IL PARTITO SOVRANISTA E IL BISOGNO DI STRATEGIE, di Gesuino Muledda

Alla Sardegna serve che chi fa politica sia immediatamente riconoscibile per valori, ideali, progetti e programmi che abbiano la dignità di strategie. Da La Nuova Sardegna 29 gennaio 2015.

La lunga età mi soccorre nel ricordare come nei momenti di grave crisi in Sardegna si siano tentate, con le migliori intenzioni, formule politiche di organizzazione delle rappresentanze che, alla fine del percorso però hanno lasciato le formule del buon tempo passato. E a dire la verità, senza lasciare grandi rimpianti. Io credo che alla Sardegna servano organizzazioni politiche, partiti e schieramenti, riconducibili alla sostanza delle idee che ognuno vuole rappresentare e per le quali intende muovere impegno di vita e di lotta politica. Serve che chi fa politica sia, nel suo dichiarato servizio della società, immediatamente riconoscibile per valori, ideali, progetti e che nella articolazione delle rappresentanze istituzionali i rappresentanti del popolo facilmente siano individuabili per essere espressione, appunto, di un progetto di società, dei programmi che abbiano la dignità di strategie e non solo di tattiche elettorali o di gestione del contingente. Perché agli elettori e alla società in genere bisogna dare parametri certi di valutazione perché possa dare consenso ma, anche, i parametri di giudizio dell’operato per le coerenze con i valori, gli ideali, i progetti che si sono proposti nel confronto democratico. E che di ciascuno determinano la evidente, piena soggettività. Come dice Luciano Uras, questa legislatura vive la prima esperienza di una maggioranza di centro sinistra e sovranista. Entro la quale convivono eccessiva frammentazione di sigle e una qualche confusione nelle strategie, derivante più da assenza di vero e costante confronto tra le sigle che per assenza di comuni obiettivi di governo. La presenza per la prima volta nel Consiglio Regionale di forze che sono di Sardegna, aperte al mondo, perfino internazionalisti, accanto a partiti che fanno parte di organizzazioni politiche italiane ed europee, pone la questione di definire, per ciascuno e per gli affini tra loro, la necessaria strategia, le linee di convergenza, la capacità di porsi come luoghi di una politica attrattiva e inclusiva. Per la contingenza che vede questa alleanza governare la Regione Autonoma, finora, non ci sono stati gravi problemi; anche perché tempo relativamente breve è trascorso. Ma se vogliamo parlare di strategie, cioè del modello di società che ciascuno vuole realizzare, torna evidente che le storie delle militanze, le radici delle storie personali, la comunanza di esperienze di lotta politica e di vita diventano determinanti nella scelta del legame di future organizzazioni politiche e partitiche. E tra partiti lealmente alleati, nella diversità delle strategie, accomunati da condiviso programma, si determineranno confronti franchi nella concorrenza dei diversi modelli di vita e di governo che ognuno vuole, legittimamente e doverosamente, affermare. Difficile prevedere all’oggi ,un orizzonte indipendentista per il partito di maggioranza relativa. Molto più facile accettare la sfida che ciclicamente viene avanzata di una sardizzazione di quel partito. Perché ho da ritenere che chi lo propone ne abbia piena convinzione. E, se i tempi della maturazione non saranno eccessivi, sarà sicuramente uno dei luoghi del confronto in quello che altre volte abbiamo indicato come percorso costituente della politica e delle rappresentanze sociali della Sardegna. Nel frattempo, nella normalità dei rapporti politici, e nella chiarezza dei riferimenti culturali, sociali e istituzionali, oggi, comunque, resta a portata di mano la organizzazione di un rapporto federativo tra i partiti della sinistra e quelli della sovranità che per cultura, progetti e programmi si rifanno a sardismo, socialismo e azionismo. E su questo progetto va innestato, eventualmente, un rapporto con altri di storia autonomista e sovranista che accettassero, senza visioni trasformiste, senza mitizzazioni leaderistiche, con cultura di governo e aspirazioni riformistiche, le coordinate di futuro che sopra ho voluto richiamare. I tempi sono maturi. Un partito della sinistra sovranista e indipendentista può nascere. Anche questo nuovo tratto di strada sarà tracciato dai nostri passi. Solo che lo vogliamo.

 

 

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