Sardegna, contro l’amnesia. Verso la costruzione di un “sè autobiografico”, di Fabrizio Palazzari
Cosa fare davanti alla crisi di senso che sta travolgendo la nostra società e le nostre istituzioni? Forse la cosa migliore è condividere informazioni, punti di vista, riflessioni: per stimolare un dibattito che sappia offrirci una prospettiva, una speranza. E’ seguendo questo spirito di condivisione che questo e altri interventi saranno pubblicati, oltre che sul portale di Tramas de Amistade, anche sul blog della Fondazione Sardinia, su quello di Vito Biolchini e nel portale Aladin.
Chiunque osservi la società sarda odierna non può non coglierne un paradosso. Mentre da un lato gli indicatori macroeconomici più importanti fotografano ineluttabilmente una crisi che non è congiunturale ma strutturale e sistemica, dall’altro sono evidenti i segnali di una vitalità che, sebbene circoscritta a specifiche nicchie del mondo delle imprese, delle associazioni, dei movimenti, dell’editoria e dell’informazione, testimonia un’inaspettata capacità di questi attori di ribaltare paradigmi consolidati nei settori in cui operano al fine di concretizzare progetti e iniziative spesso altamente innovative.
Infatti, al calo costante del PIL e al tasso di disoccupazione regionale a due cifre, con quello giovanile che ha superato il 40%, fanno da contraltare iniziative imprenditoriali che vedono l’isola come laboratorio di esperienze innovative differenti tra loro ma accomunate da una medesima matrice. Si tratta naturalmente di un elenco non esaustivo, sicuramente non rappresentativo dell’intera economia isolana, ma di sicuro dalla forte valenza simbolica.
E’ in Sardegna, per esempio, che oggi esiste il più importante polo italiano della bioedilizia grazie a un’ imprenditrice di Guspini che ha saputo re-inventare l’utilizzo della lana di pecora; è sempre nell’isola che è nato, si è consolidato e si sta replicando in altre regioni italiane il più importante circuito di compensanzione multilaterale con moneta complementare, grazie all’idea di quattro giovani imprenditori di Serramanna che hanno saputo re-inventare i concetti di credito e di moneta; è sempre in Sardegna che si sperimenta e si innova in agricoltura con le fattorie didattiche e le colture sinergiche, con la reintroduzione di colture del passato, come nel caso della tabacchicoltura in provincia di Tempio, o con la reinterpretazione di un materiale tradizionale come il sughero applicato questa volta come filato ai tessuti. E’ sempre nell’isola, infine, che troviamo uno dei progetti italiani più avanzati di rete sociale di lettori, scrittori, editori, librai e biblioteche oppure alcuni degli esempi più dinamici, per crescita e reinterpretazione dei modelli di business, nei campi dell’editoria e del giornalismo online.
In realtà il paradosso è soltanto apparente e può essere spiegato sostenendo come in Sardegna sia in corso un processo di costruzione di un “sè autobiografico” che la crisi ha accellerato e che, per adesso, non è ancora diventato un fenomeno collettivo ma sta interessando solo alcune delle fasce più sensibili della società civile isolana; ovvero quelle accomunate dalla stessa forte consapevolezza di re-interpretare il passato, immaginare il futuro e re-inventare il presente.
Il “sè autobiografico”
In uno straordinario paragrafo del libro “La lezione spagnola”, il sociologo Victor Perez-Diaz, nel prospettare l’idea di come nella politica spagnola di fine XX secolo non ci fosse stata una forte inclinazione ad anticipare il futuro, nessuna identità collettiva precisa e nessun senso vigoroso del posto della Spagna nel mondo stabilisce un’analogia tra il “flusso di coscienza” di un soggetto individuale e il “flusso di storia” di un soggetto collettivo, ed esplora con grande finezza il problema di un soggetto (individuale o collettivo) che cambia in continuazione e nello stesso tempo mantiene la propria identità. Di che identità si tratta?
Riprendendo le tesi del neurofisiologo Antonio Damasio l’autore descrive come nel flusso di coscienza di un individuo il sè, avanzando nel tempo, cambi continuamente, anche se l’individuo conserva la sensazione che rimanga sempre lo stesso. A suo avviso la soluzione di questa apparente contraddizione si basa sul fatto che “il sè apparentemente mutevole e il sè apparentemente permanente non sono una sola entità ma due”. Il sè che cambia continuamente è il “sè profondo”, mentre il “sè che sembra rimanere lo stesso è il “sè autobiografico” basato su un bagaglio di ricordi di fatti fondamentali in una singola biografia che possono essere parzialmente riattivati e quindi fornire continuità e un’apparente permanenza alla nostra vita”. “Senza questi ricordi autobiografici – conclude Perez-Diaz -non avremmo il senso del passato e del futuro e non ci sarebbe continuità storica nelle nostre persone”.
Analogamente, anche nel caso di un soggetto collettivo possiamo individuare un “flusso di storia” – una narrazione, per esempio – che fa sì che questo soggetto agente cambi pur mantenendo la propria identità.
Amnesia e conseguenze
Ecco quindi che anche nel caso di un aggregato sociale è possibile immaginare forme di amnesia che, come negli individui, possano portare a forme di conservazione della “coscienza profonda” per gli avvenimenti del qui e ora accompagnate però da un’ assoluta incapacità di dare un senso, un’interpretazione a quelle situazioni perchè senza una autobiografia aggiornata il qui e ora risulta semplicemente incomprensibile.
Il paradosso richiamato all’inizio potrebbe essere pertanto ricondotto ad una forma di amnesia che continua ad affliggere la nostra regione, sebbene con un’intensità prima sconosciuta, e che si palesa in uno scarso interesse per il passato e il futuro e per un’intensa focalizzazione sui soli aspetti contingenti del qui e ora.
Una delle principali conseguenze è che tutto questo sta facilitando l’affermarsi di un genere di politica che distrae l’opinione pubblica, che le fa perdere la concentrazione distogliendola dalle sfide e dai pericoli di oggi, strumentalizzando gli aspetti emotivi del dibattito pubblico per perseguire interessi personali o di parte. Che cosa possiamo fare?
Che fare?
In assenza di una politica capace di offrire “figure politiche esemplari” occorre trovare uno o più modi per sostenere la costruzione di un solido “sè autobiografico” con il contributo dei soggetti di tutte quelle imprese, associazioni di ogni tipo e organi di stampa indipendenti che oggi, nella nostra isola, rappresentano le avanguardie più sensibili a queste tematiche per via del loro percorso personale di autoconsapevolezza. Un percorso maturato nel ricercare e ritrovare un senso nel passato e nel futuro, sino a determinare straordinari cambi di paradigma nei loro settori di interesse mediante la ri-scrittura del presente.
By trasloco-ufficio, 4 giugno 2013 @ 13:56
Info Molto utile. Spero di vedere presto altri post!