I ROSSOMORI SPARIGLIANO LE CARTE, di Piero Marcialis

Che cosa succede nel centro-sinistra sardo?

I ROSSOMORI SPARIGLIANO LE CARTE di Piero Marcialis

 

Che cosa succede nel centro-sinistra sardo?

Mentre cinque anni di gestione di centro-destra in Sardegna si chiudono all’insegna del fallimento – non solo del nulla di fatto di quanto promesso, ma del peggioramento di tutti gli indici economici, l’assenza di futuro per i giovani che già si avviano a una ennesima emigrazione-; del patetico vuoto di idee e di programmi riempito col fumo di improbabili battaglie contro il governo centrale, di mezze bugie e di bugie intere; il centro-sinistra, anzichè marciare trionfalmente verso la vittoria alle prossime regionali di febbraio, inciampa e barcolla, zoppica e si trascina, “pancia a terra” sì, ma strisciando, verso una probabile clamorosa riduzione ai minimi termini.

Come mai? Perchè mai?

Nel cuore di questa crisi sta la questione morale.

Questione politica, non moralistica, non giuridica.

Si sa che un indagato non è colpevole fino al terzo grado di giudizio, nessuno lo mette in discussione, ma il tema politico è: un indagato è il candidato migliore per assumere la guida dell’amministrazione regionale? Un indagato accusato di peculato? Cioè di aver messo le mani sul denaro pubblico per uso personale? Non è detto che sia colpevole, d’accordo, ma lo vogliamo proporre agli elettori come colui che con probità e disinteresse porterà la Sardegna fuori dalle profondità di una crisi abissale?

Senza bisogno di citare i Lussu, i Berlinguer e i Pertini dei tempi belli, i Rossomori hanno messo questo problema, di opportunità politica, sul tavolo del centro-sinistra.

Risposta? La questione morale non esiste.

Non esiste? Con l’intero Consiglio Regionale di questa legislatura e di quella precedente, destra e sinistra, salvo poche eccezioni (si farebbe prima l’elenco di queste eccezioni) indagato per peculato?

Che si dirà all’elettore che sta pensando “sono tutti uguali”, che si farà per dimostrargli il contrario? Gli si dice che la questione morale non esiste?  Che deve fidarsi?

Che si dice ai militanti che dovranno impegnarsi a raccogliere voti?

Credere, obbedire, combattere? Mai la sinistra era scesa così in basso. Lasciamo stare il centro, che non si sa chi sia, o quando si sa è quello capace di stare a sinistra come a destra, ma la sinistra su questo non può transigere, se lo fa somiglia tragicamente a quelli che ha sempre criticato.

L’uscita dei Rossomori dal tavolo del centro-sinistra ha sparigliato le carte, con conseguenze di vario ordine. Intanto i Rossomori riprendono la loro libertà di iniziativa e di proposta, riacquistando una forte coesione interna, che si stava logorando nel protrarsi anche troppo paziente della presenza ad un tavolo sordo alle ragioni della pulizia politica, e si impegnano da subito in un largo giro di confronti, di discussione e di proposta, che parte dall’area sovranista e si estende ai movimenti, alle associazioni, a quella parte della sinistra che è convinta di queste ragioni, alle formazioni indipendentiste, ad Azione Civile, e arriva fino alla Murgia e al M5S: confronto aperto, senza preclusioni, ma tenendo fermi certi punti di principio e discutendo tutto il resto in termini di programma.

I Rossomori sono un piccolo partito, ma non sono un movimento giovanile. Al loro interno e nei ruoli di direzione ci sono militanti di lungo corso, esperienze, cultura e pratica politica che meritano ascolto e rispetto.

Nel centro-sinistra l’imbarazzo si fa sentire, la solidarietà dell’appena eletto segretario regionale dell’Idv GiommariaUggias (anche lui indagato, e il congresso si è spaccato proprio sulla questione morale), udite udite, sostiene anch’egli che la questione morale non esiste (e quali valori restano?), col che ha provocato le dimissioni del segretario provinciale, consigliere comunale che da ieri è passato indipendente; Sel è a disagio a stare in quell’alleanza; almeno in questi termini; Rifondazione si sta interrogando sul problema e già qualche opinione si è espressa sulla stessa lunghezza d’onda; ma nello stesso PD, fino a ieri padrone indiscusso e arrogante dell’alleanza, si è aperto il dissenso interno: senza più remore nel criticare un grumo di personaggi, in gran parte indagati, e si estende la critica fino a riguardare la gestione del partito in Sardegna: incapace di autonomia nei confronti delle decisioni romane, appagata delle cariche ottenute e di quelle promesse in futuro, debole nell’opposizione a Cappellacci, arroccata nei posti di comando, pure subalterni, e nella difesa dei privilegi ottenuti, rinviando il ruolo dei giovani e delle forze sane del partito a un domani sempre rinviabile, mentre come una cappa pesa l’alleanza romana con Alfano e Berlusconi.

Molte cose avverranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi che potranno decidere sia come si andrà alle elezioni di febbraio, sia quale sarà il futuro dei sardi.

 

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