80 EURO IN PIU’ PER 80 ANNI INDIETRO, di Piero Marcialis
Non finisce di sorprendermi la leggerezza e la superficialità di certe considerazioni espresse, anche da ambienti di (forse) vera sinistra, in merito al “regalo” di 80 euro in aggiunta nelle buste paga di (forse) 10 milioni di lavoratori.
Lascio perdere le considerazioni, fondate, sulle reali dimensioni dell’aumento (non saranno 80 per tutti…), sui tagli che si faranno da altre parti (dare con una mano e togliere con l’altra), su tutti gli altri senza salario che non vedranno niente, sulle aspettative senza fondamento di presunti rilanci dell’economia grazie al “regalo” del Governo Renzi.
Mi soffermo invece su quel che mi sorprende.
Innanzitutto il carattere aristocratico, anzi regale o imperiale, della cosa.
Vengono in mente sovrani e aristocratici che buttano dolci e monetine al popolino per ingraziarselo, dall’alto dei loro balconi o dagli sportelli delle loro carrozze; vengono in mente gli Achille Lauro che regalano pacchi di pasta e scarpe destre agli elettori.
Che cosa tutto questo avrebbe in comune con una politica di progresso sociale e materiale del popolo e dei lavoratori mi risulta misterioso.
Una vena economicista senza programmi si incanta a sentire il tintinnio di 80 monetine: finalmente si dà e non si prende! Ammesso che sia vero, compagni della sinistra, non è il caso di leggere più a fondo sulla natura di questo straordinario avvenimento?
E’ il risultato di una lotta di popolo? E l’esito di una vertenza sindacale?
Che fa il sindacato? Ringrazia? Non si rende conto che il primo effetto del regalino è di quello di metterlo fuori ruolo rispetto alla rappresentanza degli interessi dei lavoratori?
Da quando in qua gli aumenti nel salario si decidono fuori dalle trattative contrattuali?
Dato che ci pensa il Governo a migliorare i salari non varrà la pena di aprire tavoli di contrattazione… E infatti il Governo non sembra smanioso di sentire i sindacati, figuriamoci se lo sono le controparti padronali!
Nel 1934 in Italia, proprio 80 anni fa, si affermarono per legge le Corporazioni fasciste. Quale fu il successo che ottenne il corporativismo fascista? Quello di dare a intendere che non serviva più la conflittualità, che i salari e le condizioni di vita dei lavoratori e del popolo sarebbero migliorati senza bisogno di scioperi e di logoranti trattative, senza conflitti: ci avrebbero pensato le Corporazioni, la collaborazione tra padroni e dipendenti.
Si affermarono l’interclassismo, gli interessi superiori della produzione, il superamento del liberalismo e del socialismo, con l’ovvia benedizione della Chiesa Cattolica.
Si affermò il centralismo delle decisioni, con evidente sottomissione alla volontà del Duce e di coloro che col Duce avevano libero dialogo.
Erano le Corporazioni, era il Centro, a decidere i contratti collettivi di lavoro e anche gli aumenti salariali, ma guarda il caso, il potere di acquisto dei salari nel ventennio diminuì e diminuì persino il consumo alimentare degli italiani, una bella cura dimagrante.
E oggi che succede?
Guardiamo la nostra Sardegna: la Coldiretti informa che in questa Pasqua si è speso meno per il cibo (25 milioni di euro in meno!) rispetto all’anno passato (che non era certo l’anno delle vacche grasse); i danni del ciclone di novembre non sono ancora sistemati e da questo Governo del regalino non arrivano aiuti; la Sardegna non ottiene il diritto a un Collegio unico per essere rappresentata in Europa; ai sardi la facoltà di votare tutti uniti, con tanto entusiasmo, il candidato Soru, ombra del Soru che fu, tifoso di Renzi.
Le autonomie locali piano piano vengono messe in soffitta, i centri di elaborazione politica sono muti, la (forse) sinistra collabora con la Destra, comprese certe figure non esattamente limpide, la polizia si avvale di utili “cretini” per reprimere il dissenso, la politica sociale è in via di sparizione, la qualità della vita peggiora, si svelano le stragi antiche, non si parla delle connessioni attuali, si regalano quattro soldi e i tifosi sono contenti, applausi, finalmente si cambia verso! Verso dove?