Sindigos de Sardigna: sa terra est sa nostra …

L’UNIONE SARDA 26.09.2013 - Istituzioni, Europa, Enti Locali: «Poligoni, decidano i sardi»: Fernando Codonesu, sindaco di Villaputzu (nelle foto, qui sotto).

VILLAPUTZU «Devono essere i sardi a decidere sul futuro dei poligoni di Quirra, Teulada e Capo Frasca, sulla bonifica delle aree inquinate da 60 anni di guerre simulate e test di armi, sulla dismissione, sulle nuove attività capaci di creare posti di lavoro». Fernando Codonesu, sindaco di Villaputzu, rompe il silenzio sul caso servitù militari con una lettera spedita anche a nome di tutti gli altri comuni isolani penalizzati dalla presenza delle basi, al Governatore Ugo Cappellacci e al presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo. «Chiediamo che i nostri problemi vengano discussi nel parlamento regionale insieme agli amministratori di Arbus , Armungia , Arzana , Ballao , Escalaplano , Jerzu , Lotzorai , Osini , Perdasdefogu , Sant’Anna Arresi , Tertenia , Teulada , Ulassai , Villagrande e Villaputzu ». L’APPELLO Gli interlocutori non sono scelti a caso. Il Governatore Ugo Cappellacci non è mai entrato nel merito della vicenda delle servitù militari, neppure dopo le relazioni della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito (di cui Codonesu faceva parte) che sollecitavano bonifiche, controlli ambientali e sanitari e auspicavano la progressiva dismissione di Capo Frasca e Teulada. E anche il Consiglio regionale si è distinto per immobilismo, malgrado nel 1982 l’allora premier Giovanni Spadolini promise al presidente della Regione Mario Melis la riduzione delle servitù militari in Sardegna (regione che assorbe il 60 per cento del demanio militare italiano). Parole. Rimaste tali. LE BONIFICHE Secondo Codonesu e gli altri sindaci, adesso invece è il momento di agire: «Per le bonifiche lo Stato ha stanziato 75 milioni di euro e invece ne occorre almeno un miliardo e mezzo, considerando che una zona come la penisola interdetta di Teulada secondo alcuni esperti è praticamente impossibile da risanare. Occorre stabilire il percorso da compiere, cosa fare e chi lo deve attuare. E nessuno meglio degli enti locali, della Regione e soprattutto dei Comuni, è interessato ad affrontare e risolvere il problema. Chiunque voglia boicottare i processi già avviati, dovrà assumersene la responsabilità». LA MAPPA Codonesu stila anche una sorta di programma: «Oggi lo Stato dice che gli interventi necessari per bonificare le aree dei poligoni inquinate devono far riferimento ai parametri delle zone industriali. Interventi all’acqua di rose, in sostanza. Invece quei terreni erano stati sottratti a pastori e allevatori e i sardi devono pretendere che siano restituiti perfettamente risanati. Basta poi con le esercitazioni militari a forte impatto ambientale e sanitario. E via libera invece, oltre alle bonifiche, a tutte quelle attività aerospaziali, di controllo del territorio, ambientali e sanitarie in grado di garantire sviluppo economico».

 

Condividi su:

    1 Comment to “Sindigos de Sardigna: sa terra est sa nostra …”

    1. By Mario Pudhu, 28 settembre 2013 @ 17:32

      Su síndhigu de Villaputzu si at a chèrrere candhidare a carchi cosa prus in artu de su síndhigu, ca si at a èssere cascaviadu de fàghere solu su síndhigu, e carchi cosa tocat a isparare. E ite namus, chi faghet piaghere a “rompere il silenzio”? Inoghe semus sempre a unu si ndhe ischidat e bàtoro si drommint. Chissaghi si ndhe abbizet Codonesu puru, si no est a nàrrere chi est cuntentu puru ca s’isparu sou, in mesu a bàtoro drommidos, s’intendhet de prus.