Alluvione, la rabbia di Olbia “Ci hanno lasciato soli
LA STAMPA 06/01/2014 - sessanta giorni fa nel capoluogo morirono 13 persone, gli sfollati sono ancora migliaia. Il sindaco: “Consiglio comunale a Roma per protestare contro il governo”
È l’apparenza che inganna. Attraversando le strade di Isticadeddu e Santa Mariedda, ripassando in via Emilia o in via Campidano, sembra che qui il ciclone Cleopatra non si sia mai fermato. Ma bisogna rallentare, osservare oltre i vetri delle finestre e vedere cosa c’è dentro: stanze vuote, materassi ammuffiti, mobili ribaltati e pareti zuppe d’acqua.
Ecco la verità: Olbia è ancora in ginocchio e più di 1300 famiglie non possono tornare a casa. In giro per i quartieri devastati dall’alluvione ci sono muratori, falegnami ed elettricisti volontari: fanno quello che possono ma per la ricostruzione sono necessari molti soldi. «Quelli che il Governo ci aveva promesso non sono ancora arrivati – protesta il sindaco Gianni Giovannelli –. Siamo stati lasciati da soli. Ancora non ci è stato assegnato un centesimo e non ci è stato neppure consentito di sforare il patto di stabilità per utilizzare i cinquanta milioni che abbiamo in banca». Il Consiglio comunale aveva stilato quasi subito l’elenco delle priorità e il primo cittadino lo aveva trasmetto immediatamente a Palazzo Chigi. La risposta, però, non c’è stata. «E allora adesso siamo pronti a farci sentire: la prossima settimana convocheremo a Roma il nostro Consiglio comunale e se sarà il caso metteremo in pratica altre azioni di protesta, molto più eclatanti. Non possiamo accettare che dopo tutto questo disastro il Governo abbia stanziato a malapena dieci milioni di euro: una cifra ridicola, non ancora disponibile e che dovrà essere spartita tra gli oltre sessanta comuni attraversati dal ciclone».
Olbia, certo, otterrà la fetta più grossa ma anche i danni, come se non bastassero le 13 vittime, nel capoluogo gallurese sono stati ingentissimi. Una stima precisa non è stata ancora fatta, ma per rimettere in sesto case e strade non basteranno 250 milioni di euro. E in più ci sono da rimettere in piedi centinaia di aziende agricole e da aiutare i mitilicoltori. Le cozze sono il prodotto tipico (e più famoso) di Olbia ma gli impianti allestiti all’imboccatura del golfo sono stati spazzati via dall’onda di fango scaricata in mare il 18 novembre. «Noi abbiamo già speso sette milioni di euro e per il secondo mese stiamo pagando l’affitto per le famiglie che si sono ritrovate senza casa – ricorda il primo cittadino – .Ci sono 1360 abitazioni da ricostruire e 1500 auto da ricomprare o riparare. È vero che nella nostra città sono scomparse le tracce del fango, ma qui le ferite sono ancora sanguinanti».
Le collette e le iniziative di solidarietà continuano ma nelle casse del Comune di Olbia è arrivato soltanto un milione e mezzo di euro. E più di un milione sarà distribuito nel giro dei prossimi giorni tra le 1200 famiglie che hanno perso tutto. «Ancora aspettiamo che la Croce rossa spartisca i cinque milioni che ha messo insieme grazie agli sms e aspettiamo che tutti i fondi raccolti grazie a circa 80 iniziative di solidarietà ci vengano consegnati investirli in opere realmente utili. Il Governo ha speso solo parole, in compenso tantissime persone ci hanno fatto arrivare viveri, vestiti ed elettrodomestici».
Tante altre risorse serviranno anche per ricostruire ponti e strade che la piena del 18 novembre ha devastato. Loiri, un piccolo paese non lontano da Olbia, è ancora isolato e anche raggiungere Tempio Pausania, il secondo capoluogo della Gallura, è un’impresa molto complicata. La Provinciale che passa dalla zona di Monte Pinu si è sgretolata all’improvviso il pomeriggio dell’uragano: l’asfalto ha ceduto, un terrapieno è sprofondato e tre persone sono morte intrappolate all’interno di una delle due auto volate nella voragine. Dei lavori, parole del ministro Maurizio Lupi, dovrà occuparsi l’Anas ma a Olbia tutti si fanno la stessa domanda: quando?