Quell’inizio d’incendio?, di Fabio Martini

Riportiamo eccezionalmente (di norma questo sito non riprende articoli  usciti nell0 stess0 giorno) il preciso resoconto della giornata politica di ieri a Roma proposto da la Stampa (titolo: Lo scontro delle parole alla fine accende la piazza; sottotitolo: E la violenza sugli operai inaugura una stagione pericolosa). Dimostra  gli effetti dello scontro in atto nella sinistra italiana ed il progressivo estendersi di esso nelle piazze, con il pericoloso coinvolgimento di organismi dello stato. Nella  FOTO: Landini, segretario generale della Fiom-

Una giornata particolare, una di quelle giornate che potrebbero lasciare una scia. Perché da sette anni – da quando è iniziata la più cupa crisi economica dell’era moderna – in ogni angolo d’Italia si rinnovava un piccolo miracolo: l’angoscia dei senza lavoro si esprimeva con la rabbia, con i cortei, magari con uno spintone o con un insulto. Rarissimamente una deriva violenta. Ma ora, lo scontro a Roma tra lavoratori sindacalizzati (senza ombra di blackblock nei dintorni) e poliziotti, con tanto di carica, rischia di aprire una nuova stagione. Anche – e soprattutto – per responsabilità dei tanti piromani «istituzionali» che – poco prima e poco dopo gli incidenti di piazza Indipendenza – hanno appiccato il fuoco della polemica. Trasformandosi in apprendisti stregoni.

 

Una giornata nel corso della quale il governo ha finito per trovarsi sotto accusa, da sinistra, per effetto della controversa carica della polizia. In assenza di una versione ufficiale sugli scontri, il governo si è ritrovato per diverse ore in «falsa posizione», tanto è vero che il loquace presidente del Consiglio ha preferito non esporsi con una delle sue proverbiali esternazioni. Renzi, in compenso, ha lasciato trapelare di aver avuto un colloquio col ministro dell’Interno Angelino Alfano. A tutti lo stesso messaggio: «Abbassiamo i toni, bisogna evitare scontri». Ad Alfano ha ovviamente chiesto «una analisi dettagliata, per accertare le responsabilità». E qui il messaggio si fa meno scontato: «Anche per evitare che si possa strumentalizzare cosa è accaduto». Con un pensiero fisso alla Cgil, in questo momento «nemico pubblico» numero uno.

E infatti la giornata si era aperta con l’intervista della leader della Cgil Susanna Camusso a «la Repubblica», così sintetizzata nel titolo: «Renzi a palazzo Chigi grazie ai poteri forti». Una lettura tranchant, che lasciava pregustare un «assalto» alla leader della Cgil. Con argomenti che prendevano subito corpo in un tweet del presidente del Pd Matteo Orfini: «Renzi a Palazzo Chigi lo ha messo il Pd, decidendolo in direzione. E non ricordo festeggiamenti dei “poteri forti”». Ma Renzi, quando attacca la nomenclatura sindacale, deve dimostrare di essere vicino alla «base». E invece i «suoi» agenti non gli facilitavano il compito.

A fine mattinata, in piazza Indipendenza si era appena concluso un presidio davanti all’ambasciata di Germania di cinquecento lavoratori delle acciaierie Ast di Terni. Giorgio Airaudo, oggi parlamentare di Sel e per molti anni uno dei leader della Fiom, riconosce tra i dirigenti della Digos, una funzionaria che ha lavorato per anni a Torino, le confida che davanti alla risposta «fredda» dell’ambasciatore, non sarebbe male favorire un deflusso soft dei lavoratori, che potrebbero indirizzarsi verso il ministero della Sviluppo economico. Quelli della Digos si appartano, sentono i «superiori», ma la risposta non è incoraggiante. Airaudo si fa cercare il ministro dell’’Interno. Ma Alfano non si trova.

A quel punto i lavoratori attraversano in gruppo tutta piazza Indipendenza. Dove vogliano andare, gli agenti non lo capiscono: verso la Stazione Termini, per occuparla, come sosterrà in seguito un comunicato della Questura? Oppure verso il ministero, come sostengono i sindacalisti? Parte qualche insulto verso gli agenti, forse anche qualche bottiglia, sta di fatto che – anziché «contenere» l’esuberanza dei manifestanti – gli agenti caricano. Feriti, da una parte e dell’altra. Dalla Questura arriva il contrordine: ai manifestanti sia consentito arrivare fino al ministero, «esattamente quel che avevano chiesto noi», commenta Airaudo.

Camusso commenta: «Si può immaginare che il governo risponda su come si crea lavoro e su quella parte del Paese che sta sempre peggio e che invece è caricata e picchiata dalla polizia». La Camusso non lo dice esplicitamente, ma il senso, sintetizzato dalle agenzie di stampa, è questo: anziché occuparsi della povera gente, il governo la picchia. Qualche ora prima degli incidenti in piazza, negli studi di «Agorà» Pina Picierno, capolista del Pd nel Sud alle Europee, se ne era uscita con queste parole: «Sono rimasta molto turbata dalle parole di Camusso che dice oggi che Renzi è al governo per i poteri forti. Potrei ricordare che la Camusso è eletta con tessere false o che la piazza è stata riempita con pullman pagati, ma non lo farò». Gli argomenti provocatori della Picierno ricevevano una gelida replica della Cgil: pensi al tesseramento del Pd campano. In serata Renzi faceva sapere di aver parlato anche con Maurizio Landini. Che smentiva. E Renzi, a quel punto, ha fatto sapere di essere stato cercato da Landini, alle 16,25, di averci parlato alle 17,19 e di essersi scambiato con lui tre sms.

 

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