Dal Piano Sulcis, nessuna vera novità, di Enzo Costa, segretario generale della Cgil sarda.

 

 

LA NUOVA SARDEGNA. 15.11.2012  Dal Piano Sulcis, nessuna vera novità.

di ENZO COSTA * Il 13 novembre, nella Grande Miniera di Serbariu, abbiamo assistito a un grande evento mediatico. Il sito minerario storico nel Sulcis Iglesiente, luogo intorno al quale è nata la città di Carbonia, diventa per un giorno sede istituzionale, addobbata con bandiere e stendardi nazionali, regionali, provinciali e comunali. E in un clima misto tra organizzazione grandi eventi e commedie teatrali, va in scena una rappresentazione che avrebbe dovuto stupire il mondo, almeno quello della retrograda terra di Sardegna. Tutto finisce invece con scontri che non avremmo mai voluto vedere e con la “fuga” in elicottero di due ministri, un sottosegretario e il loro seguito. Uno scenario da guerra epocale, di certo non da inizio di una nuova stagione di sviluppo. Complimenti a chi ha organizzato tutto questo, spero solo che non venga chiamato a far parte della cabina di regia del cosiddetto “piano Sulcis”. Proviamo ad analizzare tempi e contenuti di quanto è stato firmato. Tutto ha inizio il 27 marzo del 2012, con un verbale di accordo per la vertenza Alcoa al ministero dello Sviluppo economico: il protocollo sancisce i tempi entro i quali la fabbrica verrà venduta o, in alternativa, fermerà gli impianti. Al “punto 3.2” Regione e ministero per lo Sviluppo economico si impegnano a proporre “progetti per lo sviluppo e la diversificazione economico produttiva del Sulcis Iglesiente”. Progetti che saranno illustrati entro maggio 2012 e presentati “comunque non oltre il mese di settembre 2012″. Prima considerazione: quanto è accaduto ieri è in ritardo rispetto ai tempi prestabiliti, mentre così non è stato per la fermata degli impianti Alcoa, quelli sì chiusi nei tempi fissati. Il 31 luglio 2012 la Regione, con delibera 33/45 che ha come oggetto “Elaborazione ed attuazione di un Piano straordinario per il Sulcis”, assume l’atto di indirizzo e individua le finalità: mantenere l’industria esistente, sviluppare il turismo, in particolare la portualità turistica e le aree minerarie dismesse, il sistema agroalimentare, attrarre risorse dall’esterno, recuperare e valorizzare il paesaggio. Vengono definiti anche gli interventi prioritari e le risorse finanziarie, 347 milioni e 271 mila euro, da recuperare attraverso la rimodulazione del Par Fas 2007-2013, l’attuazione degli interventi già programmati dalle leggi regionali 3 e 5 del 2009 per l’area di crisi di Portoverme e l’attuazione di linee di attività del Po Fers 2007-2013. Tutti questi interventi sono, per la quasi totalità, contenuti nel protocollo di intesa firmato ieri a Carbonia, nel quale si legge che il complessivo degli interventi ammonta a 451 milioni di euro di cui 233 deliberati su risorse regionali e locali e 217 da deliberare su risorse nazionali. Dove è dunque la grande novità del protocollo? Tre stabilimenti importanti della filiera dell’alluminio sono fermi e l’unica novità che viene comunicata, per giunta verbalmente, è che la Rusal sarebbe disponibile a sottoscrivere un protocollo in cui si impegnerebbe a investire (anche con il contributo di risorse pubbliche) per il riavvio degli impianti “forse” tra ventiquattro o trentasei mesi. Francamente, è ben poco quello che viene promesso rispetto a quanto è già stato tolto. Un’ultima considerazione sul metodo: Regione e Governo non possono pensare di affrontare le tensioni e i problemi economici e sociali che sconvolgono l’isola con singoli interventi territoriali, tra l’altro tutti in itinere e da definire. Ciò che serve è un disegno di respiro più ampio che sciolga una volta per tutte i ritardi storici che hanno portato la Sardegna al disastro attuale. Per queste ragioni, il sindacato sardo sarà di nuovo in piazza il 24 novembre a Cagliari, con una mobilitazione popolare per sollecitare, ancora una volta, un confronto Stato-Regione sull’intera “Vertenza Sardegna”. * Segretario generale Cgil Sardegna

 

 

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