Storia di un mistico musulmano iracheno

Asceta, mistico e studioso di scienze religiose vis­suto nel XII secolo, l’egiziano as-Sharawi è l’auto­re di at- T abaqat aJ-kubra, ovvero Le grandi Ca­tegorie, repertorio che raccoglie biografie di sufi vissuti dal primo secolo dell’era islamica fino ai tempi dell’autore. /I brano riguarda AlJmad aI-Ri­fai, mistico iracheno morto intorno al 1175 (trad. da Le più belle pagine della letteratura araba, Milano /957, pp. 279-83). Da  STORIA DELLE RELIGIONI, L’ISLAMISMO, LA BIBLIOTECA DI REPUBBLICA, PAGG. 360,1.

Ahmad ibn Abi Husein ar-Rifai, origi­nario della tribù beduina dei Banu Rifàa nacque e visse sempre a Umm Ubaida, nell’Iràq, ove morì. Sommo nelle discipline sufiche, nell’interpre­tare le esperienze dei mistici e chiarire le loro difficoltà, ebbe discepoli illustri e innumerevoli.

Invitato a definire il mistico che ha pie­ni poteri sulla natura, disse: – Colui che, se piantasse una lancia sulla cima più alta del mondo, neppure gli otto venti, scagliandosi contro quella lan­cia, riuscirebbero a spostarla. – Consi­derava l’ascesi fondamento della vita mistica, diceva che i poverelli non deb­bono entrare nei bagni pubblici; vole­va che tutti i suoi compagni prendesse­ro amore alla fame, alla nudità, alla po­vertà e all’illuminazione, e si rallegrava per loro quando questi mali li coglieva­no, dicendo ai compagni: – Quando tornate qui e trovate che non c’è nien­te da mangiare, invitatemi a pregare e pregherò per voi; in questo modo so­miglierò all’Inviato dì Dio.

Racconta il suo servo sheikh Yaqùb: ­SidiAhmed, osservando una palma, mi disse: «Guarda quella palma: alza la te­sta e Dio la grava di un peso, grande o piccolo che sia. Guarda invece la zucca, che si stende per terra e posala guancia sul suolo: il suo peso è sostenuto da al­tri e, grande o piccolo che sia, la pianta non lo sente nemmeno».

Quando vedeva un poverello vestito di «suf», Sidi Ahmed gli diceva: – Figlio mio, considera di chi è il vestito che porti e a chi risale: hai indossato l’abito dei profeti, ti adorni dell’aspetto dei li­morati, porti la veste dei mistici e cosi vestito ascendi i gradini che ti avvicina­noa Dio. Se non sei da tanto, deponi l’abitol- Diceva: – A chi non giova il mio esempio, non gioveranno i miei d i· scorsi. – La nostra regola ha tre princi­pi: non domandare, non rifiutare, non mettere da parte. Diceva:- Uno dei re­quisiti del poverello è di non osservare i difetti degli altri. – Siate l’ultimo pelo della coda, perché i colpi cadono pri­ma di tutto sulla testa. – In uno dei libri rivelati da Dio, Egli dice: O figli di Ada­mo, obbeditemi e vi obbedirò, prscieglietemi e vi presceglierò, amatemi e vi amerò, datemi retta e darò retta a voi: quando direte ad una cosa: «sii», sarà, Quando predicava, non parlava in piedi, eppure le sue parole erano udite dai lontani non meno che dai vicini, tanto che la gente dei villaggi circostanti si ra­dunava sui tetti delle case ad ascoltarlo e sentivano tutto; perfino ai sordi Dio apriva le orecchie ai suoi discorsi. Iddio lo aveva incaricato di occuparsi delle bestie da soma e degli altri anima­li, e quando vedeva un poverello ucci­dere pulci o pidocchi, gli diceva: – No, Dio ti trattenga! Hai sfogato la tua rab­bìa amrnazzando un insetto … – Quan­do una zanzara si posava sul suo corpo, non la faceva volar via e non permetteva a nessuno di scacciarla, dicendo: ­Lasciate che beva questo sangue, asegnato a Iei da Dio. – E quando camminava al sole e una cavalletta si posava sul suo vestito dalla parte dell’ ombra, stava fermo per lei finché non volava via e diceva: – E venuta a cercare un po’ d’omabra da me. – Quando la gatta si addormentava sulla sua manica e veniva l’ora della preghiera, tagliava la manica sotto di lei senza svegliarla, e finita la preghiera prendeva la manica e la ricuciva , Una volta trovò un cane rognoso, che la  gente del villaggio aveva scacciato lon­tano; uscì con lui nel deserto, piantò so­pra di lui un parasole, cominciò a spal­marlo di unguento, a dargli da mangiare e da bere, a ripulirlo dalla rogna con una pezza. Quando fu guarito, gli portò l’acqua calda e lo lavò.

Andava a trovare i lebbrosi e i cronici lavava i loro panni, spidocchiava capelli e barbe, portava da mangiare e man­giava con loro, trattenendosi a discor­rere e sollecitandoli a pregare per lui. Diceva: .. Visitare queste persone non è cosa raccomandabile, è obbligo.

Una volta passò accanto a certi bambini che giocavano; vedendolo scapparo­no via, colpiti da timore reverenziale. Ahmed corse loro dietro gridando: ~ Scusatemi tanto! Vi ho spaventato? Tornate a giocare come prima! Un’al­tra volta trovò dei ragazzini che letica­vano; si mise in mezzo, e disse ad uno di loro: .. Di chi sei figlio? Quello rispose: – Di che t’ impicci? .. Ahmed allora pre­se a ripetere le sue parole, poi: .. Mi hai dato una lezione, figlio mio! Dio te ne renda merito.

Incontrando qualcuno, sempre saluta­va per primo; salutava anche le pecore e cani, e quando vedeva un porco,glì diceva: .. Buon giorno! .. Gliene fecero osservazione e rispose: •.. Mi esercito nella cortesia … Se sentiva che c’era un ammalato in qualche villaggio, andava a visitarlo e tornava dopo un giorno o due. Usciva sulla strada ad aspettare i ciechi, e quando passavano Ii prendeva per mano e li guidava, e se vedeva un vecchio cadente, andava a trovare la gente del suo quartiere e raccomanda­va loro il vecchio, dicendo: .. Ha detto il Profeta. chi onora un vecchio, Dio ob­bligherà qualcuno ad onorare lui nella sua vecchiaia. .. Quando tornava da qualche giro, avvicinandosi al suo vil­laggio si stringeva la cintola, tirava fuo­ri una corda, raccoglieva legna da arde­re, la legava e se la caricava in testa. Allora gli altri poverelli, vedendolo, lo imitavano, ed entrando in paese la le­gna veniva distribuita tra le vedove, i poveri, i cronici, i ciechi e i vecchi. Non rese mai male per male. Una volta incontrò un gruppo di poverelli che lo insolentirono, gridando: – Tu rendi le­cite le cose proibite! Tu travisi il Cora­no! Eretico, cane! -Subito Sidi Ahmed si scoprì la testa, baciò per terra e disse: – Signori, tenete per iscusato il vostro schiavo, – e baciava loro le mani e i pie­di, ripetendo: – Siate soddisfatti di me e abbiatemi in grazia. – Disarmati, gli dis­sero: -Non abbiamo mai veduto un po­verello come te, che sopporti tutto que­sto da noi senza alterarsi, – e lui: – E un effetto della vostra «bàraka», – e volto ai suoi compagni: -Non è stato altro che bene: abbiamo permesso loro di dare sfogo  a parole che tenevano. na­scoste in corpo e che noi meritiamo più di un altro. Forse, se avessero apostro­fato in quel modo qualcun altro, non lo avrebbe tollerato. – Diceva: – Il devoto raggiunge la purezza dell’animo sol­tanto quando non rimane più in lui malizia verso amici, nemici, o qualsiasi creatura di Dio. Se ottieni questo, le fie­re ti saranno mansuete nelle loro mac­chie e gli uccelli nei loro nidi, e non ri­fuggiranno da te.

Racconta il suo servo Yaqùb che quan­do Sidi Ahmed ammalò della sua ulti­ma malattia, gli disse: – Questa volta la sposa ti si mostrerà a viso scoperto. – Il malato rispose: – Sì. – Come lo sai? – So­no avvenute cose che abbiamo pagato con la vita: incombeva sulle creature una calamità ingente, ed io me la sono addossata per loro, offrendo come prezzo quel che mi restava da vivere, e così l’ho comprata, – e rotolava nella polvere la faccia e la canizie; piangen­do e dicendo: Grazia, grazia! Signore, fa di me un riparo alle calamità di que­ste creature.

 

Morì nel 570 dell’era musulmana; le sue ultime parole furo­no la professione della fede.

 

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