RICONOSCERE LE PRIORITA’, di Sergio Fabbrini

* professore ordinario di Scienza politica presso l’Università degli Studi di Trento. Il sole 24ORE,  29-11-2012

RICONOSCERE  LE  PRIORITA’, di Sergio Fabbrini

(professore ordinario di Scienza politica presso l’Università degli Studi di Trento)

 

Con le primarie del PD si è avviata ufficialmente la campagna per le ele­zioni della prossima primavera. La competizione che è emersa in quel parti­to tra due leader e due prospettive politiche è auspicabile che favorisca una chiari­ficazione competitiva anche all’interno degli altri schieramenti politici. ‘Tuttavia, se è bene che i leader politici si dividano sulle soluzioni da proporre ai nostri pro­blemi, è anche bene che essi non si divida­no sul riconoscimento di questi ultimi. Non ci può essere dubbio che i problemi italiani  abbiano a che fare con il decli­no economico e con l’indebitamento pub­blico. Non è un’opinione il fatto che il no­stro Paese continui ad avere una crescita economica negativa o che il nostro debi­to pubblico continui a salire. Nessun lea­der può rivendicare  la guida del Paese se non riconosce i problemi nella loro cru­dezza, Tale crudezza dovrebbe spingere tutti i principali leader ad alcune basilari considerazioni politiche.

Prima considerazione. L’Italia non può sopravvivere mantenendo ìo status quo, All’interno dell’Ocse, siamo il Paese che ha tra i più alti tassi di disoccupazione giovanile (intorno al 27%, mentre la media Ocse è intorno 17%). L’Italia ha il più alto tasso di non occupazione  femminile (in­torno al 46% delle donne non lavora. mentre tale percentuale è intorno al 24% nella generalità dei Paesi Ocse, con l’esclusione della Tur­chia),tra I più alti tassi di corruzione pubblica e privata, tra i più alti tassi di fiscalità sulle imprese e sul lavoro, tra i più alti tassi di evasione fiscale (corri­spondente a circa il 18% del nostro PiD oltre ad avere il terzo più alto debito pub­blico (dopo Giappone e Grecia), Do­vrebbe essere condiviso da tutti i lea­der politici responsabili il fatto che la difesa dello status quo equivarreb­be alla legittimazione del nostro de­clino morale oltre che economico,

Seconda considerazione. L’Italia non può riprendere a crescere attraverso mi­sure contingenti e di breve periodo. La crudezza dei nostri problemi è tale che una loro significativa soluzione richie­derà un’azione continuativa per almeno una legislatura, Come in guerra, la lealtà reciprocata le principali  forze politiche è una necessità, non già un’opzione. Per risolvere i nostri pro­blemi strutturali occorrerà mettere in discussione interessi consolidati, rendi­te di posizione, corporativismi diffusi. È inevitabile che ciò creerà (come ha già creato) malcontento, resistenze, rifiuti, oltre che proteste legittime. Le riforme non si realizzeranno se il nuovo gover­no non saprà spiegare le ragioni della sua azione e se non saprà offrire una pro­spettiva positiva alle proteste legittime. Allo stesso tempo. le riforme non si con­solideranno se l’opposizione userà strumentalmente il malcontento per guada­gnare qualche voto nelle elezioni successive. Nessun leader politico respon­sabile dovrebbe speculare sulla necessi­tà delle riforme anche se è legittimo che avanzi proposte alternative per pro­muovere queste ultime.

Terza considerazione. L’Italia non potrà ritornare a crescere senza un si­stema decisionale riformato. Non è pensabile di poter risolvere problemi così crudi con un sistema istituzionale slabbrato e farraginoso, La riforma del nostro sistema parlamentare, anch’es­sa, è una necessità, non già un’opzio­ne. Nell’attuale legislatura. quasi 1/3 dei 630 membri della Camera dei depu­tati ha cambiato appartenenza al grup­po parlamentare, alcuni di essi più di una volta. Dopo le elezioni del 2008, nella Camera si erano formati sei prin­cipali gruppi parlamentari (conside­rando il Gruppo misto), Oggi ce ne so­no 19 e il Gruppo misto è divenuto una stazione di sosta nel passaggio da una raggruppamento parlamentare a un al­tro. Non si può andare avanti così. Do­vrebbe essere condiviso da tutti i lea­der politici responsabìli che subito do­po le elezioni della primavera prossi­ma occorrerà avviare un processo di revisione costituzionale, legittimato dagli elettori sia all’inizio che alla fine, finalizzato a dare all’Italia un governo efficace e controllato.

Se l’Italia vuole crescere di nuovo, al­lora la competizione tra leader e partiti, pur dura, dovrà basarsi sul comune rico­noscimento dei problemi strutturali che dobbiamo risolvere.

 

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