La “cronaca bianca”, l’eccezione del giornalismo sardo, ma tant’è … di Salvatore Cubeddu

Forse è dovuto solo al caso. Questi articoli li ho messi da parte perché non sono abituato a leggere buone notizie in arrivo dalla Sardegna.

Probabilmente ho fatto l’abitudine a leggere che i sardi sono  sfigati o delinquenti. Succedono loro solo disgrazie. Devono lamentare sorprusi continui (o, almeno, loro tali li considerano).

Ma poi: chi legge e scrive sui giornali sa che a fare la notizia è ‘la devianza’. Che qualcosa vada bene in Sardegna è ‘devianza’. Che i sardi collaborino tra loro è notizia, perché si tratterebbe di un fatto fuori del normale. Che i nostri commercianti del turismo si mettano insieme, e non si facciano fregare dalla Tirrenia, sembra strano: va messa in risalto! Anche Briatore ha un cuore: non succede solo che al suo stomaco piaccia il formaggio dell’altopiano di Bitti.

E se, invece, la cronaca bianca fosse più presente negli occhi di chi guarda e … scrive?

(Gli articoli che seguono vengono tutti da L’Unione Sarda, l’unico giornale che concede parte dei suoi pezzi alla rassegna stampa della Regione. A partire dalla metà dello scorso marzo, infatti, tutti i giornali italiani hanno rifiutato la concessione dei loro pezzi alle rassegne stampe istituzionali . Ma non hanno certo rimandato indietro i lauti finanziamenti pubblici. Che se ne sappia, finora nessuno ha protestato!).

 

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TRASPORTI. A un mese dalla fine delle corse già incassati 7 milioni: ne servono 8 per il pareggio

Il miracolo del traghetto low cost

La nave degli imprenditori sardi: 100mila passeggeri, bene i conti

«Ma perchè non ve ne state a casa?». Papale papale è la domanda sberleffo che Giampaolo Scano racconta di aver ricevuto due anni fa quando ha bussato alle porte di banche e Sfirs, deciso a presentare una sfida da incoscienti, la sua e di altri quattro imprenditori turistici di Santa Teresa di Gallura: noleggiare una nave e lanciare a colpi di offerte low cost la sfida al caro-traghetti di Tirrenia e company che stava (e sta) strangolando l’industria delle vacanze in Sardegna. «Non volevamo soldi, ma solo sostegno: siamo stati snobbati, Regione in testa». Il sostegno però è arrivato dai passeggeri, un boom che in due mesi e mezzo ha portato i bilanci a un passo dal pareggio. Un miracolo nel mare dei piagnistei sardi.
I NUMERI Novantasettemila sono viaggiatori trasportati e prenotati con biglietto sulla motonave Kriti (Creta). Le auto hanno toccato la quota cinquantamila. Dal 14 giugno, assicura due corse al giorno, da lunedì a venerdì la tratta Livorno-Olbia, il fine settimana Civitavecchia-Olbia. I prezzi sono da Ryanair del mare: in questi giorni sono in vendita biglietti trasporto auto da 1 euro e passeggero a meno di trenta. Offerte speciali, proposte per riempire la nave nei giorni morti sull’esempio delle strategie commerciali delle compagnie aeree low cost. Ma anche la tariffa massima da alta stagione è decisamente più bassa rispetto alle tariffe choc delle altre compagnie marittime. «Trecentodieci euro per due passeggeri andata e ritorno, compresa l’auto: i bambini sotto i dodici anni non pagano», spiega Scano.
I COSTI La motonave della compagnia greca Anek Lines può trasportare a pieno carico 1500 passeggeri e 500 auto, conta 70 uomini di equipaggio: metà greci, metà sardi. Per noleggiarla il consorzio “GoinSardinia” ha messo in conto otto milioni, compresi i costi delle traversate e del funzionamento della macchina organizzativa: 15 dipendenti e tre uffici a Olbia, Civitavecchia e Livorno.
LA COLLETTA L’investimento che ha permesso di far salpare la nave è frutto di una colletta: soldi usciti dalle tasche di settanta aziende turistiche galluresi (camping, hotel, b&b distribuiti in sedici centri) che hanno risposto all’appello dei capitani coraggiosi della Gallura. Il pareggio di bilancio è a un passo: a un mese dalla fine servizio (30 settembre) sono stati incassati già sette milioni. Ne manca uno per fare bingo e far aprire gli occhi nelle stanze che contano. «Possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto», aggiunge Scano. «Non abbiamo fini di lucro, siamo nati per offrire un servizio e una volta pagate le spese, i soldi in più saranno reinvestiti».
IL FUTURO Visto il successo dell’esordio, l’estate prossima si raddoppia. In questi giorni, dal consorzio stanno partendo le mail a tutte le aziende turistiche della regione. In allegato il «Manifesto per la costituzione della flotta della Sardegna». «Noi soci fondatori di GoinSardinia, liberi operatori turistici della Sardegna, ci definiamo i difensori della libertà dei mari a favore dello sviluppo e dell’economia della nostra regione. Dopo anni di caro traghetti, prendendo coscienza della nostra condizione abbiamo scelto di non arrenderci per non soccombere a causa di un cartello impostoci e di reagire col noleggio di una nave». I risultati alimentano l’ottimismo: «Quasi centomila persone hanno creduto in noi, viaggiando con la Kriti in questi tre mesi, incoraggiandoci e spronandoci a proseguire il progetto per il futuro».
RADDOPPIO L’obiettivo è ancora più ambizioso: «Possiamo dare vita alla flotta della Sardegna, gestita da operatori sardi». In parole povere, due navi in servizio nella prossima estate e – se le cose vanno bene – per l’anno successivo si può pensare a proseguire le corse nei mesi invernali con un accordo con le aziende di autotrasporto. «Vorremmo che il nostro progetto possa aprirsi anche agli operatori dell’agricoltura, del trasporto gommato, del commercio e dell’artigianato».
L’obiettivo è arrivare entro l’estate prossima a cinquecento adesioni tra le imprese turistiche. Con una quota minima di ingresso di cinquecento euro per le piccole aziende (agriturismo, b&b, case vacanza) e mille per le strutture ricettive di media grandezza. Chi entra avrà la chiave d’accesso al sistema di prenotazioni e biglietteria. In questo modo gli imprenditori possono gestire direttamente dall’azienda il viaggio dei loro clienti: dalla traversata al soggiorno, compreso il bye bye al caro-traghetti.
Antonio Martis
CAPITANI CORAGGIOSI
Settanta aziende hanno aderito al consorzio “GoinSardinia”
Un appello agli operatori turistici: nel 2014 due motonavi in servizio

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IL CASO. Carichi di fieno e foraggio anche da Mandas e Villanovafranca

Roghi, solidarietà senza fine

Scano e Gonnosnò in aiuto di Laconi e Ghilarza

SCANO E GONNOSNÒ Non si ferma la solidarietà del mondo della campagna per aiutare le aziende agricole di Laconi e Ghilarza colpite dagli incendi di inizio agosto. A Scano gli allevatori montiferrini hanno raccolto ben 250 presse per donarle agli allevatori laconesi. Il grosso camion è stato caricato lunedì scorso presso il mattatoio comunale ed è partito subito per Laconi dove ad attenderlo c’era il sindaco e l’assessore all’agricoltura.
Anche gli allevatori di Gonnosnò non si sono sottratti alla tradizione de “sa paradura”, l’aiuto reciproco nelle difficoltà da sempre praticato dai pastori sardi: la tradizionale usanza di regalare un capo di bestiame nel caso in cui un allevatore dovesse perdere in gravi circostanze l’intero gregge. O qualsiasi cosa possa servire, comunque, agli allevatori. Ieri è arrivato un tir, con alcuni uomini dei vigili del fuoco di Oristano, per caricare circa 450 balle raccolte dal comparto zootecnico del paese della Marmilla per le aziende di Ghilarza. A Gonnosnò hanno lavorato anche i vigili di Ales guidati dal caposquadra Sandro Ortu e tanti volontari. A ringraziare la comunità per il bel gesto di solidarietà c’era il sindaco di Ghilarza Stefano Licheri. Aiuti anche dagli allevatori di Villanovafranca: una cinquantina di balle di foraggio sono state consegnate agli allevatori di Laconi. A Mandas continua l’iniziativa di solidarietà di Comune, parrocchia e tanti volontari per aiutare le comunità del Sarcidano. (j.p. an.pin. )

venerdì 30 Agosto 2013

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Nuoro e Provincia (Pagina 33 – Edizione CA)

Massimo Cossu, 33 anni: il padre lo voleva impiegato, lui dirige la Ferretti a Los Angeles

Il nuorese che fa i capelli a Brad Pitt

 

NUORO Da Nuoro a Los Angeles, sulle ali sarde del sogno americano. Laurea in lingue e letterature straniere, anni di Suap (Comune di Nuoro, e non solo), vincitore di concorso in banca, insegnante. Attuale professione: parrucchiere di Brad Pitt, Melanie Griffith, Dakota Johnson, Reese Witherspoon, per citare giusto alcuni dei nomi dell’Olimpo del cinema internazionale che gli affidano la propria chioma.
Ha solo 33 anni, Massimo Cossu, nuorese fin nel midollo. Ma già una lunga sfilza di stellette che ne fanno un navigato self made man. Uno di quelli che ce l’ha fatta. E con le sole proprie forze: «Ci credo», dice lui, «gli Stati Uniti sono la patria della meritocrazia e se hai le skill, le competenze, allora puoi davvero sperare di arrivare. Chi vale, chi si dà da fare, da qualsiasi gradino della scala sociale provenga, sa che troverà chi lo valorizza».
Il segreto? Caparbietà, coraggio, intraprendenza. E un pizzico di educata sfrontatezza. Marce in più che lo hanno condotto a Parma dritto dritto dal re dei coiffeur di lusso, Rossano Ferretti, 25 saloni nel mondo, italiano, ma dalla cifra manageriale americanissima. «L’ho contattato personalmente tre anni fa», racconta il giovane, «e sono andato a Parma a consegnargli il curriculum. Da quel momento è iniziata l’avventura. Ha creduto in me e mi ha affidato la responsabilità delle sedi statunitensi».
Oggi Massimo Cossu è direttore niente meno che degli spazi Ferretti di Los Angeles, New York e Miami, e in procinto di seguire in prima persona le nuove aperture a Las Vegas, Chicago e San Paolo in Brasile. E pensare che quello della parrucchieria per lui è sempre stato, sì, passione, ma fino a poco tempo fa poco più che un hobby: «Nonostante il mio percorso, diciamo canonico, liceo, università, selezioni nelle pubbliche amministrazioni e in qualche istituto di credito, volto soprattutto a non deludere le aspettative dei miei», rimarca, «il mio desiderio fin da piccolo era però quello di fare il parrucchiere, tant’è che dopo la maturità mi sono concesso un anno sabbatico per l’apprendistato. Poi ho frequentato Lingue a Sassari, e ho iniziato a seguire la trafila regolamentare di un italiano medio. Intendo collaborazioni, contratti a progetto, supplenze. Tutte esperienze molto interessanti di cui ho fatto tesoro». Ma la malinconia di un’incompiuta esistenziale ha la forza della goccia che scava la roccia.
A trent’anni la svolta, vacanza di due mesi a New York e l’illuminazione: «Ho ripreso le redini della mia antica aspirazione, ricordo ancora un giorno, ero appena tornato dall’America, ricevetti da una banca la telefonata in cui mi comunicavano che avevo vinto la selezione. Li ringraziai e dissi loro che rinunciavo, poiché non me la sentivo di passare una vita circondato da barriere di plexiglass. Davanti a me c’era mio padre, per poco non gli venne un infarto. Ora la mia famiglia è serena, perché mi vede felice e realizzato».
A giorni il rientro nella sua bella casa di Beverly Hills: «Con nel cuore la mia isola, i suoi profumi e tutti i miei affetti», conclude mentre gli occhi brillano già di nostalgia.
Francesca Gungui

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BITTI. Si concretizza il patto stretto due anni fa tra i pastori e Flavio Briatore

Formaggi alla tavola dei vip

Lanciati al Billionaire i prodotti col nuovo marchio

BITTI Un nuovo marchio di prodotti tipici sardi è stato lanciato il 1 agosto al Billionaire, patria della movida estiva della Costa Smeralda, da un gruppo di pastori e imprenditori. A fare gli onori di casa Flavio Briatore, patron delle notti smeraldine, che ha accolto una decina di pastori del centro-nord Sardegna facendo da padrino al nuovo progetto, con cui collaborerà mettendo a disposizione gratuitamente le sue conoscenze di marketing. Le delizie dei pastori saranno promosse in un tempio della gastronomia come il ristorante Cipriani, in Costa.
IL PASTORE BRIATORE L’embrione del progetto. Nella primavera del 2011 Briatore condivise le proteste dei pastori spiegando che una delle realtà più produttive dell’isola doveva puntare sulla valorizzazione dei propri prodotti, anche attraverso il trampolino turistico. Nel luglio dello stesso anno Mr. Billionaire accettò un invito a pranzo in un azienda fra le colline di Bitti, dove trascorse diverse ore a conversare con i pastori. Due settimane dopo ricambiò la cortesia con una serata nel suo locale. All’incontro in Costa Smeralda i pastori arrivarono con esperti nel campo economico, agricolo e alimentare. «Briatore ci fece notare – ha spiegato Diego Manca, pastore di Bitti – che sarebbe stato fondamentale creare un’aggregazione di prodotti locali con un unico marchio». Sarebbe stato necessario inoltre «garantire una produzione standardizzata e di notevoli dimensioni per aprire un varco nei mercati della grande distribuzione». Da allora i pastori hanno coinvolto, nella scommessa imprenditoriale, produttori di vini, salumi e pane carasatu . Con un bando lanciato in diverse scuole superiori del centro nord Sardegna, per individuare il nuovo marchio, sono arrivati oltre 70 elaborati. A spuntarla è stato Mamaeoro (Mamma d’oro, ndr ) ideato da un giovane di Tempio e premiato l’inverno scorso.
LA RISERVA INDIANA La visita barbaricina di Briatore nel 2011 alimentò il dibattito nel mondo intellettuale e politico isolano fra favorevoli e contrari. I primi sostenevano che era necessario sondare tutte le possibili vie per uscire dalla crisi, superando gli steccati di carattere ideologico per confrontarsi con interlocutori nuovi, che potessero aprire le porte dei mercati emergenti: quello russo o dei paesi del Golfo Persico. Sul versante dei contrari si posizionò la galassia indipendentista e numerosi intellettuali. «Briatore vuole sfruttare il malessere dei pastori solo per farsi pubblicità e con le sue operazioni mediatiche prenderà in giro i pastori e l’intera Sardegna». Questa era in sostanza l’accusa lanciata dagli anti Briatore, che individuavano allora, e ancora oggi considerano, il turismo dei vip in salsa Billionaire un male per l’economia e lo sviluppo vacanziero nostrano. Una posizione che affonda le radici nella critica alla creazione del modello Costa Smeralda da un lato e della cosiddetta “riserva indiana”, abitata dai sardi, dall’altro.
PASTORI ON LINE I pastori di oggi parlano l’inglese, viaggiano per il mondo, commercializzano su internet i loro prodotti e usano i social network per comunicare. Molti di loro hanno studiato e migliorato il proprio lavoro trasformando gli ovili in pietra, senza energia elettrica e acqua, in aziende modello. Rimane tuttavia una diffidenza di fondo verso lo straniero che porta nuovi modi di vivere. Una diffidenza alimentata dalle tante truffe operate dai vari capitani di ventura giunti in Sardegna negli anni. La storia pastori-imprenditori e Briatore è tutta da scrivere e non finirà certo di alimentare il dibattito, soprattutto adesso che se ne potrà parlare anche sotto l’ombrellone, in questi ultimi scampoli d’estate.
Pietro Calvisi

 

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