Renzi fa male ai titoli Mediaset. Biscione ok con D’Alema e Letta, di ETTORE LIVINI
Le tv di Arcore hanno perso il 20% dall’insediamento del premier contro il – 2% di Piazza Affari e il +3% dei media europei. Tempi duri anche con Monti e (in un corto circuito da psicanalisi) persino con Berlusconi. Performance d’oro invece con i governi D’Alema e Letta. L’ESPRESSO 01 dicembre 2014
MILANO - Matteo Renzi e il patto del Nazareno superano a pieni voti l’esame di Piazza Affari: il governo dell’ex sindaco di Firenze, punzecchiato sul tema da Pierluigi Bersani, non ha fatto bene alle quotazioni di Mediaset. Anzi: la storia parallela dei governi italiani degli ultimi 20 anni e della quotazione delle tv del Biscione racconta una verità a sorpresa: Renzi, come Mario Monti, è stato un mezzo incubo per gli azionisti delle tv dell’ex-Cavaliere. Che ricordano invece con grande nostalgia i guadagni d’oro messi assieme quando a Palazzo Chigi sedevano Massimo D’Alema ed Enrico Letta. Di più: il premier Silvio Berlusconi, con un cortocircuito da lettino dello psicanalista, si è rivelato il peggior nemico del Silvio Berlusconi socio di Cologno.
Il sasso nello stagno sul tema del collateralismo con il Caimano, un classico del dibattito a sinistra, l’ha tirato Bersani un paio di settimane fa: “Non c’è persona che non abbia notato come nel giorno del rinnovo del patto del Nazareno l’indice generale del listino ha fatto -2,9% mentre Mediaset ha guadagnato il 6%”, ha fatto notare sibillino e un po’ polemico. Vero: il 12 novembre il titolo del Biscione – spinto anche dalle previsioni di utile a fine anno – si è mosso in netta controtendenza rispetto al Mibtel.
Il mercato però non vive solo 24 ore. E allargando l’obiettivo ai nove mesi del governo, il risultato è opposto: il 22 febbraio scorso, primo giorno da presidente del Consiglio di Renzi, un’azione Mediaset valeva 4,1 euro. Oggi è a 3,25, il 20,8% in meno (segui il titolo in diretta). Certo la politica non è l’unica variabile che muove i titoli in Borsa, regola che vale per tutti gli esecutivi degli ultimi decenni. Tra febbraio ed oggi però il resto del listino è sceso solo del 2,2% mentre le quotazioni dei concorrenti europei del Biscione nel settore media sono cresciute del 3%. Una mezza Caporetto per Arcore, insomma, simile a quella andata in onda nell’era Monti: in 17 mesi, in quel caso, Mediaset ha lasciato sul terreno il 10,9%. Non tantissimo in assoluto, ma una performance da dimenticare se confrontata con il +7% dell’indice generale e il +34% messo a segno nello stesso periodo dagli altri network continentali.
Le televisioni di Cologno hanno vissuto a Piazza Affari giorni decisamente migliori. Indimenticabile, ad esempio, la galoppata a cavallo del millennio, quando a capo dell’esecutivo c’era Massimo D’Alema, altro esponente del Pd accusato spesso di “intelligenza” con l’ex-Cav. In questo caso, in effetti, Piazza Affari conferma. Nell’anno e mezzo (e due governi) di “Baffino” tra il 1998 e il 2000, Mediaset ha guadagnato il 228%. In quei giorni, c’è da dire, la bolla della new economy gonfiava in maniera artificiale il valore delle aziende media e tlc. Ma l’indice del settore in quei 18 mesi è salito appena del 139% mentre la Borsa di Milano ha segnato un +52%. Ancora meglio, in proporzione, è andata con Letta premier. In 10 mesi il Biscione ha fatto +118%, il quadruplo dei competitor e del resto della Borsa.
Silvio Berlusconi invece, parlando di Piazza Affari, si è rivelato il peggior nemico di se stesso malgrado l’impegno personale speso sul fronte delle leggi “ad aziendam”. All’epoca del suo governo tra il 2001 e il 2006, fatte le dovute proporzioni, le cose erano andate persino bene: Cologno, è vero, è scivolata del 12,8%. Ma lo Stoxx media aveva archiviato il quinquennio con un disastroso – 42,8%. Tutta un’altra storia invece è il Berlusconi IV tra il maggio 2008 e quel novembre 2011 in cui lo spread volava a quota 700. I titoli delle tv del premier sono crollati in quel periodo del 64% da 5,9 a 2,1 euro. Facendo ben peggio di Piazza Affari e molto peggio dello Stoxx media (-18%). Quasi quasi, Nazareno o non Nazareno, meglio tenersi Renzi.