Si ritorna a prima di cent’anni fa anche se … ora c’è Mattarella, di Salvatore Cubeddu
L’EDITORIALE DELLA DOMENICA.
Sono in arrivo i programmi per ricordare i (tanti) morti sardi nella grande guerra che ha completato e unificato l’Italia, 1915/18. Ora che le scelte italiane in Sardegna vanno riportando le nostre condizioni materiali e ‘morali’ nella condizione di quell’anteguerra.
Sì, lo so, devo anche commentare l’elezione di Sergio Mattarella a presidente della repubblica di cui pure la Sardegna fa parte. Come altri ho provato soddisfazione per l’esclusione di Berlusconi da questa scelta. E’ un ulteriore segno che la vergognosa seconda repubblica comincia sul serio a finire. Che l’ex-Cavaliere paghi la responsabilità del disastro economico, culturale e morale in cui ha portato l’Italia, confermando ed incoraggiando (specie con il proprio esempio) il peggio del carattere degli italiani. Che la punizione dovuta al rispetto della legge continui, perché i viventi ed i posteri imparino dalla storia. L’elezione di uno come Mattarella fa sicuramente bene all’Italia. Per la Sardegna, invece, nulla cambia: niente è infatti cambiato con la visita di Napolitano, nonostante il porre ‘ai suoi piedi’ i nostri decennali problemi. E’ che, pure se per l’Italia le cose andassero bene, non è detto che per noi andrebbero nelle stessa direzione. Non è come quando (spesso) all’Italia va male: a noi va peggio…
La condizione della Sardegna di oggi ci riporta a situazioni sempre più lontane e peggiori. La tassa sulle terre agricole iniziò dopo la fusione perfetta con il Piemonte (1847): quei soldi e la leva militare dei giovani sardi consentirono le guerre di indipendenza italiane a guida piemontese, solo formalmente regno di Sardegna. Le pietraie e le pianure malsane dell’Isola pagarono come e più della pianura Padana. Rovinarono un sacco di paesi, innumerevoli nostre famiglie finirono sul lastrico per l’esosità de s’affoghizu, furono sequestrate dal regio fisco enormi estensioni di terreno messe poi a disposizione degli speculatori continentali serviti dai loro agenti locali. Se volete chiamarlo così, avemmo un primo land grabbing (accaparramento delle terre), con le nostre foreste disponibili per gli amici di Cavour e per un giro di scavezzacolli falliti del Continente. Le terre arate, privatizzate e trasformate in pascoli, furono poi messe a disposizione dei guadagni dei caseari romani.
L’IMU sui terreni agricoli avrà lo stesso effetto di land grabbing. Nuovi intermediari sono al lavoro. Evidentemente in giro è iniziata la gara a chi si impadronirà degli enormi spazi vuoti della Sardegna. Non solo delle coste, quindi, ma ora soprattutto dei terreni agricoli. La nuova tassa accelererà questo processo. Essa si aggiunge agli interventi forzosi di sequestro delle aziende.
Abbiamo bisogno di una legge che dia all’ente pubblico il diritto di prelazione. Occorre mobilitarsi e legiferare. Tutto è diventato urgente. Tutto sembra precipitare.
By elio, 1 febbraio 2015 @ 17:32
Amigu caru, ses tropu seguru de su chi ti pentzas. E chini ti dh’at nau chi s’eletzioni de Mattarella non siat faina de Berluscconi puru? Totu parit fatu po dh’andari contras, nd’est bessiu fricassau e fatu che unu disostnauau. E poita no at postu a menti a sa genti sua chi dhi narada a votari contras? Assumancu iat apoderau unu tantixedhu de genti chi dhi fut srebia po sighiri a contari pagu pagu. Po mimi no est aici e Mattarella puru scit su chi depit isciri. Arregodadia ca in cussa parti de sa democrazia cristiana dhu’ aiat genti che Martinazzoli e Zaccagnini e genti cumenti ‘e a Roich e atrus chi nd’eus connotu, tantis po abarrari in bidha in bidha.
Totu est cun issus. Su chi est malu est ca est cun nosu puru e, prus e prusu, sa parti peus, fintzas a candu eus a abarrari a catzedgu de-i cussa genti. Teni a notu.