UNA BRUTTA CAMPAGNA ELETTORALE, di Ferdinando Camon

LA NUOVA SARDEGNA - 11.01.2013

di FERDINANDO CAMON Bruttissima campagna elettorale. È una sequenza di provocazioni: “Tu con chi stai?” o “Contro chi stai?”, “Con Monti o contro Monti?”. Come se noi dovessimo votare per questo o per quello, e non per noi, per i nostri figli, per risolvere o impostare i nostri problemi. È una campagna elettorale di vecchio stile con candidati-trappola: per esempio la Vezzali, che senso ha metterla in lista perché è una campionessa olimpionica e tira bene di fioretto? Si mette nella lista di Monti, solo perché è stato il primo a invitarla. Non abbiamo la minima prova che conosca la cosiddetta “agenda Monti”, lei stessa ha dichiarato: “Adesso me la dovrò leggere”. Berlusconi si rammarica di averla perduta: “Se le avessi fatto la corte!” Siamo ancora qui, a votar donne corteggiate dai leader? Siamo certi che votando questa campionessa olimpionica votiamo una che lavorerà per il programma di Monti? Ma se è stata lei stessa a dichiarare a Berlusconi: «Con persone come lei siamo sicuri di andare avanti». E poi, con stupefacente audacia: «Da lei mi lascerei perfino toccare»: nella scherma chi viene toccato vuol dire che ha subìto una stoccata, ma parlando con Berlusconi “toccare” acquista ben altro significato. Che la signora mostra di apprezzare. È simpatica, la Vezzali? Moltissimo. La stimiamo? Tantissimo. La votiamo? E perché mai? Dall’altra parte Berlusconi vuol candidare Manuela Di Centa, e perché?, «Perché ha vinto anche di più». Se i politici impostano la campagna elettorale in questo modo, vuol dire che mostrano verso di noi un assoluto disprezzo. Abbiamo problemi economici tremendi, è pazzoide sperare di risolverli, ma speriamo almeno di non aggravarli. C’è bisogno di politici che capiscano di economia. Si pesca invece tra i magistrati: Grasso e Ingroia han fatto il loro lavoro nelle procure con onestà, ma cosa c’entrano con i problemi che abbiamo? Si candidano per risolvere i nostri problemi o per aggiungere una riga alla loro biografia? In questi giorni i nostri problemi si acutizzano: crollano gli acquisti, sale la disoccupazione giovanile, la scuola peggiora e diplomarsi o laurearsi serve sempre meno, le cause civili si allungano, negli ospedali chi arriva resta sulle barelle, la benzina cresce ancora…: scrivo questi dati scorrendo le pagine di un quotidiano. Vedo i problemi, vedo i nomi dei candidati, e non vedo in questi nomi la soluzione di quei problemi. Le cause civili durano dai cinque ai sette anni, il che vuol dire che non c’è giustizia, perché una giustizia che si fa aspettare più di cinque anni è un’ingiustizia. Un organismo internazionale ci ha appena condannati per la disumanità delle nostre carceri, ma non c’è segno di questa vergogna nella campagna elettorale, non c’è uno straccio di proposta per rimediarci. Agli occhi del mondo siamo un popolo incivile. Se uno di noi fa un viaggio all’estero si vergogna, ma alla classe politica (che è la prima colpevole) non gliene frega nulla. Speravamo, una parte di noi, che la lista Monti portasse una rivoluzione, ma ahimè la lista ingloba Casini e Fini, che non sono verginelli dal futuro intatto, son personaggi molto navigati, dai quali è arduo aspettarsi qualcosa di nuovo. Bersani continua a provocare Monti: «Dica contro chi sta!», ma per noi non importa chi sta con chi, ma chi fa che cosa. Dicevano: dalla crisi usciremo nel 2011, poi nel 2012, adesso neanche nel 2013, è chiaro che non hanno la minima idea di come se ne esce. Balena perfino qualche dubbio sulla convenienza di restare nell’euro, qualcuno (anche all’estero) pensa che entrando nell’euro l’Italia s’è inflitta una colossale fregatura. Siamo messi male. E la prospettiva elettorale non dà segno di voler metterci meglio.

Ferdinando Camon è nato nel 1935 in un piccolo paese della campagna veneta. Il suo primo romanzo uscì in Italia con una appassionata prefazione di Pier Paolo Pasolini, e fu subito tradotto in Francia per interessamento di Jean-Paul Sartre. Camon si definisce un “narratore della crisi”: ha raccontato la crisi e la morte della civiltà contadina (nei romanzi: Il quinto stato, La vita eterna, Un altare per la madre, premio Strega, Mai visti sole e luna; e nelle poesie Liberare l’animale, premio Viareggio, e Dal silenzio delle campagne), la crisi che si chiamò terrorismo (Occidente), la crisi che porta in analisi (La malattia chiamata uomo, La donna dei fili, Il canto delle balene), e lo scontro di civiltà, con l’arrivo degli extracomunitari (La Terra è di tutti). I suoi romanzi più recenti sono La cavallina, la ragazza e il diavolo (premio Giovanni Verga) eLa mia stirpe (2011, premio Vigevano–Mastronardi). E’ tradotto in ventidue paesi. Le sue opere sono pubblicate anche in edizione per ciechi, in Italia e in Francia. In Francia, Gallimard ha tradotto tutta la sua opera narrativa, e le poesie Dal silenzio delle campagne

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