UNA MONTAGNA ASSEDIATA, di Mario Cubeddu

Mettiamo che il Montiferru sia come le Black Hills, la montagna sacra dei Sioux, sulle cui pendici, a Little Big Horn, Cavallo Pazzo insegnò a Lunghi Capelli Custer e agli americani il valore della cavalleria leggera. Dopo che l’uomo bianco scoprì che c’era l’oro su quelle montagne e invase un territorio che non gli apparteneva, di cui non capiva l’importanza e il valore sacro, una “nazione” indiana, i Sioux Lakota, si sacrificò per salvare la propria terra. Perché non c’era dubbio su chi alla fine avrebbe vinto. Ma, con la lotta e il sacrificio, chi veniva sconfitto poneva le basi di una vita dignitosa, basata sul rispetto anzitutto di se stessi. I sardi, al di là delle chiacchiere, hanno veramente intenzione di difendere la propria terra? Che sia sotto assedio, sottoposta a un assalto continuo, è fuor di dubbio. Avviene in tante parti della Sardegna, Debenedetti a Villasor, la Saras nella piana di Terralba, succede ai piedi del Montiferru. Dopo il grande impianto finanziato dai cinesi a Milis, dopo le 1600 enormi “serre” fotovoltaiche di S’Arrieddu, nella piana di Narbolia, l’attacco arriva al cuore del Monte per eccellenza, almeno per le popolazioni del Campidano Milis, il Montiferru.

Una società toscana ha chiesto e ottenuto dalla Regione sarda, col permesso della Sovrintendenza ai Beni archeologici di Cagliari, l’autorizzazione ad eseguire “preliminari indagini e prospezioni geochimiche e geofisiche” nel territorio del Montiferru e della Planargia, a partire dal territorio di Seneghe e sino a quello di Tresnuraghes.  Grandi camion si preparano a penetrare nelle macchie e nei boschi; per tracciare strade e permettere di inserire nella terra gli esplosivi sonda, per dare modo alle trivelle di sfondare la terra e scendere centinaia di metri sotto la superficie, per costruire una centrale geotermica nel cuore della montagna in caso di risultato positivo.

Per produrre energia elettrica coloniale. Frutto della legge di uno stato stupido e indifferente, che regala milioni di euro ai furbi che speculano sugli spazi liberi delle terre di conquista della Sardegna e sulla dabbenaggine di popolazioni umiliate e subalterne. Una società povera, la Exergia Toscana,  con 21.000 euro di capitale depositato, capace di risarcire i danni che dovesse eventualmente causare all’ambiente del Montiferru solo per questa cifra, pretende di violare un ambiente e un paesaggio che fa parte della mente e del cuore di chi in queste terre è cresciuto. Chi non è stato a Cuguzzu a vedere le fiamme dell’incendio che, spinte dal maestrale, risalivano le pendici occidentali del monte, combattute solo da uomini armati di roncole e frasche, fiduciosi, in assenza di mezzi aerei, nel mutare del vento e nel fresco della notte, non può sapere quel che questa montagna significa per i pastori, i contadini, i cacciatori di questo territorio. Qualcuno è morto in mezzo a quelle fiamme. Oggi esistono ancora tante persone che in tempi difficili, come in passato, la montagna aiuta a sopravvivere. Legnatico, pascolo, frutti del bosco, sono ricchezze disponibili per tutte le persone della comunità. Sottoterra la proprietà è di altri.

Il permesso di violare il Monte non viene però da uno stato lontano e nemico, viene da Cagliari, dalla Regione Sarda e dalla Giunta oggi al potere. Col suo permesso, sotto lo sguardo del presidente Cappellacci, avviene lo scempio. Chi vi si oppone? Chi è il Cavallo Pazzo disposto a battersi per le nostre Black Hills? Se il centro destra consente, il centro sinistra non proibisce. Avete visto in questi anni primarie e mobilitazioni di massa per bloccare la devastazione del territorio sardo? Al massimo possono votarvi un ordine del giorno, non di più. Devono tenersi freschi e allenati in attesa delle future responsabilità di governo.

Ci saranno, a mettere i loro corpi davanti ai bulldozer, i seguaci sardi di Beppe Grillo? Difficile, se pure si riuscisse a trovarli, perché non si sa chi siano, dove li si possa trovare, rischierebbero di far schiacciare i portatili e i tablet a cui sono attaccati. Oppure ci sbagliamo e invece ci saranno davvero. Nel frattempo dobbiamo rivolgerci ai soliti cirenei che si battono e si sacrificano per le idee in cui credono. A S’Arrieddu di Narbolia, nel comitato che si batte contro le serre, accanto a Pietro Porcedda, c’é Gianluigi Deiana. Ho letto della nascita di Sis-Ma (che nome!), sigla della Sinistra Indipendentista Sarda- Movimento Anticapitalista. Gianlugi Deiana è uno dei promotori. La notizia è bella perché chiarisce alcune cose all’interno della sinistra anticapitalista e anticolonialista sarda. Nel senso che si individuano dirigenti di qualità con un percorso di lotta ben noto. Sarà ancora migliore se si troverà il modo di dare alla Sardegna una scossa all’interno di un progetto unitario per il 2014.

 

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