CONFESSION D’UN CARDINAL, intervista di Olivier Le Gendre
“Confession d’un cardinal” è il titolo originale del libro – intervista a un Cardinale di Santa Romana Chiesa. Registrato nella seconda parte del 2005, il testo è uscito in Francia nel 2007 con quel titolo ed è stato presentato in edizione italiana nel 2009, con quest’altro: Anonimo con Olivier Le Gendre, ORGOGLIO E PREGIUDIZIO IN VATICANO, Edizioni Piemme, pagg. 412.
Il titolo italiano può risultare fuorviante se non si tiene conto che la lucidità critica del Cardinale si accompagna ad una grande passione per la Chiesa e ad una continua attenzione alla proposta positiva.
Presentiamo un libro estremamente interessante, che è utile per capire quello che è successo, succede e, presumibilmente, potrà succedere alla Chiesa che ha eletto papa Francesco.
QUESTO DOSSIER. Il servizio comprende (1) la nota redazionale che contestualizza la scelta di questa (forse) originale recensione; riporta (2) la presentazione del libro disponibile nel sito della casa editrice, nella quale riteniamo degni di rilievo i correlati commenti dei lettori; propone quindi (3) la recensione presentata da un giornale diffidente nei confronti delle tesi del libro (Il foglio) ed in un sito (4) invece molto favorevole ad esse, nonostante l’autrice si dichiari non cristiana; infine (5) si ricopia la recensione/citazione di un’importante casa editrice concorrente, la Rizzoli.
Ma: chi è questo cardinale. Secondo noi è …. (6). E poi: un brano della parte finale del libro, pag. 363 ss. (7).
(1)
Abbiamo gli strumenti per capire, di Salvatore Cubeddu
Hanno aperto la strada i due libri dei Millenari – Via col vento in Vaticano, 1999 e Fumo di Satana in Vaticano, 2001, ed. Kaos - in cui dei monsignori di basso rango della curia vaticana citavano episodi poco commendevoli di personaggi ecclesiastici, in genere curiali. Sull’onda del successo di venite e delle reazioni (il primo “millenario” è andato sotto processo ecclesiastico ed è morto poco dopo), sono seguiti un profluvio di libri-bomba sui segreti del governo più secretato del mondo. Ma, evidentemente, non si tratta dei primi libri scandalistici che parlano del centro della Chiesa cattolica. Di tali pubblicazioni si trovano documenti da sempre, fin dal terzo secolo, cioè dall’inizio della Chiesa costantiniana. Di nuovo c’è un solo aspetto. La sistematica fuoruscita di informazioni dall’interno della curia papale. Anche i monsignori ‘millenari’ presentano la propria opera di scoperchiamento dei vizi segreti della curia e dei vertici curiali con l’amore per una Chiesa pura e sana. Si rivelano i peccati di sempre, quelli del potere e le connesse ricchezze e i godimenti illeciti relativi ai sette peccati capitali. Aggiornati ai recenti vizi delle classi dirigenti occidentali. A cavallo dello scavalcamento del millennio ancora non era esploso negli USA lo scandalo della pedofilia, ma la presenza del ‘vizietto’ era molto più che alluso nelle pagine di questi monsignori italiani frustrati dal blocco della loro carriera a motivo del continuo arrivare di concorrenti esterni, soprattutto polacchi.
Prima, e soprattutto dopo, ci si sono messi i giornalisti, esteri e, quasi ultimi, alcuni italiani. Fino al Vatileaks. Fino alla vigilia dell’ultimo conclave, la settimana scorsa. Con le dimissioni di Papa Benedetto XVI collegate anche alla sua impossibilità di risolvere gli scandali senza il forte contributo di un successore. Che è poi coui che dovrebbe anche gestire il dossier di più di trecento pagine preparatigli dalla commissione dei cardinali Joseph Tomko, Salvatore De Giorgi e Julián Herranz Casado. Non dovrebbe esserci dubbio che tale documento rappresenti l’approfondimento di quanto avvenuto in questi ultimi anni e di cui il riconoscimento e l’emarginazione del maggiordomo del Papa rappresenta solo la pedina più manifesta e più fragile. Il giorno prima del conclave, appena dieci giorni fa, in un’intervista al giornalista di Repubblica, un monsignore senza nome parlava di una ventina di persone che dall’interno minavano la segretezza della Curia intorno al Papa allo scopo di fare chiarezza su aspetti non condivisibili del governo della Chiesa. Implicito il messaggio: ‘se le cose non cambieranno, se non arriverà un chiaro messaggio di mutamento di rotta, noi continueremo ad intervenire in questo modo e con simili mezzi’.
Ora non vi è dubbio che Papa Francesco rappresenti il cambiamento di rotta. Si evidenzia già nella velocità della sua conclusione, che il conclave abbia segnalato l’urgenza delle riforma della Chiesa E’ nell’attesa di tutti, che i giorni e i mesi che verranno porteranno sorprese e un dinamismo a cui la gestione di Ratzinger e gli anni della malattia di Wojtyla non ci avevano più abituati. Gli atti clamorosi di Francesco fanno rimbalzare i raffronti a cinquant’anni fa, al Concilio di Papa Giovanni e al suo messaggio pastorale di ‘aggiornamento’ della Chiesa, allo spirito iniziale del Vaticano II.
La lettura della “confessione di un cardinale” getta una luce quanto mai intensa e serena su ciò che di importante e di problematico è capitato alla Chiesa negli ultimi decenni – i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI - ma considera quei fatti come un punto di arrivo di processi di lunga lena, che hanno interessato la cristianità e il mondo occidentale nel loro mutuo collegarsi e scindersi, amarsi ed odiarsi, congiungersi o perdersi.
Questo libro aiuta a riflettere sull’oggi e sul passato, certo. Nell’ultima parte descrive il futuro che è gia iniziato, annuncia la Chiesa che probabilmente Papa Francesco sta già proclamando. Chi può, lo legga.
*****
Abbiamo avuto bisogno di questa lunga premessa per introdurre la seguente domanda: nella miriade di articoli, saggi e libri che affollano le edicole e le librerie sul difficile momento della Chiesa, esiste qualche opera documentata e affidabile su ciò che è successo al suo interno negli ultimi decenni, almeno negli ultimi due, che sia capace di fare luce senza scandalizzare, offrire una speranza o far definitivamente deludere un credente intelligente ed onesto?
E, soprattutto, come si spiega quello che è successo, che ha portato alle dimissioni di Benedtto XVI, e dove va parare la scelta che i cardinali hanno fatto eleggendo il cardinale Giorgio Mario Bergoglio a vescovo di Roma e, quindi, a papa?
Si, c’è la possibilità di avere una risposta a queste domande. Chi scrive conosce almeno due opere che affrontano con coerenza e profondità i presenti problemi della Chiesa, tra quelle tradotte in italiano. Ma non esclude ne esistano altre. In questo pezzo ne presento una, quella del titolo, per i motivi che mi appresto a precisare, essendo l’altra opera più recente, conosciuta e discussa, anche perché viene firmata dal più importante teologo cattolico, Hans Kung (Salviamo la Chiesa, ed. Rizzoli, 2011.
*****
Dunque presento la CONFESSION D’UN CARDINAL (Editions Jean-Cloude Lattès, 2007), frutto di conversazioni sollecitate allo scrittore francese Olivier Le Gendre da un cardinale che non rivela il proprio nome, ma che, secondo chi scrive (con la conferma di altri autorevoli lettori), non è difficile individuare nel cardinale Jozef Tomko.
(2) dal SITO DELL’EDITRICE PIEMME
CATALOGO: Adulti / Non fiction / Current Affair
ORGOGLIO E PREGIUDIZIO IN VATICANO
di Anonimo, Olivier Le Gendre
La Chiesa oggi ha paura. Della scienza, della democrazia, della modernità. E invece di reagire confrontandosi con il nuovo, nega il progresso, si arrocca su posizioni arcaiche, vieta, sceglie ogni volta la conservazione. E oppone a ogni istanza di rinnovamento il dogma dell’infallibilità papale. Ripetendo all’infinito questi errori, la Chiesa rischia di marciare verso la fine, di parlare quasi solo a se stessa, mentre la maggior parte dei fedeli la sente lontana e assente dai problemi del quotidiano, preoccupata di proteggere il proprio potere. Quando anche l’ultimo bacino di fedeli, il Terzo Mondo, tenderà a prosciugarsi grazie al miglioramento delle condizioni di vita, il piedistallo vacillerà.Non è un incallito anticlericale a formulare questa analisi, ma un uomo che della Chiesa fa parte, un cardinale, che conosce perfettamente tutti i recessi del Vaticano e degli ambienti ecclesiastici romani. Un uomo che ha vissuto in prima persona molte delle pagine più calde della storia recente e che, conservando l’anonimato, può raccontarne retroscena e conseguenze. La campagna antipreservativo, lo scandalo dei preti pedofili, lo sfarzo dei prelati, l’Opus Dei: l’analisi del cardinale intreccia l’attualità a riflessioni più complesse, che gettano lo scandaglio a fondo, dove fa male. È la confessione di un uomo che ha operato con fedeltà e devozione ma che si trova a constatare un progressivo scollamento tra le sue convinzioni più profonde e le azioni di un’istituzione troppo arroccata sulla difesa del proprio potere. Un uomo che chiede alla Chiesa di avere il coraggio di pensare l’impensabile. Perché solo così potrà continuare a esistere.
Commenti a “Orgoglio e pregiudizio in Vaticano”
La nostra Fraternità ha ricevuto segnalazione di questo libro da un amico; sinceramente, visto il titolo, non lo avremmo mai comprato. Invece si tratta di un testo molto interessante che fornisce abbondante materiale di riflessione; certamente si può essere d’accordo o meno, ma è difficile liquidarlo in modo superficiale. Siamo molto dispiaciuti che il titolo scelto dagli Editori risponda così poco al contenuto del libro e rischi di collocarlo in quel filone editoriale scandalistico che oggi sembra incuriosire molti. A nostro parere, qualora ce ne fosse una seconda edizione, varrebbe la pena valutare di modificarlo. Ma resta un libro da leggere per chiunque creda e pensi.
Commento inserito da fra Luca il 06.10.2010
Sono’accordo con Tommaso e’un libro splendido. Non e’ un libro contro ma e’ un libro a favore delle origini del cristianesimo. a gio’ dico che il libro non e’ affatto anonimo se lo si legge bene si individua l’autore il cardinale.Invito tutti a leggerlo.
Commento inserito da oronzo il 22.02.2010
E’ un liBro molto bello. Dovrebbe essere letto e meditato da tutti quelli che amano la chiesa e non l’uso che di essa vogliono farne in funzione dei propri interessi. E’ una pena che il titolo in italiano non esprima il contenuto e l’intenzione dell’autore. Tommaso
Commento inserito da Tommaso il 18.02.2010
Dopo aver letto gli altri commenti, vorrei aggiungere al mio che quello che viene detto, se è vero, è più importante di chi lo dice, soprattutto se l’alternativa è tacere.Quello che veramente conta è che sia mosso dall’amore e non dal “suo contrario”.
Commento inserito da rodolfo il 29.01.2010
libro che dice cose che sono molto condivisibili. Invece è gravemente sbagliato il titolo (si direbbe fatto per vendere o per sorprendere un incauto acquirente “avversario”?) che sembra allineato con quelli che parlano della Chiesa solo per denigrarla. Il titolo francese è molto meglio.Anche, e forse oggi soprattutto così, si può amare la Chiesa
Commento inserito da rodolfo il 29.01.2010
Trent’anni fa ho abbandonato il cattolicesimo in cui ero nato, il mio percorso è stato inverso, sono tornato alle origini, all’Ebraismo. Non avevo, ne ho una cultura superiore, ma quanto viene affermato in questo libro è estremamente esatto. Spero solo che la Chiesa sappia affidare le future responsabilità anche a persone “di buona volontà”, così ben elencate. Grazie ed un affettuoso Shalom per la “sua brezza”. MAZAL TOV Eminenza
Commento inserito da Giorgio il 13.01.2010
E’ un libro che va attentamente letto e meditato! L’esperienza del Ruanda è quella che mi fa più riflettere e nel contempo anche più paura. Sono un credente, ma ho sempre diffidato della gerarchia ecclesiastica. Ottimo il lavoro di Le Gendre. Giuseppe B.
Commento inserito da Giuseppe il 04.01.2010
Sono spiaciuta che la parola anonimo sia scritta in copertina. Ho letto il libro originale in francese “Confession d’un cardinal” e il 21.11 ho potuto ascoltare e conoscerne l’autore, Olivier Le Gendre. Il cardinale in questione, pur mantenendo l’anonimato, ha molto da dare e da dire e O.Le Gendre ha ben comunicato il suo messaggio raccogliendo le sue confidenze e convinzioni.Per il messaggio che contiene e per le verità esposte, vale la pena a non fermarsi al fatto che il cardinale non svela il suo nome, tutte le esperienze scritte sono state veramente vissute, e dall’autore e dal cardinale che non è un cardinale inventato (non c’è scritto “romanzo” in copertina). Sono grata a Olivier Le Gendre di aver deciso dopo un attento studio dell’impegno che gli veniva chiesto di ascoltare e trasmettere il messaggio del cardinale. E’ un servizio prezioso che ha reso alla Chiesa. Grazie!!
Commento inserito da Caroline de Belgique il 23.11.2009
Non leggo libri scritti da chi si nasconde dietro l’anonimato.Lo ha scritto “…un uomo che chiede alla Chiesa di avere il coraggio di pensare l’impensabile…”.Lo chiede un uomo che non ha il coraggio di uscire dall’anonimato! Ci vuole coraggio …a non averne!
(3) DA IL FOGLIO
17 novembre 2009
“Orgoglio e pregiudizio in Vaticano” di Anonimo con Olivier Le Gendre
409 pp., Piemme
Chi sia il cardinale anonimo che con fare saccente (a tratti competente) ha redatto, aiutato da un vaticanista anonimo, questo “Confession d’un cardinal” – così è il titolo originale del libro uscito nel 2007 in Francia e oggi pubblicato in Italia – è difficile dirlo. E, in fondo, conta poco. Perché ciò che interessa è la tesi del libro, volta a dimostrare sottilmente, un po’ ammettendolo e un po’ no, a tratti rivelandolo altre volte camuffandolo, che oggi la chiesa necessiterebbe di un nuovo vento. E, dunque, d’un Papa che non abbia paura della scienza, della democrazia, della modernità, un Pontefice che non si arrocchi su posizioni arcaiche. Come se Benedetto XVI fosse tutto questo: in sintesi, il Papa dell’anti modernità. Cioè: la tesi è che ci vorrebbe un Papa aperto alla modernità. Ma per arrivare a sostenerla, questa tesi, si dà per assodato che Joseph Ratzinger abbia un profilo anti moderno (una cosa tutta da dimostrare e che, comunque, questo libro non dimostra).
Abbandonando per un momento la tesi del libro, staccandosi dal fuoco progressista di questo signor cardinale che dice d’essere stato escluso dall’ultimo Conclave “per soli sette mesi” – dunque festeggiò gli 80 anni attorno al mese di settembre del 2004 – che dice di essere stato a capo di una congregazione e di conoscere l’arte diplomatica come pochi in curia romana, staccandosi dicevamo per un momento dall’idea messa in pagina (e cioè che molto, se non tutto, oltre il Tevere sia orgoglio e pregiudizio), c’è qualcosa d’interessante che si può cavare fuori. E riguarda, più di altre cose, la descrizione dell’ultimo Conclave. Di questo molto già si sa. Nel senso che molto già è stato detto: nella prima votazione Ratzinger ottenne quarantacinque-quarantasette voti. Dietro di lui arrivarono Carlo Maria Martini e Jorge Bergoglio con una decina di voti ciascuno. Sempre il primo giorno, nella seconda votazione, le cose vennero sostanzialmente confermate. Il secondo giorno il futuro Papa otteneva sessantacinque voti. Martini non era più in corsa. In compenso il cardinale Bergoglio arrivava a trentacinque voti. Alla terza votazione Ratzinger mancò l’elezione di soli cinque voti. Ottenne settantadue voti mentre Bergoglio arrivò a quaranta. Qui si sarebbe potuto verificare uno stallo, come avvenne tra Siri e Benelli nel conclave che elesse Karol Wojtyla. E, invece, un po’ a sorpresa, molti di coloro che avevano dato il voto a Bergoglio lo diedero a Ratzinger che divenne così Benedetto XVI.
Ciò che ancora oggi si sa meno è se lui, Ratzinger, abbia previsto la propria elezione. Secondo l’anonimo cardinale no. Egli si riteneva piuttosto una sorta di King-maker, uno che “crea il re”, che lancia la corsa per poi all’ultimo lasciare il posto a un altro. Così si spiegherebbero alcuni fatti avvenuti prima del Conclave. In particolare, l’omelia fatta dal Pontefice nella Via crucis del 2005, quando Wojtyla stava male e tutti pensavano in qualche modo alla successione. Ratzinger fece sussultare tutti dicendo apertamente che la barca della chiesa sembrava stesse affondando, che il volto e la veste della chiesa sono così sporchi che sgomentano… Perché lo fece? Perché non si considerava candidato al papato ma assumeva, con le sue parole, una posizione da testimone, da elemento cardine di un preciso orientamento all’interno del Sacro Collegio, “per organizzare un peso congruo, nell’elezione, a beneficio di un altro”. Per chi? A chi stava pensando? “Nella sua uscita – dice l’anonimo cardinale – ho visto la conferma dello scenario che non solo io ma anche molti altri prevedevano, vale a dire proprio lo schema del 1978”.
(4) Pubblicato da Uyulala
Orgoglio e pregiudizio in Vaticano – riflessioni ed excursus – prima parte
Pubblicato da Uyulala on 07 mar 2010 | Tags: CULTURA, ESISTENZIALE, Libri, News, Pensiero Laico, Personaggi, PICCOLE E GRANDI STORIE, Prosa e Poesia, RECENSIONI, Relativismo etico,Religioni, Altre Discipline, Riflessioni, spiritualità, SPIRTULES
Anonimo – Olivier Le Gendre
Orgoglio e pregiudizio in Vaticano (Confession d’un cardinal)
Ho finito di leggere ieri questo libro-intervista e mi accingo a scrivere non tanto una recensione quanto le mie riflessioni al riguardo.
Il libro è stato scritto da Olivier Le Gendre, scrittore cattolico, in seguito a tre serie di colloqui svoltisi nell’arco del 2005 in tre parti del mondo: Roma, Avignone e un luogo non precisato del sud-est asiatico. L’interlocutore, anonimo, è un cardinale di oltre ottant’anni che ha vissuto attivamente fasi cruciali della vita della chiesa nell’arco degli ultimi 40-45 anni.
Intervista di un cattolico ad un “principe della chiesa”, recensione di un’eretica e apostata. Lo scrivo e lo sottolineo perché metterò il mio punto di vista qua e là e, a mio parere, visto che non sarò obiettiva, è importante che chi mi legge abbia ben presente questo.
Comincio con i titoli: in francese il titolo è “ Confession d’un cardinal”, con un vezzo tutto italiano questo titolo non è stato tradotto letteralmente ma è stato proprio trasformato in “Orgoglio e pregiudizio in Vaticano”. Non posso fare a meno di notare che nell’uno e nell’altro caso i titoli sono quanto mai infelici e fuorvianti, scelti probabilmente più per ragioni di marketing che per suggerire il reale tema dello scritto.
Il titolo avrebbe dovuto essere – lo si rileva alla fine del libro – “La brezza e l’uragano”oppure “Il principio di Poo”. Non dirò le ragioni del secondo titolo perché fanno riferimento ad un fatto vissuto durante l’ultimo dei tre incontri e non è possibile spiegare questo “principio” senza rivelare in anticipo qualcosa che dovrebbe invece essere letto a poco a poco. Il primo titolo invece fa riferimento ad un brano della Bibbia in cui il profeta Elia viene a contatto con la potenza di un uragano e non trova Dio mentre lo trova nell’alito di una brezza.
Anche il sottotitolo dell’edizione italiana è fuorviante:
“Le confessioni di un cardinale sulla chiesa di ieri e di oggi – il potere, la politica, gli scandali, le crociate contro la modernità”.
Ritengo fuorvianti titolo e sottotitolo non perché non rispondano a vero ma perché fanno intravvedere l’aspetto più superficiale del lungo dialogo occorso fra questi due credenti. Il libro è infatti molto impersonale, il cardinale non confessa assolutamente nulla e non pone una propria interpretazione della situazione della chiesa. Descrive in modo piuttosto distaccato, sebbene partecipe, quanto sta passando la chiesa attualmente, attraverso brevi ma significativi excursus storici per collegare le ragioni della crisi attuale con errori del passato anche remoto, ma questo non risulterà altro che un lungo preambolo che servirà a portare l’interlocutore – e di conseguenza il lettore – ad una revisione del proprio modo di vedere la fede e ad un recupero del valore profondo e imprescindibile del messaggio evangelico:
Dio si rivela nelle piccole cose, nei bambini, nei malati, nelle prostitute, nel dolore degli umili e non nella politica e nella grandiosità del potere, compreso di quello della chiesa stessa. Dio non si rivela nelle leggi e nei divieti, ma nello stare accanto ad un moribondo ignaro perfino dell’esistenza del cristianesimo, stargli accanto senza cercare di convertirlo e di trasformarlo in un numero in più fra i battezzati. (N.B.: non è una citazione del libro)
L’excursus è fondamentale e interessantissimo, fra l’altro il libro mi è stato suggerito a causa di un lungo brano in cui il cardinale critica i movimenti, fra cui anche ilmovimento dei focolari, in quanto portatori di un messaggio reazionario e di restaurazione laddove la chiesa per sopravvivere ha bisogno di ben altro. Il brano sta circolando su Facebook almeno in due lingue, italiano e spagnolo, ma non mi sorprenderebbe che altri utenti lo stessero postando anche in altre versioni.
Attratta da questo ho acquistato il volume, ma ci ho messo poco a capire che il mio interesse sarebbe stato dirottato altrove e ampliato ben oltre i confini di quella critica tagliente.
Invito a leggere con molta attenzione questa lunga intervista, io stessa spero di avere il tempo di rileggerla. Voglio a questo punto però esprimere alcune cose totalmente personali.
Come dicevo, il libro è scritto sulla base di lunghi e impegnativi colloqui fra due cristiani, due cristiani autentici che sono realmente e genuinamente interessati all’essere umano e non – o non più – al potere. Di conseguenza afferma comunque il primato della chiesa e della religione cristiana su vari fronti, così come dà abbondantemente per scontato che la rivelazione evangelica di un dio che si fa uomo sia reale, attuale e universale.
Riporterò alcune riflessioni a partire dal prossimo articolo.
(5)
Orgoglio e pregiudizio in Vaticano – anonimo con Olivier Le Gendre
Tra loro, i cardinali danno vita a un mondo dalle frontiere fluide.Ci sono amicizie, vere amicizie. Ci sono gruppi che si formano e si sciolgono in base agli argomenti in discussione e alle decisioni da prendere. Ci sono cardinali che, avendo lavorato insieme, hanno imparato a rispettarsi. E ci sono anche alcune inimicizie, è naturale, peraltro dovute più a motivi d’orgoglio personale che a effettive divergenze di opinione.
E ci sono anche uomini molto attaccati alla loro famiglia spirituale di provenienza. Un cardinale dell’Opus Dei come Juan Luis Cipriani, per esempio, potrebbe distinguersi senza sforzi da un cardinale gesuita come Jorge Bergoglio. Chi se ne stupirebbe? Chi se ne lamenterebbe?
***
In molti se ne stupirebbero, eccome, pensai. Molte persone portate a credere che ai più alti livelli della Chiesa non vi siano affatto liti e nemmeno semplici divergenze, molte persone propense a credere che quel mondo sia sempre assolutamente unanime dietro il suo capo, il papa, e perfettamente d’accordo con tutto quello che viene detto e pubblicato. L’unanimità di facciata della Curia è del resto un argomento che suscita una certa ironia tra i vaticanologi, i quali, spesso, vengono a conoscenza dei dibattiti solo dopo che si sono svolti, e comunque raramente li divulgano.
Di tanto in tanto, però, capita che un avvenimento riesca a bucare l’impenetrabile guscio di segretezza che circonda il Vaticano. È successo per esempio per l’omicidio del comandante delle guardie svizzere e di sua moglie, uccisi da un membro della guardia stessa, che poi si suicidò.
Pagina 99, Piemme
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Questo articolo è stato postato martedì, agosto, 2011 alle 00:21nella categoria Saggi stranieri, Stranieri.
(6) chi e’ il cardinale ? Secondo noi ….
Anonimo con Olivier Le Gendre, ORGOGLIO E PREGIUDIZIO IN VATICANO, Edizioni Piemme
Jozef Tomko (Udavské, 11 marzo 1924) è un cardinale e arcivescovo cattolico slovacco, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Biografia [modifica] da WIKIPEDIA
Ordinato sacerdote il 12 marzo 1949 dall’Arcivescovo Luigi Traglia.
Comincia la sua carriera nella Curia Romana nel 1974, quando Papa Paolo VI lo nomina Sotto Segretario della Congregazione per i Vescovi.
Il 12 luglio 1979 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Segretario Generale delSinodo dei Vescovi elevandolo alla dignità di Arcivescovo. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 15 settembre dello stesso anno dal Pontefice.
È stato Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Gran Cancelliere della Pontificia Università Urbaniana dal 24 aprile 1985 al 9 aprile 2001.
Dal 18 marzo 1989 fu messo a capo anche della Commissione Interdicasteriale per i Religiosi Consacrati, organismo creato in quella data e posto sotto l’egida della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Papa Giovanni Paolo II lo ha innalzato alla dignità cardinalizia nel concistoro del 25 maggio 1985.
Il 15 ottobre 2001 è stato nominato Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, incarico mantenuto fino al 1º ottobre 2007. Gli succede nell’incarico Monsignor Piero Marini.
L’11 marzo 2004 diventa cardinale non elettore, compiendo 80 anni di età.
Dal 17 marzo 2010 è stato nominato a far parte della Commissione internazionale di inchiesta su Međugorje dalla Congregazione per la dottrina della fede.
Il 24 aprile 2012 è nominato collaboratore della commissione costituita da papa Benedetto XVI per indagare sulla fuoriuscita di notizie e documenti riservati dal Vaticano insieme ai cardinali Salvatore De Giorgi e Julián Herranz Casado.
(7)
Un brano dalla parte finale del libro, pag. 363 ss
Olivier Mi ha fatto venire qui perché potessi vivere qualcosa capace di farmi cambiare, Eminenza.
(Tacqui di nuovo) quasi sbalordito nello scoprire uno dei motivi della mia presenza in quel luogo. Gli rivolsi una domanda che mi si profilò in mente d’improvviso) irresistibile)
Mi tranquillizzi, Eminenza: lei non sta cercando di conuertirmi, vero?
Il cardinale In che senso convertirla, caro amico? Lei è cristiano da tanto tempo, è persino uno scrittore cristiano. Come potrei convertirla?
Olivier Eminenza) la prego) non si metta a fare giochetti con me …
Ha ragione, sto menando il can per 1′aia … Le risponderò in maniera franca e diretta. Non penso di doverla convertire, ma credo di doverle mostrare cose e persone che, probabilmente, lei non ha mai avuto occasione di vedere. Dopo di ché, lascio al suo libero arbitrio la responsabilità di farne ciò che vorrà.
Olivier Libero arbitrio, libero arbitrio … Lei sa perfettamente che non si esce indenni dalle visite che mi ha organizzato in questi giorni e dai racconti che mi ha fatto. Quando un bambino di dieci anni, cieco) si precipita ad abbracciarti e si mette a giocare a tentoni con il tuo orologio per farlo suonare) e poi scoppia a ridere quando infine ci riesce, quando un altro se ne sta seduto in un angolo del cortile e ti accorgi che oltre a non vedere non ci sente) e che essendo sordo non è in grado di parlare) eppure) malgrado il suo totale isolamento) quel bambi no avverte la tua presenza e ti afferra la mano per farti sedere accanto a lui, mano nella mano) unica comunicazione possibile … Quando lei mi racconta la storia di Num, che è stato picchiato) che si è prostituito a dieci anni, che ha sniffato più colla di quanta poteva sopportarne e che infine scopre che tutto deriva dal fatto di non essere amato dall’ uomo che non è suo padre. Quando mi lascia) come ha fatto fin dal primo giorno) nel cortile dove giocano i bambini malati di aids) e poi per esempio arriva Kbao, con la testa rasata e gli occhi troppo grandi per il suo visetto scarno) e mi si avvicina) mi tende la mano per chiedermi una delle caramelle che lei stesso) prevedendo la cosa) mi aveva dato prima di lasciarmi lì da solo … Quando siamo rimasti, l’ altro ieri, vicino a Poo, prostrato e sofferente. Quando mi ha proposto) come se niente fosse) di accompagnarla nel suo luogo di preghiera) cosa che) da scrittore cristiano) come lei mi ha definito, non potevo rifiutare, e mi ha portato in un quartiere dove con una manciata di spiccioli un uomo proveniente da un Paese ricco è libero di sfruttare una delle innumerevoli ragazze povere … Quando lei mi mette a confronto con tutto questo) Eminenza) sa bene che il mio libero arbitrio) come dice lei con il garbo che le è proprio, riceve un colpo micidiale. Davvero crede che io possa uscire
indenne da tutto questo? ,
Lei ha usato la parola indenne, e ancora una volta ha trovato il termine più adatto.
Olivier (Il cardinale non mi aveva risposto subito: aveva aspettato qualche istante che ritrovassi il controllo delle mie emozioni e fossi di nuovo pronto ad ascoltarlo.)
In effetti sapevo che poteva non uscire indenne dal nostro libro e dal nostro incontro, ma ho pensato che lei – proprio lei intendo, più di altri – lo avrebbe accettato. Ho pensato che avrebbe accettato di non restare fuori, indenne, appunto, da tutto quello che avrebbe visto e sentito. Sapevo che non si esce da qui come ci si è entrati. E pensavo che lei avrebbe accettato di affrontare tutto ciò. Avevo bisogno di questo perché il libro avesse un senso, volevo fare in modo che lei fosse capace, attraverso la sua scrittura, di far capire ai lettori la risata del bambino cieco che gioca con il suo orologio, di far percepire il silenzio del bambino sordo e cieco che l’ha fatta sedere accanto a sé per sentirsi meno solo, per il breve momento che lei gli ha regalato. Volevo fare in modo che lei fosse capace di descrivere l’allegria e l’affetto di questi ragazzi dalle guance scavate e gli occhi febbricitanti…
Sì, dice bene: indenne. Non usciremo indenni da questo mondo. La Chiesa cattolica non uscirà indenne dalla sua passata potenza. Il mondo stesso non uscirà indenne dalla sua storia. Ed è giusto così, perché se tutti cercano di uscire indenni dalla propria vita e dalla propria storia, se tutti cercano di proteggersi, se tutti si mettono al riparo, cosa diventeremo? I popoli ricchi al riparo della loro società consumatrice. La Chiesa al riparo della sua teologia e dei suoi tentativi di restaurazione. E noi stessi al riparo dall’infelicità di coloro che incrociamo, al riparo dal loro dolore, dalla loro richiesta di un po’ di attenzione. Sì, cosa diventeremo?
Olivier (Il cardinale rimase di nuovo in silenzio, mostrando apertamente che la sua domanda, ancora una volta, non chiedeva una risposta. Tuttavia mi venne in mente una frase familiare.)
San Paolo.
Olivier Si, san Paolo, il quale parlava molto e scriveva anche. Di fatto, il primo scrittore cristiano.
Lo ha mai notato? La parola carità ha acquistato con il tempo un senso molto lontano da quello originale, che era ben altro rispetto all’ aiuto un po’ altezzoso, fatto per dovere e spesso con degnazione, che è il suo significato attuale. Sì, saremmo solo cembali che tintinnano, vale a dire suoni senz’ anima, uragani vuoti, se non avessimo la carità, ovvero se l’amore di Dio non ci avesse attraversato per raggiungere coloro che incontriamo sul nostro cammino. E per questo, occorre accettare che l’infelicità altrui ci colpisca, che le altre persone ci sconvolgano. Bisogna accettare di non restarne indenni.
Olivier (Tacemmo entrambi. Da parte mi,) essendo rimasto turbato dalle nostre ultime parole, mi stavo chiedendo dove mi avrebbe portato tutto questo. Da parte sua, il silenzio era più che altro, ritengo, un riguardo nei miei confronti. Voleva lasciarmi del tempo … Infine fui io a riprendere il discorso.)
Siete in tanti, Eminenza?
In che senso?
Olivier Siete in tanti a ritenere che la Chiesa abbia assolutamente bisogno di una svolta se non vuole continuare a indebolirsi? Sono numerosi, nelle alte gerarchie, quelli che pensano sia giunto il tempo di prendere decisioni radicali? Sono in tanti a volersi opporre ai movimenti di restaurazione che porteranno, secondo lei, a trasformare la Chiesa in una piccola cerchia di iniziati virtuosi?
Con queste domande però entriamo in un’ altra questione.
Olivier È inevitabile, Eminenza, non crede? Se un cardinale scrive un libro, lo fa o perché non ha niente da dire} e succede} oppure perché ha un’intenzione particolare. All’inizio del nostro incontro mi sono chiesto se lei per caso non appartenesse al primo gruppo} ma presto mi sono reso conto che non era cast: e in seguito ho capito anche un} altra cosa: lei aveva ben presente fin dal!’ inizio dove voleva arrivare. Abbiamo fatto ore e ore di colloqui, durante i quali mi ha condotto con garbo} ma al tempo stesso con risolutezza - e lungo vie traverse} questo è evidente -} verso una precisa direzione. Ora che siamo ormai arrivati in fondo a questo cammino persorso insieme} sotto la sua guida} voglio sapere una cosa: voglio sapere cosa faremo adesso.
Cose molto semplici, mi sembra (replicò con un lampo di divertimento nello sguardo). Abbiamo ancora una o due conversazioni prima che lei parta. Poi finirà la stesura del testo. lo lo rileggerò con la dovuta attenzione. Lei lo proporrà a due o tre editori. Verrà pubblicato. Basta.
Olivier Basta} Eminenza? Davvero? (Ero divertito ancb’io.)
Certo, e ora risponderò alla sua precedente domanda con quanta più chiarezza possibile, tenuto conto della delicatezza della faccenda.
Olivier La ascolto.
Mi ha chiesto se siamo numerosi. Se siamo in tanti a condividere l’analisi e le preoccupazioni espresse in questi nostri colloqui. Non so cosa lei intenda con “tanti”. Potrei risponderle che siamo un certo numero.
Siamo un certo numero di persone un po’ ovunque nel mondo. Abbiamo imparato a conoscerci e riteniamo si debbano porre determinate domande, alle quali vanno date altrettante risposte. Pensiamo che queste domande non siano mai state poste davvero, anche a causa del clima particolare che ha caratterizzato sia gli ultimi anni di vita di Giovanni Paolo II sia l’ultimo conclave. Ora noi vorremmo che queste domande fossero ascoltate.
Olivier Un complotto, Eminenza?
No, naturalmente no, non si tratta di un complotto. Non esistono cose come una rete segreta, cospiratori, consegne precise, strategie sotterranee. Ci sono semplicemente delle persone, uomini e donne, che convergono su determinate analisi, che sono impegnate in azioni affini, che amano incontrarsi e scambiarsi i loro punti di vista.
Olivier E queste persone, Eminenza, cosa cercano? Qual è il loro obiettivo?
Gli obiettivi, di fatto, sono due. Vogliono rinnovare il modo di essere cristiani; anche se rinnovare forse non è la parola più giusta, ci tornerò tra poco. E vogliono sviluppare e far condividere un’ analisi argomentata sulla situazione attuale della Chiesa e sulle possibilità che si presentano.
Olivier Che è poi quello che lei fa in questo libro che stiamo ormai per terminare.
Quello che faccio in questo libro che, grazie a lei, stiamo per terminare.
Olivier Significa, Eminenza, che il libro non è che un’iniziativa tra tante altre. Non mi pare azzardato dedurre, da quanto mi dice, che da parte di questi uomini e queste donne cui lei si riferisce siano già sorte o stiano per sorgere diverse altre iniziative.
Diverse iniziative, dice lei (mi rivolse un franco sorriso).
Non so. Un certo numero, in ogni caso. Abbiamo creato una sorta di legame tra noi, un sito internet nel quale esprimiamo le nostre idee, diamo notizie agli uni e agli altri (1).
Olivier In altre parole, volete dare corpo a un’ alternativa rispetto a certe correnti di pensiero che sembrano godere di così largo credito da poter quasi essere considerate correnti ufficiali.
No, no. Qui si sbaglia. Non si tratta affatto di opporci a quella che sarebbe una corrente più o meno ufficiale. Io sono ufficiale. I cardinali che sviluppano analisi vicine alle mie sono ufficiali. Abbiamo tentato di far condividere i nostri punti di vista in maniera assolutamente ufficiale nel corso degli incontri ufficiali tra le congregazioni ufficiali in vista del conclave ufficiale.
Le ripeto, le nostre iniziative non si collocano sul piano di fantomatiche manovre sotterranee.
Olivier Con tutto il rispetto, Eminenza, ciò non toglie che le sue analisi, le sue previsioni, la sua esperienza qui e ciò che lei stesso è diventato da qualche anno, configurano una posizione che appare piuttosto diversa da quella, ufficiale, scusi se lo sottolineo, del nuovo pontefice che i suoi confratelli cardinali hanno eletto ufficialmente la primavera scorsa.
Restiamo un momento sulla presunta posizione ufficiale di Benedetto XVI. Vuole che le dica a cosa intende arrivare il nuovo papa?
Olivier Si tratta di una profezia, Eminenza?
Niente affatto, di semplice buon senso. Durante uno dei nostri primi colloqui le ho detto che Benedetto XVI era innanzitutto un teologo …
Olivier… Mi ha anche detto che avrebbe agito principalmente da teologo, e che questo rischiava di svantaggiarlo come papa.
È in effetti quello che ho detto, o più o meno. Ebbene, adesso le dirò cosa succederà.
Benedetto XVI è un uomo di cuore e di grande intelligenza. L’unione di queste due qualità gli permetterà di allargare, progressivamente ma considerevolmente, la sua visione della Chiesa.
Olivier Progressivamente, Eminenza?
All’inizio, è naturale, nel compito di governare la Chiesa privilegerà il suo punto di vista da teologo. Poi si renderà conto che la dialettica teologica a volte risulta difficile da comprendere, anche per le persone di buona volontà. E si troverà di fronte alla difficoltà che ciascun prete o vescovo incontra nel suo ministero.
Olivier Quale difficoltà, Eminenza?
La difficoltà di conciliare i due imperativi che s’impongono a ogni pastore e, a dire il vero, a ogni cristiano. Da una parte, l’espressione delle verità della fede. Dall’ altra, il rispetto dell’ elaborazione spirituale di ciascuno, che sia cristiano, credente o non credente. Un teologo privilegia d’istinto, oltre che per formazione e per abitudine, l’espressione della verità. Un sacerdote o un vescovo attribuisce invece massima importanza al rispetto dell’ approccio e dell’ elaborazione spirituale dei suoi interlocutori. Un papa deve essere pastore prima che teologo. È qui che le due qualità di Benedetto XVI a cui facevo riferimento entreranno in azione.
Olivier In che senso?
Penso che all’inizio si lascerà andare a dichiarazioni un po’ ruvide, corrette sotto vari punti di vista, ma inopportune. Poi, di fronte alle reazioni addolorate o turbate dei suoi interlocutori, le sue qualità di uomo di cuore si attiveranno e gli suggeriranno come umanizzare la sua dialettica. Diventerà pastore.
Olivier La interrompo, Eminenza, se mi permette. Non la mette a disagio dichiarare che il papa potrebbe essere inopportuno?
Perché mai dovrebbe mettermi a disagio?
Olivier Non saprei esattamente, ma di sicuro è poco comune sentire un cardinale affermare che il papa potrebbe fare o dire cose inopportune.
E perché dovrebbe essere immune dal fare o dire cose inopportune? A lei non succede? Io stesso, non ne ho forse fatte o dette a mia volta? Siamo uomini, e malgrado la nostra buona volontà ci capita di commettere errori. Il papa non fa eccezione. In compenso, quello che un po’ mi mette a disagio è proprio la sua domanda, perché rivela come anche da voi in Francia vi sia l’incapacità, da parte dei cristiani, di intrattenere rapporti normali con la più alta autorità della Chiesa. Pensare che un papa possa avere dei difetti non è affatto sacrilego. Al contrario, reagire come se non potesse averne, mi sembra sconfini un po’ nell’idolatria … Il papa è il papa. Merita il nostro rispetto tanto per il servizio che adempie verso di noi quanto per le sue qualità personali. Sarebbe tuttavia infantile pensare che sia perfetto in tutto, al riparo da ogni errore, risparmiato dal dubbio, immune dal fare o dire cose inopportune.
Olivier D’accordo (lo interruppi vedendo che la conversazione stava deviando verso argomenti che la avrebbero appannata). Lei dunque pensa che il papa sarà disposto ad ascoltarvi? Crede che sarà disposto ad ammorbidire le sue posizioni?
Ci sta già ascoltando, anche se ancora non ci comprende veramente. Del resto, sta per entrare in gioco un altro fenomeno.
Olivier Quale?
Ancora per un po’ nella crisi affonderemo … Abbiamo ripetuto più volte che l’Occidente sta conoscendo una crisi del sentimento religioso assolutamente senza precedenti. È una constatazione corretta, ma rischia di mascherare una realtà più ampia e complessa: questa crisi, non solo non è finita, ma è destinata ad aggravarsi. La pratica continuerà a calare, le sette e le nuove credenze religiose prospereranno, le incomprensioni con le altre religioni si acuiranno. E a conferma di quanto sto dicendo le porto un esempio statistico. Oggi in Francia avete circa ventimila preti, e avete già grosse difficoltà a garantire un servizio pastorale minimo. La metà di questi preti ha più di settant’anni. Tra dieci anni, questa metà sarà o totalmente a riposo o deceduta. Nel 1990, nel suo Paese c’era un prete ogni settecento abitanti. Oggi, per disporre di quello stesso rapporto servirebbero quasi centomila preti, ossia dieci volte più di quanti ce ne saranno tra dieci o quindici anni.
Olivier E dunque? (Mi sentivo un po’ disorientato da quella raffica di cifre.)
E dunque si potrà sperare sempre di meno di poter fare ancora funzionare la macchina della Chiesa come funzionava in passato. Bisognerà trovare altre risorse.
Olivier Tento di riassumere la questione. Una crisi, all’inizio può essere negata. In seguito viene riconosciuta, ma senza che si trovino soluzioni coraggiose. Dopo un ulteriore lasso di tempo raggiunge una tale intensità che diventa impossibile non intervenire. La realtà finisce per imporsi allo sguardo e alla comprensione di tutti, ed è a quel punto, soltanto a quel punto, che ci si risolve a prendere le misure necessarie, a sottomettersi all’inevitabile. È questo il suo pronostico?
Sì. Da qui a vent’anni, nei Paesi occidentali la pratica e il numero di preti e religiosi diminuirà regolarmente. Spariranno intere congregazioni religiose. Nello stesso periodo, la crisi che ha già colpito i Paesi sviluppati colpirà anche gli altri, quelli che attualmente ne sono ancora indenni. A quel punto, anche a coloro che ancora la negano non resterà che accettare la realtà.
Olivier E quello che lei sta facendo è cercare di pensare al momento che verrà, giusto?
Siamo un certo numero di persone ad accettare di pensare l’impensabile: l’indebolimento drammatico delle nostre strutture ecclesiastiche. Vogliamo prepararci, e avvertire, far nascere germi di rinnovamento. Lei sa ormai qual è la mia convinzione: non vi è possibilità, per noi, di ricostruire gli equilibri del passato. Continuare a sognare un ritorno al passato non solo impedisce un giudizio sano, onesto, sulla nostra situazione attuale: impedisce anche di prendere buone decisioni. Le soluzioni sono davanti a noi, ancora da trovare; non dietro di noi, in un passato più o meno idealizzato.
Olivier Eminenza qualche minuto fa ha detto che, lei e altri uomini e donne, avete due obiettivi. Uno è pensare in maniera coro retta e approfondita la situazione reale della Chiesa. L’altro consiste nel rinnovare il modo di essere cristiani. Diceva anche, però, che il termine “rinnovare” forse non era quello giusto.
Condurre una corretta analisi della Chiesa non basta, perché la Chiesa non è soltanto un corpo sociale, un’organizzazione. E prima di tutto un luogo nel quale si esprime una fede. Limitarsi a pensare il presente e il futuro – per quanto corretto e approfondito possa essere questo pensiero – resterà senza effetti se non saremo capaci di rinnovare la nostra vita di fede.
Olivier È qui che entra in gioco il principio di Poo, giusto?
Esattamente, è qui che interviene il nostro povero Poo, pur senza rendersi conto dell’importanza che gli abbiamo fatto assumere. In tutti questi giorni, in forme diverse, esplicitamente o implicitamente, ho continuato a dirle soprattutto una cosa: essere cristiani non consiste soltanto nel credere, ma anche nell’incarnare la presenza di Dio nel mondo. Se noi non manifestiamo concretamente la presenza di Dio quaggiù, se non ci poniamo come continuatori dell’ azione portata avanti da suo Figlio duemila anni fa, siamo destinati a sparire, perché non serviremo a niente.
(1) Apprenderò in seguito che questo sito, molto attivo, si chiama Sarepta ed è consultabile all’indirizzo www.sarepta-org.net. Sarepta (o Zarepta), secondo il racconto biblico contenuto nel Primo libro dei Re, capitolo 17, era una città nella quale abitava una vedova con un bambino. Un passante le chiese dell’olio e del pane. Lei gli rispose che stava portando l’olio e il pane che aveva con sé a casa, per un ultimo pasto prima che, avendo finito tutte le scorte, non le restasse altro che morire. li passante, che era un profeta, le disse di tornare a casa, di cuocere le focacce, di portargliene una, e le promise che non sarebbe mai più rimasta senza olio e senza pane finché la pioggia non avesse fatto rinverdire i campi e gli alberi.