“Alle europee vinceremo da soli”. Da Cagliari la sfida di Berlusconi, di Emanuele Dessì
l’Intervista di Berlusconi, in campagna elettorale a Cagliari, all’emittente VIDEOLINA.
Renzi un nemico? No, il segretario di un partito avversario, con il valore aggiunto di non aver condiviso un’ideologia disumana e criminale. Ecco l’intervista integrale con Silvio Berlusconi.
Renzi un nemico? No, il segretario di un partito avversario, con il valore aggiunto di non aver condiviso un’ideologia disumana e criminale. Con Renzi cambieremo la Costituzione, anche nella parte che consente al capo dello Stato di nominare cinque membri della Consulta. Ancora, aspettando le europee, Berlusconi apre al Nuovo centrodestra ma, confida, “ho molte speranze di poter arrivare a vincere da soli”.
Sono alcuni dei passaggi della lunga intervista esclusiva rilasciata da Silvio Berlusconi al direttore del TG di Videolina, Emanuele Dessì. Ecco il testo integrale.
Perché i sardi dovrebbero rinnovare la fiducia a Ugo Cappellacci?
Perché ha lavorato molto bene, ha conseguito dei successi importanti. Quando, la prima volta, io fui anche della partita, indicando lui come candidato, lo scelsi per le sue esperienze professionali, e anche perché non era un politico di professione. Oggi Cappellacci ha un’esperienza di cinque anni alla guida della Regione, sarebbe assolutamente un assurdo ricominciare daccapo con un qualcuno che ci metterebbe un tempo importante prima di capire tutto ciò che invece oggi Cappellacci, per averlo vissuto per cinque anni, conosce benissimo.
Zona franca per la Sardegna, ma lei ci crede davvero?
Credo di essere stato il primo, tra i politici nazionali, a suggerire che la Sardegna potesse diventare, nel Mediterraneo, una zona franca, unendo quindi ai suoi straordinari pregi di bellezza, di panorama e di tutto ciò che della Sardegna conosciamo e che fa innamorare chiunque, anche questo vantaggio della zona franca. E poi vedo che il seme è maturato. E io ho ritenuto di mettere il cartello che inneggia alla zona franca davanti al microfono del mio intervento, affinché sia chiaro che io, e noi, crediamo profondamente in questa possibilità, che deve avere naturalmente il benestare dell’Europa e del governo italiano.
Lei sa, presidente, che i sardi si sentono traditi dal loro conterraneo d’azione, Silvio Berlusconi?
Guardi, non ci credo, perché basta vedere le dimostrazioni di vicinanza, di affetto e anche di più che ci sono stati a Cagliari per poterla contraddire, almeno per questa affermazione. Io non mi sento responsabile di un abbandono mio verso la Sardegna. Ci sono certe cose su cui io mi sono impegnato a fondo. Non sono riuscito a restare al governo per tutto il quinquennio di Cappellacci. Ma, certamente, ho avuto un ruolo determinante per la Olbia-Sassari, che era un annosissimo problema e che, finalmente, ha tutti i lavori in corso e che per la fine del 2016 potrà essere terminata. E, ancora, per le trasformazioni di Porto Torres, che oggi è il più importante polo della chimica verde, credo che questo sia dipeso da quello che io allora feci insieme a Cappellacci. E, poi, mi lasci dire che c’è stato un colpo di Stato nel 2011. Il Governo votato dai cittadini italiani si è dovuto dimettere lasciando il posto a un governo, il governo Monti, che ha fatto malissimo, tra l’altro.
La Sardegna rappresenta il primo test per la rinnovata Forza Italia. Cosa vi aspettate nell’isola e cosa vi aspettate dalle prossime europee?
Dalle prossime europee ci aspettiamo un buon risultato per noi, che ci riporti in vetta come partito. E che si possa dimostrare di essere capaci di superare quelle che… Ho in mente un termine che mi sembra troppo forte… Diciamo quelle sortite di nostri deputati che hanno preferito dare vita a una nuova formazione politica. Già oggi, sommando i voti di Forza Italia e quelli di queste due formazioni, noi siamo esattamente alla pari con il Partito democratico, ma abbiamo messo in atto una campagna capillare presso la nostra gente e io ho nel cuore molte speranze di poter arrivare a vincere soltanto come Forza Italia le elezioni europee.
Presidente, in genere gli accordi si fanno con il nemico. Ma Renzi è un nemico?
No, Renzi è il segretario di un partito avversario che viene da una lunga storia e da una ideologia che è stata certamente la più disumana e criminale della storia dell’uomo, che ha fatto più vittime e che ha sottoposto tutte le persone e i cittadini che si sono trovati sotto di essa a dei regimi di povertà, di terrore e di stato poliziesco. Questa era l’ideologia del Partito comunista italiano, che anche il Partito democratico non ha mai rinnegato, così come non ha mai rinnegato la sua storia. Matteo Renzi viene da un’altra storia e quindi io ho la speranza che questo possa portare a una trasformazione globale di tutto il partito e che possa diventare veramente un partito socialdemocratico. Renzi ha a cuore quel cambiamento della costituzione necessario per cambiare gli assetti istituzionali del nostro Paese, senza il cambio dei quali non si va da nessuna parte. Nel mio intervento alla Fiera di Cagliari ho spiegato qual è la situazione attuale. I non poteri del capo del governo, del governo stesso. Gli itinerari calvario delle leggi in Parlamento. Dobbiamo arrivare a cambiare la Costituzione per dare al presidente del Consiglio gli stessi poteri che hanno i suoi colleghi occidentali, al governo la possibilità di emettere direttamente i decreti-legge che gli altri governi usano come strumento abituale per gli interventi tempestivi sulle realtà che lo richiedono. Tre, il Parlamento deve essere rappresentato da una sola Camera, possibilmente con meno deputati di adesso e a cui deve essere assegnato un tempo preciso, io penso a 120 giorni, per approvare i disegni di legge. Bisogna cambiare anche la formazione della Corte costituzionale, togliendo al capo dello Stato la prerogativa di nominare sino a cinque membri della consulta e, per quanto riguarda l’abrogazione di leggi, bisognerebbe, secondo me, metterci una maggioranza qualificata a tutela del lavoro di molti. E poi credo che bisogna arrivare, assolutamente, a non avere più capi dello Stato designati dai segretari dei partiti, ma eletti direttamente dai cittadini.
Al riguardo, presidente Berlusconi, oggi rieleggerebbe Giorgio Napolitano?
Le dico francamente di no. La storia giudicherà quella che è stata la parte del presidente della Repubblica in questo colpo di Stato del 2011, che è stato lungamente preparato a partire dal 2010 e anche per quanto riguarda l’ultimo, altrettanto negativo colpo di Stato, quello di condannare ingiustamente con una sentenza lontana dal vero e scandalosa, il leader del centrodestra. Un leader a cui il centrodestra dà fiducia con milioni e milioni di voti e poi partendo da una sentenza così fatta si è dato corso a una procedura di decadenza che ha scombinato tutta la regolarità delle cose. Primo: in tutte le decadenze passate, il tempo era di 14 mesi. Con me il tempo si è ridotto a poco più di due mesi. Due: quando una norma nazionale contrasta con una norma europea sovraordinata, c’è l’obbligo per il giudice di rivolgersi per, diciamo così, l’interpretazione autentica della norma alla Corte di Strasburgo. Tre, gravissimo, si è applicata retroattivamente una legge, la legge Severino, condannandomi alla decadenza e alla ineleggibilità e incandidabilità per sei anni, violando, calpestando, il principio primo di ogni ordinamento giuridico, che è la non retroattività della legge. Un principio che è garantito dall’articolo 25 della Costituzione italiana e dell’articolo 7 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo. E poi, questa sinistra non si è voluta davvero far mancare niente, perché ha rovesciato il regolamento del Senato, un regolamento che data dal 1848, lo Statuto albertino, che dice che quando in Senato deve votare sulla persona di un senatore, affinché i senatori possano dare un voto di coscienza, deve essere un voto segreto perché i senatori possano essere in grado di discostarsi dalle eventuale diretta data dai vertici del loro partito. Tutto questo è naturalmente qualcosa che indebolisce il centrodestra, anche perché la sinistra attribuisce al leader di centrodestra qualità efficaci di comunicazione, le ricordo che, mi sembra nel ’96, la sinistra approvò una legge che, abbiamo il privilegio di avere solo noi in Italia, per cui nelle campagne elettorali, ai grandi partiti vengono assegnati identici spazi, in radio e televisione, rispetto a quelli che vengono assegnati al primo a all’ultimo partito, che non rappresenta nemmeno l’uno per cento. Questa legge e questo sistema portano a una divaricazione, al frazionamento dei voti, che è esattamente il contrario di ciò che serve al Paese.