Sassari al voto: la crisi di una città, di Giovanni Bua
Da LA NUOVA SARDEGNA, 12 MAGGIO 2014.
Il vento del nord, che a febbraio aveva gonfiato le vele del governatore Pigliaru, si è trasformato in tempesta. E ha spazzato via partiti e schieramenti, candidati e segretari, coalizioni e collocazioni. Risultato: i tre che nel 2010 si sono sfidati per la carica di primo cittadino sono diventati sei. E il 25 maggio il centrosinistra, guidato da Nicola Sanna e da un incerottato Pd, dopo nove anni di incontrastato regno di Gianfranco Ganau, potrebbe fallire il colpo al primo turno e avventurarsi in uno scivolosissimo ballottaggio. Non che i suoi avversari brillino per coesione. Anzi. Della coalizione che 4 anni fa appoggiava Giacomo Sanna sono rimasti solo la rediviva Forza Italia e Fratelli d’Italia-An, che stanno con la dirigente scolastica Rosanna Arru e la sua civica “Sassari progetto Comune”. Via i sardisti, che correranno da soli con Antonio Cardin. E via anche Riformatori e Unidos (che nel 2010, come FdI, non esistevano, ma hanno in pancia un pezzo importante del Pdl) che sosterranno l’avvocato Nicola Lucchi. A completare l’affresco i pentastellati di Grillo, con l’attivista Maurilio Murru. Alle politiche hanno fatto tremare il Palazzo mettendo in cassa uno stratosferico 31,4 per cento, ma, causa salto delle Regionali, non sono facilmente misurabili, men che mai in tornate amministrative. E poi gli immancabili indipendentisti, con il prof precario Cristiano Sabino che corre per il Fronte Indipendentista Unidu. Lo scenario. Sullo sfondo una Sassari che, tra Stato che arretra e industria che smobilita, come tutte le città cresciute a “terziario e fabbrica” paga a prezzi più cari la crisi. E si avvita sui suoi storici problemi: soldi, pochi, in mano ai professionisti e non agli imprenditori. Via per il mare tagliata da una zona industriale che di industria non ha più nulla e dove anche il grande commercio perde molti colpi. Borgate lasciate a loro stesse come gli sbocchi al mare Platamona, l’Argentiera, Fiume Santo. Su cui incombe la partita legata la futuro della chimica (verde o nera che sia) e delle bonifiche. Le colpe. Il tutto complicato da una delle Ztl più grandi di Italia, ancora tutta da digerire. Da un Puc sequestrato a Cagliari per anni che ora attende il nuovo sindaco negli uffici comunali per l’ennesima riscrittura. E da una legislatura fatta di pessimi rapporti con la Regione che sono costati cari su progetti, fondi, infrastrutture e soprattutto sanità, unica vera industria cittadina rimasta. Le colpe? Di Cappellacci e dei suoi “dispetti” per il centrosinistra. Di Ganau e della sua inefficienza per centro, centrodestra e sardisti. Della piovra bipartisan che tutto controlla per M5S e Fiu. Il risultato? Il tempo per Sassari appare scaduto. A dimostrarlo le tensioni che stanno attraversando tutti gli schieramenti. Che, al netto di un astensionismo da record, sembrano non reggere più alla tensione centrifuga di crisi e populismi vari. Centrosinistra. Primo tra tutti tra chi in città dovrebbe farla da padrone: il Pd. L’ex assessore al Bilancio Nicola Sanna è riuscito, dopo trattative “all’ultimo sangue”, a riportare una simil pace nel partito, dopo lo tsumani causato da primarie tutt’altro che festanti. Nelle quali l’affluenza record (13mila al ballottaggio, il doppio di Firenze) più che gioiosa risposta dell’elettorato è sembrata militare convocazione di fazioni già in lotta per il vicino congresso di giugno. A far fibrillare il partito il risultato clamoroso del voto: Sanna infatti correva sostenuto praticamente solo dalla minoranza di Carbini-Manca-Parisi e di Spanedda-Bruno, oltre che dai “suoi” cuperliani. Ed è riuscito (anche se solo per qualche decina di voti) a mandare a casa tutto il resto: dal segretario regionale Silvio Lai, agli ancora influentissimi Giacomo Spissu e Giovanni Giagu, da “mister 10mila preferenze” Gianfranco Ganau, all’astro nascente dei soriani Salvatore Demontis. Alla fine, dopo settimane di tempesta e le dimissioni del segretario provinciale Giuseppe Lorenzoni («non ho nessuna vocazione al martirio», ha detto), l’accordo è stato trovato e la macchina da guerra (12 liste sulle 21 totali con oltre 300 candidati) allestita. Ma i conti veri si faranno dopo il 25 maggio. E non sarà facile farli quadrare. Centro e Centrodestra. Accordo che invece, nel tutt’altro che granitico centrodestra cittadino, non è saltato fuori. Con Forza Italia, guidata di fatto dal consigliere regionale di Sorso Antonello Peru (8mila voti alle Regionali di febbraio), e dal sempreverde Carmelo Porcu, che ha preferito un candidato esterno come Rosanna Arru, dirigente scolastica e figlia di quella Sassari bene che gli azzurri sperano da sempre di intercettare. Nome che ha “falciato” i forzisti cittadini, e su cui non è arrivato l’ok né dei sardisti né della coalizione di centro: Riformatori e Unidos, che andranno con Nicola Lucchi e la sua Sassari è. Sardisti. Discorso a parte meritano i sardisti. Che correranno da soli nonostante fino all’ultimo siano rimasti seduti a tutti i tavoli. A vincere nel partito però è stata la linea dell’ex capogruppo in comune Antonio Cardin, che ha fatto calare il gelo con Giacomo Sanna (anche se i due negano lo strappo). Di Cardin si dice che, in caso di ballottaggio, guarderà “a sinistra”. Ma, a sentir lui e lo scambio di cortesie dei giorni scorsi con Ganau (ha detto che ogni suo atto «meritava l’attenzione della Procura»), non si direbbe. Cinque Stelle. A completare il quadro i “grillini” che appoggiano l’impiegato 42enne Maurilio Murru. Loro sono la vera incognita. Il gruppo cittadino del meetup 79 infatti è radicato, attivo e molto ben voluto anche dai vertici del Movimento, che in città ha mandato big come Di Battista e Di Maio a tirare la volata. E non è un mistero che Grillo dal Nord Sardegna si aspetti, soprattutto per le Europee, molto. Il punto di partenza è il 31,4 per cento delle Politiche, anche se i “nemici” fanno notare che in realtà è lo zero delle Regionali (l’M5S non correva). Se, aiutato anche dal traino del voto per Strasburgo, Murru supererà il 20 per cento difficilmente il ballottaggio potrà essere evitato. E a quel punto le sorprese potrebbero davvero non mancare.