Dante e la Sardegna, l’ultimo libro di Federico Francioni
Il medioevo dell’Isola nei versi della Commedia, di Caterina Pinna
“Dante e la Sardegna” di Federico Francioni. Da Ugolino ai Malaspina, le radici di una storia e di un’economia.
Nell’antico codice del 1327, il Breve di Villa di Chiesa il rapporto di lavoro era così regolato: «Delli maestri delle fosse, che paghino li loro lavoratori lo sabbato». Nella preziosa notazione si parla di denaro da versare per retribuire le maestranze che lavorano nei giacimenti di piombo argentifero della zona. Anche la coltivazione delle vene avveniva a favore di singoli o di società chiamate trente, termine con il quale si indicava la trentesima parte del capitale investito nelle fosse del gigantesco bacino minerario dell’Iglesiente. Villa di Chiesa, dove il Conte Ugolino dominava incontrastato, era un polo di attrazione per investitori e manodopera sarda: quest’ultima scampata ai massacri dei pisani.
Bisogna mettere in secondo piano l’immagine di Ugolino che solleva la bocca dal fiero pasto per rileggere la ricchezza di legami tra Dante e la Sardegna con una chiave storico-economica e trovare, per esempio, anche nell’Isola, proprio a causa dello sfruttamento delle sue immense risorse minerarie, le radici del capitalismo che fiorisce nella Toscana del Duecento e del trecento. «La Sarde§na non è mai stata isolata, sempre è stata nel fiume della grande storia». Ne è sicuro Federico Francioni, una vita trascorsa dietro la cattedra a insegnare lettere e filosofia, nonché presidente della Consulta intercomunale per la promozione e la valorizzazione della lingua, della storia e della cultura della Sardegna, autore di un bel saggio: “Dante e la Sardegna, invito a una nuova lettura” (Edizioni Condaghes, 20 euro). Al libro si accompagna un dvd girato da Vittorio Sanna.
I personaggi che animano la Divina Commedia e che sono legati all’Isola come i barattieri Frate Gomita e Michele Zanche, inforcati dai diavoli nella pece bollente, Adelasia di Torres, figura tutt’altro che passiva perché avrà un ruolo sia nella crisi del giudicato di Torres che nella nascita di Sassari, Thatari come centro di primaria importanza, o ancora Nino Visconti, Corrado Malaspina e naturalmente Ugolino, che ha così ben saputo sfruttare le miniere, sono guardati con altri occhi. Ciò che emerge con chiarezza sono gli intensi e robusti legami tra i versi danteschi e il contesto storico culturale isolano. «Non siamo caput mundi ~ osserva ancora Francioni – ma neppure siamo tagliati fuori . E Dante, che secondo alcuni storici con la sua elaborazione poetica sarebbe depistante rispetto alla ricerca , aveva una profonda consapevolezza dei conflitti interni ai comuni. «Il testo che mi ha guidato in questo lavoro – aggiunge – è “Ricordi di Sardegna” di Dionigi Scano, che ben descrive la rete di rapporti in cui l’Isola era immersa.
Francioni riprende glis studi che Antonio Gramsci dedica a Dante e sviluppa in particolare le analisi dello storico franco americano John Day «sulla Sardegna come laboratorio di storia coloniale», mettendo in evidenza i meccanismi di dipendenza dentro l’Europa. «Il grado zero del capitalismo, come dice lo studioso Federico Sanguinetti, è in Toscana, dove nel 14 7 2 nasce la prima banca, il Monte dei Paschi e l’Isola, sfruttata dai toscani per i suoi giacimenti minerari, è una componente del neonato capitalismo». Il Breve di Villa di Chiesa, le trente e la vicenda storica del Conte della Gherardesca ne sono una conferma. «Ugolino si proclama re e la sua vita è un continuo intreccio tra pubblico e privato, tratto ben marcato della società italiana» .
Ci sono libri che si leggono e che si possono vedere e persino sentire: “Dante e la Sardegna Invito a una nuova lettura” è uno di questi, specialissimo. Ad accompagnare il lavoro di Federico Francioni, come detto, c’è un dvd in cui si raccontano i personaggi danteschi in bilico tra passato e presente, nei luoghi fisici, in Sardegna naturalmente, dove questi hanno vissuto. «È un viaggio nell’Isola, una guida culturale, un ideale sentiero dantesco», spiega Vittorio Sanna, dirigente scolastico,’ attore e regista, nonché voce narrante del film-documentario. Ecco il Castello dell’Acquafredda, la casa sassarese di Michele Zanche, la dimora tempiese di Nino di Gallura, la rocca dei Malaspina. E soprattutto ecco !’incredibile silenzio che riempie gli spazi immensi della Sardegna. «Non abbiamo mai cercato la giornata perfetta o nascosto angoli brutti della città». Una scelta intelligente: la forza del dvd sta proprio nell’autenticità del racconto sul campo accompagnato dalla musica dei maestri e degli allievi del Conservatorio di Sassari.
Pensato per le scuole, “Dante e la Sardegna” è un lavoro con tre cuori o se si preferisce. è un’opera con una tripla lettura dantesca. Quella storica, quella nei luoghi dei protagonisti e una terza, svolta in sardo e in sassarese, nelle traduzioni di Pedru Casu e di Sebastiano Meloni. «L’idea di fondo – racconta ancora Francioni – nasceva dall’ esigenza di proporre agli alunni Dante anche in sardo». Nei panni di presidente della Consulta, Francioni è uno strenuo sostenitore della tutela e della valorizzazione del. sardo anche curriculare. «Sono stato testimone privilegiato dei racconti, in sardo, dei miei alunni. Da qui l’esigenza di costruire delle brevi unità didattiche». «Ci siamo resi conto – aggiungono Francioni e Sanna che l’universalità del messaggio dantesco non veniva meno. La traduzione non toglie nulla all’intensità dei versi». Gli strumenti per farlo ci sono, a cominciare dalla legge regionale 26. E a essere sinceri è commovente sentire A su mesu caminu de sa vida m ‘in- , contresi’ in un ‘addhe a buscu oscura ca sa bia ‘eretta fi’ peldida di Pedru Casu o Di l’omu giuntu a mezu di la vida eu m’aeciapesi in una baddi uschura chi la carrera giustha era ioanida di Sebastiano Meloni.