Il futuro che non vorremmo, di Nicolò Migheli

L’articolo è stato pubblicato su sardegnasoprattutto / 12 agosto 2014.

 

Il mondo è fuor dai cardini, ma non pare che ci sia qualcuno che abbia la capacità di rimetterlo in sesto. Questo agosto somiglia troppo a quello di cento anni fa. Ora come allora assistiamo a nottambuli che hanno liberato il genio del male e non riescono più a domarlo. Novanta anni dopo il Medio Oriente rivive il genocidio, allora quello degli armeni, oggi gli yazidi e i cristiani orientali. Due comunità preislamiche che nei secoli, nonostante le persecuzioni, avevano avuto modo di convivere con la maggioranza mussulmana.

Oggi tutto questo sta per essere cancellato da torme di assassini che si nutrono di un verbo letteralista e oscurantista, che vedono nella diversità il male da estirpare. L’unica possibilità di evitare la morte, la conversione forzata. Con yazidi e cristiani orientali scompaiono due culture fondamentali per il pensiero dell’uomo. Con loro cadono monumenti, bruciano manoscritti millenari. La furia satanica dello Stato islamico si abbatte anche sui loro fratelli della sc’ia, sui mistici sufi, in una semplificazione orrenda della complessità islamica, riducendo una esperienza culturale e religiosa a messaggio di morte. A nulla valgono le opposizioni di altri Ulema che per questo hanno perso la vita. La stessa al Qaeda definita movimento apostata.

Il mondo colto di sorpresa si chiede come sia stato possibile. Il giornalista Glen Greenwald, sulla base dei file di Edward Snowden attribuisce la creazione dello Stato Islamico all’intelligence americana. Secondo lui sarebbe una applicazione della geopolitica del caos. Creare delle ampie zone di instabilità confinanti con i rivali. Risponderebbe a questo principio la guerra civile ucraina, la destabilizzazione della Siria e la distruzione di Libia e Iraq. Azioni che tenderebbero a bloccare la Russia rinata e che renderebbero problematici gli approvvigionamenti petroliferi di Cina ed India. Da quando Snowden è “ospite” di Putin, la qualità delle sue rivelazioni è perlomeno sospetta. Anche se in queste informazioni qualche elemento di veridicità potrebbe esserci.

Al Qaeda venne creata con una operazione coperta dai sevizi Usa in Afghanistan in funzione antisovietica. La stessa Hamas pare sia stata, se non fondata almeno favorita dagli israeliani, con lo scopo di distruggere l’Olp e Fatah. Operazione riuscita. Di certo c’è che l’IS ha ricevuto ingenti finanziamenti dai sauditi e dal Qatar che vedono nell’Iran scita un nemico irriducibile e nello stesso tempo un modo per acquisire il controllo di gran parte del petrolio mediorientale. La geopolitica del caos avrebbe – sempre secondo Greenwald- il vantaggio per gli Usa del rilancio della Nato e della rottura dei rapporti europei con la Russia. Nel contempo i confini coloniali stabiliti dagli anglo-francesi nel 1920 in Medio Oriente sono di fatto aboliti. Non esistono più separazioni statuali. Trionfa il Califfato, la forma di governo dell’Uma dei primordi dell’Islam.

Qualsiasi siano le ragioni che stanno dietro le azioni del movimento di Abu Bakr al Bagdadi si sta preparando un futuro molto problematico per tutti, noi compresi. L’IS per la sua carica di violenza attrae giovani mussulmani radicali da tutto il mondo. Maurizio Cremonesi del Corriere della Sera ha detto che Mosul è stata conquistata da libici di Bengasi. I servizi di intelligence stimano sull’ordine di svariate migliaia la presenza di combattenti europei in Siria e Iraq. In gran parte emigrati di seconda e terza generazione che nelle periferie europee hanno incontrato il verbo salafita e si sono radicalizzati. La maggior parte di loro pare essere istruita e con buone disponibilità finanziarie.

Quel che inquieta le polizie europee è il ritorno di questi giovani i quali potrebbero importare la guerra santa in Europa. Il ricordo degli attentati di Madrid e Londra è sotto gli occhi di tutti. Come reagirà la società europea tollerante e progressista a una simile minaccia? Quanto le nostre strutture democratiche potranno reggere di fronte a chi agiterà la paura dell’islamico, dell’immigrato e anche del convertito? È immaginabile che aumenteranno i controlli generalizzati dei cittadini.

La sicurezza può diventare il tema dominante dei dibattiti politici. La paura ha sempre reso in termini elettorali a chi l’agita. La crisi economica è già di aiuto. I movimenti xenofobi e razzisti potranno conquistare i governi. In nord Europa si sono già visti segnali forti nelle ultime europee. Il premier ungherese Orbàn dichiara che il modello di successo è la democrazia illiberale di Putin e Erdogan. I bilanci della difesa riprenderanno a correre. La lotta alla jihad giustificherà tutto, anche il restringimento dei diritti personali e della democrazia. A quando le leggi speciali? Davanti a noi un futuro che non vorremmo. La speranza è che come l’Italia seppe combattere il terrorismo interno senza sacrificare la sua democrazia, anche con la jihad salafita l’Europa tutta sappia fare altrettanto.

Chi sta realizzando le stragi in Siria ed Iraq dimostra una strategia sofisticata. L’uccisione indiscriminata degli yazidi e dei cristiani –di questi ultimi soprattutto- sembra fatta apposta per innescare reazioni violente contro gli islamici in Occidente; in modo che tutti loro vedano nella guerra santa l’ancora di salvezza e lo strumento per la conquista dell’Europa. È il momento di governanti lungimiranti e di società coese. Non saranno tempi facili.

 

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