Una triangolazione letteraria tra Danimarca, Catalogna e Sardegna su un’opera di Maria Giacobbe, di Vindice Ribichesu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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È uscito per  l’editrice EDES di Sassari il libro di Maria Giacobbe intitolato  “Pòju Luàdu”   con  la traduzione in sardo del testo italiano a fronte, di  Giagu Ledda.

Il libro esce nella collana di letteratura sarda plurilingue intitolata,  borgesianamente, La Biblioteca di Babele  della EDES di Sassari, diretta da Nicola Tanda .

Il testo in italiano di Maria Giacobbe è del  2005, edito da Il Maestrale di Nuoro: Come si sa  Maria Giacobbe risiede  in Danimarca mentre  Giagu Ledda, nativo di Uri (SS)  è un medico anestesista che vive e opera in Catalogna all’Hospital de terrassa, così legato alla terra d’origine che scrive in sardo traducendo anche molte opere spagnole , catalane  e francesi.

Nella IV di copertina del libro (597 pg. -19 euro) l’editore scrive, in logudorese, del dott. Ledda: “Sos baranta annos colados foras de Sardigna ant afortiadu s’amore e s’impinnu in favore de sa limba materna, su sardu.”

Il libro si apre con  una presentazione della stessa Maria Giacobbe  che spiega il titolo Pòju Luàdu: una deprssione del suolo allagata dalle piogge  e “LUADA”  cioè avvelenata, avvelenata con il lattice del l’euforbia (sa Lua) usato dai pescatori di frodo  nelle acque interne anche in quelle che vanno ad irrigare i campi  incuranti della morte che seminano. Il veleno  è stato originato dalla tempesta che ha percorso l’Isola indeterminata dove sorge Poju ormai diventato quasi una città. L’industrializzazione forzata, la burocratizzazione e la violenza criminale annunciata attraverso la metafora della banda di ragazzi che inseguono e vogliono uccidere un cane. ma intervine ciro. E’ un libertario ormai vecchio e malato che ha combattuto le dittature, che  ha dovuto espatriare per non essere arrestato,  che ha visto cadere amici e parenti per le  persecuzioni anche razziali, ha fatto ritorno  a Pòju Luàdu e abita una casetta costruita alla periferia della citta’. Sorge su uno sperone di roccia che guarda verso la valle sottostante. in quella valle la banda di giovanetti apre il suo safari contro il povero cane.

Nonostante sia malfermo sulle gambe il vecchio libertario, cosi’ come accorse a difendere la repubblica spagnola attaccata dal generale franco e dai suoi alleati hitler e mussolini,   è riuscito a cacciare i ragazzi e a soccorrere il povero cane, ormai stremato dalle sassate.

Tutto cio’ non lo racconta esplicitamente Maria Giscobbe che si limita a descrivere la casupola  e  la violenza  ragazzi , ma è evidente a chi è  stato nella casa nuorese di Dino Giacobbe e ha visto la bandiera dei quattro mori  non  orlata di nero come quella del PSd’a ( il lutto per i Caduti della Brigata Sassari), ma di rosso perché era la bandiera della Batteria Rosselli sul fronte di Guadalajara a difesa della Repubblica spagnola. Comandata dall’ing. Giacobbe, già ufficiale di artiglieria.

Il romanzo infatti e’ una saga familiare, non e’ una bografia, soltanto a tratti forse e’ anche una biografia della scrittrice, ma e’ evidente che Ciro e Dino con la sua scontrosità, il suo  spontaneo accorrere con generosità in difesa dei più deboli .

La Spagna e la Catalogna in particolare ritornano nella intervista  che il traduttore in sardo, Giagu Ledda ha concesso al direttore della  collana di letteratura sarda pluriligue Nicola Tanda: Giagu Ledda racconta  come lui e la moglie catalana si siano incontrati con Maria Giacobbe a Barcellona su richiesta della stessa Maria che aveva visto  il  loro indirizzo  in un elenco di sardi all’estero in appoggio ad un candidato alla presidenza della Regione. Fu subito amicizia anche perché il primo romanzo in italiano letto dalla moglie catalana di Giagu era stato il “Diario d’una maestrina”, il primo libro della Giacobbe , e quello avrebbe voluto tradotto in sardo: Ma la scrittrice insistette per Pòju Luàdu. l’intervista  è stata per Nicola Tanda l’occasione per ribadire  il diritto del Sardo e del Catalano secondo la dichizione universale dei diritti linguistici alla cui redazione Egli – come presidente del Pen Club degli scrittori sardi – ha collaborato con il Pen Club Catalano.

VINDICE RIBICHESU

 

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