Le audizioni della Commissione “Autonomia” sul nuovo STATUTO SARDO e sulle riforme istituzionali (4 – 6 giugno 2014)
Di seguito la sintesi delle opinioni espresse dagli ex presidenti della Regione: Pietro Soddu, Angelo Roich, Antonello Cabras, Italo Masala. Dai presidenti del Consiglio: Giacomo Spissu e Felicetto Contu. Dall’ex presidente della Regione Renato Soru. Dai deputati Roberto Capelli (Cd), Andrea Vallascas (M5S). Dai parlamentari sardi Emanuele Cani (Pd), Romina Mura (Pd), Francesco Sanna (Pd), Pierpaolo Vargiu (Riformatori), Luciano Uras (Sel), Roberto Cotti (M5S) e Ignazio Angioni(Pd). Fonte: ufficio stampa del Consiglio regionale.
Riforme. In Commissione “Autonomia” gli ex presidenti della Regione Pietro Soddu e Angelo Roich.
Cagliari 4 giugno 2014 – Gli ex presidenti della Regione, Pietro Soddu e Angelo Roich, sono stati sentiti nel pomeriggio dalla Prima Commissione del Consiglio regionale nell’ambito delle audizioni programmate sul tema delle riforme istituzionali.
Pietro Soddu (sette volte alla guida della Regione dal 1972 al 1980) non ha nascosto le sue perplessità sul metodo di consultazione adottato dalla Commissione. “In questo momento di delegittimazione della politica – ha detto Soddu – sarebbe necessario portare la discussione fuori dal palazzo. In Europa, basta pensare a ciò che succede in Scozia, Spagna e Francia, sul tema delle riforme si ricorre sempre più frequentemente ad un pronunciamento diretto del corpo elettorale. Questo aspetto in Sardegna sembra trascurato nonostante la presenza di forze sovraniste e indipendentiste in Consiglio regionale”.
Soddu ha poi puntato l’attenzione sulla riforma costituzionale avviata dal Governo e orientata verso una “visione centralista”. Il Consiglio, secondo l’ex presidente della Giunta, deve avere più coraggio, servono strumenti più forti della mera consultazione. “Più sovranità e meno autonomia” - ha detto Soddu – rispolverando un suo vecchio slogan. “La nuova questione sarda deve fondarsi su tre elementi: modernità, identità e cittadinanza. La Sardegna – ha sottolineato – non può rinunciare a un nuovo processo di modernizzazione, a una partecipazione attiva al grande cambiamento in atto a livello globale e a capire come difendere le radici profonde della sua identità”. Sul concetto di cittadinanza, Soddu ha ricordato che lo Statuto “è frutto della Costituzione italiana. Lo Stato, cento anni dopo la fusione perfetta del 1848, ha restituito alla Sardegna una forma, seppur parziale, di autogoverno. Rinunciare alla Costituzione sarebbe un’impresa ardua, la cittadinanza non si può buttare a mare”.
Sul nuovo modello di sviluppo, Pietro Soddu ha ribadito la necessità di puntare ancora sull’industria, moderna e tecnologicamente avanzata. “Non conosco modelli di sviluppo che possano fare a meno delle attività industriali. Impossibile dare risposte solo con il turismo o il settore primario”. Ampi margini di intervento esistono invece in agricoltura: “in questo settore – ha detto Soddu – il Piano di Rinascita non ha avuto piena attuazione. Si sono create le infrastrutture, con le dighe e i canali di irrigazione, ma non si sono ottenuti risultati, mentre le industrie hanno prodotto ricchezza per 40 anni”.
Per Angelo Roich, presidente della Giunta dal 1982 al 1984, l’attuale legislatura si giocherà sul tema delle riforme. Una questione decisiva per l’Isola in un’epoca che vede gli spazi delle Regioni appiattiti dalla globalizzazione e la sovranità degli Stati ridimensionata dall’invadenza dell’Unione Europea. Per questo, secondo Roich, occorre procedere a una revisione dello Statuto senza cambiarne i principi e i valori. “Non si deve correre il rischio di un declassamento della Carta costituzionale della Sardegna. Il nuovo Statuto può creare un’autonomia rinnovata, fondata su un nuovo patto con il parlamento italiano e con quello europeo. Ma un patto federativo sarebbe riduttivo senza un’intesa tra le Regioni a Statuto Speciale e l’Unione Europea”.
Sul metodo con cui riscrivere lo Statuto, Roich ha sottolineato la centralità del Consiglio regionale esprimendo perplessità sul ricorso all’Assemblea Costituente. “Quest’ultimo organismo avrebbe un valore importante se eletto dal popolo, ma è un percorso difficile perché si potrebbe creare un conflitto con il Consiglio”. Secondo l’ex presidente della Regione, “una soluzione potrebbe essere quella di una Consulta da affiancare alla Commissione Autonomia”.
Il nuovo Statuto, ha proseguito Roich, “deve rappresentare la sintesi delle culture, della storia di un popolo e della sua spiritualità. L’unità dei sardi deve ritrovarsi nei principi e nei valori fondamentali, primo fra tutti quello dell’autogoverno”. In questa battaglia, secondo l’ex presidente, la Sardegna non sarà sola ma potrà contare sull’appoggio di altre nazioni senza Stato, come la Catalogna, la Navarra, i Paesi Baschi, la Galizia e la Scozia. L’obiettivo deve essere quello di un’Europa dei popoli e delle piccole patrie”.
Roich ha infine suggerito alla Commissione di non rinunciare ad alcuni contenuti dello Statuto. “La previsione dell’articolo 13 sul Piano di Rinascita è un unicum giuridico – ha detto Roich – da difendere per il solo fatto che sancisce la parità tra Stato e Regione”. Da rispolverare anche la norma sull’istituzione dei punti franchi. “Questa ipotesi non sarebbe guardata con sfavore dall’Europa – ha sottolineato l’ex presidente della Regione – la Sardegna ha infatti una posizione strategica nel Mediterraneo, l’istituzione di punti franchi in tutte le zone industriali aprirebbe prospettive straordinarie di sviluppo e di occupazione per i giovani”.
I lavori della Commissione proseguiranno domani mattina con le audizione degli ex presidenti della Regione e del Consiglio regionale Antonello Cabras, Italo Masala, Felicetto Contu, Lello Mereu e Giacomo Spissu.(PSP)
Riforme. Audizione in Commissione “Autonomia” degli ex presidenti di Regione e Consiglio Antonello Cabras, Italo Masala, Giacomo Spissu e Felicetto Contu
Cagliari 5 giugno 2014 – Vanno avanti le audizioni della Prima Commissione sul tema delle riforme. Il parlamentino dell’Autonomia ha sentito in mattinata gli ex presidenti di Regione e Consiglio Antonello Cabras, Italo Masala, Giacomo Spissu e Felicetto Contu.
Antonello Cabras, presidente della Giunta regionale dal novembre del ’91 al giugno del ’94, ha ricordato i numerosi tentativi di riforma dello Statuto portati avanti negli ultimi vent’anni. Tentativi che però non hanno prodotto risultati, se non alcune modifiche parziali della Carta in materia di entrate e forma di governo. “Oggi – ha sottolineato Cabras – è ancora più difficile pensare ad una revisione dello Statuto. Al centro delle riforme nazionali non ci sono più le regioni ma i comuni. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi incarna questa idea. Il rischio è aprire un dibattito sulle riforme con chi non è disposto ad ascoltare”. Per questo, secondo l’ex presidente della Regione, “ogni progetto di revisione dello Statuto deve essere realista, altrimenti si corre il pericolo di un arretramento della nostra autonomia”. La Regione sarda può comunque esercitare le sue potestà esclusive in alcune materie – ha aggiunto Cabras – “se non lo fa è perché non vuole farlo”. E’ ciò che è successo con la forma di governo: l’elezione diretta del Presidente è una conseguenza della modifica del Titolo V della Costituzione, ma il Consiglio poteva anche puntare sul presidenzialismo puro, soluzione – secondo Cabras – più efficace per il governo di una regione come la Sardegna.
L’ex presidente della Giunta ha poi affrontato il tema del riordino degli Enti Locali. “Le proiezioni demografiche parlano chiaro. La Sardegna, nei prossimi decenni, scenderà sotto il milione di abitanti. L’attuale sistema non reggerà: occorre mettere insieme i comuni e studiare nuovi modelli di governance per il livello intermedio”. Un accenno, infine, alle questione economica: “la Sardegna deve difendere la sua autonomia fiscale – ha detto Cabras -e prevedere un prelievo totale sulle attività svolte nel territorio della Regione. La riforma non può, inoltre, non tenere conto dei vincoli europei sempre più condizionanti. Il patto di stabilità non può applicarsi allo stesso modo in tutti i territori. Chi vive a Cuneo ha più opportunità di un abitante della provincia di Nuoro”.
Italo Masala, presidente della Regione dall’agosto del 2003 al giugno del 2004, ha suggerito alla Commissione di guardare con attenzione ai progetti di riforma portati avanti a livello nazionale. “Saranno più veloci di noi – ha detto Masala – da soli si rischia di non andare da nessuna parte. Bisogna ottenere la giusta considerazione da parte del Governo”. Masala ha poi ricordato il tentativo, fallito, di dotare gli esecutivi regionali di un potere più forte in situazioni di urgenza. “Nel 2001 si provò ad inserire nella riforma del Titolo V della Costituzione la previsione per le regioni a Statuto Speciale di intervenire, per casi particolari, con decreti legge. Il governo si oppose”. Ecco perché è urgente, secondo l’ex presidente della Giunta, entrare nel dibattito sulla riforma del Senato che “deve essere, necessariamente, una sede di confronto tra lo Stato e le autonomie locali”.
Sulla forma di governo, Masala ha suggerito una via che garantisca più equilibrio di poteri tra Giunta e Consiglio. “La potestà di indirizzo politico in capo al Presidente della Regione è oggi più forte con il sistema di elezione diretta. Il quadro è sbilanciato. Forse sarebbe il caso di prevedere anche l’elezione diretta di un vicepresidente per evitare che il corso di una legislatura venga condizionato dalla volontà del capo dell’esecutivo”.
Sul riordinamento degli enti locali, Masala ha sottolineato la necessità, oggi ancora più marcata dopo l’abolizione delle province, di garantire una rappresentanza ai territori. “Difficile pensare che una sola città metropolitana come Cagliari possa rappresentare tutta l’Isola. Occorre trovare soluzioni alternative”. Nel suo intervento, l’ex presidente ha toccato per ultimo il tema della riorganizzazione della macchina regionale. “La legge 31/98 ha avuto il merito di separare funzioni politiche e amministrative. Abbiamo assistito però ad una proliferazione di servizi – ha detto Masala – che ha creato problemi nel funzionamento della struttura pubblica”.
Giacomo Spissu, presidente del Consiglio nella XIII legislatura, ha sottolineato la necessità di inquadrare ogni proposta di riforma in un contesto più ampio. “Affrontare questo tema – ha detto Spissu – senza considerare ciò che succede a livello nazionale e internazionale ci espone a grandi rischi”. In Italia, ha ricordato l’ex presidente dell’Assemblea, si è passati dall’autonomismo al regionalismo diffuso per arrivare poi al federalismo. “Ora c’è una spinta neocentralista che rimette in discussione non solo il rapporto Stato-Regione ma anche quello tra Regione ed enti locali. I progetti di revisione dello Statuto devono muoversi in contesti favorevoli altrimenti rischiano di fallire. Questo aspetto deve essere vagliato attentamente dal Consiglio. Attenzione a toccare lo Statuto perché c’è il rischio di peggiorarlo”. Spissu si è poi soffermato sul metodo da adottare per le riforme bocciando senza mezzi termini l’ipotesi dell’Assemblea Costituente. “Sarebbe una soluzione velleitaria – ha detto Spissu. A un soggetto costituente si ricorre dopo le guerre o in situazioni di emergenza democratica. Ogni proposta dell’Assemblea andrebbe comunque vagliata dal parlamento”. Meglio dunque affidare il compito ad un altro organo. “Nel 2006 – ha ricordato Spissu – venne approvata la proposta per l’Istituzione di una Consulta che nella fase istruttoria affiancasse il Consiglio lasciando a quest’ultimo la potestà legislativa. Questa può essere ancora oggi una buona soluzione”. Secondo Spissu l’aula può comunque procedere in piena autonomia all’approvazione della legge Statutaria e alla modifica delle storture dell’attuale legge elettorale.
Sul fronte della riorganizzazione della macchina amministrativa, l’ex presidente del Consiglio ha evidenziato la mancanza di un’idea chiara. “Serve una riforma complessiva degli enti locali che preveda una nuova allocazione dei poteri e una ridefinizione del sistema dei controlli.”
Felicetto Contu, presidente del Consiglio nella VI e nella VII legislatura, ha rivendicato i risultati ottenuti dalla Sardegna in termini di progresso economico e sociale nella stagione dell’Autonomia. “Oggi è indubbio – ha detto Contu – che lo Statuto debba essere rivisitato, ma il compito è arduo. La riforma nazionale va verso uno Stato centralista. Compito dei legislatori sardi è, non solo la difesa delle nostre prerogative, ma anche l’accrescimento degli spazi di sovranità”. Secondo il decano della politica sarda, è necessario darsi un obiettivo, anche il più ambizioso come l’indipendenza, ma occorre ragionare per gradi. Gli esempi sono tanti: in alcune regioni d’Europa, come i Paesi Baschi, la Catalogna e le Canarie – ha detto Contu – “si esercitano poteri statuali su alcune materie. La Sardegna potrebbe far tesoro di queste esperienze e mutuarle nel proprio ordinamento”.
L’ex presidente del Consiglio dopo aver evidenziato la mancata attuazione di alcune disposizioni dello Statuto, in particolare quelle sul Piano di Rinascita e sui punti franchi, si è poi soffermato sulle modalità con le quali procedere alla riforma. “Sono tendenzialmente favorevole all’Assemblea Costituente – ha detto Contu – ma non è una posizione ideologica. In ogni caso – ha concluso l’ex presidente – qualsiasi proposta di modifica dovrà essere sottoposta ad un referendum consultivo”.
Le audizioni della Commissione proseguiranno domani, venerdì 6 giugno, con l’intervento dei parlamentari sardi. (PSP)
Riforme. Audizione in Commissione “Autonomia” dell’ex presidente della Regione Renato Soru.
Cagliari 6 giugno 2014 – Si è conclusa nella tarda mattinata, in Commissione Autonomia, l’audizione sulle riforme dell’ex presidente della Regione Renato Soru, neoeletto al Parlamento europeo.
Nel suo intervento, Soru ha toccato i punti fondamentali all’attenzione della Commissione: riforma dello Statuto, riordino degli Enti Locali, riorganizzazione della macchina amministrativa regionale.
Sulla prima questione, l’ex presidente della Regione ha rimarcato la necessità di tener conto del contesto politico e sociale in cui si vorrebbe avviare la stagione delle riforme istituzionali. Secondo Soru, “non c’è oggi l’urgenza di procedere alla riscrittura dello Statuto. Meglio ripartire dalla legge statutaria, strumento che consentirebbe alla Sardegna di ottenere un reale cambiamento”. Su questo versante, ha affermato Soru, il Consiglio potrebbe agire in piena autonomia senza dover sottoporre il provvedimento all’attenzione del Parlamento nazionale. “Penso a una Statutaria pesante – ha detto Soru – con un preambolo di principi e valori simile a quello della Costituzione italiana”. Per l’ex presidente della Regione, scrivere una buona legge consentirebbe di ripensare la società sarda nel suo complesso. “Penso a una società digitale – ha detto Soru – la nostra piccola patria può fare da apripista per l’Europa. La facilità d’accesso alla rete per la pubblica amministrazione, le imprese, le scuole e i semplici cittadini consentirebbe di attenuare lo svantaggio dell’insularità offrendo opportunità di sviluppo e di progresso”.
Sul riordino degli Enti Locali, Soru ha parlato di “ferita aperta” riferendosi al caos determinato dall’abolizione delle province. “Su questa materia – ha ricordato Soru – la Regione ha competenza primaria. I nostri poteri sono stati usati per creare quattro nuove province per poi cancellarle dopo pochi anni. Con le istituzioni non si scherza, in questo modo si crea solo confusione”. Una situazione da sanare al più presto, secondo Soru, “quella dell’istituzione delle città metropolitane potrebbe essere una soluzione condivisa”.
L’ex presidente della Giunta ha poi parlato delle difficoltà dei comuni sardi. “Sono favorevole a mantenere le municipalità come presidio di democrazia e di partecipazione comunitaria – ha affermato – accorpando però i servizi”. Soru si è detto favorevole alle Unioni di Comuni che gestiscano unitariamente i servizi fondamentali e ha lanciato la proposta di un centro unico regionale di erogazione della spesa: “garantirebbe forti risparmi e servizi migliori per i cittadini”.
Sull’organizzazione della Regione, Soru ha indicato la strada di una legge di riordino contestuale alla Statutaria. “Bisogna superare il modello ministeriale – ha detto – per rendere la macchina più snella ed efficiente”. Per Soru occorrerebbe rivedere anche il principio di separazione delle funzioni politiche da quelle amministrative introdotto dalla Legge Bassanini: “politici e dirigenti devono poter dialogare. Chi ha la responsabilità della guida politica deve avere la possibilità di incidere nelle scelte”. Da Soru, infine, un invito a far presto: “il processo delle riforme deve essere portato a termine entro un anno”.
Le indicazioni dell’ex presidente Soru sono state accolte positivamente da tutti i componenti della Commissione presenti alla seduta.
“Sollecitazioni utilissime, secondo Roberto Deriu (Pd), il ricorso alla Statutaria evita il rischio di una revisione dello Statuto al buio e consente la massima espansione del suo spazio giuridico mantenendo la protezione costituzionale”. Piena condivisione da parte del consigliere del PD anche sull’idea della digitalizzazione della Sardegna. “La Rinascita digitale – ha detto Deriu – oltre che un efficace slogan potrebbe rappresentare il nuovo orizzonte dell’Autonomia sarda”.
Il vicepresidente della Commissione Stefano Tunis (Forza Italia) ha espresso apprezzamento per le sollecitazioni di Renato Soru. “La cifra alta con cui il presidente ha tracciato il percorso di riforma va incoraggiata. Se queste sono le premesse garantirò la massima collaborazione per dare gambe al processo riformatore”.
Per Salvatore Demontis(PD), l’intervento di Renato Soru fornisce un contributo fondamentale ai lavori della Commissione. “L’approccio pragmatico è quello che serve per cambiare la Sardegna – ha detto Demontis – l’idea di una Statutaria rinforzata può essere la chiave di volta per sbloccare l’impasse istituzionale”.
In conclusione di seduta, il presidente della Prima Commissione, Francesco Agus ha sottolineato l’urgenza di arrivare ad un risultato in tempi rapidi. “Entro tre mesi – ha annunciato Agus – la commissione proverà a chiudere la fase istruttoria sulle riforme per consegnare un testo al Consiglio da approvare entro la primavera del 2015”. (PSP)
Riforme. Audizione in Commissione “Autonomia” dei deputati Roberto Capelli(Cd) Andrea Vallascas (M5S).
Cagliari 6 giugno 2014 – I deputati sardi Andrea Vallascas, del Movimento Cinque Stelle, e Roberto Capelli, del Centro Democratico, sono stati sentiti in mattinata dalla
Prima Commissione del Consiglio regionale nell’ambito delle audizioni sulle riforme istituzionali.
Andrea Vallascas, in apertura del suo intervento, ha illustrato i contenuti del progetto di riforma nazionale sul Titolo V della Costituzione. “Una riforma che – ha detto l’esponente del M5S – incide sulle prerogative delle regioni a statuto ordinario e non intacca, per il momento, quelle delle regioni a statuto speciale. Tuttavia, la direzione presa dal Governo invita a tenere alta la guardia perché sembra affermarsi l’idea che la specialità sia ormai superata”. Secondo Vallascas, le ragioni dell’autonomia sono invece rafforzate in un mondo dove le differenze vengono ingigantite dallo sviluppo tecnologico e dagli effetti della globalizzazione.
“La proposta di revisione del Titolo V è confusa – ha detto Vallascas – si tratta di un progetto calato dall’alto che rischia di scatenare la bagarre in Parlamento”. Per il deputato del Movimento Cinque Stelle la specialità sarda va difesa “ma occorre però verificare le ragioni per cui non si può parlare di autonomia compiuta e il perché della mancata attuazione dello Statuto”. Vallascas ha illustrato i risultati di una recente indagine sul regionalismo affidata dal Parlamento ad alcuni illustri costituzionalisti. “Il quadro non è roseo. La Sardegna è in forte ritardo rispetto ad altre regioni speciali che invece, attraverso le norme di attuazione, hanno dato gambe alla loro autonomia”. Sulle riforme, Vallascas ha sottolineato l’esigenza di avviare un percorso partecipato senza imbrigliarlo nelle regole che hanno fatto fallire negli anni scorsi gli altri tentativi. “L’autonomia sarda – ha concluso Vallascas – può essere rinnovata solo attraverso un legame forte con i cittadini che partecipano al processo riformatore”.
Roberto Capelli, in premessa, ha rimarcato la necessità di procedere ad una verifica attenta e puntuale sull’effettiva attuazione dello Statuto sardo. “E’ chiaro a tutti che qualcosa non ha funzionato – ha detto l’esponente del Centro Democratico – adesso siamo in una fase delicata che richiede consapevolezza e capacità di proposta”. Nel merito, il deputato nuorese ha evidenziato la necessità di rivisitare l’articolo 8. “La vittoria della battaglia sulle entrate ha migliorato il quadro finanziario della Sardegna – ha detto Capelli – ma addossarsi tutti gli oneri su sanità e trasporti è stato un errore”. Sulla sanità, l’esponente del Centro Democratico si è detto favorevole a una riforma del Titolo V che “riporti le competenze in capo allo Stato e disegni un unico sistema sanitario nazionale”. Capelli ha poi espresso preoccupazione sugli effetti che la riforma costituzionale avviata dal Governo Renzi potrebbe avere sulla nostra specialità, a partire dal ruolo affidato alle regioni a Statuto speciale nel nuovo Senato.
Sul metodo con il quale avviare le riforme in Sardegna, Capelli ha ribadito la posizione del suo partito, orientata verso lo strumento dell’Assemblea Costituente. “Opzione oggi ancora più utile – ha concluso l’esponente del Cd – la politica ha bisogno di recuperare autorevolezza e l’Assemblea Costituente rappresenta una risposta chiara alla richiesta di un pieno coinvolgimento della società civile”. (PSP)
Riforme. Audizione in Commissione “Autonomia” dei parlamentari sardi Emanuele Cani (Pd), Romina Mura (Pd), Francesco Sanna (Pd), Pierpaolo Vargiu (Riformatori), Luciano Uras (Sel), Roberto Cotti (M5S) e Ignazio Angioni(Pd)
Cagliari 6 giugno 2014 – Con l’audizione dei parlamentari sardi Emanuele Cani (Pd), Romina Mura (Pd), Francesco Sanna (Pd), Pierpaolo Vargiu (Riformatori), Luciano Uras (Sel), Roberto Cotti (M5S) e Ignazio Angioni(Pd) si è conclusa in serata la maratona sulle riforme della Prima Commissione permanente del Consiglio regionale.
Dai deputati e senatori sardi sono arrivate informazioni utili sull’iter parlamentare della proposta di riforma del Titolo V della Costituzione e alcune valutazioni di merito su come procedere nel confronto con lo Stato.
Roberto Cotti, senatore del Movimento Cinque Stelle e componente della Commissione Bicamerale per gli Affari Regionali, dopo aver informato l’organismo consiliare sui lavori svolti in questi mesi, ha manifestato una forte preoccupazione per la direzione presa dalla riforma. “Le autonomie sono a rischio – ha detto Cotti – la modifica dell’art.117 del Titolo V prevede l’eliminazione della potestà concorrente Stato-Regione e un assorbimento di competenze da parte dell’amministrazione centrale. La norma riguarda le regioni a statuto ordinario ma potrebbe poi estendersi a quelle a statuto speciale. La Sardegna deve rivendicare la natura pattizia del suo Statuto per impedire procedure di modifica senza il suo assenso”.
Per Romina Mura, deputato del PD, l’attuale fase politico-istituzionale deve essere “necessariamente costituente” se si vuole restituire autorevolezza alle istituzioni. L’esponente del Partito Democratico ha sottolineato la necessità di riflettere sulla mancata attuazione dello Statuto: “l’Autonomia – ha detto Mura – si difende utilizzando le prerogative che discendono dalla specialità”. Mura ha poi evidenziato i mutamenti della società sarda durante i 60 anni di autonomia: “Oggi la Sardegna non ha più la stessa popolazione e la stessa organizzazione politica. Eppure nulla è cambiato. Serve un riordino degli enti locali, la specialità si tutela non solo con le rivendicazioni nei confronti dello Stato ma anche declinandola nel territorio. La riforma – ha concluso Mura – dovrà inoltre tener conto del peso dell’Europa nelle scelte delle regioni”.
Luciano Uras, senatore di Sel, ha incentrato il suo intervento sulla necessità di studiare un impianto normativo che consenta di riformare le istituzioni e avvicinarle ai bisogni della gente. “Oggi ha detto Uras – si scontrano due visioni: una centralista (che prevede interventi anticrisi pensati a livello internazionale e insensibili ai bisogni delle persone e delle comunità), e una localista (attenta ai luoghi e allo sviluppo armonico dei territori). Noi preferiamo la seconda”. Secondo Uras, spetta alle autonomie locale arginare la deriva speculativa-finanziaria. “Se si vuole questo non ci si può accontentare di utilizzare la legge statutaria per ampliare gli spazi della specialità. Serve una nuova fase costituente – ha concluso Uras – che veda il popolo sardo protagonista”.
Emanuele Cani, deputato del Pd, ha escluso una volontà accentratrice del Governo Renzi. “La riforma del Titolo V della Costituzione – ha detto Cani – arriva nel momento giusto e rappresenta una grande opportunità per riformare e accrescere la nostra specialità”. L’esponente del Partito Democratico ha definito “urgente la riorganizzazione della macchina amministrativa regionale se si vuole recuperare credibilità e presentarsi con le carte in regola al confronto con lo Stato”. Per Cani, occorre costruire un rapporto paritario con il Governo e ridefinire le relazioni con Bruxelles . “Per la sua posizione strategica nel Mediterraneo la Sardegna può ritagliarsi un ruolo di rilievo nell’Europa del futuro”.
Francesco Sanna, deputato del Pd, non ha negato il clima sfavorevole in Parlamento nei confronti delle regioni a statuto speciale. “Per questo – ha detto – occorre porsi in modo diverso nei confronti delle istituzioni nazionali”. Sanna ha ricordato gli errori fatti in passato e le troppe assenze della Regione nei momenti di confronto con lo Stato. “In questa fase – ha detto il deputato del Pd – serve credibilità, presenza e razionalità. Non servono le battaglie distruttive”. In passato – ha affermato Sanna – “abbiamo avuto diverse opportunità che non siamo riusciti a sfruttare”. Spesso l’input per il cambiamento è arrivato da Roma, come nel caso della modifica alla legge elettorale. Eppure “non siamo riusciti a far valere la nostra specialità rinunciando ad inserire in quella legge il principio della rappresentanza dei territori più deboli e la norma sulla parità di genere. L’Autonomia può essere rafforzata – ha concluso Sanna – ma molto dipende da noi”.
Pierpaolo Vargiu – deputato di Scelta Civica-Riformatori – ha invocato un intervento sui regolamenti interni delle istituzioni per renderle più efficienti e al passo con i tempi. Per Vargiu è inoltre urgente procedere a un riordino degli enti locali. “Il Consiglio – ha detto il deputato dei Riformatori – non ha dato ancora attuazione al referendum del 2012 che ha abolito le province”. Da Vargiu anche una sollecitazione a tenere la barra dritta sulla difesa dei diritti “Gli accordi si rispettano. Male ha fatto la Regione a non ricorrere alla Corte Costituzionale contro l’impugnazione della norma sulle accise da parte del Governo”. Sul metodo con cui avviare le riforme, Vargiu ha ribadito, infine, la posizione del suo partito sull’Assemblea Costituente “unico strumento che assicura la partecipazione e il consenso popolare”.
Ignazio Angioni, senatore del Pd, ha espresso apprezzamento per l’orientamento della Commissione sul fronte della semplificazione amministrativa. A distanza di 20 anni dalla legge Bassanini e di 13 anni dalla riforma del Titolo V della Costituzione il sistema si è quasi bloccato. Occorre rimuovere gli ostacoli burocratici che frenano lo sviluppo”. Secondo Angioni, restituire potestà esclusiva allo Stato su alcune materie come l’energia e il lavoro non rappresenterebbe un fattore negativo per la Sardegna. “Non tutto quello che si ha in carico si trasforma in attività virtuose – ha detto il senatore del Pd – la potestà concorrente ha, in molti casi, appesantito il sistema Paese. Posizioni solo difensive – ha concluso Angioni – rischiano di far perdere terreno all’Autonomia. La Sardegna dovrà individuare altre ragiooni per rivendicare una specialità più moderna, capace di rappresentare gli interessi diffusi”.
I lavori della Commissione proseguiranno lunedì 9 giugno. Alle 10 è in programma l’audizione di altri parlamentari sardi. Nel pomeriggio, alle 16, saranno invece sentiti i rappresentanti di Cgil, Ugl e Uil. (PSP)
By giovanni, 7 giugno 2014 @ 17:08
roma non prenderà mai decisioni a favore dello sviluppo per la Sardegna,molto probabilmente il popolo sardo,non è a conoscenza delle priorità della politica romana,prima viene Roma ed il resto si vedrà.La Sardegna si metta il cuore in pace,non ha niente a che vedere con il continente,la citta più ricca d’Italia è il comune di livigno che ha sfruttato bene una legge fatta tanti anni fa,copiare,qualche volta si può,giovanni vi saluta caramente.