Giovani in fuga dalla Sardegna

La Sardegna fino al 2012 era la regione  col più alto tasso di crescita dei nuclei familiari: con la crisi è ripresa l’emigrazione

 

 

L’effetto baby-boom degli anni Sessanta rivoluziona le famiglie sarde provocando in Sardegna un altro “boom”, quello dei nuclei familiari: tra il 2001 e il 2012 sono aumentati del 21,4% (il 18,6% a livello nazionale). È un record che svela una ricerca del Centro studi della Cna sarda; record che rischia ora di essere vanificato dalla crisi che sta costringendo quegli stessi giovani che hanno messo su famiglia ad emigrare per cercare lavoro.
L’ANALISI Il report della Cna analizza l’evoluzione della struttura demografica isolana: a far scoppiare l’exploit delle famiglie sono stati i circa 400mila sardi – figli del baby boom, appunto – che nell’ultimo decennio hanno raggiunto l’età (tra i 25 e i 39 anni) per uscire dalla famiglia d’origine. «La Sardegna – spiega il segretario regionale dell’associazione degli artigiani, Francesco Porcu – è tra le regioni che più hanno sentito il baby-boom». Una performance che permette all’Isola di piazzarsi ai primi posti, superata soltanto da Lazio (33%), Umbria (23,4%) e Abruzzo (21,8%).
FAMIGLIE MENO NUMEROSE Lenta ma inesorabile, la metamorfosi ha finito per colpire anche il modello di famiglia, sul quale le trasformazioni culturali, economiche e sociali hanno lasciato il segno: scompaiono le famiglie allargate, dove più generazioni vivono sotto lo stesso tetto, e si diffondono le coppie di fatto, aumentano le famiglie di anziani soli e di giovani single (categoria in cui sono compresi anche separati e divorziati). Contemporaneamente, diminuiscono le famiglie numerose: se, infatti, nel 1971 il tradizionale nucleo familiare era composto in media da 3,35 componenti (in Sardegna come nel resto d’Italia), attualmente ce ne sono 2,29, meno di tre persone a conferma che quelle con più di due figli sono sempre più rare, effetto estinzione provocato anche dalla crisi.
SCENARIO FUTURO C’è poi un’altra particolarità che distingue la Sardegna dalle altre regioni: se nel resto d’Italia la crescita delle famiglie è stata determinata soprattutto dalla presenza di stranieri, nell’Isola l’eccezionale incremento è tutto endogeno, direttamente conducibile alla struttura demografica. Ed è per questo che preoccupa di più, vista la piega che stanno prendendo i giovani (tra il 2008 e il 2012 si registra un calo di 37mila residenti, in gran parte giovani) e degli anziani (nel 1982 erano l’11,1% dei residenti, ora sono il 20,1%): «In un’ottica futura – sottolineano i ricercatori della Cna – i fenomeni alla base dell’eccezionale crescita del numero delle famiglie sarde sembrano aver già esaurito la loro spinta propulsiva: il netto calo delle nascite verificatosi a partire dagli anni Settanta ha già ridotto di oltre il 16% la popolazione tra i 25 e i 39 anni d’età, rispetto ai livelli del 2001, lasciando intravedere per i prossimi anni una progressiva netta riduzione del numero di nuove famiglie». Insomma: la Sardegna invecchia, i giovani emigrano, spesso contro la loro volontà. L’exploit del numero delle famiglie, anno del Signore 2012, è da benedire. Ma, senza un’inversione di tendenza, finirà relegato negli archivi.
Carla Raggio (L’UNIONE SARDA  10 ottobre 2013)

 

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