S … come speranza, di don Aldo Antonelli
“Siamo spettatori di una fase di civiltà in cui tutto consiste nell’assottigliare al massimo lo spessore delle attese umane; nello stabilire una equazione tra le cose che si possono avere e ciò che si deve desiderare, in modo da mutilare l’universo dei desideri che è dentro di noi”.
Queste parole di Ernesto Balducci, pronunciate circa quaranta anni fa, assumono oggi, nella crisi che viviamo, un significato ancor più attuale e denunciano in maniera ancor più drastica l’appiattimento al basso di una politica internazionale, oltre che casereccia, che penalizza diritti acquisiti conservando privilegi usurpati.
Di fronte a questo scempio io non mi rassegno e non mi sto zitto!
Potrebbe sembrare provocatorio, di sicuro non è di moda ed è controcorrente parlare di SPERANZA.
Eppurtuttavia la sogno, la invoco e la cerco, scavando con le unghie sotto il catrame laido delle nere cronache quotidiane.
La sogno, la invoco e la cerco, anche se le parole per dirla possono far ridere i ragionieri del calcolo e i menestrelli della ragion di stato.
Sì!
S…. come SPERANZA
Voglio coniugare questo inedito orizzonte al plurale,
convinto di non essere solo,
convinto di essere molti e molte,
convinto di essere qui ed oltre,
convinto di camminare con i piedi per terra
ma volando al di là di ogni barriera.
E prendendo in prestito le parole che vengono dalle aurorali terre dell’America del Sud,
con Eduardo Galeano vogliamo continuare e/o ricominciare a sperare
«Speriamo di poter avere il coraggio di essere soli e l’ardimento di stare insieme, perché non serve a niente un dente senza bocca, o un dito senza mano.
Speriamo di poter essere disubbidienti, ogni qualvolta riceviamo ordini che umiliano la nostra coscienza o violano il nostro buon senso.
Speriamo di poter meritare che ci chiamino pazzi, come sono state chiamate pazze le Madri di Plaza de Mayo, per commettere la pazzia di rifiutarci di dimenticare ai tempi dell’amnesia obbligatoria.
Speriamo di poter essere così cocciuti da continuare a credere, contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini.
Speriamo di poter essere capaci di continuare a camminare per i cammini del vento, nonostante le cadute e i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo: arrivederci.
Speriamo di poter mantenere viva la certezza che è possibile essere compatrioti e contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e dalla volontà di bellezza, ovunque nascano e ovunque vivano, perché le cortine dell’anima e del tempo non hanno frontiere».