La burocrazia sarda: la macchina da un miliardo.

L’UNIONE SARDA , 28.02.2014.

Guerra alla burocrazia, ha dichiarato (anche) il neo governatore. E sarà durissima. La Regione è la più grossa azienda della Sardegna: ha più o meno 15 mila dipendenti – di ogni tipo e con contratti disparati, tra amministrazione vera e propria, corpo forestale, agenzie, partecipazioni – che costano ogni anno cifre vicine al miliardo di euro. Ci hanno provato a ridimensionare il mostro, e in parte ci sono riusciti con atti piccoli e sparsi, ma sembra una partita persa in partenza. Si annuncia pure un ritorno al passato: dopo il decentramento il percorso inverso, dagli enti in liquidazione si riverseranno presto sul bilancio di viale Trento altri impiegati, funzionari, dirigenti, operai. Soltanto le Province hanno un paio di migliaia di anime. «La prima cosa che ho fatto quando mi sono insediato è stata una grande Riforma», dice l’assessore al personale uscente, Mario Floris. Era il 2011, della bozza di quel disegno di legge si sono perse le tracce. «Dov’è finita? È rimasta ferma in Commissione, ora decadrà. Tocca alla nuova Giunta e al nuovo Consiglio ritentarci. Però sono riuscito a cancellare l’anacronistica distinzione tra amministrazione centrale, enti pubblici e agenzie. Non c’è più differenza tra i dipendenti». Districarsi tra tabelle e resoconti non è semplice, i dati non coincidono quasi mai, e le informazioni comunicate agli organi di controllo sono frammentarie. In base ai dati dell’ultima relazione della Corte dei conti (la prossima sarà pronta a metà anno), la consistenza effettiva del personale dell’amministrazione regionale – al 31 dicembre 2012 – era di 2779 unità. Per il 2013 si arriva a 2814, la pianta organica ne prevede 177 in più. A questi si aggiunge il Corpo forestale di vigilanza ambientale (1332 persone), 139 dirigenti, 20 esperti del Centro di programmazione, 325 unità relative alla legge 42/89 (albo degli operatori della formazione professionale). La spesa complessiva per tutti questi supera i 280 milioni di euro. Per quanto concerne il personale a tempo determinato, «le assunzioni hanno riguardato soltanto gli uffici di gabinetto e l’ufficio stampa». Così, oltre ai 97 già inseriti, «al 31/12/2012 risultavano in servizio 49 dipendenti, tra i quali 23 con contratti da dirigente e 13 giornalisti». Ancora: in comando figurano altre 54 unità. Spesa totale: poco meno di 3 milioni e mezzo di euro. A giugno scorso, l’assessore Floris sottolineava: «La Regione prosegue nell’azione di contenimento della spesa per razionalizzare i costi del pubblico impiego. Dopo il taglio drastico delle auto blu, di incarichi professionali e consulenze e delle indennità di presidente della Giunta e assessori, la riduzione interessa, da oggi, anche le missioni del personale». Vero. Ma purtroppo le uscite si sono ristrette da un lato e allargate dall’altro. «Le spese per missioni sono state oggetto di un intervento di contenimento, soprattutto per il personale non dirigente», spiega la relazione dei magistrati contabili, «si riscontra invece un incremento della spesa per missioni del presidente e della Giunta». Non solo, aggiunge il procuratore regionale Donata Cabras nella sua requisitoria, «riguardo agli incarichi dirigenziali, non può non rilevarsi che le recenti nomine dei direttori generali, all’esito di un rimpasto dell’esecutivo, si prestino a essere suscettibili di produrre ricadute in termini di incremento della spesa, tenuto conto che gli avvicendamenti hanno interessato tutti gli assessorati». Chiamasi spoil system , è consentito dalla legge, però «si è assistito a una sua applicazione sulla base di un’interpretazione che lo consente anche per le modifiche riguardanti alcuni componenti della Giunta e non solo per il rinnovo dell’intero organo a seguito di consultazioni elettorali». Operazioni assolutamente lecite, e molto praticate ovunque, che però hanno «risvolti sfavorevoli sulla finanza regionale». Il politologo Ernesto Galli Della Loggia, sul Corriere della Sera , ha scritto che quando «una burocrazia dipende dalla politica per il proprio reclutamento, per la sua ascesa ai vertici, si crea un sistema che va a far benedire la necessaria distinzione tra politica e amministrazione, e la seconda, che deve tutto alla prima, non avrà mai il coraggio di prenderla di petto e di opporsi alle sue ragioni in nome dell’interesse generale, ne diventerà serva, anche se serva padrona. Cioè, dietro l’ossequio formale si abituerà a fare il proprio comodo e il proprio interesse, a tessere le proprie relazioni, a favorire gli amici e ad accrescere il potere dei suoi membri». Poi ci sono gli enti e le agenzie – Enas, Ersu di Cagliari e di Sassari, Isre, Agris, Argea, Laore, Conservatoria delle coste, Sardegna promozione, Area, Agenzia del lavoro – circa 2100 dipendenti a tempo indeterminato; Arpas (373), Istituto zootecnico (264), Sardegna ricerche (49), Centri servizi per il lavoro (300). L’Ente foreste, che in tutto, tra fissi, stagionali e tre mesi e a sei mesi batte tutti: ha 6000 operatori, costano oltre 145 milioni di euro l’anno. Una marea di gente che non basta a far camminare l’ elefante : un altro capitolo è quello dei Co.co.co. e delle consulenze, il costo complessivo approssimativamente sfiora i 10 milioni di euro. «Abbiamo di tutto di più», dice Luciano Uras, senatore di Sel e, prima, consigliere regionale di lungo corso e presidente della Commissione d’inchiesta sulla mancata applicazione delle leggi regionali. «In parte la responsabilità è dello Stato centrale e del caos normativo, ma Cappellacci ha messo a tacere tutte le critiche verso un inefficiente apparato amministrativo-burocratico. Tutti, a cominciare da imprenditori e sindacati, chiedono la riforma della Regione, i cui ritardi finiscono per danneggiare i cittadini. Questo apparato, milione più milione meno, costa ai sardi un miliardo di euro. Dirigenti fiduciari, capi di gabinetto, segretari particolari, consiglieri di amministrazione di agenzie e società del sottobosco regionale, presi in base all’appartenenza partitica. E ancora professionisti e studi, pronti ad elargire pareri su commissione, spesso di dubbia utilità».

L’UNIONE SARDA – Politica: Consiglio, ma quanto ci costi?

03.03.2014

IL BILANCIO. Quattro nuovi giornalisti assunti e un concorso per sedici dirigenti al via In via Roma lavorano 138 persone, la spesa è di 34 milioni In Consiglio regionale – nuovi eletti a parte – arrivano altri dipendenti. Quattro giornalisti freschi di contratto e sedici referendari dirigenti (concorso già bandito ma da fare). Accanto all’elefantiaca macchina burocratica dell’amministrazione regionale – oltre 15 mila dipendenti di ogni genere per mansioni, durata e modalità, un miliardo di euro circa di spesa annua – c’è quella che lavora per l’organo legislativo di via Roma. Centotrentasei persone a tempo indeterminato (ma in pianta organica ne sono previste ulteriori 85), più due giornalisti all’ufficio stampa e i nuovi quattro che hanno vinto il concorso dell’estate scorsa (sul quale è stata aperta un’inchiesta, che probabilmente sarà archiviata) assunti da avant’ieri. Nell’esercizio 2103, la voce “personale dipendente” ammonta a 22 milioni 422 mila 500 euro (stipendi, indennità, contributi eccetera), il personale in quiescenza costa 6 milioni 600 mila euro, il personale dei gruppi consiliari 3 milioni 200 mila euro, le spese per il trattamento economico dei giornalisti dell’Ufficio stampa sono di 800 mila euro (esclusi i nuovi), per oneri tributari (Irap) esce poco meno di 1 milione di euro. Dei 136 dipendenti, al quinto livello ce ne sono 14, all’appello ne mancano (secondo la delibera del 2003 che ha riscritto la pianta organica) 16. Il decreto del presidente del Consiglio è stato pubblicato sul Buras del 30 gennaio scorso: concorso pubblico, per esami, a 16 posti di Referendario dirigente, «con lo stato giuridico ed il trattamento economico iniziale del V livello». Ancora: «È prevista una riserva di posti, in rapporto di uno a tre, in favore dei dipendenti di ruolo del Consiglio che siano in possesso del titolo di studio prescritto, conseguito dopo l’assunzione al Consiglio, ed abbiano un’anzianità di servizio effettivo non inferiore ai cinque anni». Per questi, non sono previste prove preselettive. Spiega Mariangela Sedda, segretario generale: «Il referendario dirigente fa attività di consulenza giuridica, procedurale, legislativa e di studio, agli organi, collegi, commissioni e giunte nelle quali è organizzato il Consiglio regionale, e ai singoli consiglieri. Siamo quindi in presenza di una figura tipica dell’organizzazione parlamentare, per la quale non possono valere i rapporti numerici con i dipendenti». Insomma: «Con questo concorso si intende coprire una mancanza superiore al 50 per cento, che non ha eguali nelle altre categorie di personale. Inoltre, l’età media dei referendari in servizio è elevata (l’ultimo concorso per la categoria apicale risale ai primi anni ’80) e di questi ben sei andranno in pensione nei prossimi cinque anni. Pertanto, anche con le nuove assunzioni, al termine della prossima legislatura, si arriverà a una presenza in servizio di 24 unità, inferiore del 20% rispetto alla pianta organica». La retribuzione iniziale del V livello, netta, è di 2.313,08 euro.

 

 

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