LA GRANDE GUERRA (1915 – 18) E LA SARDEGNA: un nuovo centenario impegnativo. SEMINARIO DI STUDI.
Il seminario di studio è promosso dal gruppo dei blogger e dalla Fondazione Sardinia. Si terrà LUNEDI’ 12 MAGGIO 2014, ore (17,00 – 20,00, nella sede della Fondazione, in CAGLIARI Piazza San Sepolcro 5.
Come per i precedenti, dato che la sala non supera il n° 35 di capienza, si tratta di incontri relativamente riservati a coloro che ricevono questo invito e che abbiano confermato la loro presenza. Pertanto abbiamo previsto lo STRAIMING (CALCA QUI A FIANCO).
La serata verrà introdotta e guidata dal prof. MARIO CUBEDDU, del quale è in stampa un’interessante ricerca sui combattenti sardi originari nell’Oristanese. Per introdurre il tema è il caso di iniziare a porci alcune domande.
La Grande Guerra costituisce un passaggio decisivo per l’entrata nel mondo in cui viviamo. Politica, economia, strutture sociali, tecnologie, rapporti tra i generi, mentalità, cultura, visione del mondo, non saranno più gli stessi. In Europa la ricorrenza viene celebrata con una miriade di iniziative che hanno al centro l’attivazione della memoria pubblica tramite raccolta di documenti (lettere, diari, immagini) riguardanti l’avvenimento. In Italia la reazione al centenario è più fredda. Cosa ha rappresentato la Grande Guerra nella storia italiana: il compimento del Risorgimento, la rivelazione di tutte le fragilità di uno Stato e di una nazione, la premessa del ventennio fascista? Per la Sardegna, che non ha conosciuto la Resistenza, la Grande Guerra ha un’importanza pari, se non superiore, a quella che riveste per le regioni di confine in cui essa si è combattuta. La Sardegna di oggi nasce nelle trincee. Negli anni che seguono, la formazione del movimento autonomistico costituirà “l’avvenimento più importante del Novecento” (Salvatore Sechi). In quegli anni si consumano successi e sconfitte decisivi per la vicenda moderna della nostra isola.
Di fronte a una vicenda così importante come la Grande Guerra, di fronte a ciò che essa ha significato per i sardi, possiamo considerarci soddisfatti di quel che sappiamo? Abbiamo chiarito in maniera definitiva il numero dei morti, dei prigionieri, il destino delle loro spoglie? La monumentomania, espressione del Mito della Grande Guerra e degli usi che ne sono stati fatti in periodo fascista e in periodo repubblicano, non ha forse preso il sopravvento sul reale interesse per le vite reali dei ragazzi della “generazione perduta”? Cosa è stato fatto per capire chi erano, con quale spirito avevano affrontato la guerra e le sofferenze ad essa connesse? Ma davvero il coraggio dei sardi è diverso da quello di altre etnie e popoli? Come si è vissuta la guerra in Sardegna, nelle città, nei paesi, nelle amministrazioni pubbliche, nella Chiesa sarda, nelle famiglie? Quale è stato il ruolo delle donne, sono state loro a sostituire fratelli e mariti in campagna o col gregge? Cosa hanno comportato per loro questi anni? Quale eco ha avuto la guerra nella letteratura e nell’arte, in che modo è stata interpretata, raccontata?