Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno III, n° 29, domenica 27 luglio 2014.

IN CUSTA CHIDA: notiziario settimanale della Sardegna.

 

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 1. È fissata al 30 luglio la riunione del comitato misto paritetico sulle servitù militari che dovrà dare il via libera al progetto Siat, che prevede la creazione di due centri di addestramento alla guerra simulata. Il progetto consiste nella ristrutturazione di alcuni edifici esistenti all’interno della base militare di Capo Teulada, ma soprattutto nella realizzazione di due villaggi dedicati alle esercitazioni militari, uno in stile mitteleuropeo, l’altro in stile mediorientale. Un’iniziativa, si legge nel documento di presentazione del progetto, che creerà i presupposti per la costituzione di un polo di eccellenza per l’addestramento delle truppe. Insomma, mentre si discute di ridurre, se non eliminare, le servitù militari dall’isola, in realtà a Capo Teulada si lavora a un nuovo progetto da 20 milioni di euro voluto dal ministero della Difesa e firmato dalla Vitrociset, la stessa che aveva realizzato il poligono missilistico del Salto di Quirra.

Il mancato accordo sulla mozione unitaria in difesa dell’Autonomia ha lasciato più di uno strascico in Consiglio regionale. Il vicepresidente della commissione Riforme, Stefano Tunis di Forza Italia, che insieme alla minoranza ha ritirato la firma dal documento, parla di «atteggiamento grottesco da parte della maggioranza di centrosinistra, che alla fine sotto la spinta di un partito alleato – il Centro Democratico scontratosi col Psd’Az – ha scelto di ridurre l’avvio della stagione delle riforme in una foglia di fico che tende più alla liquidazione che al rilancio dell’Autonomia».

A rilanciare il tema per la maggioranza è stato Franciscu Sedda, fra i fondatori del Partito dei sardi: «Il tempo è maturo per un nuovo statuto – la dichiarazione – e non possiamo più aspettare che l’Italia ci presenti un conto salato per poi piangere lacrime di coccodrillo. Piuttosto che agitarsi e lamentarsi per il neo centralismo portato avanti dal governo Renzi, agiamo tutti insieme con lucida, serena e condivisa autodeterminazione, per respingere con forza la minaccia di un ridimensionamento di diritti e poteri della Sardegna».

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 2. Il piano, che secondo i vertici militari potrà avere ottime ricadute occupazionali per il territorio, dovrà avere il via libera del Comipa, composto da sette militari e da sette civili, nominati questi ultimi dalla Regione, che, tra oggi e domani, incontreranno il governatore Francesco Pigliaru, che nelle scorse settimane aveva rifiutato di firmare il protocollo d’intesa con il ministro Roberta Pinotti sulla riduzione della servitù. Che per ora continuano di fatto a tenere imbrigliata l’isola. Nel secondo semestre del 2014, ovvero dal 21 settembre, nel poligono di Capo Teulada, ma anche in quelli di Capo Frasca e del Salto di Quirra, sono previste varie esercitazioni sia a terra che per mare, compresi sganci di bombe e lancio di missili, che non coinvolgeranno solo militari italiani, ma anche stranieri, tra cui tedeschi e israeliani.

Solidarietà al popolo palestinese, ferma condanna dell’offensiva israeliana a Gaza, stop immediato alle esercitazioni militari di Israele in Sardegna, ma soprattutto no a qualsiasi ipotesi di ampliamento delle attività all’interno dei poligoni sardi. Sono i punti principali della mozione presentata dai consiglieri Rossomori, Partito dei Sardi e Irs.

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 3. Sul progetto Siat e sul nuovo e ricco calendario di esercitazioni miliari nei poligoni dell’isola insorge la politica. «Trovo inconcepibile – tuona il deputato di Sel, Michele Piras – che mentre la commissione Difesa della Camera si appresta ad approvare un documento unitario che propone il forte ridimensionamento e il riequilibrio della presenza militare nel territorio nazionale, reiterando la proposta di chiusura del poligono di Frasca e di Teulada, il ministero e l’amministrazione militare continuino a comportarsi come se nulla fosse e come se il Parlamento non esistesse. Non è tollerabile che qualcuno pensi di fare ciò che vuole sulle coste sarde. Ci adopereremo affinché questi lavori vengano bloccati».

Beatrice Lorenzin, il ministro della salute italiano  – dimentico dell’incriminazione del suo segretario senerale, accusato a Roma di aver contribuito a diffondere la blue tongue presso gli ovili sardi per scopo di lucro -  vuole commissariare la Sardegna per colpa della peste suina, perché «dopo trent’anni non siete riusciti ancora a debellarla». Ma va’ ….

Arru, assessore sardo alla sanità: «Siamo molto sorpresi delle dichiarazioni del ministro. Non abbiamo bisogno di alcun commissariamento esterno e siamo certi di aver intrapreso un percorso che ci porterà finalmente a sconfiggere la malattia. Una malattia che da decenni colpisce gli allevamenti in Sardegna e provoca danni gravissimi danni economici».

Poi il senatore del Pd, Silvio Lai: «Il commissariamento è inutile e dannoso, e certo non fa recuperare credibilità a un ministero che è stato messo sotto inchiesta dalla Procura di Roma per i vaccini sulla blue tongue». Con il consigliere regionale Efisio Arbau (Sardegna Vera) che ha aggiunto: «Siamo di nuovo agli annunci disastrosi. Non vogliamo un altro scandalo, c’è bastato quello della lingua blu».

La Coldiretti Sardegna chiede lo sblocco immediato dei fondi destinati al risarcimento dei danni, diretti e indiretti, provocati dal morbo della Lingua blu nel biennio 2012-2013. I danni denunciati dagli allevatori tra il 2012 e il 2013 sono considerevoli: 103 mila pecore morte, 6000 aziende coinvolte e oltre 300mila capi colpiti dalla malattia. Da questo la perdita di circa 50 milioni di litri di latte e 40 milioni di euro di ricavi dalla sua vendita. Ma i soldi non sono tutto, precisa Cualbu. «È altrettanto necessario un piano di profilassi efficace. Gli allevatori hanno bisogno di debellare gli insetti portatori del virus, prima che quest’ultimo si propaghi senza controllo anche quest’anno

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 4. All’attacco anche gli indipendentisti di Irs di Gavino Sale. «Tutto questo – attaccano – avviene malgrado sia in corso una trattativa tra lo Stato italiano e la Sardegna per la riduzione delle servitù e per la valutazione dei danni economici, sociali e ambientali derivanti dall’insistere di strutture militari che occupano aree equivalenti al 65 per cento rispetto al totale del territorio italiano, mentre 19 regioni si spartiscono il restante 35». «La Sardegna – aggiunge la deputata Pd Caterina Pes – non riesce a liberarsi di quel triste primato che vede il 65% delle servitù insistere in un territorio che raggiunge appena il 2% della popolazione. Di questo passo la desertificazione umana della nostra terra è garantita».

Ed eccolo, il famoso accordo tra la Giunta ed il governo. Il presidente Pigliaru lo definisce “un risultato straordinario”, il centrodestra grida che si tratta di “una patacca”. Il cittadino qualunque legge e non ci capisce sostanzialmente nulla, per cui è costretto a fidarsi della interpretazione data dalla sua parte politica di riferimento. M aperchè non ci rendono disponibile uno specchietto con le cifre?

Pier Sandro Scano, neo presidente dell’Anci Sardegna, accoglie con ottimismo, ma anche con qualche perplessità gli accordi raggiunti sull’armonizzazione del bilancio regionale a partire dal 2014, riconoscendone novità positive e lacune. «Il meccanismo del pareggio di bilancio, seppure vada verificato con rigore – spiega Scano – rappresenta un interessante progresso rispetto alle regole imposte dal vecchio Patto di stabilità». Tuttavia l’intesa sul 2014 mostra «una drammatica criticità». A preoccupare sono gli spazi e le risorse da destinare agli Enti locali, sui quali Scano chiede un immediato confronto con Giunta e Consiglio regionale.

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 5. Per Pietro Pittalis, capogruppo di FI, la notizia di un nuovo investimento militare «è paradossale». Argomenta:
«Nonostante il sostegno del Consiglio all’azione di Pigliaru, il ministro della Difesa Pinotti continua a trattare l’Isola come colonia dell’impero. Aspettiamo dal presidente azioni più incisive della semplice protesta: sollevi il conflitto davanti alla Corte costituzionale».

Il movimento dei pastori: di nuovo pronti alla lotta. L’inchiesta sulla Lingua blu dà nuova linfa al movimento dei pastori. Il leader Felice Floris annuncia una nuova mobilitazione generale di tutti gli allevatori dell’isola. «Vogliamo discutere e denunciare i danni prodotti dalla Lingua blu – attacca Floris – e soprattutto intendiamo organizzare una linea d’accusa e far sì che i responsabili, compresi quei sardi che sapevano e potevano fermare il progetto criminale così come definito dalla Procura di Roma, oltre al risvolto penale paghino in solido per i danni passati e futuri causati alle nostre greggi».

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 6. I FEDERALISTI «Non mi sembra una novità che lo Stato voglia fare un’operazione del genere in un luogo dove lavorano mille persone e che con l’indotto muove 19 milioni», dice Gianfranco Scalas (Fortza Paris).

Rinvenuti un pugilatore, un betile e i resti di una tomba. Per gli archeologi ci sono i segni di una raffinata tecnica scultorea. Dalla terra emerge un nuovo Gigante. È il secondo ritrovamento nel giro di pochi giorni.

«Scuotere le coscienze per rilanciare l’indipendentismo». L’ultimo sogno di Bainzu Piiliu viaggia sulle pagine di un libro intitolato “Cella numero 21″, la sua autobiografia. Il professore condannato per il complotto separatista si è fatto un’idea precisa di come portare a termine la nuova battaglia “per sensibilizzare i sardi”.

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 7 «Nell’Isola la presenza militare è seconda solo al Lazio: se ne discuta. Ma che questa presenza metta a pregiudizio il turismo per il mancato utilizzo di qualche spiaggia mi sembra eccessivo. Dallo Stato bisogna ottenere un equo indennizzo e pretendere che le esercitazioni terminino entro il 31 maggio e riprendano il primo ottobre. Sarebbe il primo passo. Ma non si può arrivare a dire “chiudiamo tutto”. Chi lo grida sa che fine farebbero la Brigata Sassari e 5 mila posti di lavoro?».

La Sardegna bocciata: non è un paese per turisti. Non troppo gentili, con poche attrazioni turistiche e alloggi poco accoglienti. La natura selvaggia e incantata da sola non basta più. L’isola non è un paese per turisti. Almeno a leggere i dati che un severissimo ente tedesco ha stilato con teutonica precisione sulla base di dati Istat e Trivago. La Sardegna a sorpresa affonda nella parte bassa di quasi tutte le classifiche che prendono in considerazione le regioni italiane. L’isola è 14esima, su 20, per qualità degli alloggi, 18esima per numero di presenze e decima per le attrazioni, poco più di mille. Lontanissima dal Trentino, in vetta alla classifica con oltre 3.300 attrazioni turistiche. Per la Sardegna è un flop.

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 8. Preoccupata per le esercitazioni è Caterina Pes, deputato dem: «La stagione dei missili e delle bombe in Sardegna è alle porte e dopo lo stop estivo sono previste nuove e più importanti esercitazioni, anche degli aerei militari israeliani che proprio su Capo Frasca si addestreranno in vista dell’offensiva sulla Striscia di Gaza: invece di quel riequilibrio invocato a gran voce dal governatore Pigliaru le basi militari sono in aumento e la Sardegna non riesce a liberarsi di quel triste primato che vede il 65% delle servitù insistere in un territorio che raggiunge appena il 2% della popolazione. Di questo passo la desertificazione umana della nostra terra è garantita». Pes ha presentato diverse interrogazioni sui poligoni. «Il futuro dell’Isola sta nel turismo di alto livello culturale ed ambientale, nella valorizzazione del nostro patrimonio archeologico storico e naturale. Non certo nelle servitù militari. È necessario», conclude, «tutelare e garantire maggiormente quel patrimonio straordinario dell’umanità che si chiama Sardegna».

«Il Consiglio ha bocciato la nostra richiesta dopo che ripetutamente abbiamo chiesto di poter discutere la legge che mette definitivamente in soffitta le Province cancellate dai Referendum», spiegano i rappresentanti dei Riformatori, «si tratta di un atto gravissimo». Alla manifestazione in cui si vuole «assediare il Consiglio regionale», sono invitati i referendari della Sardegna in rappresentanza degli «oltre 500mila sardi che hanno votato per l’abolizione delle Province che il centrosinistra vuole mantenere».

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 9 Michele Piras, deputato di Sel, attacca: «Non è tollerabile che qualcuno pensi di fare ciò che vuole sulle coste sarde, introducendo fabbricati avulsi dal contesto urbanistico, in spregio alla normativa paesaggistica e a dispetto di ogni ragionevole dovere d’attenzione a quanto si discute nella massima assemblea legislativa della Repubblica. Ci adopereremo affinché questi lavori vengano bloccati».

Trasferimento della sede legale della Cin-Tirrenia in Sardegna; condizioni agevolate per le merci, tariffe agevolate per i residenti e i “nativi” (cioè sardi di nascita ma residenti altrove) nell’intero anno solare; tariffe promozionali per i non residenti finalizzate ad incentivare i flussi turistici verso l’Isola. Sono i punti qualificanti di una risoluzione approvata dalla Quarta Commissione (Governo del territorio, mobilità) del Consiglio regionale, presieduta da Antonio Solinas (Pd), nella quale viene ribadito che la Regione non ritiene «adeguato» il servizio di collegamento svolto da Cin-Tirrenia da e per la Sardegna.

Irs, in una nota, interviene infine sull’emergenza ambientale: «Non è più accettabile che lo Stato italiano continui a bombardare le nostre terre e ad affittarle a tutti gli eserciti del mondo per sperimentare ordigni bellici. A spianare la strada a questo ennesimo atto di arroganza nei confronti dei sardi è stato il decreto legge 91 del 24 giugno, varato dal governo Renzi: prevede che, per la valutazione dei tassi di inquinamento nelle aree del demanio destinate ad uso esclusivo delle forze armate per attività connesse alla difesa nazionale, vengano applicate le concentrazioni di soglia di contaminazione previste per l’industria. In sostanza ha innalzato fino a 100 volte le soglie minime di inquinamento nelle aree soggette ad esercitazione militari, come se non bastassero i livelli già raggiunti e per i quali non si provvede a bonificare le aree interessate. Al riguardo, il governo della Regione deve prendere una posizione di netta contrarietà».

L’ESERCITO ITALIANO SE NE INFISCHIA. 11. Il ministero della  Difesa punta a costruire con una mega colata di cemento due villaggi per simulare teatri di guerra e dar vita a Teulada a esercitazioni militari sempre più sofisticate Intanto  la Procura indaga sui presunti disastri ambientali causati da 60 anni di guerre simulate. Ieri vertice al Palazzo di Giustizia di Cagliari tra Comando militare della Sardegna, Ispra (l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Arpas (l’agenzia regionale per la protezione all’ambiente) e i carabinieri del Noe. Davanti al magistrato inquirente, il pm Emanuele Secci, si è parlato di un piano per la bonifica e il recupero della cosiddetta “penisola interdetta”, un lembo di terra del poligono di Capo Teulada, inaccessibile a causa della massiccia presenza di munizioni e ordigni sparati negli anni contro la costa e mai recuperati.

Master and Back: promesse mantenute solo a metà: perché grazie al programma migliaia di studenti sardi hanno potuto frequentare scuole di specializzazione, corsi e tirocini. Ma tutto questo si è trasformato in un trampolino di lancio lontano dai confini della Sardegna. Oltre quattromila progetti avviati, quasi 120 milioni di euro distribuiti ai giovani dell’Isola per garantire un’alta formazione e, in molti casi, un futuro migliore di quello che avrebbe potuto offrire il panorama sardo, sia per quanto riguarda i corsi post universitari, sia per le possibilità lavorative. Questo è il bicchiere mezzo pieno del Master and back, progetto varato nel 2006 dalla Giunta Soru che ora, a otto anni di distanza, è stato valutato da una società specializzata per conto della Regione.

“ I finanziamenti milionari concessi dall’Unione europea sono serviti per formare dei giovani che però nel cinquanta per cento dei casi non sono tornati in Sardegna. Insomma: quasi duemila cervelli in fuga, con il benestare della Regione. La valutazione ha evidenziato che a sei mesi dal termine dei programmi di alta formazione, il 53 per cento dei giovani era rimasto lontano dall’Isola. Percentuale che è scesa di poco (48,3 per cento) a un anno dalla conclusione del master. Ancora più chiari i numeri dei «percorsi di sola uscita», cioè quelli che prevedevano un sostegno solo per l’alta formazione. In quel caso si sale al 77,9 per cento di “emigrati” a sei mesi dalla fine del corso, mentre a un anno di distanza la percentuale scende al 75,3 per cento. Dunque: tre ragazzi su quattro sono rimasti nella Penisola o in un altro Paese europeo.

Sono buoni, se confrontati con i dati della disoccupazione giovanile nell’Isola (si supera il 40 per cento) i numeri dei giovani che lavorano dopo il Master and back. «Un primo indicatore dell’impatto del programma è senz’altro costituito dallo status occupazionale dei beneficiari a 6 mesi dalla conclusione del percorso in uscita o di rientro. Nel complesso, il 63,6 per cento di coloro che hanno svolto il programma si sono dichiarati occupati, il 27,5 per cento disoccupati e il 3,5 per cento inattivo, mentre il 5,5 per cento si è definito ancora studente», è scritto nella relazione della società Iris.

 

 

 

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