe Pisanu, Settimo Nizzi, Silvestro Ladu, Carmelo Porcu, Bruno Murgia, Paolo Vella, Salvatore Cicu; del Pd Arturo Parisi, Amalia Schirru, Paolo Fadda, Caterina Pes, Gian Piero Scanu e Siro Marrocu; dell’Udc Antonello Steri. C’erano anche i capigruppo del Pdl Mario Diana, del Pd Giampaolo Diana, di Sel Luciano Uras, del Psd’Az Giacomo Sanna (affiancato da Paolo Dessì), dell’Udc Giulio Steri, dei Riformatori Attilio Dedoni. Assente l’Idv ma – ha spiegato Federico Palomba – per ragioni organizzative. Dopo l’introduzione-appello di Cappellacci di andare uniti al confronto con Monti, è stato il Diana del Pd a imprimere la svolta: ha chiesto in via pregiudiziale un dibattito in Consiglio regionale per l’avvio della vertenza unitaria. Parisi ha invitato Cappellacci a rispondere alla pregiudiziale. Il presidente ha accettato. E Fadda ha rilanciato: il Pd mette al primo punto gli interessi generale e propone l’unità di tutti i sardi in un’apposita Giornata per dare più forza nella trattativa. Pisanu ha proposto il coordinamento dei parlamentari sardi e si è arrivati all’individuazione di un gruppo tecnico. Mentre Dedoni ha detto che è il «momento del Partito dei sardi», Diana del Pdl ha posto interrogativi sul governo tecnico: «Per legittimarsi col popolo dovrebbe dare più risposte». In un clima di coesione, Cappellacci ha assicurato che riconvocherà la riunione non appena sarà chiamato a Palazzo Chigi: «La Sardegna parlerà con una sola voce».
CONVOCAZIONE DELLA ‘GIORNATA DELLA SARDEGNA’. Venerdì sera (3 febbraio) si riunirà il Consiglio regionale in seduta straordinaria con l’obiettivo di approvare un ordine del giorno unitario sui contenuti della piattaforma: (1.) in primo piano i temi già discussi ieri, cioé la (1A.) questione delle entrate fiscali e del (1B.) patto di stabilità, (1C.) la crisi industriale e (1D.) il caso Equitalia. Per l’inizio della settimana prossima dovrebbe essere indetta (2.) la «Giornata della Sardegna»: (2 A.) Regione, Province, Comuni, partiti, sindacati, associazioni delle imprese, Chiesa e mondo della cultura saranno chiamati a (2 B.) esaminare il documento di base e a (2 C.) fare ulteriori proposte. (3.) Tutti i soggetti verranno invitati a coinvolgere le rispettive centrali, per trasferire a Roma la «Giornata della Sardegna» e convincere i gruppi di Camera e Senato a sostenere la piattaforma. ( LA NUOVA SARDEGNA – Politica: «Giornata della Sardegna» per arrivare uniti all’incontro con Monti, 1.02.2012)
1 febbraio 2012, TELEGRAMMA DI CAPPELLACCI A MONTI. RITORNA LA PAURA DELL’INDIPENDENTISMO SARDO. «Assistiamo con preoccupazione ad un progressivo peggioramento della situazione di crisi che sta colpendo la Sardegna ed il suo tessuto produttivo con inevitabili ripercussioni sull’ordine pubblico che rende non più procrastinabile un incontro urgente con il Governo per la tutela della coesione sociale e la salvaguardia dell’unità nazionale», ha scritto Cappellacci a Monti. «Si impongono risposte immediate per ristabilire la pace sociale e per affrontare con decisione le principali questioni aperte del confronto Stato – Regione». Il presidente della Regione ha poi aggiunto che «questi temi sono stati affrontati nel corso di un incontro fra i parlamentari della Sardegna ed i rappresentati dei gruppi politici del Consiglio regionale». Probabilmente anche per questo il riscontro di Monti è arrivato subito. Del resto il premier alcuni giorni fa aveva ricevuto una delegazione siciliana e sarebbe stato difficile giustificare un no a quella sarda. LE RICHIESTE A Monti la delegazione sarda chiederà in primis un allargamento dei vincoli del Patto di stabilità, ma anche il rispetto delle norme stabilite in sede di conferenza paritetica sulla compartecipazione alle entrate, in virtù delle quali la Regione si è fatta carico dei costi della Sanità, del trasporto pubblico locale e di quello aereo. Maggiori oneri che sarebbero dovuti essere compensati dalle maggiori entrate. La Regione ha rispettato gli impegni, lo Stato no.
2 febbraio 2012, giovedì, ore 17,54. COMMENTO DELLA REDAZIONE DI NOVAS SARDAS DE SA CHIDA. Forse è ancora in corso l’incontro urgente ottenuto da Cappellacci con Monti, presidente del Consiglio dei ministri italiano. La cosa ha il sapore di un tentativo di riacciuffare la Sardegna per i cappelli. L’Isola è nel baratro di una trentennale crisi industriale – con interventi inutili, nonostante l’ossessione di tenere in vita imprese che i dirigenti privati e pubblici d’Oltremare vogliono chiudere perché a loro non interessano – e che ha trascinato con sé l’insieme dell’economia e della società sarde. Che la Sardegna sia già un mucchio di macerie è abbondantemente testimoniato dal fatto che nelle nostre mense c’è pochissimo di nostra produzione, dal latte pagato meno dell’‘acqua, dalle case e dai terreni in via di sequestro da parte di Equitalia. Questi motivi alimentano i documenti dei movimenti che in questa settimana hanno occupato i municipi dopo l’abbandono delle grandi arterie stradali e dei porti. Tali eventi si collocano sullo sfondo dell’accentuarsi dello spopolamento dei piccoli comuni, dell’aumento senza prospettive della povertà della popolazione, della fuga dei giovani per studiare e per lavorare fuori dall’Isola. La Sardegna serve allo Stato in forza delle sue tradizionali servitù territoriali (industriale, militare, energetica, culturale).
Le tasse in arrivo sui fondi rustici accelereranno il processo di dismissioni delle terre da parte delle seconde e terze generazioni di emigrati dai paesi, con la probabile loro svendita a chiunque arrivi dall’esterno con un po’ di danaro. Sarà sempre più difficile, nel clima del ‘si salvi chi può’, difendersi dalle pressioni mercantili sulle coste e dal progetto della chimica verde di impossessarsi delle terre irrigue della pianure sarda. I diritti di cittadinanza (sanità, scuola, giustizia, trasporti) sono da anni messi in forse dalla scelte governative. Approfittando delle nostre debolezze e frustrazioni si muovono i grandi gruppi per impossessarsi delle nostre risorse soprattutto degli spazi territoriali:
- A Portovesme per il deposito delle scorie di acciaieria (investimenti della Portovesme srl)
- Nell’energia. L’eolico è ormai in mano ai forestieri (operazione conclusa nel corso della giunta Cappellacci)
- Nell’agricoltura (con l’accelerazione delle dismissioni e con l’intervento della Novamont per ‘impiegare’ progressivamente le terre irrigate) si preannuncia la fine di ogni illusione di autosufficienza alimentare guidata dai sardi.
- Nel turismo: continuano le pressione di vario genere, ben rappresentate presso l’attuale giunta regionale, per potere intervenire sulle coste aggirando o prescindendo dalle leggi…)
- nelle infrastrutture. Abbandono delle ferrovie e delle navi ‘pubbliche’ italiane, e riduzione delle scuole e della sanità, …
Ma nel clima generale della mobilitazione in corso si segnalano gli interessanti approcci a nuove soluzioni sia da parte di alcune amministrazioni locali (ad esempio di quella di Carbonia). Va maturando in seno ai sindacati confederali, alle associazioni di categoria e alle amministrazioni locali il convincimento che l’aspetto vertenziale non sia più sufficiente a risolvere la situazione sarda e che ad essa vada affiancata un’assunzione di diretta responsabilità da parte di questi soggetti organizzati che richiede la disponibilità e la presa in carico di tutti i ‘poteri’ (istituzionali, economici, politici, culturali e sociali). Vanno in questo senso le prese di distanza dalle preoccupanti assenze propositive delle massime istituzioni regionali, che giocano nuovamente le carte dell’indipendentismo per spaventare il governo e chiedere per sé nuova legittimazione da Roma.
2 febbraio 2012, giovedì. INCONTRO DEL LA GIUNTA SARDA CON IL GOVERNO ITALIANO. A Roma, nella sala verde al secondo piano di Palazzo Chigi, c’è stato l’incontro (previsto per le ore 15 e durato sessantacinque minuti) tra la delegazione sarda guidata da Cappellacci – e composta da Lombardo, dai due Diana e dai parlamentari di Pdl e Pd Giuseppe Pisanu e Francesco Sanna – e quella del governo da Mario Monti. Accanto a Mario Monti c’erano, oltre a Catricalà, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e il vice ministro e il sottosegretario all’Economia Vittorio Grilli e Vieri Ceriani, il ragioniere generale dello Stato Mario Canzio e altri tecnici ministeriali. Un chiaro segno di rispetto per i problemi dei sardi, nonostante nessuno abbia fatto concessioni.
LA RIUNIONE A PALAZZO CHIGI. Il Governo, in effetti, si è presentato al vertice con una delegazione ai massimi livelli.. Un chiaro segno di rispetto per i problemi dei sardi, nonostante nessuno abbia fatto concessioni. Canzio, ad esempio, ha detto che (1.) i soldi per l’attuazione dell’articolo 8 dello Statuto – cioè 3 miliardi e mezzo di entrate che spetterebbero alla Sardegna in attuazione della legge 296 del 2006 – per ora non ci sono. Insomma, tutto sembra scontrarsi con i rigidi vincoli di bilancio. (2.) Anche le rivendicazioni sul Patto di stabilità: la Sardegna chiede di innalzare il tetto della spesa perché, sostiene, è stato fissato nel 2005 quando alle casse sarde spettava un altro livello di entrate. Il Governo annuncia che valuterà, ma le previsioni non sono ottimistiche. (3.) Su Equitalia, la Regione sollecita il riconoscimento del territorio regionale come area di crisi, uno status propedeutico a una moratoria dei pagamenti per le imprese; (4.) sull’industria si punta a un’intesa istituzionale che porti alla cessione della centrale Enel di Portovesme che consentirebbe alle imprese energivore del Sulcis di autoprodurre energia elettrica. (5.) (6.) Sui fondi Fas, infine, la richiesta è che il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) programmi rapidamente la spesa di altri 450 milioni e con altrettanta rapidità trasferisca i fondi alla Regione; ( 7.) il federalismo fiscale e le autostrade del mare.
COMMENTO DEI CAPIGRUPPO REGIONALI. «Ma come, sulle Entrate abbiamo acquisito un diritto da anni, il Governo è chiaramente inadempiente eppure siamo ancora qui a parlare di apertura di tavoli come se il problema si fosse posto oggi!». Per una volta i Diana, leader dei principali partiti di maggioranza e opposizione in Consiglio regionale, esprimono gli stessi concetti. Diana ha definito «Cappellacci non all’altezza del compito istituzionale che gli ha chiesto il consiglio regionale» e ha proposto una «mobilitazione straordinaria di tutte le forze politiche, sociali e delle autonomie locali». Certo, il Pidiellino Mario è più diplomatico quando dice che «Ugo avrebbe dovuto alzare di più la voce con il Governo» e quando aggiunge che «è necessario andare avanti coesi» mentre il Democratico Giampaolo è più duro quando sostiene che «Cappellacci non è stato all’altezza del compito istituzionale che gli ha assegnato il Consiglio e chiede una mobilitazione straordinaria di tutti i sardi».
COMMENTO DEL GOVERNATRORE E DI CATRICALA’. nella conferenza stampa seguita al vertice, il Governatore e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà hanno espresso ottimismo e tracciato una road map che prevede entro la settimana la composizione delle delegazioni tecniche ed entro il mese l’avvio dei tavoli tematici per affrontare nel merito le questioni poste della Sardegna: dalle Entrate al Patto di stabilità, dalle moratorie su Equitalia alle vertenze industriali, dai trasporti ai fondi Fas. «Tavoli davvero operativi e tempi rapidi», ha annunciato Catricalà. Cappellacci lo ringrazia: «Abbiamo avviato un percorso di leale collaborazione istituzionale che auspichiamo possa portare quanto prima a risultati significativi sia sul fronte delle emergenze sia su quello della rilancio del nostro sistema economico-sociale». Il Governatore, e come lui Beppe Pisanu, hanno evidenziato anche la crescente tensione sociale e chiesto al Governo di tener conto del fatto che la Sardegna è un’Isola, dunque più speciale delle altre Regioni a statuto speciale, ma l’impressione è che il rigoroso Monti stia parlando con tutti allo stesso modo. Non a caso prima di ricevere la Sardegna ha parlato con il Trentino, come nei giorni scorsi ha fatto con la Sicilia. Catricalà ha ribadito che «la priorità è il bilancio» pur aggiungendo che «il metodo del dialogo costruttivo» sia quello più corretto per affrontare i problemi.
L’OFFESA AI SINDACATI. aleggia un reale malumore, che ha il sapore di una frattura. Il motivo? L’esclusione dei sindacati dal tavolo. Una spaccatura con le parti sociali che Costa, Medde e Ticca, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, passano sotto la lente di ingrandimento: «Sabato (domani ndr. ) non parteciperemo all’incontro con Cappellacci».
VALUTAZIONE DELLA RAPPRESENTANZA PARLAMENTARE. Il presidente della commissione Antimafia, Beppe Pisanu, conferma la politica del doppio binario: da un lato interventi di politica amministrativa, dall’altro iniziative legislative che riescano a raddrizzare situazioni che col tempo si sono pericolosamente inclinate. «Il presidente Monti in maniera pacata ma ferma ha fatto intendere che tutti gli argomenti trattati troveranno il governo pronto e attento a individuare le soluzioni migliori». Un metodo condiviso dal senatore del Pd Francesco Sanna, soddisfatto dell’esito dell’incontro: «Su alcuni di questi dossier il precedente Governo ha fatto formare le ragnatele, su altri eravamo allo scontro frontale, ora è da apprezzare che accanto al presidente del Consiglio ed al sottosegretario Catricalà all’incontro a Palazzo Chigi fossero presenti molti vertici amministrativi dello Stato, e che Mario Monti abbia lasciato chiaramente intendere che al prossimo incontro sarà operativo, su ogni parte della vertenza Sardegna». Ma nel Pd evidentemente le posizioni sono ancora molto variegate se da Cagliari Francesca Barracciu attacca: «Come volevasi dimostrare, un ennesimo viaggio della speranza fallito e il gruppo del Pd ha fatto bene a deliberare di non seguire un inconcludente Cappellacci». Non a caso Pisanu, in conclusione del vertice ha chiesto e ottenuto la parola per ricordare a Monti e anche a Cappellacci che aveva sorvolato su questo aspetto, le condizioni potenzialmente esplosiva nella quale versa la società sarda, «con fermenti pericolosi e violenti da isolare, anche con la buona politica» e l’urgenza nel trovare risposte alle tante emergenze.
I SINDACATI DELL’AGRICOLTURA. Un tour tra prefetture e Province per denunciare il peso dell’Imu e chiedere una revisione del massimale che inciderà nelle tasche di allevatori e agricoltori costretti a pagare l’imposta sugli immobili anche su stalle e fienili. È l’impegno per i prossimi giorni di Cia, Confagricoltura e Coldiretti. Ma comincerà anche una campagna di potenziamento per l’Igp Agnello sardo e nascerà un consorzio per affrancare le coop dagli industriali del latte.
IL CONSIGLIO COMUNALE DI CARBONIA. Sostegno alla mobilitazione delle categorie produttive che ha portato i problemi del territorio all’attenzione dell’opinione pubblica; impegno nel farsi portavoce, concordando con i lavoratori, gli altri comuni, la Provincia e le organizzazioni sindacali, iniziate e forme di lotta, delle esigenze e dei problemi dell’area del Sulcis iglesiente. E’ l’impegno che il consiglio comunale ha assunto ieri sera, con un documento unitario, al termine di una riunione fiume, i seguenti interventi: completamento del porto industriale di Portovesme, portualità turistica, strada quattro corsie Villamassargia Carbonia San Giovanni Suergiu Teulada; verifica degli strumenti urbanistici per favorire gli insediamenti turistici; una organica proposta affinché, anche con provvedimenti fiscali, si impedisca la chiusura di migliaia di attività commerciali, artigianali e di servizi; sostegno attivo delle manifestazioni e delle iniziative unitarie di tutto il territorio e di tutte le forze politiche e sindacali che si realizzeranno nei prossimi giorni; la messa a disposizione del territorio di risorse economiche finalizzate alla creazione di strumenti per l’accompagnamento e l’incentivazione dell’imprenditorialità giovanile». Nei giorni scorsi Giuseppe Casti, sindaco di Carbonia, aveva proposto di deliberare risorse dal patto di stabilità per pagare i debiti alle imprese e individuare nuove iniziative di cantieri da finanziare utilizzando fondi tuttora bloccati.
3 febbraio 2012, venerdì. Il Consiglio regionale non si è riunito né alle ore 12, né alle 15,30 perché Cappellacci era bolcato dalla neve a Roma e molti consiglieri regionali non potevano arrivare o non sarebbero potuti ripartire da Cagliari per lo stesso motivo. Tutto è stato rimandato a martedì 7. Lo spostamento ha già accentuato le voci critiche sull’incontro romano, con il centrodestra che sottolinea preferibilmente la responsabilità del governo italiano e con il centro sinistra che colpevolizza innanzitutto Cappellacci, per l’ossequio subalterno del passato e per la scarsa incisività nel presenti. Il sindacati confederali confermano il giudizio negativo sull’incontro e ne chiedono uno nuovo con la loro partecipazione.
A valle dell’incontro romano crescono le divisioni interne al partito democratico sull’atteggiamento da tenere nei confronti del governatore e della gestione della vertenza con il governo.
A fronte dell’incertezza nei rapporti tra la classe politica sarda e il governo Monti, cresce la determinazione della Consulta dei movimenti di agire con decisione e con autonomia dal fronte istituzionale. Continua il presidio dei comuni (che è totale nel Sulcis, dove oggi si aggiungeranno anche Nuxis e Narcao) e si preparano le decisioni della nuova riunione di coordinamento tra agricoltori, pastori, commercianti, artigiani, autotrasportatori, anti Equitalia, partite Iva. Sottolineano che a Roma non hanno capito che non c’è tempo per i soliti tavoli tecnici.