IL PROFUMO DEI PETRODOLLARI, di Bachisio Bandinu

 

Il profumo dei petrodollari, di  BACHISIO BANDINU

 

Si è aperto un nuovo capitolo del turismo d’alto bordo in Sardegna. Un titolo affascinante potrebbe essere questo: turismo e petrodollari. Il lieto evento è annunziato dall’acquisto della Costa Smeralda e da progetti di investimento nella costa sudoccidentale dell’isola da parte di El Tani, emiro del Qatar. D’altro canto la Sardegna è stata sempre sensibile al fascino dei principi d’Oriente: l’Aga Khan, il libanese Barrak e ora El Tani, nella fiducia in comete annunciatrici di nascite felici e doni dei Re Magi.

Come scrivono i giornali, pare che i sardi abbiano acquisito un odorato fine: “ l’inebriante profumo dei petrodollari”. E forse è questa ebbrezza che ha creato un grande entusiasmo, ricco di linguaggio esaltante, condensato in queste massime: “valorizzazione del patrimonio ambientale, paesaggistico, culturale e identitario”; “ i sardi diventeranno manager, non camerieri”; “ da risposte alle infrastrutture, trasporti, aerei e navali”; “ punta su ambiente, tradizione e cultura”; “ un interesse a investire nell’agro alimentare”; “ un max allevamento di cavalli arabi”; “ allungamento della stagione turistica grazie al turismo congressuale”; “ porta nuova impresa e promuove imprenditorialità”. C’è persino un interessamento agli stazzi della civiltà gallurese, anche se risulta problematico immaginarli in salsa qatariota.

Comunque, un bel colpo di reni per il corpo agonizzante dell’economia sarda. Eppure la storia, anche recente, dovrebbe consigliare cautela e riflessione. C’eravamo entusiasmati per il linguaggio sacro dell’industrializzazione: Dio petrolio, Cattedrali nel deserto, Rinascita, tecnologie e ricerca delle basi militari. Oje no ischimus de cale morte morrere. Più recentemente ci siamo messi a venerare nuovi totem: pale eoliche che soffiano energia di salvezza, persino il misero e spinoso cardo promette la terra promessa della chimica verde, l’ossigeno del gas algerino darà un respiro di crescita, i radar sparsi sulle coste per dare più sicurezza a difesa da nemici vicini e lontani. Insomma, la Sardegna è proprio in una botte di ferro, una metafora da leggere diversamente e cioè in termini di una chiusura senza futuro.

Ma ora si annuncia un tempo nuovo e gli dei sanno quanto ne abbiamo bisogno. Si afferma che i nuovi venuti solo “ investitori seri e non speculatori”. E’ una garanzia questa differenza, una distinzione necessaria ma non sufficiente. La serietà degli investitori è un punto di partenza per avviare una corretta fase contrattuale. Si tratta di calcolare puntualmente la partita doppia del dare e dell’avere. Che cosa da la Sardegna e che cosa riceve? Una fredda logica mercantile in un confronto paritario, senza complessi né sudditanza né gratuiti entusiasmi. Il timore è che non ci sia questa parità di forza contrattuale, di saperi, di capacità programmatoria, di corretta valutazione degli effetti a breve e a medio termine. È proprio il gap culturale che ha impedito alla politica e all’economia sarda di fare scelte convenienti. Che cosa dà la Sardegna al Qatar? Qualcuno ha detto: “poca roba rispetto a quanto riceviamo”. Dunque non è servita la lezione degli anni ‘60 quando è sorta la Costa Smeralda. Allora ci si chiese: quanto vale un ettaro di sterpaglie e di pietre affioranti nelle desolate lande di Monti di Mola? Nulla, fu la risposta. Pietre per i poveri caprari degli stazzi di Arzachena, pietre preziose per gli astuti compratori. Così l’acquisto avvenne nella dimensione del dono. Oggi si ha l’obbligo di apprezzare il valore del patrimonio ambientale, capitale inestimabile perché unico, ineguagliabile, raro. Per dirla in termini mercantili non ha concorrenza nell’intera Europa. Dunque un solo metro cubo ha un valore immenso. Ed invece si fa un discorso sulla quantità dei metri cubi e non sulla qualità della merce. Ancora non ci siamo convinti che quella turistica non è un’industria classica dove conta il capitale finanziario di investimento. Nel turismo il vero capitale è la qualità del territorio, un capitale prezioso e delicatissimo, facilmente degradabile e non rinnovabile, e una volta consumato non ha più valore. Se si ha coscienza di tutto questo, si può iniziare la contrattazione. Quali sono i termini del rapporto? La Sardegna concede da 400 a 500 mila metri cubi di un territorio di eccellenza, volumetrie di completamento degli attuali quattro alberghi e costruzione di nuovi alberghi e ville. Si afferma che non è granché: la valutazione dipende dai parametri con cui si misura il valore di un territorio! Comunque richiede una variante al Piano paesaggistico regionale. Ma poniamo che una scelta politica ritenga fattibile e persino auspicabile l’investimento dell’emiro del Qatar, non bisogna farsi affascinare dal Miliardo di dollari, occorre invece fare la giusta contabilità di quale profitto specifico venga all’economia sarda nei vari settori ipotizzati, e non solo nell’atto immediato dell’investimento ma in termini di crescita permanente nel medio e lungo periodo.

È tempo di smetterla di fare la comoda e falsa distinzione tra “ favorevoli o contrari al turismo”. Il turismo è una risorsa necessaria per la crescita dell’economia sarda e costituisce una carta importante per lo sviluppo dell’isola. Tuttavia bisogna smetterla di credere e di dire che cemento e valorizzazione del paesaggio possano coincidere. Così come è stato scritto:” un nuovo cemento da incastonare nella vegetazione”, e ancora: “ nuove ville, residenze da nababbi, eco sostenibili, da integrare con graniti e macchie mediterranee”. Investire nell’edilizia costiera non è mai valorizzazione dell’ambiente. C’è sempre una perdita del patrimonio territoriale. Si tratta di calcolare che la perdita non comprometta la qualità del prezioso bene ambientale e abbia una controparte adeguata in termini di crescita economica e sociale, non solo come occupazione immediata ma come percorso sostenibile e duraturo di un modello di sviluppo.

 

Bachisio  Bandinu

 

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    2 Comments to “IL PROFUMO DEI PETRODOLLARI, di Bachisio Bandinu”

    1. By Paolo Lugliè, 6 dicembre 2012 @ 09:53

      E’ sempre l’ ambiente incontaminato il capitale primario dell’ industria turistica

    2. By gesuino curreli, 2 dicembre 2012 @ 08:51

      …..ascolto e condivido totalmente. Condivido! Condivido!