IL SEGRETO DI PADRE NICOLAS e l’elezione a Papa di Mario Bergoglio, di Gianni Loy
Una cappa di nuvole sovrastava la città di Buenos Aires, all’alba del 20 aprile del 2005. L’autunno aveva preso possesso della città. Cristina uscì di casa di primo mattino, come d’abitudine, per recarsi nella vicina chiesa del Salvador, nell’avenida Callao. Alle 7,30 del mattino padre Nicolas avrebbe celebrato la messa. Padre Nicolas era un anziano gesuita, alto e magro, con pochi capelli bianchi a decorargli la nuca. La fronte ed il cranio, al pari delle mani, mostravano le macchie che, per l’età, avevano conquistato la sua pelle. Il morbo di Parkinson si era impadronito del corpo, ma aveva lasciato indenne la mente dell’anziano sacerdote.
Cristina frequentava quella messa mattutina da quasi 15 anni, occupava sempre lo stesso posto, nella seconda fila della cappella. Anche padre Nicolas era consuetudinario, rigido nel rispettare i tempi che si era imposto: la messa sarebbe durata 20 minuti, l’omelia non avrebbe superato i 7. Amava ripetere che 7 minuti sono più che sufficienti per trattare qualsiasi argomento. Argomenti che affrontava in maniera diretta, a volte rude. Quella mattina aveva interrogato i fedeli: immaginate che la morte vi colga all’improvviso, avete fatto un bilancio di tutto il tempo che avete sprecato durante la vostra vita? Dopo l’omelia sempre tre minuti di silenzio, per tutti. Al termine della messa, quel giorno, aveva riservato ai fedeli un’ultima ammonizione: andate in pace e non peccate più!
Padre Nicolas veniva dalla lontana Croazia, ma la sua casa era ormai in Argentina. La sua casa terrena, a volte scomoda, perché chi è fatto per l’altra vita, era solito ricordare, potrebbe trovarsi non del tutto a suo agio in questa terra.
Dopo la messa, Cristina uscì dalla chiesa per recarsi nel collegio dei gesuiti, che si trova, anch’esso, nell’avenida Callao, poco più avanti, nella quinta manzana, il quinto isolato.
Un rito che ripeteva orami da quasi quindici anni. Tutte le mattine, dopo la messa, si intratteneva per un breve colloquio con il proprio padre spirituale, a volte nella sacrestia della chiesa, a volte nei locali del collegio. Si dice che i gesuiti non amino le donne. Per questo considerava una fortuna quella di essere stata ammessa nel piccolo gruppo di 4 persone, due sacerdoti e due laici, un maschio ed una femmina, che padre Nicolas dirigeva spiritualmente.
Una fortuna, perché a padre Nicolas potevano mancare dei carismi, non aveva il dono delle lingue, ad esempio, ma aveva un carisma particolare, quello della profezia. Per questa sua dote era diventato un importante punto di riferimento per confratelli e per fedeli che accorrevano per un consiglio, o soltanto per una preghiera, perché la preghiera, per quell’anziano gesuita croato, aveva davvero il potere di cambiare il mondo. Era una specie di santone, insomma, una di quelle persone capaci di guardare le cose con altri occhi.
Cristina salì i pochi gradini che introducono in una lunga sala d’attesa e si sedette. Quando la porta sul fondo del corridoio, alla sinistra della sala d’attesa, si socchiuse Cristina capì che padre Nicolas era pronto per riceverla. Entrò nel parlatorio, come migliaia di altre volte. Quel giorno, tuttavia, si respirava un clima particolare.
Padre Nicolas l’attendeva in piedi. Indossava, come spesso gli capitava, un paio di jeans blu chiaro, di fattura grossolana, sartoria popolare, eccessivamente larghi per le sue esili gambe, passeggiava nervosamente nella stanza. All’ingresso di Cristina si fermò, sollevò entrambe le braccia sino all’altezza della vita, poi le lasciò ricadere pesantemente sulle gambe. Si rivolse a Cristina scaricando la propria tensione: Hai visto? Begoglio non è stato eletto Papa!
La sera prima, a Roma, la fumata bianca che si era levata dal comignolo della cappella Sistina aveva annunciato l’elezione a Papa di Josef Ratzinger.
Padre Nicolas, che appariva visibilmente irritato, sembrava attendere una risposta.
Cristina, superato lo stupore iniziale, rispose con queste parole: Il Cardinal Bergoglio? Non mi sembra potesse essere la persona adatta per fare il Papa, è un pescado frio (pesce freddo).
Non si trattava, come si comprenderà dal seguito, di una battuta sulle cose che passano nel mondo, ma di un momento critico della vicenda che, da oltre 10 anni, con risvolti personali, si consumava in quel parlatorio o, alternativamente, in una saletta accanto alla sacrestia della chiesa del Salvador. Padre Nicolas, Cristina e Mario Bergolio erano implicati in una storia comune.
Mario Bergolio, infatti, era una delle quattro persone che, ormai da molti anni, si erano affidate alla direzione spirituale di padre Nicolas, era uno dei due sacerdoti. Anch’egli, quasi tutte le mattine, incominciava la giornata aprendo il proprio animo a quella specie di santone croato incartapecorito che si era assunto il compito di indicare la strada del bene a quel piccolo gruppo. Qualche volta, quando gli impegni di vescovo non gli consentivano di recarsi nella manzana dell’avenida Callao, era padre Nicolas a recarsi da lui in episcopio.
Per questo motivo, a Cristina era capitato spesso di incontrarlo nella sala d’aspetto della casa dei gesuiti, nell’attesa di essere ricevuti. In qualche occasione, padre Nicolas li aveva ricevuti assieme per l’esercizio spirituale.
Ma un giorno, molti anni prima di quel mercoledì, dopo aver pregato congiuntamente per un’intenzione di Cristina, padre Nicolas si era rivolto a lei: Ed ora preghiamo per un’altra intenzione. Preghiamo perché Mario Bergoglio possa diventare Papa. Ciò era avvenuto, per la prima volta, in una data imprecisata degli anni ’90 del secolo scorso.
A partire da quel giorno, quella preghiera, evidentemente indirizzata allo Spirito Santo, era diventata una consuetudine. Cristina aveva pregato, ed avrebbe continuato a pregare, perché Mario Begoglio diventasse Papa. Eppure quel giorno, chissà se per stemperare la delusione che si era impadronita del padre spirituale, non aveva dato importanza all’esito di un Conclave che deludeva le aspettative di quelle preghiere.
Le preghiere levate al cielo perché Mario Begoglio diventasse Papa, non erano state soltanto quelle di Cristina, evidentemente. Padre Nicolas aveva esteso quell’auspicio all’interno dell’ordine dei gesuiti ed al di fuori di esso. Si può dire che aveva creato un’aspettativa più generale.
Per questo, quel giorno, padre Nicolas non poteva nascondere la delusione. La risposta di Cristina, che pure aveva pregato, per anni, per invocare quella elezione, lo aveva irritato, o profondamente deluso. Si fermò davanti a lei, la fissò con severità, con tono di rimprovero le disse: Ma con che occhi guardi? Per capire le cose occorre saper guardare con occhi giusti. Solo chi guarda con occhi giusti può comprendere la realtà.
………….
Dopo quell’episodio, Cristina continuò a pregare quasi quotidianamente, per anni, sotto la direzione di padre Nicolas, perché Mario Bergoglio diventasse Papa.
Poi l’età e la malattia presero il sopravvento sul fisico del padre gesuita. Arrivò il momento in cui dovette congedarsi da Cristina e dalle altre persone che dirigeva spiritualmente, per trasferirsi a S. Miguel, in una residenza dei gesuiti che ospita i confratelli vecchi o malati.
Cristina, per discrezione, non andò a trovarlo. Qualche mese fa, nel 2013, fu lui a farsi sentire inviandole un messaggio con un comune amico.
Hai visto? Le mandò a dire qualche settimana dopo la fumata bianca che aveva annunciato l’elezione a Papa di Mario Begoglio.
Ho visto con occhi diversi, pensò Cristina, ripensando a quanto le aveva insegnato padre Nicolas quella mattina del 20 aprile 2005. Si era compiuta la profezia? Lo Spirito Santo aveva scelto quel lungo percorso per manifestarsi?
Cristina ricordò un episodio. Un giorno, padre Nicolas le promise che si sarebbe trattenuto a pregare per il buon esito di un problema che l’angustiava. Dopo che l’episodio si fu concluso positivamente, le aveva chiesto: Sotto quale veste si è presentato l’angelo del Signore?
E ricordò di come padre Nicolas insistesse sul concetto che il peccato fa male. A volte accompagnava quell’ammonimento, quasi a voler materializzare il concetto, stringendo con l’artiglio delle sue mani l’omero di Cristina, certamente lo aveva fatto anche con il futuro Papa, sino a provocare dolore.
Ora Buenos Aires si prepara alla primavera. Cristina, nel congedarsi, mi ha chiesto un piccolo favore, mi ha fatto fare una promessa: Se ti capita di incontrare Papa Francesco, per favore, non dirgli di quella mia infelice uscita del 20 aprile del 2005. Ora, come mi ha insegnato padre Nicolas, guardo con altri occhi…
Gianni Loy
Buenos Aires 9-10 novembre 2013