Dentro il movimento 5 stelle di Grillo, di CARLO VALENTINI

Intervista al sociologo Piergiorgio Corbetta, docente di me­todologia della ricerca socia­le al dipartimento di Scienze dell’educazione dell’universi­tà di Bologna e collaboratore dell’istituto Cattaneo.                  (Da Italia Oggi, 20 febbraio 2013).


Il sociologo Piergiorgio Corbetta è docente di me­todologia della ricerca socia­le al dipartimento di Scienze dell’educazione dell’universi­tà di Bologna e collaboratore dell’istituto Cattaneo, parente stretto della casa editrice il Mulino. Appunto col Mulino ha pubblicato (co-autrice Eli­sabetta Gualmini, presiden­te del Cattaneo) il volume «Il partito di Grillo», realizzato anche attraverso un’indagine «sul campo», cioè intervistando appartenenti e simpatizzanti del movimento 5stelle. Quindi una sorta di indagine scientifi­ca sul grillismo, di cui parliamo con lui.

Domanda. Al termine del suo viaggio all’interno del movimento 5stelle che idea si è fatto del grillismo ?

Risposta. Che il movimen­to non è attrezzato in termini programmatici, di esperienza di conoscenza. Il boom elettorale di maggio gli sta facendo compiere un passo più lungo della gamba. Anche perché que­sti esperimenti di democrazia diretta, ma il termine è un pò enfatico, si possono tentare e realizzare al massimo a livello comunale, certamente funzio­nano a livello micro, cioè su un determinato problema, non sono invece gestibili a livello macro.

D. Però Grillo pare riesca ad avere una grande forza di attrazione.

R. Vi riesce col populismo e questa è una contraddizio­ne perché, da un lato, fa leva sulla democrazia diretta e sul web ma dall’altra il populismo finisce per esserne la negazio­ne. I populismi nascono come rivolta nel nome del popolo sovrano contro i meccanismi rappresentativi però poi si dimostrano incapaci di avviare qualcosa di alternativo e di partecipativo e scivolano nel laederismo assoluto, nella fiducia concessa acriticamente al profeta. Penso che Beppe Grillo sia consapevole di questo ma finora non ha affrontato il problema della leadership e dei meccanismi organizzativi inter­ni perciò rimane l’interrogativo sullo sbocco del movimento.

D. Neppure le polemi­che sull’autoritarismo e le espulsioni sembrano avere inciso sulla popolarità di Grillo.

R. In realtà il movimento ha sofferto per queste vicende tanto che il gradimento verso Grillo ha subito delle flessioni che poi sono state superate per lo scoppiare dei vari scandali politico-fInanziari col conse­guente rigetto verso i partiti tradizionali e il ritorno del consenso a chi più li contesta. Probabilmente anche il fatto che il movimento risulti oggi con una minore componente di supporter di area di sinistra è determinato da quelle vicende e dalle accuse di autoritarismo.

D. L’assioma né di destra né di sinistra favorisce il qua­lunquismo?

R. Ritengo che destra e sinistra siano ancora due categorie politiche assolutamente vi­tali. È lecita però l’opinione opposta, non solo Grillo, an­che Mario Monti sostiene il superamento dell’antago­nismo tra destra e sinistra. I nostri studi indicano che solo il lO % degli italiani rifiutano di accet­tare una propria collocazione a destra o a sinistra, la percen­tuale sale al 20 % tra coloro che seguono il movimento 5 stelle. L’80 % dei 5stellini invece rivendica un’appartenenza, anche se blandamente. Vorrei sottolineare che dalla nostra indagine risulta che i seguaci di Grillo contestano l’attuale sistema dei partiti ma sono elettori moderati, di sinistra e di destra.

D. Grillo riesce a convincere a votare i potenziali astenuti?

R. Poco. Intercetta in minima parte l’astensione. Il risultato statistico delle nostre intervi­ste. realizzate dopo le elezioni di maggio, indica che il 46 % dei simpatizzanti proviene da un’area di centrosinistra il 40% da un’area di centrodestra il 14% dall’astensione. ‘

D. Quali sono i partiti più penalizzati nel voto dall’iniaziativa di Grillo?

R.  È un danno trasversale. Grillo pesca dai giovani pi­diessini delusi da Bersani agli orfani di Di Pietro, dall’ultrasi­nistra che non crede a Ingroia ai pidiellini che non volevano il ritorno di Berlusconi anche i leghisti smarriti con Bossi in castigo lo guardano con inte­resse.

D. C’è comunque chi prevede un atteggiamento possibilista del gruppo par­lamentare  5 stelle verso un eventuale governo di centrosinistra.

R. È da escludere un’allean­za organica di governo anche se potranno verificarsi conver­genze su singoli provvedimenti non è ipotizzabile neppure l’ accordo per l’elezione del pre­sidente della Repubblica. In parlamento il movimento gio­cherà la carta della denuncia della classe politica, dell’out­sider, mantenendo l’elemento di distinzione e la caratterizza­zione del grillismo. Grillo starà molto attento all’immagine che trasmetterà il suo movimento non è più un comico, è un poli~ tico e valuta con attenzione le sue mosse: il fatto che appena è uscita la notizia dello scandalo Mps abbia deciso di partecipare all’assemblea dei soci della ban­ca dimostra la sua attenzione al ritorno politico delle proprie azioni. Così come ha valutato sulla base dell’interesse politico la non convenienza dell’intervi­sta su La 7.

D. Con un gruppo di par­lamentari che si preannun­cia numeroso sarà possibi­le mantenere per un’intera legislatura questa strategia ?

R. Le difficoltà sono indub­biamente molte e vi è il rischio che dopo l’exploit elettorale il movimento scompaia o si ridu­ca a una piccola minoranza pro­testataria. Grillo ha dimostrato di non possedere, per ora, gli strumenti per superare il pro­blema dell’istituzionalizzazione del movimento. il nodo è se e come riuscirà a strutturarsi in forme diverse rispetto a quelle che conosciamo, va bene la rete ma non basta. L’ interesse inter­nazionale verso questo fenome­no deriva appunto da questo interrogativo perché finora si è scritto tanto sul supporto del web alla democrazia diretta ma di concreto non è emerso nulla in nessuna parte del mondo, le rappresentanze tradizionali avranno i loro difetti ma nulla di alternativo è nato finora.

 

 

Condividi su:

    Comments are closed.