Intervista al teologo Kung: “Dal conclave spinta alle riforme o la crisi durerà”.

“A Roma un clima da fine impero. La Curia ostacola il rinnovamento”, di ANDREA TARQUINI.  Da  LA REPUBBLICA 14 FEBBRAIO 2013

BERLINO – La crisi della Chiesa quasi evoca il tramonto dell’U­nione Sovietica, non bastano pre­diche d’accusa e gran rifiuti. Ce lo dice il professor Hans Kung, mas­simo teologo ribelle.

Professor Kung, per lei che ha sempre contestato l’infallibilità papale. che valore ha il ritiro del Papa?

E’una smitizzazione solo per tutti coloro i quali vedono nel Pa­pa un vice-Dio in Terra, e non prendono in considerazione il fatto che anche il Papa è solo un uomo, e quindi per forza di cose il suo magistero è limitato dal Tem­po».

 

Il ritiro è stato l’atto più impor­tante del suo pontificato?

«Presumo che il pontificato di Joseph Ratzìnger resterà nella Storia della Chiesa perché egli è stato il primo Papa del tempo mo­derno che ha deciso di ritirarsi. Per questo resterà negli Annali».

 

Il  ritiro e le parole di oggi del Papa aprono nuove speranze?

«Apre la speranza che final­mente ora la crisi della Chìesa cat­tolica e del ruolo del Pontefice siano riconosciute anche in Vati­cano. Il pericolo è che Ratzìnger, restando a Roma, assuma di fatto un ruolo di un papa-ombra. Avrei preferito una sua scelta di ritirar­si in meditazione e preghiera in Baviera. Se resta in Vaticano con­tatti, colloqui sono inevitabili. E’ già imbarazzante se in una par­rocchia il vecchio parroco resta accanto al nuovo, figuriamoci un vecchio papa accanto al nuovo •.

 

Cosa si aspetta dal prossimo Conclave?

«Può dare un impulso solo se i cardinali accettano l’analisi, esposta nel mio libro “Salviamo la Chiesa”, e prenderanno atto della profonda crisi della Chiesa anziché rimuovere ancora una volta il tema centrale della vita del cattolicesimo».

 

Quale ruolo giocherà Bene­detto XVI. dopo le sue dure paro­le di oggi?

«Non parteciperà al Conclave, ma spero che egli non giochi al­cun ruolo nel nuovo Pontificato. A1trimentifinirebbe per creare lui nuove pericolose polarìzzazìonì tra sostenitori del nuovo Papa e seguaci del vecchio Papa. Ciò renderebbe impossibile un go­verno unitario della Chiesa».

Un Papa più giovane sarebbe auspicabile?

«II nuovo Papa non dovrebbe essere troppo anziano, ma al tempo stesso non ha bisogno di essere giovane per poi restare Pa­pa 20 o 30 anni. Un pontificato lungo porterebbe a una pietrifi­cazione della Chiesa».

E sarebbe meglio un papa non europeo?

«Da dove verrà, non è impor­tante. Conta che non finisca per essere “romanizzato” e curializ­zato. Ratzinger non veniva da Ro­ma ma è stato alla fine più roma­no dei romani e della Curia. Se un Papa tedesco o di colore finisce integrato nel sistema della Curia, la sua origine non serve».

Auspica che i futuri Papi si pre­parino a non restare Papi fino al­la morte?

«La regola dell’ anzianità dei vescovi dovrebbe valere anche per il vescovo di Roma. A partire dal 75mo anno i vescovi devono offrire il proprio ritiro. Fu intro­dotta dal Cardinale Suenens. Gli chiesì perché avesse escluso i1Ve­scovo di Roma, il Pontefice. Mi ri­spose che altrimenti non avrebbe raccolto una maggioranza. Ades­so constatiamo quanto sia negativo che un Papa resti in carica troppo a lungo, o fino a un’età troppo avanzata».

 

Il suo bilancio di questo pontificato è negativo?

«Terno che resterà nella Storia piuttosto con un bilancio negati­vo, con deficienze e limiti, e occa­sioni perdute. Il caso del vescovo antisemita Williamson, o il man­cato accordo su una maggiore comprensione con le chiese orto­dosse e protestanti ».

 

 

Crisi delle vocazioni, esodo del fedeli: la crisi della Chiesa è drammatica. Il nuovo Papa co­me dovrebbe affrontarla?

«Diciamo in latino Ceterum censeo romanam curiam esse reformandam. Dipende se la Corte medievale-barocca vatica­na potrà essere trasformata in una moderna, efficiente ammi­nistrazione centrale della Chiesa. Bisogna cominciare dalla base, e vedere che cosa ne verrà fuori. E’ illusorio pensare di riportare i cri­stiani nel sistema ecclesiastico attuale. La Curia romana era con­tro il Concilio Vaticano Il prima che si tenesse, durante il Concilio ha impedito ciò che voleva, e do­po ha guidato la restaurazione con i devastanti effetti di crisi. Se questa Curia non verrà riformata e trasformata in centro efficiente, ogni riforma sarà impossibile. La Curia è l’ostacolo principale al rinnovo della Chiesa, a un dialo­go ecumenico e a un’ apertura al mondo moderno ».

 

La sua analisi ricorda l’Impero sovietico poi crollato, pensa a processi simili?

«Il destino dell’Unione sovieti­ca, l’implosione, dovrebbe essere un rnonito, anche per il Conclave. Sarebbe anche importante che i cardinali non discutano isolati dal mondo. Soprattutto prima del Conclave. All’ultimo Concla­ve Ratzinger disciplinò tutti. Non deve ripetersi, ci vuole un’ atmo­sfera di libera discussione nel col­legio dei cardinali».

 

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