Ma l’università di Cagliari è in Sardegna?
di Franco Meloni*
E’ stata recentemente resa nota la bozza del nuovo statuto dell’Università di Cagliari. La bozza in discussione (quasi completa, salvo alcuni articoli) , sarà presto sottoposta alla seduta congiunta del senato accademico, del consiglio di amministrazione e della commissione statuto. Nonostante le recentissime grandi manifestazioni di massa…contro la legge Gelmini, che hanno richiesto (e ottenuto) un pieno coinvolgimento del paese nel processo di riforma vera degli Atenei in opposizione alla legge poi purtroppo approvata, nella redazione del nuovo statuto è prevalso, almeno a Cagliari, un approccio autoreferenziale, caratterizzato dalla segretezza delle riunioni della commissione e dei gruppi redazionali e sopratutto da nessuna apertura programmata e convinta verso l’esterno. Il testo reso noto è conseguente alla metodologia scelta per la redazione dello statuto. Dal punto di vista del territorio, riteniamo scarse e per niente innovative le indicazioni per i rapporti esterni dell’ateneo. Dell’attuale fase storica caratterizzata dalla scelta federalista e dall’esigenza di riconsiderare la posizione della Sardegna nei confronti dello Stato centrale e dell’Unione Europea, sembra non accorgersi il documento reso noto e, quindi, depone male per la sensibilità politica dei suoi redattori. Tanto per fare un esempio nessun accenno alla cultura e alla lingua sarda. Complessivamente visto dal versante esterno una grande delusione. Eppure vi sono modelli interessanti di diverso e fecondo rapporto con il territorio, forniti, ad esempio, dalle costituzioni delle università spagnole e in particolare di quelle situate in regioni fortemente intrise di spirito autonomistico. Ovviamente molti altri sono i profili su cui ci si può soffermare, ma quanto rimarcato crediamo sia di maggior interesse per il territorio. Abbiamo più volte ripetuto parafrasando una famosa frase sulla guerra e i generali che “l’Università è troppo importante per lasciarla in mano ai professori” (molti dei quali, decisori dei destini dell’ateneo per i prossimi decenni, non vi resteranno per molto tempo per ragioni di anzianità!). E’ necessario pertanto che il dibattito fuoriesca dalle stanze accademiche. Credo ci sia tuttora spazio per proporre importanti correzioni ed integrazioni. La parola per ora alle componenti universitarie che possono avanzare le proposte integrative e sostitutive, collegandosi al movimento di idee che ci auguriamo si appalesi anche fuori dall’ateneo.
Ecco il link dove trovare la bozza della parte già formulata dall’apposita Commissione statutaria: http://people.unica.it/nuovostatutounica/?p=129
SALURUS A TOTTUSU
FRANCO MELONI
By Giacomo Meloni / CSS, 13 giugno 2011 @ 22:26
Sollecitato dall’intervento del dr.Franco Meloni , del prof.Attilio Mastino Rettore dell’Università di Sassari e dalla segnalazione di B.Adriano di U.R.N.Sardinnya sulle bozze degli statuti delle Università della Sardegna,vi trasmetto il testo della lettera inviata dalla CSS
al Magnifico Rettore dell’Università di Caglari in data 13.06.2011.
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Prof. Giovanni Melis
Magnifico Rettore Università di Cagliari
e.p.c.
On. Ugo Cappellacci
Presidente Giunta Regionale Sardegna
On. Claudia Lombardo
Presidente Consiglio Regionale Sardegna
Dott. Graziano Milia
Presidente del Consiglio delle Autonomie Locali
On. Massimo Zedda
Sindaco della Città di Cagliari
Oggetto: Lettera Aperta al Magnifico Rettore sul Nuovo Statuto dell’Università di Cagliari.
Illustrissimo,
abbiamo letto attentamente e con grande interesse la bozza del nuovo statuto dell’Università di Cagliari. La bozza, che in questi giorni sarà sottoposta alla seduta congiunta del Senato Accademico, del Consiglio di Amministrazione e della Commissione Statuto, necessita, a nostro avviso, di una larga pubblicizzazione per aprire su di essa un’ampia discussione nel territorio in un confronto con tutte le espressioni plurali della società civile, con gli Enti Locali, con i Sindacati, con la Giunta ed il Consiglio Regionale. Tale confronto potrà concludersi con proposte di integrazione e modifiche da sottoporre all’attenzione degli organi individuati dalla legge per l’approvazione definitiva del nuovo statuto.
L’Università è un bene di tutti; è quindi indispensabile procedere nell’auspicata direzione.
Per quanto ci riguarda, ci permettiamo anticipare in questa sede alcune considerazioni.
Nella bozza di Statuto, così come attualmente costruita, sembra mancare un’anima; non si coglie il respiro europeo ed internazionale né vi è traccia dell’indispensabile radicamento della nostra Università negli elementi distintivi dell’identità sarda.
Non si fa cenno alla cultura e lingua sarda, elementi fondanti del popolo sardo e delle nostre comunità né vi è alcun impegno esplicito a salvaguardare ,diffondere e accrescere i valori identitari, le risorse ambientali, naturali e paesaggistiche, i beni antropologici, archeologici, archittettonici, artistici, musicali, culturali, demografici, etnografici, linguistici e storici, le consuetudini, i costumi, i saperi e le tradizioni locali.
Il rapporto con le Istituzioni Regionali nella bozza di Statuto è descritto come un rapporto di natura puramente economico-finanziario da cui far discendere l’impegno formativo senza alcuna visione d’insieme e legame con la sviluppo della Sardegna.
In particolare sulla lingua sarda non vi è alcun riferimento, mentre tra i compiti istituzionali dell’Università vi è la formazione dei docenti , la diffusione e la valorizzazione della lingua sarda.
Eppure al riguardo non mancano esempi a cui ispirarsi, come le elaborazioni di statuti a livello internazionale, come quelli delle Università delle Comunità Autonome della Spagna – uno per tutti quello dell’Università Autonoma di Barcellona – con i quali è utile confrontarsi, o, per restare in Sardegna, come lo Statuto dell’Università di Sassari, che al Capo II – Relazioni con la Regione Sardegna – all’art.56 – Relazioni con la Regione Autonoma della Sardegna – recita:
”1. L’Ateneo promuove prioritariamente lo sviluppo della Sardegna, operando per il progresso culturale civile, economico e sociale della Regione ….
2. Nel contempo, l’Ateneo si impegna a salvaguardare i valori identitari … che assume come elementi costitutivi delle comunità locali …
3. L’Ateneo è aperto al confronto programmatico con la Regione autonoma della Sardegna, anche allo scopo di inserire positivamente l’attività universitaria nei processi di sviluppo.”
Sulla base dei nostri convincimenti avremmo voluto ancor più esplicitamente impegnativo anche lo statuto dell’Università di Sassari in materia di identità e lingua sarda, prevedendo ad esempio la possibile utilizzazione della lingua sarda nei corsi curriculari, tuttavia, riconosciamo considerevole l’attenzione dedicata a dette questioni dal medesimo Ateneo, che, probabilmente, avrà tenuto conto di diverse necessità di equilibri al proprio interno.
In conclusione, lo spirito delle nostre osservazioni vuole essere costruttivo, rispettoso delle varie sensibilità politiche e culturali presenti della società sarda, partendo dalla convinzione che l’Università – soprattutto in questo nostro tempo – oltre che rappresentazione massima dei saperi universali e locali, sede di alta ricerca, incubatrice di idee e progetti, deve essere motore di sviluppo della società sarda di cui è parte integrante.
CAGLIARI, 13/06/2011
LA SEGRETERIA NAZIONE DELLA CSS
Dr.Giacomo Meloni – Giampaolo Benone – Antonello Carai -
Marco Cualbu -Pietro Doneddu – Giampiero Marras – Marco Mameli
Il Segretario Generale della CSS
Dr Giacomo Meloni
By Franco Meloni - Valorest, 13 giugno 2011 @ 12:04
Mi permetto chiedervi la pubblicazione della risposta del Rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino, a mie osservazioni sulla bozza del nuovo statuto dell’Università, che si incentravano sul rapporto Università – Sardegna.
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Caro Valorest,
La commissione statutaria prenderà attentamente in esame le sue osservazioni. Intendiamo valorizzare la dimensione internazionale originaria dell’Ateneo, che non può ancorarsi ad un rapporto esclusivo con Cagliari ma deve proiettarsi nel Mediterraneo ed oltre, partendo dalla Sardegna, con un forte radicamento locale.
Nel mio programma elettorale parlavo di un Ateneo europeo proiettato anche nel Mediterraneo, di qualità, capace di misurarsi in un confronto internazionale ma fortemente radicato in una Sardegna che non tradisca la propria originale identità.
Ho fortissimo il senso del limite delle azioni dei singoli e sento vivissima la necessità di costruire alleanze e di trovare sinergie, di ascoltare il parere di tutti, di collegare tra loro i territori e le esperienze della Sardegna.
In Sardegna difendere l’Università significa garantire la crescita della società civile facendo leva su una tradizione secolare, su una rete di rapporti e di conoscenze, su un patrimonio materiale e immateriale ereditato dal passato; soprattutto difendere il motore strategico, lo strumento principe per lo sviluppo dell’Isola, garantendo il capitale fondamentale per il domani, trovando strade nuove per fare dell’insularità una risorsa e non un condizionamento; più ancora difendere una profonda, radicata e consapevole cultura autonomista che ha conosciuto e conosce concrete ricadute sul piano della programmazione e dell’azione amministrativa e politica.
Nella nuova università dell’autonomia, lì dove si fa più stringente e incombente il rapporto fra istituzioni formative e territorio, spesso è venuta a mancare una riflessione più attenta sul contesto culturale; e ciò ancor di più in una regione come la Sardegna, peculiare e complessa, che conosce ancora moltissimi microcosmi non urbani, antropologicamente connotati, con propria storia, proprie lingue, propri saperi, propri sistemi valoriali, proprie reti di esclusione e inclusione, proprie leggi e proprie consuetudini difficilmente traducibili attraverso codici e sistemi segnici.
Non esiste comunicazione senza contesto, così come non esiste metodo educativo e formativo al di fuori delle coordinate spazio-temporali e quindi anche ambientali. L’ambiente non è solo un oggetto di cultura, una disciplina da studiare, ma soprattutto una condizione di cultura e di formazione educativa. Un’università avulsa dal contesto in cui opera, priva di una forte identità e di un forte senso di appartenenza, viene meno a uno dei suoi compiti prioritari. In questo senso rivendico l’esigenza di partire da un dove, di prendere atto delle radici, di collocare l’apprendimento, sperimentato emozionalmente, dentro un ben preciso contesto ambientale come forma dell’imparare a conoscere, a fare ma soprattutto ad essere. Da qui dovremmo ripartire per costruire una terza via dell’identità, con gradualità, nel rispetto della complessità e di tutte le diversità, per progettare, da protagonisti e da nuovi artefici, il futuro del nostro Ateneo. Nel quadro della competizione, del libero gioco della cultura e della ricerca, e in vista di una maggiore e più articolata crescita e qualificazione interna dell’identità isolana che sia in grado di proiettarsi verso l’esterno con caratteri peculiari forti, occorrerebbe puntare in prima istanza a fare anche dei Sardi vecchi e nuovi i produttori, i destinatari e i consumatori privilegiati del proprio patrimonio culturale e ambientale. Si dovrebbe, in altri termini, riattivare il circuito interno della memoria e della comunicazione che promuova e sostenga la crescita di una consapevolezza sempre maggiore di sé, della propria peculiarità, della propria cultura umanistica e scientifica. Si dovrebbe sviluppare il mercato interno della cultura e della natura sarda nella diversità di fondo, promuovendo la diffusione orizzontale di quegli aspetti che fanno dei Sardi, nella loro originalità, mediterranei, europei, universali. Si tratta di capire come la cultura di un gruppo o di un popolo, sia capace, nel libero confronto, di orientare e trasmettere il mutamento della propria eredità sociale, attraverso le proprie
istituzioni, politiche e culturali (Stato, Regione, Università), formative e informative, attraverso il proprio grado di autodeterminazione e di consapevolezza storica, ma soprattutto attraverso il prestigio che ne discende. Saremo capaci di dialogare col mondo solo se riusciremo a produrre cultura, inserendoci, con una nostra peculiarità ed identità (moderna, avanzata, plurilinguistica e policentrica), nei nuovi circuiti. Identità intesa non come autoemarginazione, ma come capacità di integrarci col mondo a partire da noi stessi, di costruire un “futuro ricordato”.
Per gli aspetti linguistici, le richiamo la bozza dello statuto all’art. 58:
Nel contempo, l’Ateneo si impegna a salvaguardare i valori identitari, le risorse ambientali, naturali e paesistiche, i beni antropologici, archeologici, architettonici, artistici, culturali, demografici, etnografici, linguistici e storici, le consuetudini, i costumi, i saperi e le tradizioni locali, che assume come elementi costitutivi delle comunità locali sui quali si fonda la dignità dei singoli e il ruolo della persona.
Cari saluti
Attilio Mastino Rettore
By Franco Meloni, 9 giugno 2011 @ 07:36
UN ULTERIORE PIU’ SPECIFICO CONTRIBUTO
In tempi di federalismo e per la Sardegna di opzione indipendentista anche al fine di rinegoziare i rapporti con lo Stato centrale e con l’Unione Europea è necessario che anche gli statuti degli Atenei sardi siano perlomeno aperti a tali nuove impostazioni, con opportune previsioni normative, sia nella parte dei principi sia nella parte più operativizzabile. Poichè le Università sarde, al pari di quelle della penisola, sono in fase di rifacimento degli statuti, così come prevede la recente legge nazionale di riforma, è necessario dare pubblicità alle bozze attualmente all’esame delle componenti universitarie, auspicando o, meglio, pretendendo che il dibattito esca dalle stanze accademiche per portarsi sul territorio. Ciò consentirebbe, crediamo, la redazione di statuti più rispondenti alle esigenze delle popolazioni sarde.
Cominciamo con la bozza diramata dall’Università di Sassari (http://www.uniss.it/documenti/statuto_prima-bozza_7giugno2011.pdf), che per la parte qui in esame appare interessante nella formulazione, anche se discutibile in quanto sembra ridurre la tematica Università-Sardegna ai rapporti con l’Istituzione Regione Autonoma della Sardegna. Chiaramente è un’impostazione che può essere facilmente corretta. Sembra inoltre necessario dare maggiore enfasi alla lingua sarda, impegnando l’Università non solo a studiarla ma anche a utilizzarla nella propria attività scientifica e didattica a tutto campo. In questa direzione è utile confrontarsi con lo statuto (e l’esperienza) delle Università catalane. Vedi per esempio lo statuto dell’Università Autonoma di Barcellona).
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DALLA BOZZA DI STATUTO DELL’UNIVERSITA’ DI SASSARI
(…) CAPO II – RELAZIONI CON LA REGIONE SARDEGNA
Articolo 56 – Relazioni con la Regione autonoma della Sardegna
1. L’Ateneo promuove prioritariamente lo sviluppo della Sardegna, operando per il progresso culturale, civile, economico e sociale della Regione, e per diffondere nel territorio le conoscenze scientifiche e le esperienze didattiche più avanzate a livello internazionale.
2. Nel contempo, l’Ateneo si impegna a salvaguardare i valori identitari, le risorse ambientali, naturali e paesistiche, i beni antropologici, archeologici, architettonici, artistici, culturali, demografici, etnografici, linguistici e storici, le consuetudini, i costumi, i saperi e le tradizioni locali, che assume come elementi costitutivi delle comunità locali sui quali si fonda la dignità dei singoli e il ruolo della persona.
3. L’Ateneo è aperto al confronto programmatico con la Regione autonoma della Sardegna, anche allo scopo di inserire positivamente l’attività universitaria nei processi di sviluppo. A tale scopo, promuove intese basate:
a) sulla programmazione concertata dell’offerta formativa su scala regionale, anche in relazione alle sedi gemmate;
b) sulla valorizzazione del principio del merito e promozione delle politiche per il diritto allo studio;
c) sulla predisposizione di percorsi comuni per l’educazione degli adulti e per la formazione permanente lungo tutto il corso della vita;
d) sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, architettonico e paesaggistico;
e) sulla programmazione dei fondi strutturali comunitari e delle intese Stato-Regione;
f) sulla valorizzazione e promozione delle politiche per le imprese ed il trasferimento tecnologico;
g) sulle azioni di potenziamento delle infrastrutture a supporto della didattica e della ricerca e attuazione di una politica organica sul territorio finalizzata ad accogliere le strutture scientifiche con ricadute di redditività e di successo per i sistemi locali;
h) sulla crescita del livello di internazionalizzazione e potenziamento della residenzialità universitaria sia per gli studenti che per i ricercatori provenienti dal territorio nazionale e dall’estero.