I baroni intoccabili di Silicon Valley, di Danilo Taino

C’è un gruppo di capitalisti americani che sembra incarnare lo spirito dei

peggiori monopolisti di inizio Novecento. Usano ampiamente denaro pubblico e ricerca pubblica, soprat­tutto negli Stati Uniti, per sviluppare i loro prodotti che poi, legittimamente, lanciano sui mercati. Poi, in tutti i modi, cercano però di pagare meno tasse possibile: senza infrangere la legge ma irritando molto

 

le autorità, americane ed europee. Sono imprenditori che controllano in modo strettissimo le loro società: anche quando sono quotate in Borsa, ne detengono quote che consentono loro di comandare; pratica che negli Stati Uniti delle public companies in passato non era affatto amata. Fanno grande uso dell’offshoTing, cioè di manodopera cinese e dei Paesi emergenti che costa molto meno di quella americana, spesso chiudendo un occhio sulle condizioni di lavoro. A parole sono per la concorrenza, ma impiegano batterie di lobbisti a Washington e di avvocati ovunque per frenarla.

Fanno un uso magistrale della comunica­zione. Per dire, si battono volentieri per cause sociali: regole più strette nel mer­cato del lavoro e nella protezione dell’am­biente. Tanto ricadranno sulle aziende che producono in Occidente. E che comunque hanno molta manodopera: loro; ne im­piegano il meno possibile. Proprio come i baroni dei monopoli di un tempo, hanno flotte di aerei ed elicotteri. E, ultimamente, parecchi di questi capitalisti hanno iniziato a gettare in faccia al mondo la loro ricchez­za, come nel caso di una festa californiana di matrimonio di cui si favoleggia: i 364 invitati erano stati forniti dagli sposi di costumi ispirati a Tolkien e disegnati dalla costumista del Signore degli Anelli; ad allietare il tutto, Sting al microfono. Infine, hanno ottimi rapporti con l’intelligence americana (le spie, insomma), alla quale passano tutti i vostri dati.

Sì, sono i mitizzati imprenditori della Silì­con Valley: scienziati, finanzieri, visionari. Portano i jeans alla Steve jobs e girano in ciabatte come Mark Zuckerbèrg, Fanno donazioni al partito democratico. Quando si tratta di diritti civili, sono in prima fila. Erano la frontiera aperta e democratica, ora hanno preso le peggiori abitudini del vecchio capitalismo, chiuso e opportuni­sta, che l’America combatte con diverse fortune da oltre un secolo. La cosa curiosa è che i movimenti di opposizione sociale, gli Occupy Wall Street, le sinistre mondiali non li criticano: spesso, anzi, li venerano. È che l’iPhone, certe volte, confonde le menti.

(da  SETTE,  il settimanale de Il corriere della sera, 29 novembre 2013, numero 48, pag. 24)

 

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