La Sardegna e il rispetto dell’acqua, di Ignazio Camarda

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Sardegna e il rispetto dell’acqua

Ignazio Camarda (nella foto)

Uno dei miei primi ricordi risale al 1951, quando dopo giorni di pioggia intensa, dal costone della collina è scaturito un fiume dalla località detta Porcu Abba. Il significato del toponimo sembrava incomprensibile, ma divenne subito chiaro. Un fiume sotterraneo, a memoria d’uomo, ogni tanto ricordava a tutti, scaturendo improvviso, la natura geologica della collina che sovrasta l’abitato di Orani. Un fiume che trascinando tutto ciò che incontrava nel suo cammino entrò nelle case e il particolare del ricordo è di trovarmi seduto sul tavolo nella cucina allagata con i piedi a mollo e l’acqua che percolava dal tetto. Fu l’anno delle frane di Gairo e Osini. In quell’anno il Flumineddu nella vallata di Oddoene si portò via il bosco di ontani. Alla fine degli anni 90 del secolo scorso, ho studiato il bel bosco di ontani ricresciuto rigoglioso, che dava l’impressione di essere stato sempre così. Nel 2004 il Flumineddu è salito di 6 metri sull’alveo spazzando via nuovamente il bosco. E poiché occorre individuare un responsabile eccolo bello e pronto: il cambiamento climatico. Ancora meglio se lo chiamiamo Global Change.
E’ indubbio che l’aumento della temperatura è un fenomeno che interessa tutta la Terra, ma è pur vero che i cambiamenti climatici sono la regola. Lo sapevano bene i fondatori delle città e dei villaggi quando decidevano di fare un insediamento umano. Ora l’emergenza ambientale sta diventando quotidiana. Ciò che potrebbe cambiare è il rapporto della presenza dell’uomo con le sue attività nel territorio, l’unico modo per creare un efficace presidio. Le campagne e le montagne sono desertificate della presenza dell’uomo, che si trasferisce sulle coste. Ma le montagne dell’interno non riversano sui litorali solo uomini. L’incendio espone il suolo all’erosione eolica e delle piogge che gonfiano i corsi d’acqua. Si ritiene colpa delle piogge eccezionali, se i rigagnoli si gonfiano oltre misura. Ma i disastri non sono colpa della sola pioggia. Pensare che il Cedrino non esondi più è una pia illusione, come pensare che sarà tutto risolto se si spogliano le sponde della vegetazione, magari cementificando l’alveo per impedirne la ricrescita. In realtà ciò che non bisogna fare è il costruire in alveo e in golena.
La novità del Piano Paesaggistico Regionale è che, secondo la legge nazionale sui beni ambientali e culturali che fa propria gran parte della Convenzione europea sul Paesaggio, vede la pianificazione paesaggistica come sovraordinata a tutte le altre pianificazioni. E al Piano Paesaggistico, concordato dalla Regione Sarda con lo Stato, devono adeguarsi le pianificazioni subordinate. In questa ottica appare del tutto superata la visione che un corso d’acqua che, poniamo, scende da Correboi e attraversa più comuni, sia di competenza solo nel tratto che attraversa il territorio comunale. E’ per questo che è necessario un Piano di Assetto Idrogeologico (che esiste) a cui devono attenersi le amministrazioni e i cittadini. E’ per questo che è necessaria una visione complessiva dell’ambiente nelle sue tante sfaccettature, che riporti il territorio ad una visione e ad un progetto unitario. Spezzettare l’ambiente e il paesaggio è un’operazione inutile e soprattutto dannosa nel momento che, ormai, risulta chiaro a tutti che i cambiamenti in atto non si fermano nei confini di un paese e risparmiano il vicino. Bitti è lontano da Torpè ma i due paesi sono stati drammaticamente avvicinati da piccoli corsi d’acqua, ma dei danni non sono responsabili solo i fiumiciattoli. Nella nuova edizione del Piano Paesaggistico Sardo sembra ignorare o sottovalutare aspetti a prima vista banali, ma che in realtà sono proprio quelli più consistenti perché vanno a costituire l’ossatura idrografica della Sardegna. È auspicabile che i drammatici avvenimenti di questi giorni ci rendano consapevoli che il paesaggio in tutte le sue componenti è davvero il bene comune più importante, e portino ad una riflessione più meditata dell’idea di Sardegna per il prossimo futuro.

da  L’UNIONE SARDA, 29 NOVEMBRE 2013

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