Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno III, n° 23, domenica 15 giugno 2014.
IN CUSTA CHIDA: notiziario settimnale della Sardegna.
Attenzione 1. LA TRATTATIVA PER IL CAGLIARI CALCIO CON SILVESTRONE: PARE ABBIA DIVERTITO MOLTO LO SCEICCO DEL QATAR, a Cagliari proprio in quelle ore. Il tg di Videolina l’ha mostrato ‘ridende a ‘iscracalios’. “Ma con chi mi tocca fare affari ..!”, avrà pensato. “Con questi bastano ancora le perline. .. E, se sono così in una città di commercianti, chissà come saranno i figli dei contadini e dei pastori nei paesi!. E se mi comprassi tutta la Sardegna? Quanto costerà?… Forse dovrò proprio fare due chiacchiere con quel simpaticone di Luca Silvestrone…!”. Probabilmente l’ha fatto…
Attenzione 2. Lo sceicco conquista Pigliaru: «Puntiamo all’eccellenza». Anche lui? Attento a Silvestrone! Ottimismo diffuso dopo il confronto con l’emissario del Qatar Good bye. Si sono lasciati così, Sceicco e Governatore. Già, chissà quante altre volte si rivedranno ancora, se l’affaire San Raffaele andrà in porto.
Attenzione 3. Intendiamoci: gufi e malpancisti sono categorie dure a morire, e non a caso albergano nei due principali schieramenti (Pd da una parte, Forza Italia dall’altro), ma se il clima e soprattutto il sentiment rimane quello respirato a Cagliari, dopo il vertice superblindato di Villa Devoto, beh i sì all’intervento della Qatar Foundation Endowment potrebbero prevalere.
Attenzione 4. Il manager della fondazione, Rispo: «Fino al 24 giugno due piani paralleli con priorità alla Sardegna». L’emiro pronto a investire il miliardo di euro: «Ma devono essere rispettate le nostre due condizioni». Se la Sardegna dovesse tirarsi indietro abbiamo l’alternativa. Tutto qua. Attendiamo con fiducia il 24 giugno, la data in cui si dovrà sottoscrivere l’accordo definitivo. Tutto è nelle mani della Regione. Noi abbiamo detto in modo chiaro quali sono le nostre proposte». I contrasti. Rispo non lo dice mai, ma qualche frizione tra la Regione la Qatar foundation esiste”.
Attenzione 5. Olbia, sempre alla ricerca di un padrone che continui a fargli brillare i rimasugli dei ricchi della Costa Smeralda, è pronta alle barricate: il 24 il Consiglio comunale sarà a Cagliari. L’ipotesi che il San Raffale sardo naufraghi e vada a finire in Germania compatta il mondo politico gallurese, che prepara le barricate.
Attenzione 6. ULTIM’ORA. Il matrimonio della Regione con la Qatar Foundation ci sarà. Il nuovo ospedale San Raffaele di Olbia, sarà un centro di eccellenza internazionale. Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ne è convinto: «Stiamo lavorando, in stretta collaborazione con l’assessorato alla Sanità, perché l’ospedale si faccia e lo stiamo facendo secondo i tempi definiti e codificati nell’intesa firmata in Sardegna il 16 maggio scorso». La tesi è chiara: l’ospedale San Raffaele deve nascere perché sarà importante per la sanità sarda e per la ricerca ma anche perché può essere una sorta di biglietto da visita per attrarre altri investitori stranieri.
Attenzione 7. ULTIM’ORA. Virtuali ma solidi. I metri cubi smeraldi del Qatar si sbriciolano solo nella mente dei gufi. Il numero tre della Qatar investment authority, Mohammad AlSowaidi, lo dice in modo chiaro al sindaco Alberto Ragnedda a inizio mattinata. E lo ripete più tardi al primo cittadino di Olbia. «Intendiamo portare avanti il piano di investimenti per il rilancio della Costa Smeralda». Un impegno ribadito più volte durante l’ora e mezzo di colloquio con il primo cittadino e la giunta comunale. Con AlSowaidi anche Franco Carraro, presidente della Smeralda holding e il legale di Sardegna Resorts, società che cura gli interessi immobiliari del Qatar a Porto Cervo. Piano di lungo termine. Il Qatar resta in Costa con un progetto di lungo termine.
Conferenza nazionale sulle servitù militari, di mercoledì prossimo, 18 giugno. Quanto è reale a Roma la volontà di «cambiare passo»? Di accogliere le richieste dell’Isola sul fronte spinoso delle servitù, surriscaldato in questi giorni dalle esercitazioni a ridosso delle spiagge? È il nodo fondamentale e non si capisce se sia confortante o meno la dichiarazione del ministro Pinotti alla Commissione Difesa della Camera: l’incontro del 18 «non deve essere il punto finale». Semplicemente «si apre un cantiere». Per arrivare a una riduzione, va da sé, ma in tempi e modi da inventare.
L’esercito italiano i Sardegna: come fosse cosa loro. C’è anche il reparto di élite delle forze speciali italiane, il Comsubin ovvero il Comando Subacquei e incursori, tra le forze armate che in questi giorni si stanno addestrando nel territorio attorno al lago Omodeo. Sono nel Guilcier, ospiti dello Squadrone Cacciatori di Sardegna, già da diversi giorni e con tutta probabilità sono queste le ultime ore di addestramento. Una presenza però non nuova tra Guilcier e Barigadu.
Posada si conferma la spiaggia regina della Sardegna. Nel 2013 la località della Baronia conquistò il primo posto a livello nazionale, quest’anno deve accontentarsi del terzo gradino del podio, ma sotto il castello della Fava si grida quasi al miracolo per le cinque Vele blu. L’incredulità per il bronzo di quest’anno è stata quasi superiore allo stupore per il primato di un anno fa. Tra le due classifiche stilate da Legambiente e Touring club, infatti, c’è stata l’alluvione del 18 novembre che a Posada, come in molte zone dell’isola, ha devastato il territorio e le spiagge. Al primo posto della classifica della Guida blu quest’anno si è classificata Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto, seguita da Pollica, sulla costa del Cilento, e appunto Posada.
Tra le 14 località che quest’anno possono fregiarsi delle 5 Vele blu, assegnate per la gestione sostenibile del territorio combinata con la salvaguardia del paesaggio e i servizi offerti nel pieno rispetto dell’ambiente, ci sono anche altri tre centri sardi: Baunei al nono posto, Bosa al decimo e la new entry Domus de Maria al dodicesimo.
Il sassarese sindaco dei cardi ha incontrato le sue prime spine 1. Il dissenso contro l’esordio autoritario del neo sindaco, Nicola Sanna, e contro la sua giunta, nominata escludendo i “correntoni” del Partito democratico, si allarga anche ai partiti minori della coalizione e fa segnare un ulteriore strappo fra il nuovo consiglio comunale e l’esecutivo appena insediato. Dopo la presa di distanze di Gianfranco Ganau e le bordate di Salvatore Demontis e Giacomo Spissu nei confronti della squadra di assessori scelta da Sanna, quattordici consiglieri comunali di centrosinistra (undici del Pd, più Idv, Partito dei Sardi e Sel) mettono ancora il sindaco sul banco degli imputati. Lo accusano di cercare vendette contro chi non lo ha sostenuto alle primarie, di non volersi confrontare con la sua stessa maggioranza e di badare solo agli interessi della propria corrente politica.
Il sassarese sindaco dei cardi ha incontrato le sue prime spine 2. Una lunga sequela di critiche, cui si aggiunge l’aut aut del coordinatore provinciale di Sel, Sebastiano Muresu: «Il sindaco ha fatto delle scelte politiche che non condividiamo. Vogliamo appoggiare la giunta ma la nostra fiducia non è scontata. O Sanna cambia metodo e coinvolge gli alleati rispettando anche i partiti minori della coalizione o dovremo affrontare dei seri problemi politici». L’affondo di Muresu trasuda delusione: «Avevamo chiesto al sindaco condivisione delle scelte, ma lui ha voluto fare tutto da solo. Anche noi avremmo voluti essere rappresentati o perlomeno consultati. Sanna ci ha chiesto una rosa di nomi per la formazione della giunta, ma le nostre indicazioni non sono state prese in considerazione. Ci sentiamo presi in giro».
Il sassarese sindaco dei cardi ha incontrato le sue prime spine 3. Le contestazioni del coordinatore di Sel sono simili a quelle contenute in una nuova missiva che i quattordici consiglieri dissidenti hanno scritto a Sanna: «Non si fa il sindaco di una città come Sassari portando i propri interessi di corrente dentro le istituzioni ed è facile prevedere, purtroppo, a breve negli enti», rimproverano i ribelli. «La richiesta di convocare un’urgente riunione di maggioranza aveva come unico scopo facilitare la condivisione di una squadra di governo della città rispettosa del voto degli elettori e soprattutto condivisa da tutti coloro che hanno contribuito al successo elettorale del 25 maggio scorso. Con estremo disappunto prendiamo atto che il sindaco ha optato per un disconoscimento totale del ruolo dei consiglieri comunali, fosse anche di sola consultazione», continua il documento di protesta. «Gli equilibri interni di gruppi e correnti anacronistiche sono stati dal primo momento l’unica preoccupazione del nuovo sindaco, che ha cercato di formare una giunta con l’unico obiettivo di modificare la rappresentanza dei consiglieri scelta dagli elettori» accusano.
Chiamare i sardi al voto per l’indipendenza 1. Dal Veneto arriva la notizia che in Sardegna in molti aspettavano da tempo: il Consiglio regionale del Veneto ha approvato il progetto di legge che prevede un referendum consultivo sull’autonomia della regione (ordinaria). Significa che ora il presidente del Veneto, Luca Zaia, dovrà avviare un confronto con il governo per definire il contenuto del referendum. Per la cronaca, la decisione è stata presa con 33 voti a favore, 13 contrari e 2 astenuti.
Chiamare i sardi al voto per l’indipendenza 2. I sardisti che solo qualche mese fa avevano ospitato Giancarlo Busato, organizzatore nel Veneto di una consultazione on line da cui era emersa la volontà di indipendenza, esultano: «Sono soddisfatto per quanto stanno facendo i veneti», ha commentato Giacomo Sanna, presidente del Psd’Az, «è quanto chiediamo da tempo nel nostro consiglio regionale. I sardi devono potersi esprimere su un tema fondamentale per il futuro del nostro popolo e dell’intera Europa».
Chiamare i sardi al voto per l’indipendenza 3. L’augurio dei sardisti è chiaro: «Sia consentito anche ai sardi di esprimersi in una regolare consultazione popolare per decidere se fare della Sardegna una Repubblica indipendente e sovrana dell’Europa, allo stesso modo di come si sta procedendo in Scozia, di come si farà presto in Catalogna e ora anche in Veneto». In Veneto la decisione è stata preceduta da una raccolta di firme, (30 mila), 182 ordini del giorni di altrettanti Consigli comunali tutti a sostegno di una repubblica indipendente e sovrana. In realtà, però, il percorso è tutto in salita: il Consiglio regionale del Veneto, infatti, ha mostrato al momento del voto divisioni trasversali negli schieramenti e nelle singole forze politiche.
Chiamare i sardi al voto per l’indipendenza 4. E c’è ancora di più: il risultato è stato contestato anche dalle forze più intransigenti verso il governo di Roma alle quali non è piaciuto il mandato assegnato a Luca Zaia e cioè di «negoziare con Roma i contenuti del referendum». I sardisti preferiscono cogliere l’aspetto positivo: «L’indipendenza non è certo un tabù per nessuno», dice Giacomo Sanna. Il Psd’Az ha da tempo avviato un progetto di consultazione popolare (anche on line), per raggiungere l’obiettivo. «C’è un grande fermento e quello dell’indipendenza è un tema di cui si parla da sempre», spiega il presidente sardista, «ma ora è diventato di grandissima attualità. La gente non sta bene e vede l’indipendenza come uno strumento di libertà».
Chiamare i sardi al voto per l’indipendenza 5 . L’analisi dei sovranisti è un po’ diversa: Gesuino Muledda, leader dei Rossomori, vede la Sardegna come una regione sovrana ma associata all’Europa: «Serve più Europa e dobbiamo intervenire subito e per questo occorre un nuovo ruolo da parte degli intellettuali. Il sovranismo non è separatismo, né isolazionismo ma è progressista». Come dire: sono maturi i tempi per un federalismo europeo. «L’autonomia, nata nel sardismo non può esistere senza la competenza degli intellettuali per gestire il governo e l’autogoverno».
Chiamare i sardi al voto per l’indipendenza 6. Sulla necessità di avere un progetto sociale diverso si è espresso anche il neo deputato europeo Renato Soru: «La questione sarda non è più quella di cinquant’anni fa e non è nemmeno l’indipendenza. Nessuno può volere una giustizia sarda o pensare di battere moneta. Siamo dentro la costruzione europea e allora il problema è avere una sovranità diffusa arrivando a una politica fiscale comune». La contraddizione è che mentre gli stati-nazione sembrano più lontani e cresce l’esigenza di autonomia delle regioni, aumenta anche la volontà del governo di accentrare i poteri e cancellare le specialità.
Mario Bruno, ex consigliere regionale del Pd, è diventato il nuovo sindaco della Riviera. Ha superato la sua avversaria politica Maria Grazia Salaris di oltre 2300 preferenze, più del doppio rispetto a quelle registrate al primo turno. Alla fine il risultato è stato di 9893 voti (56,8 per cento) contro 7531 (43,2 per cento). Una vittoria tutta personale, ottenuta nonostante le divisioni interne al Pd e la frantumazione di tutto il centrosinistra cittadino.
Anche i canoni d’affitto rappresentano un impegno pesante per i contribuenti della Sardegna. Le cifre parlano chiaro: solo per dare spazio agli uffici centrali la Regione spende ogni anno un milione e 962 mila euro, di cui quasi due terzi finisce nelle casse dell’editore-imprenditore Sergio Zuncheddu che nell’arco dei dodici anni di locazione per due immobili incasserà quasi 19 milioni di euro. Un altro milione e 317 mila euro esce dalle casse pubbliche ogni anno per le sedi periferiche della Forestale, sparse in tutta l’isola. I dati sono online, come quelli che riguardano le sontuose pensioni degli ex consiglieri regionali. Finora però soltanto la Procura della Repubblica ha provato a veder chiaro in questa voce di spesa sorprendente, partendo da informazioni di stampa.