SARDEGNA COME L’ALABAMA, di Piero Marcialis

L’EDITORIALE DELLA DOMENICA.

In questi primi giorni di febbraio sono impegnato a scrivere la riduzione teatrale del libro di Bainzu Piliu “Cella n.21”.

In esso Bainzu tratta della sua biografia con particolare riferimento al suo impegno sardista e indipendentista, ciò che gli costò un periodo di carcere a Cagliari e a Sassari, appunto (singolare coincidenza) sempre nella cella n.21.

In questi stessi giorni di grande plauso per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, ho sotto gli occhi il passo in cui Bainzu narra dell’incontro a Sassari dei sindaci della provincia con Sandro Pertini, al quale egli partecipò in quanto sindaco di Bulzi. Andò all’incontro indossando il costume del paese, senza la fascia tricolore.

Davanti a Pertini, per la rapida stretta di mano concessa dal cerimoniale, si fermò, salutò il “compagno Presidente” e consegnò nelle sue mani una lettera che parlava di emigrati, di servitù militari, di centomila disoccupati, di trasporti carenti, di industrie da rapina. Correva l’anno 1982.

Oggi i problemi di allora non sono stati risolti, anzi si sono aggravati. Non so se il nuovo Presidente sarà all’altezza di Sandro Pertini, quello che invitava a “svuotare gli arsenali e riempire i granai”, so però che nel “teatrino delle cortesie”, dove ci si dimette per finta, dove anche gli evasori fanno parte della festa, nessun Bainzu ha presentato il conto di cui la Sardegna rivendica il pagamento.

Due sono andati ad aggiungersi ai rappresentanti del PD, uno ai rappresentanti di FI, nessuno a rappresentare la Sardegna (pure c’era un  messaggio “rispetto per i sardi”).

I parlamentari sardi in larga maggioranza sembrano soddisfatti. Il discorso presidenziale ha detto di Costituzione, di democrazia e di uguaglianza, di libertà e solidarietà. Belle parole.

Nessuno ha voluto essere meno che garbato e turbare i riti dell’italica corte. Nessuno ha consegnato lettere in cui si dicesse che la riforma in atto della Costituzione abolisce l’autonomia regionale, che le leggi elettorali sono come minimo di dubbia costituzionalità, che non è uguale il peso delle servitù militari, nè il peso dell’uso/abuso delle terre, dell’industria inquinante, che non c’è stata solidarietà con Olbia e con la Sardegna, che l’Italia si rifiuta di pagare il debito di miliardi che ha coi sardi (ma qui qualcuno si accontenta di strette di mano e di patti fra “gentiluomini”).

In conclusione, e per giustificare il titolo, torna alla mente una bella poesia afroamericana:

DOMANDA

Zio Sam / io sono scuro / dell’Alabama /

Tu mi hai chiesto di portare questo fucile

Per te e per la libertà: / ma Zio Sam / e io? /

Io sono scuro / dell’Alabama /

E se esco vivo da questa guerra

Per la libertà

Posso portarmene un poco a casa nell’Alabama?

 

Risposta: Quando sarai pronto, ragazzo.

 

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