Atti del 1° congresso regionale sardo, tenuto in Roma, in Castel Sant’Angelo dal 10 al 15 maggio 1914, promosso e organizzato dall’Associazione fra i Sardi in Roma, di FEDERICO FRANCIONI
Nella sezione PUBBLICAZIONI/Monografie sono disponibili gli atti di cui nel titolo, presentati qui sotto dallo storico Federico Francioni.
Dal 10 al 15 maggio 1914 si teneva a Roma, in Castel Sant’Angelo, il primo congresso regionale sardo, promosso ed organizzato dall’Associazione fra i Sardi presenti nella capitale.
Peraltro bisogna ricordare uno scritto, Un po’ di luce sul primo dibattimento dei sardi tenutosi a Roma, che reca la data del 1881 e che si deve alla penna del parlamentare Salvatore Pirisi Siotto (Nuoro, 1826-ivi, 1892).
L’iniziativa del 1914 – avviata da esponenti di punta del ceto dirigente liberale sardo, in primo luogo da Francesco Cocco Ortu, più volte deputato, sottosegretario e ministro – riuscì in ogni caso a coinvolgere un arco della rappresentanza politica abbastanza vasto: si pensi all’adesione di Filippo Garavetti (esponente del gruppo radical-repubblicano di Sassari), a quella del socialista Giuseppe Cavallera e poi di scrittori e intellettuali come Grazia Deledda, Salvatore Farina, di studiosi come Ettore Pais e di altri specialisti (economisti, medici, etc.). Fondamento politico del Congresso è indubbiamente la legislazione speciale che ha il suo avvio col testo messo a punto, precisato e arricchito – fra il 1897 e il 1907 – dallo stesso Cocco Ortu.
Al Comitato d’onore, presieduto da Salvatore Parpaglia, si affiancò un Comitato organizzatore, guidato da Felice Crespo. Venne emanata una circolare e messo a punto un regolamento del Congresso con un apposito programma. I temi affrontati furono soprattutto di carattere economico – agricoltura, industria, commercio e credito – ma ebbero risalto anche le problematiche di carattere sociale, come l’emigrazione, l’analfabetismo, l’istruzione secondaria e superiore, e quelle di tipo sanitario, con particolare attenzione alla malaria, alla lebbra e alle malattie contagiose.
Tra le relazioni ricordiamo quella dell’ex-deputato Enrico Carboni Boy – che denunciava l’intollerabile pressione fiscale sulla Sardegna – relazione che è espressamente ricordata nei Quaderni del carcere da Antonio Gramsci il quale gli attribuisce il valore di una forte denuncia nei confronti delle politiche governative.
Da una lettura degli atti del congresso emerge la continuità – per tanti versi drammatica – fra problemi di ieri e quelli di oggi: le difficoltà incontrate nell’avviare un processo di industrializzazione, nello sviluppo delle infrastrutture, nella situazione agraria, nel credito (con la piaga dell’usura), le malattie: oggi non abbiamo più a che fare con la malaria e la lebbra; in compenso diabete, sclerosi multipla, tumori, disagio psichico e suicidi si manifestano con dati assai preoccupanti.
In vista del congresso del 1914 furono creati sottocomitati provinciali in Sardegna e nella penisola, fra i quali spicca quello di Pavia, formato da ben 19 persone, fra docenti universitari, medici e studenti sardi residenti nella città lombarda. Alle adesioni di Comuni, società ed enti, nella Provincia di Cagliari e in quella di Sassari, vanno aggiunte quelle individuali che, se non proprio numerose, furono comunque significative.
Il Congresso votò anche diverse mozioni che vennero sottoposte all’attenzione del governo, presieduto allora da Antonio Salandra che inviò un suo rappresentante.
I congressisti lasciarono Roma il 15 maggio 1914 con l’impegno di ritrovarsi l’anno successivo, il 1915. Ma il 24 maggio 1915 l’Italia entrava in guerra. Allora non sapevano che sarebbe stata la prima guerra mondiale e che, dopo di essa, il mondo, l’Itale e la Sardegna sarebbero diventati un’altra cosa.
Gli elaborati – relazioni, resoconti del dibattio, ordini del giorno – di quel 1° Congresso meritano un’attenta lettura. Cento anni dopo vi leggiamo una Sardegna differente, ma i temi restano più vicini di quanto non si immagini. Ed è il caso, forse, di continuare a parlarne e a studiarli.