Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno III, n° 7, domenica 16 febbraio 2014.

IN CUSTA CHIDA: notiziario settimanale della Sardegna.

SECONDO QUESTA REDAZIONE.  Mentre usciamo sono in corso le elezioni regionali. 1.480.409 elettori decideranno il futuro della Sardegna, mai come ora ad una svolta storica nella sua società, nella cultura, nell’economia, nelle istituzioni. Da stasera alle ore 22,00 verificheremo in quanti si sono assunti le decisioni del comune futuro. Domani sapremo chi di esso ne sarà il titolare istituzionale: Cappellacci, l’italiano che giuoca a fare il sardo; Pigliaru, il professore; Michela, novella Eleonaora; Pili, il sardo convertito sulla via di …; Gigi Sanna, il lettore di bronzi; Devias, il guerriero. Poi controlleremo le liste: quanti vecchi e quanti nuovi; quanti colti e quanti incolti; quanti onesti e quanti furabutti… Ma non basta l’onestà: bisogna essere sardi ed esperti.

La domanda non fatta: CHI DI ESSI  CREDE CHE SIA ANCORA  VIVA? 1. Cappellacci parla di soldi. La Murgia di quanto ha girato per l’Isola. Devias pensa all’autogoverno. Pigliaru ha il chiodo fisso della burocrazia. Pili spiega perché va contro i partiti nazionali. Solo su un argomento i candidati alla presidenza della Regione, parlando  a Dentro la notizia , si sono trovati d’accordo: la lingua sarda. Dicono che bisogna insegnarla, parlarla, coltivarla, diffonderla e amarla. Poi, sul resto, i programmi e i discorsi vanno in direzioni diverse.

Disperazione o prepotenza? Detto e fatto: una veloce seduta mattutina e il nuovo piano paesaggistico regionale fortemente voluto da Ugo Cappellacci ha passato il vaglio della giunta regionale a due giorni dalla consultazione elettorale. Manca il parere motivato «obbligatorio e vincolante» dell’ufficio Savi, responsabile della Vas, la valutazione ambientale strategica.

La domanda non fatta: CHI DI ESSI  CREDE CHE SIANO ANCORA  VIVI? 2. Il primo filmato è sullo spopolamento. Comincia Pier Franco Devias (Fronte indipendentista Unidu), chiama i paesi dell’interno «tombe a orologeria», accusa «l’amministrazione di tipo coloniale». Michela Murgia (Sardegna Possibile) propone «una riterritorializzazione, piccoli ospedali specializzati, aule». Francesco Pigliaru (centrosinistra) sostiene che «bisogna dare forza alle unioni dei comuni, la Regione è stata troppo centralistica». Mauro Pili (Coalizione del popolo sardo) sottolinea che «si devono rivitalizzare i centri storici, recuperando le vecchie case e facendo alberghi diffusi». Ugo Cappellacci (centrodestra) annuncia «che è necessario sostenere le attività tradizionali, carni, formaggi, olio, vino».

Si sono dati appuntamento a Portovesme, davanti ai cancelli dello stabilimento Alcoa. Alla fine hanno preso una decisione. Si sono divisi in almeno trenta auto per poi dirigersi verso la 130 con destinazione Cagliari. Un primo blocco stradale al bivio di Villamassargia, un secondo stop in quello di Siliqua mentre dietro macchine e camion erano costretti a tenere il passo – 50 chilometri l’ora – e a fermarsi quando la guida del corteo lo decideva. Sono spuntate, inevitabilmente, anche le auto della polizia e dei carabinieri. «Diteci di che morte morire».

La domanda non fatta: CHI DI ESSI  CREDE CHE SIANO ANCORA  VIVI? 3. ISTRUZIONE Scuola, università e cultura. Il governatore uscente elenca i milioni spesi per «la ricerca, il master and back, la formazione, la digitalizzazione, i tablet nelle classi». Gli altri lo attaccano. Dice Mauro Pili che «l’istruzione deve essere internazionalizzata, rispondere alle esigenze del mondo del lavoro», aggiunge che «l’ultimo Piano per le infrastrutture è stato messo in campo nel 2002», durante il suo governo. Devias sottolinea che «è inutile pensare ai computer quando mancano le elementari condizioni di sicurezza e l’80 per cento degli edifici dovrebbero essere chiusi perché a rischio crollo». La Murgia vuole investire su 1200 nuovi insegnanti e ribadisce: «Per ogni euro investito in cultura, c’è un ritorno di 7 euro». Pigliaru riassume: siamo ultimi in Italia per dispersione e apprendimento, «serve un Piano straordinario».

La domanda non fatta: CHI DI ESSI  CREDE CHE SIANO ANCORA  VIVI? 4. TRASPORTI Pili, che nei giorni scorsi ha manifestato sulla 131 «eterno cantiere», ricorda «che in questi dieci anni neppure un metro lineare di strada è stato completato»; via mare, «Cappellacci anziché trattare sulla convenzione con la Tirrenia chiedeva posti nel cda»; via cielo, «si è consentito ad Alitalia di fare quello che ha voluto. Puntiamo sulle low cost». La Murgia e Pigliaru hanno fatto notare la mancanza di un Piano dei Trasporti, il flop della flotta sarda e il fatto che Bruxelles abbia sanzionato la Sardegna. Cappellacci si è difeso paragonando l’Unione europea a un bandito che viene a casa nostra e ci punta addosso un fucile. Sullo stadio: Cappellacci dà la colpa al sindaco di Cagliari, la Murgia dice che la squadra rossoblù è «un bene identitario», Pili si è speso con interventi continui per Is Arenas e il Sant’Elia e interrogazioni al ministro.

Carlo Iervolino, deve difendersi da un’accusa che brucia. L’imprenditore (figlio di Gianni, patron del gruppo Iervolino) è accusato, insieme a due collaboratori, di avere gonfiato le fatture che venivano consegnate al Comune di Olbia per i pagamenti. La Clea si faceva pagare a peso, le altre 6 lavanderie convenzionate contavano i pezzi. Così i chilogrammi sarebbero diventati quintali.

Sono tra i lavoratori più bistrattati, ma non dimenticano i colleghi di altre realtà. «Se anche chi un lavoro ce l’ha rimane senza stipendio – scrivono nella loro pagina Facebook – allora chi ha rubato oltre che il nostro futuro, anche quello di un intero territorio, dovrà pagarla cara: solidarietà dei rifugiati (in una miniera) della Rockwort ai lavoratori dell’Igea, in particolare a chi in quell’azienda ci lavora con un contratto di collaborazione e a tempo determinato».

«I cittadini devono poter decidere del proprio futuro senza più subire decisioni nocive calate dall’alto, che non fanno l’interesse dei sardi ma solo quello dei vecchi partiti». È l’obiettivo dichiarato delle Coronas de logu, i “consigli di cittadinanza” proposti da Comunidades, una delle tre liste in corsa alle Regionali per Sardegna Possibile con Michela Murgia presidente.

BALLE! «In Sardegna da oggi le accise sui carburanti non si pagano». Il video in onda in questi ultimi giorni di campagna e commissionato dal candidato consigliere dei Riformatori, Franco Sergio Pisano, secondo Uggias sarebbe fondato su una grande menzogna poiché «le accise sui carburanti in Sardegna si pagano ancora come nel resto del territorio nazionale».

«Questa caserma è il frutto della transazione scellerata di un’amministrazione, quella nuorese, con il ministero della Difesa – commenta Gianfranco  Devias -. Ebbene, i cittadini devono sapere che questa Giunta preferisce spendere 12 milioni di euro dei loro soldi per piegarsi a una servitù militare, piuttosto che investire nell’Università. E lascia che nel frattempo in città crollino i tetti delle scuole».

 

 

 

 

 

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