13 novembre 2012 d. C.: la battaglia di Carbonia

450 i milioni di euro stanziati per il Piano Sulcis: di questi 233 a valere su fondi regionali e locali, 128 dal fondo Sviluppo e Coesione (sulla base di un accordo tra Regione e Governo) e 90 di provenienza del Governo nazionale (Fondi del Piano Operativo Nazionale Sviluppo Imprenditoriale Locale). Il ventaglio degli interventi è ampio e comprende i settori tradizionalmente deficitari di questo territorio: bonifiche ambientali, infrastrutture, green economy, agroalimentare e turismo.

 

 

 

 

 

 

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Un piano da 451 milioni ma i progetti sono pochi

14.11.2012

CARBONIA Fabrizio Barca, ministro della Coesione Sociale, finissimo economista, ma uomo per storia e cultura profondo conoscitore degli strumenti più nobili della politica, lo ha detto a metà del suo intervento, buttando una frase tra le tante di quella che sembrava una riflessione a voce alta. «Avvertiamo un dovere che non è di circostanza, ma è un obbligo per la nazione; questo territorio ha sofferto situazioni pesanti per antichi errori e grave sottoutilizzazioni di risorse: abbiamo una opportunità storica, ma se sbagliamo la colpa è solo nostra e vostra. Andate sul sito del ministero e trovate progetti che hanno camminato e altri che sono fermi, pur avendo le stesse procedure; il motivo? È che tanti progetti sono delle “sole”, come si dice a Roma. E noi non possiamo permetterci nulla di tutto ciò qui. Per cui meglio avere idee chiare e percorsi condivisi domani piuttosto che lanciarsi oggi alla cieca nel finanziare cartelli di progetti senza un senso. Noi vogliamo chiudere il capitolo Sulcis per quanto ci riguarda un mese prima della fine del nostro incarico, per lasciare carte chiare a chi verrà dopo di noi». Realismo, apertura all’esterno, con un concorso di idee che tanto ricorda quelli immaginati da Soru, e condivisione con gli enti locali di tutte le decisioni. Sono queste alcuni capitoli del cosiddetto Piano Sulcis, un contenitori mezzo pieno, che potrebbe però accrescersi se il Senato, come il governo auspica riversasse su questi interventi anche i soldi che Alcoa restituirà alla Cassa conguaglio dell’Energia (sinora gli americani hanno pagato 120 milioni dei 300 milioni previsti). Ma in mezzo ai progetti e agli scenari anche una buona notizia, inaspettata, comunicata dal sottosegretario De Vincenti ai lavoratori: il cda di Rusal ha deciso di sottoscrivere il contratto di programma che nel giro di due anni porterà alla riapertura della fabbrica. È un primo importante tassello di un percorso comunque irto di ostacoli, che non sono solo l’assenza di adeguate e auspicate risorse finanziarie, ma anche la ridotta capacità progettuale. Alla fine dovrebbero essere Saranno oltre 450 i milioni di euro stanziati per il Piano Sulcis: di questi 233 a valere su fondi regionali e locali, 128 dal fondo Sviluppo e Coesione (sulla base di un accordo tra Regione e Governo) e 90 di provenienza del Governo nazionale (Fondi del Piano Operativo Nazionale Sviluppo Imprenditoriale Locale). Il ventaglio degli interventi è ampio e comprende i settori tradizionalmente deficitari di questo territorio: bonifiche ambientali, infrastrutture, green economy, agroalimentare e turismo. Per i rappresentati del Governo quella di oggi è stata una «giornata speciale», con la presentazione di un «vero piano di rilancio» firmato a Carbonia e non a Roma o Cagliari per dare un segnale forte al territorio. Certe, nel giro di dieci giorni l’arrivo dei fondi per la strada Carbonia-Giba, l’area portuale di Portovesme e il progetto di zona franca doganale. «Per gli altri fondi – ha continuato Barca – pari a 128 milioni non sono maturate decisioni tali da essere rese esecutive adesso ma si è deciso di fare un bando internazionale di idee per aprire il Sulcis al mondo, come si sta facendo con Reggio Calabria. Entro il 10 gennaio ci sarà l’avviso preliminare del bando, che terminerà un mese prima della fine di questo governo, e vedremo cosa raccoglieremo. Vi ricordo però – ha chiuso Barca rivolto ai sindaci – che non è pensabile sforare in questi casi il patto di stabilità (il sistema introdotto dall’Ue nel 1997 che obbliga a severe politiche di bilancio e che si traduce negli enti locali nell’impossibilità di spendere buona parte delle risorse a loro disposizione, ndr) perchè altrimenti ce lo chiederebbe l’intero paese. Prima di Barca è toccato al sottosegretario De Vincenti ricordare gli altri progetti presenti nel piano, politiche attive per il lavoro, portualità turistica e bonifiche (la parte più consistente, 177 milioni di euro). «È uno sforzo straordinario, che apre il Sulcis al mercato, questa area – ha detto Corrado Passera in conclusione – è per noi strategica». Vediamo se lo sarà anche tra quattro mesi.(g.cen.)

LA NUOVA SARDEGNA - Politica: Esplode la rabbia, guerriglia nel Sulcis

14.11.2012

INVIATO A CARBONIA Scontri, lanci di petardi, bombe carta, pietre e cariche ripetute, prima, durante e dopo la visita dei ministri. La giornata nel Sulcis-Iglesiente della delegazione governativa è stata macchiata da violenti scontri che, come in un copione, hanno accompagnato la permanenza dei tre ministri. Il bilancio finale degli scontri è di alcuni feriti, fonti della questura parlano di una ventina di contusi tra le forze dell’ordine e tra i manifestanti (uno di questi con fratture alle braccia e trauma cranico), e di diversi fermi, effettuati nei momenti più caldi di quella a tratti ha assunto i connotati di una vera e propria battaglia. Una giornata da dimenticare, dal punto di vista dell’ordine pubblico, che lascerà pesanti strascichi sia nel sindacato che tra gli stessi lavoratori. Solo a tarda sera, quando i ministri erano già arrivati a Elmas con due elicotteri dei carabinieri e della Finanza, gli scontri sono cessati. Le scene che si presentavano erano desolanti, indegne di una comunità conosciuta per l’attaccamento al lavoro e il rispetto dell’ospite: centinaia di grosse pietre lasciate sull’asfalto, auto incendiate, facce stravolte dei sindacalisti Alcoa che chiedevano alla polizia di andare via, così da disinnescare ulteriori tensioni, e che ammettevano la loro impotenza, premendo sul fatto che in quei gruppi di facinorosi a volto coperto c’erano anche «infiltrati, impossibile per noi controllare tutti». Resta il fatto che gli scontri, prima durante e dopo sono stati promossi dai lavoratori di Alcoa e delle ditte d’appalto, supportate da alcuni esponenti del popolo delle partite Iva e da altri personaggi, conosciuti alle forze dell’ordine, che in vita loro forse non sono mai entrati in fabbrica. Sin dalla mattina il clima, nonostante il controllo accurato sin dalla sera prima della polizia si è fatto subito pesante; i lavoratori Alcoa, circa duecento, sono arrivati di fronte al cordone di sicurezza, presidiato sino a quel momento da famiglie e un gruppo di lavoratori Eurallumina, con un proprio rumoroso corteo che ha divelto facendole volare le transenne e si è collocato a due metri dai blindati delle forze di polizia: a quel punto sono partiti i lanci di bombe carta e di palloncini di vernice, che hanno pitturato divise e mezzi del reparto mobile della polizia. Subito alcune cariche di alleggerimento, che con le urla dei sindacalisti hanno riportato una apparente calma. I ministri non erano ancora arrivati, e vista la situazione febbrili contatti tra il questore Massimo Bontempi, presente con il comandante provinciale dell’Arma Davide Angrisani e il collega della Finanza Franco Bucarelli, e il Viminale hanno fatto per alcuni minuti temere l’annullamento della visita. Poi, con un’ora di ritardo la delegazione governativa, con Passera, Barca e il sottosegretario De Vincenti, è arrivata e ha dato subito il la agli incontri con tutti i protagonisti delle vertenze. Ma fuori i lavoratori Alcoa contestavano sia il tenore degli incontri che la loro durata: otto minuti per noi sono troppo pochi. Vogliamo più spazio, è stato il loro grido di battaglia. A questo punto è scattato il tentativo di penetrare nella sala conferenze. Anche qui petardi, palloncini di vernice e nuove cariche, con i cronisti rimasti imprigionati perché l’unica via d’uscita era bloccata dai manifestanti. La delegazione dei sindacalisti Alcoa è rimasta a lungo nella sala conferenze, anche per trovare l’intesa su quanto riferire a una folla di circa 200 persone, fronteggiate da un dispositivo complessivo di 150 tra carabinieri e poliziotti, i risultati dell’incontro con il governo: nessuna novità sul dialogo tra Alcoa e Klesh (a oggi definito dal governo l’unico in fase avanzata); impegno a trovare ammortizzatori per i lavoratori delle imprese d’appalto che da gennaio saranno licenziati; incontro a tre con americani e svizzeri da tenersi entro dicembre. Troppo poco per gli esasperati lavoratori Alcoa che liberati gli accessi alla sala hanno pensato bene di bloccare le strade di uscita dalla grande miniera, con blocchi stradali ottenuti bruciando vecchie auto e moto, copertoni, vecchi mobili e reti di materassi. L’arrivo degli elicotteri, poco dopo le 5 del pomeriggio, invece di calmare gli animi ha ancor più esasperato i manifestanti, che a quel punto hanno capito che solo con una ulteriore pazzia, l’occupazione del campo sportivo dove erano atterrati i due velivoli, poteva impedire la partenza dei ministri, fosse per un solo minuto. Il tentativo di avvicinarsi al campo ha scatenato la reazione delle forze di polizia, dando l’avvio a mezz’ora di violentissima guerriglia. È volato di tutto, proprio mentre i due elicotteri lasciavano il campo, concedendosi un giro dall’alto di quelle fabbriche che da programma dovevano visitare prima di rientrare in auto verso l’aeroporto. I pochi metri più sotto i sindacalisti si arrendevano all’evidenza di una vertenza che rischia di diventare incontrollabile. Emblematici i commenti dei sindacalisti Alcoa. Per Daniela Piras (Uilm)«eravamo carichi di aspettative e un piccolo passo in avanti è stato fatto, gli scontri non sono la volontà della lotta operaia». Bruno Usai (Fiom-Cgil) definisce molto triste quanto successo: «Gli scontri non sono mai tollerabili, ma ieri c’era molta rabbia, sintomo dell’impotenza che abbiamo registrato. Noi stiamo lottando, e di questo ringrazio i lavoratori Alcoa, non solo per la fabbrica ma per l’intero territorio». Manolo Mureddu, delegato Cisl appalti, parla invece di rabbia per una situazione che vede i lavoratori Alcoa «per l’ennesima volta di fronte a un vertice che di fatto non ha sancito alcun concreto passo avanti per quanto riguarda la risoluzione della vertenza e la riapertura dell’impianto. Tutti noi siamo stati presi in giro».

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Ore di follia tra lanci di pietre e lacrimogeni

14.11.2012

CARBONIA «Andate via da qui, andate a casa vostra». Le urla risuonavano chiare, nonostante le sirene, i lanci di lacrimogeni, e le urla degli agenti e dei carabinieri. La periferia della città è stata devastata da scene di guerriglia urbana come mai prima d’ora. A un certo punto le parti sembravano invertite: i poliziotti avanzavano e gli operai invece di indietreggiare avanzano anche loro, con le tasche cariche di grosse pietre. Acquattati dietro ai cespugli ogni tanto uscivano per colpire e poi ripiegare. Difficile capire cosa c’entri tutto questo con le legittime proteste di una intera provincia. Ieri in piazza, in tutti i momenti della lunga giornata di Serbariu affianco ai lavoratori Alcoa c’erano anche esponenti del popolo delle partite Iva e altri personaggi, alcuni conosciuti dalle forze dell’ordine, non certo distintisi nel passato per passione sindacale. La lunga giornata di riunioni, incontri e vertici saltati e poi riconvocati, con le parti sociali – ai tavoli ministeriali ieri c’erano praticamente tutte le forze sociali, istituzionali del territorio – ha provocato solo tensioni e malumori. A un certo punto, verso le 15.30 sembrava che i delegati sindacali fossero riusciti a convincere gli operai ad abbandonare il presidio, ma l’illusione è durata pochi minuti. Casualmente mentre il ministro Passera alle 17 prendeva la parola per fissare il senso della giornata di lavoro, a poche decine di metri dal suo tavolo partivano i tafferugli più violenti, che coglievano sbigottiti e impreparati tutti i partecipanti alla sessione plenaria. C’era anche chi, come autorevoli sindacalisti, incautamente ha pensato bene di passare tra i manifestanti e la polizia, rischiando di trovarsi due volte obiettivo degli scontri. Alla fine dopo la partenza in elicottero, le altre delegazioni sono uscite alla spicciolata, scortate dalla polizia, dall’altro lato della miniera. Anche se sino all’ultimo i vertici della questura avevano ipotizzato diverse e non conosciute vie di fuga. Quando è calata la sera a Serbariu e improvvisamente i poliziotti hanno abbandonato il campo, dal manipolo dei violenti sono partite urla di apprezzamento e di vittoria, come se fosse stata vinta chissà quale battaglia. L’unico dato certo è che il patrimonio di consenso, apprezzamento e solidarietà che i lavoratori Alcoa hanno sin qui conquistato si sta pian piano sgretolando.(g.cen.)

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Gli studenti accanto ai lavoratori: «Per noi giovani qui non c’è futuro»

14.11.2012

Tra la folla dei manifestanti c’erano anche loro nella Grande Miniera di Serbariu per la visita dei Ministri, gli studenti. Avevano striscioni, caschi e tanta voglia di essere protagonisti. «Siamo qui perché rappresentiamo il futuro e vogliamo delle certezze per il lavoro. Dobbiamo dimostrare che siamo tutti uniti per il Sulcis Iglesiente», urla a gran voce Carmine Valluzzi, 21 anni, liceale di Carbonia. Interviene anche la compagna Valetina Cecci, 19 anni, di San Giovanni Suergiu : «Non ci aspettiamo che le cose cambino perché arrivano i ministri, ma siamo qua perché siamo stanchi di vedere genitori che piangono di fronte ai figli perché non possono dargli quanto chiedono». Tra i più giovani c’è anche una ragazza di quindici anni, studentessa: «Siamo alla disperazione. Per avere un futuro noi giovani dobbiamo andare via?» Gli studenti parlano al fianco degli operai che annuiscono. È ancora un momento di calma. Poi partono gli scontri. A guardare l’esplosione di rabbia ci sono gli occhi tristi del vescovo della Diocesi di Iglesias Giovanni Paolo Zedda: «Dispiace vedere tutto questo, è evidente la disperazione». Poche parole, perché quanto accade non ha bisogno di molti commenti. (t.p.)

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Casti: «Una vergogna per la città»

14.11.2012

CARBONIA «Comportamenti ingiustificabili di estrema gravità. Una manifestazione che, pur nella comprensibile tensione di chi ha perso o vede a rischio il suo posto di lavoro avrebbe potuto svolgersi in maniera civile è stata trasformata in una vera e propria guerriglia urbana. Qualcuno, con il lancio di pietre, anche la mattina nel piazzale della miniera, ha addirittura cercato il dramma, che fortunatamente è stato evitato. Un comportamento che non fa onore alla città, e non trova giustificazioni di alcun genere». Giuseppe Casti, sindaco della città, commenta così la giornata. A fine serata, quando la guerriglia era ricominciata, Casti è intervenuto per calmare gli animi ed ha trattato con i manifestanti la fine delle ostilità convincendoli ad abbandonare il campo. Solo allora è calata la tensione, ma non la rabbia degli operai. Antonello Tiddia, minatore Carbosulcis, si è incatenato per protesta alle transenne di delimitazione dell’area riservata, ed è rimasto lì a lungo, anche quando intorno a lui è scoppiato il caos. «I ministri arrivano qui per prenderci in giro – ha detto –. I risultati non arriveranno, come sempre accade. Loro sono qui per un giorno di vacanza e noi guardiamo disperati il nostro futuro». «Siamo i lavoratori di un territorio che sta morendo – dice uno –. Stanno morendo anche le nostre famiglie. Queste mese non riceverò lo stipendio, e non so come darò da mangiare ai miei figli. La rabbia che abbiamo manifestato oggi oggi è nulla rispetto a quella che abbiamo dentro. Ma questa volta non ci fermeremo davanti a niente».

 

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: I politici: «Passi in avanti con il vertice»

14.11.2012

CAGLIARI Le istituzioni sarde e la politica danno un giudizio positivo sul vertice per il Piano Sulcis, il sindacato regionale parla di riunione deludente, ma su un punto sono tutti d’accordo: l’uso della violenza non può essere giustificato neppure con il malessere più profondo e per di più finisce per danneggiare le stesse lotte dei lavoratori. Le reazioni sono pressoché unanimi, tutte concentrate sul merito delle difficili vertenze industriali: c’è chi pone l’accento sul caso sulcitano, chi dice che la crisi sarda si risolve non con il “metodo spezzatino” ma affrontando innanzitutto i problemi comuni a tutte le realtà produttive sarde: l’energia, i trasporti, le risorse finanziarie e i risanamenti ambientali. Ugo Cappellacci è apparso soddisfatto dopo la giornata a Carbonia con i ministri Passera e Barca e il sottosegretario De Vincenti conclusasi con la firma del protocollo d’intesa : «Interveniamo su nodi infrastrutturali antichi, difendiamo le realtà industriali che ancora possono essere competitive e allo stesso tempo promuoviamo nuove filiere, puntando sull’agroalimentare e sul turismo». Inoltre «il documento, finanziato con oltre 450 milioni di euro, rinforza le azioni programmate dalla giunta con il piano Sulcis». Insomma siamo a «un punto di partenza di un ragionamento nuovo, finalizzato a creare le condizioni di scenario nelle quali impresa e lavoro possano ricominciare a muoversi in maniera competitiva». Secondo Tore Cherchi, presidente della Provincia di Carbonia-Iglesias, «l’accordo è utile, operativo e finper l’epilogo: rispetto il disagio ma l’ospite invitato è sacro anche quando non si è d’accordo». Nel merito, l’accordo «difende l’industria e imposta, finanziandolo, un nuovo modello di sviluppo. Dopo anni di chiacchiere, Rusal ha approvato il riavvio di Eurallumina, con un investimento di 140milioni di euro, incentivato dal sistema pubblico. Per i lavoratori degli appalti in cassa integrazione o mobilita’, non solo cassa integrazione ma anche iniziative e strumenti finalizzate al reimpiego». Resta irrisolto («ma non pregiudicato») il caso degli impianti di alluminio. Per la diversificazione dei settori produttivi – ha spiegato Cherchi – oltre l’industria sono state assegnati nuovi 217milioni di euro al netto dei circa 220milioni già assegnati e delle risorse alle aziende industriali. Anche il senatore del Pd Francesco Sanna, presente a tutti gli incontri, ha dato un giudizio positivo. Per le stesse ragioni di Cherchi. Sanna si è soffermato sull«importante impegno del governo a riutilizzare nel Sulcis i 300 milioni provenienti dalla multa europea ad Alcoa». Secondo il senatore «gli incidenti sono stati una sorpresa, perché sono stati provocati da una reazione per la mancanza di fatti nuovi su Alcoa, ma non era una riunione specifica su questa vertenza, mentre ci sono belle notizie per Eurallumina». Molto diversa la reazione del deputato del Pdl Mauro Pili: «Una farsa da venditori di fumo a buon mercato, qualche vassallo ci crede ma quei fondi non esistono o sono stati già spesi». Ricordando le promesse preelettorali di Berlusconi, il deputato del Pd Paolo Fadda, segretario della commissione Industria, ha affermato che «ci troviamo in una situazione ben diversa, anche se la visita poteva essere organizzata meglio».I ministri, ha riconosciuto Fadda, «hanno avuto il coraggio di verificare personalmente il disagio sociale del territorio e almeno solo per questo non andavano contestati». Ora «tocca a tutti noi verificare gli impegni». Sulla stessa lunghezza d’onda Cristiano Erriu, presidente dell’Anci: «In alcuni casi non sono risorse nuove ma è anche vero che le aspettavamo da dieci anni. Come sindaci abbiamo chiesto modifiche al patto di stabilità e agli iter amministrativi». Il capogruppo regionale del Pd, Giampaolo Diana: «La penso come il sindacato, il vertice ha detto poche cose nuove. L’attenzione dei ministri è comunque positiva, mi preoccupa la tensione sociale, i disordini, da condannare, come anche l’attentato al sindaco di Villamassargia, storico combattente sindacale».

L’UNIONE SARDA – Politica: Cappellacci: «Primo passo ma ora comincia il difficile»

14.11.2012

CARBONIA È cauto, pesa bene le parole. Non si lascia andare a trionfalismi, che – con la tensione che si taglia a fette – sarebbero del tutto fuoriluogo, oltreché ingiustificati. Insomma, è un Cappellacci soddisfatto, sì, ma anche molto vigile. «È vero – conferma il presidente della Regione, poco prima di lasciare l’enorme sala che ha ospitato il vertice con ministri, sindacalisti e sindaci di un territorio che ha mille ragioni per rivendicare interventi sicuri e spendibili -, questo è un primo passo che ci obbliga a prestare molta attenzione a quello che è compreso in questo protocollo firmato dopo mesi di lavoro». DECISO Il governatore non esita ad aggiungere che, «insieme con la vigilanza bisognerà essere agguerriti soprattutto nello spianarci la strada, come se ci trovassimo in una giungla. Se occorre – prosegue Ugo Cappellacci -, useremo il machete, e tutti quegli strumenti che dovessero tornare utili per raggiungere i risultati che questo territorio merita». LE RISORSE Uno dei punti sui quali il principale inquilino della Regione insiste è la disponibilità, frutto di un’intesa tra il governo e la stessa amministrazione regionale. «Beh, accanto ai 220 milioni nostri, c’è un’altra quota di 130 milioni che dovranno essere spesi attraverso un’azione congiunta. Altri 90 milioni li mette a disposizione lo Stato, ma non è finita qui. È infatti molto importante il fatto che sia stato sbloccato il trasferimento delle sanzioni. E in questo caso, siamo nell’ordine di altri duecento milioni potenziali». LA PROVINCIA Anche il presidente della Provincia Tore Cherchi, al quale, forse per la prima volta, i manifestanti hanno indirizzato qualche frase di dissenso (Cherchi, dopo aver fatto il parlamentare, è stato sindaco di Carbonia per dieci anni), senza fare salti di gioia, ha parlato di «moderata soddisfazione per questo passo avanti, anche perché le sanzioni potrebbero portarci una somma che oscilla tre i duecento e i trecento milioni. Ora, magari qualcuno storcerà il naso – prosegue Cherchi – e si lamenterà che si poteva ottenere di più, e tutto ciò rientra nella natura di una difficile vertenza, ma io ritengo che quello di oggi sia un punto di partenza dal quale in futuro non si potrà prescindere». LA TEMPISTICA Tornando a Cappellacci, anche lui sottolinea la novità delle scadenze che dovranno essere rispettate. «L’aver indicato la tempistica degli interventi – osserva ancora il governatore – non solo è il chiaro segnale di una svolta, rispetto alle procedure del passato, ma allo stesso tempo costituisce una garanzia, per noi e per il terrirorio. Oggi non siamo più al gioco delle tre carte. Le risorse ci sono, sono spendibili, vengono indicati anche i tempi. Quindi, comincia una fase assolutamente nuova. Ma sarebbe stolto cullarsi sugli allori, e aspettare. Da oggi invece dobbiamo cominciare a fare fatica, a controllare passo dopo passo che il contenuto del protocollo venga rispettato». Un’ultima annotazione all’Alcoa, ai manifestanti. «Posso capire la loro rabbia – conclude il governatore Cappellacci – ma non comprendo i metodi, e la decisione di manifestare in quel modo».

L’UNIONE SARDA – Politica: In guerra per il lavoro

14.11.2012

Il fumo nero avvolge i castelli di ferro della miniera, un centinaio di uomini blocca chiunque tenti di superare un fronte fatto di caschetti colorati e braccia alzate al cielo da chi sente di non avere più niente da perdere. Un rogo avvolge un’automobile e tutto ciò che gli operai Alcoa, inferociti per quella che ritengono l’ennesima presa in giro, sono riusciti a mettere insieme per bloccare le strade e mettere sotto sequestro chi sta all’interno della Grande Miniera Serbariu. E quando in cielo si levano gli elicotteri che portano via i ministri inviati a Carbonia dal Governo per raccontare il piano ideato a misura della crisi del Sulcis, una pioggia di sassi dà il via alla parte finale di una giornata di guerra. Una guerra proclamata in nome del lavoro. LA GIORNATA Che quella di ieri non sarebbe stata una giornata facile lo si era capito sin dalle prime ore del mattino quando gli operai, i disoccupati, i minatori, gli studenti, gli artigiani i sindaci e tanti altri rappresentanti dei Comuni del territorio, si sono radunati all’ingresso della miniera, nel piazzale dedicato a Sergio Usai, il sindacalista della Cgil, protagonista di mille battaglie per il lavoro, scomparso tragicamente nel 2006; idealmente c’era anche lui quando il popolo della crisi ha cominciato ad avanzare finché non è stato bloccato da una lunga fila di transenne. «Non siamo delinquenti – questo il grido che si è sollevato dal gruppo dell’Eurallumina guidato da Antonello Pirotto – se avessimo un lavoro a quest’ora saremmo in fabbrica e questi ragazzi sarebbero a scuola non qui a lottare con noi». Poco lontanto dalle tute verdi, Antonello Tiddia, minatore della Carbosulcis, si è incatenato alle transenne: «Siamo stanchi di chi si ricorda del popolo sardo solo in periodo di elezioni – ha detto – oggi siamo qui a sentire le solite promesse, io non ci credo più». Il clima era ancora relativamente calmo quando don Antonio Mura, parroco della chiesa di San Ponziano, guida spirituale della città, si aggira fra gli operai. Ma poi, quando arriva la delegazione Alcoa da Portovesme dopo un’assemblea in fabbrica, la vera battaglia è cominciata. LA GUERRIGLIA A terra le transenne piazzate per creare una sorta di zona rossa davanti alla quale erano schierate le forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa. E poi petardi, qualche bomba carta, tanti palloncini pieni di vernice colorata hanno centrato gli scudi, le divise, i mezzi della polizia. Sono stati attimi di tensione e loro malgrado i poliziotti hanno dovuto usare i manganelli per evitare che migliaia di persone potessero invadere il piazzale e raggiungere l’edificio scelto come sede dell’incontro. Ci sono riusciti, ma la battaglia era appena agli inizi. Mentre quattro delegazioni, di Portovesme srl, Carbosulcis, Eurallumina e Alcoa, venivano accompagnate dai membri del Governo, i manifestanti si sono diretti di corsa verso un altro ingresso dell’edificio sperando di forzare il blocco: ancora urla, spintoni, petardi e ancora vernice. Ora dopo ora, il clima si è fatto sempre più arroventato: «Lavoro, sviluppo, occupazione – hanno gridato ancora gli operai – la cassa integrazione non è la soluzione». Non sono bastate le parole dei ministri a rassicurare chi da anni non fa che sentire promesse. «Per noi non c’è nulla», hanno gridato gli operai Alcoa e degli appalti che si sono diretti verso le strade d’accesso alla miniera, decisi a bloccarle con ogni mezzo. Anche con il fuoco. Sulla strada è arrivato di tutto: vecchi pneumatici, un divano, un motorino, addirittura un gommone e una vecchia auto trovata in una vicina discarica: tutto è finito in un rogo gigantesco. Impossibile per i ministri lasciare la città in auto: da Elmas sono arrivati due elicotteri ed è stata allora che l’ira degli operai ha preso il sopravvento e la situazione è sfuggita di mano. La protesta è diventata guerriglia: diversi poliziotti sono rimasti feriti e a terra, sotto la pioggia di sassi, sono finiti anche alcuni operai. Alcuni fermi. Poi la ragione ha ripreso il sopravvento.

L’UNIONE SARDA – Politica: Violenti perché disperati

14.11.2012

Una ventina di agenti feriti, due operai contusi, alcune centinaia di persone bloccate per ore nell’area della miniera per non correre il rischio di essere bersaglio di una sassaiola o dei petardi. Doveva essere la giornata della rinascita ma si è chiusa con un bollettino di guerra. «Suscita amarezza che un accordo utile e positivo per il Sulcis si sia concluso negli scontri – ha commentato nella tarda serata il presidente della Provincia Tore Cherchi – Enti locali e sindacati hanno invitato il Governo nel Sulcis: legittimo non essere d’accordo ma l’ospite è sacro». Dure le reazioni dei sindacati di polizia dopo la conta degli agenti feriti: «Inaudita l’azione distruttiva dei lavoratori del Sulcis nei confronti delle forze dell’ordine – si legge in una nota del Siulp, il Sindacato italiano unitario lavoratori di Polizia – lamentiamo ancora una volta la latitanza delle istituzioni. L’attacco contro i poliziotti con dei sassi e della vernice, con oltre venti poliziotti feriti, rievoca i momenti bui della nostra Repubblica. Non vorremo che questi atti sfocino oltremodo in azioni ancora più gravi per fare da cassa di risonanza e portare in prima pagina l’esasperazione occupazionale». Duro anche il Siap: «Condanniamo con forza questi scontri perchè le manifestazioni per il lavoro devono sempre rimanere in un alveo di protesta civile – ha dichiarato Massimo Zucconi Martelli della segreterie nazionale – esprimiamo massima solidarietà ai poliziotti che sono lavoratori come tutti gli altri, capiscono i drammi umani e non meritano queste aggressioni». Anche dal fronte della protesta è arrivato un commento a tarda sera: «Siamo i primi a condannare la violenza – ha detto Manolo Mureddu, delegato Cisl degli appalti Alcoa – non saremmo mai voluti arrivare a questo tipo di scontro ma ieri gli animi erano esasperati e a qualcuno la situazione è sfuggita di mano. Due mesi fa eravamo pronti a marciare su Roma e ancora una volta abbiamo creduto alle promesse di chi ci ha fermato: ci hanno detto che il Governo sarebbe arrivato fino al Sulcis a portare una soluzione per il nostro dramma ma così non è stato. Sappiamo che da questo protocollo d’intesa nasceranno nuove possibilità per il Sulcis e questo ci rende felici. Ma per noi lavoratori, sia dell’Alcoa che degli appalti, e si tratta di migliaia di famiglie, non è cambiato nulla. I ministri non ci hanno saputo dire niente di nuovo, nulla neanche sul tema dell’energia. Non si scherza con la disperazione della gente e a volte la disperazione genera violenza». (s. p.)

LA NUOVA SARDEGNA – Politica: I politici: «Passi in avanti con il vertice»

14.11.2012

CAGLIARI Le istituzioni sarde e la politica danno un giudizio positivo sul vertice per il Piano Sulcis, il sindacato regionale parla di riunione deludente, ma su un punto sono tutti d’accordo: l’uso della violenza non può essere giustificato neppure con il malessere più profondo e per di più finisce per danneggiare le stesse lotte dei lavoratori. Le reazioni sono pressoché unanimi, tutte concentrate sul merito delle difficili vertenze industriali: c’è chi pone l’accento sul caso sulcitano, chi dice che la crisi sarda si risolve non con il “metodo spezzatino” ma affrontando innanzitutto i problemi comuni a tutte le realtà produttive sarde: l’energia, i trasporti, le risorse finanziarie e i risanamenti ambientali. Ugo Cappellacci è apparso soddisfatto dopo la giornata a Carbonia con i ministri Passera e Barca e il sottosegretario De Vincenti conclusasi con la firma del protocollo d’intesa : «Interveniamo su nodi infrastrutturali antichi, difendiamo le realtà industriali che ancora possono essere competitive e allo stesso tempo promuoviamo nuove filiere, puntando sull’agroalimentare e sul turismo». Inoltre «il documento, finanziato con oltre 450 milioni di euro, rinforza le azioni programmate dalla giunta con il piano Sulcis». Insomma siamo a «un punto di partenza di un ragionamento nuovo, finalizzato a creare le condizioni di scenario nelle quali impresa e lavoro possano ricominciare a muoversi in maniera competitiva». Secondo Tore Cherchi, presidente della Provincia di Carbonia-Iglesias, «l’accordo è utile, operativo e finper l’epilogo: rispetto il disagio ma l’ospite invitato è sacro anche quando non si è d’accordo». Nel merito, l’accordo «difende l’industria e imposta, finanziandolo, un nuovo modello di sviluppo. Dopo anni di chiacchiere, Rusal ha approvato il riavvio di Eurallumina, con un investimento di 140milioni di euro, incentivato dal sistema pubblico. Per i lavoratori degli appalti in cassa integrazione o mobilita’, non solo cassa integrazione ma anche iniziative e strumenti finalizzate al reimpiego». Resta irrisolto («ma non pregiudicato») il caso degli impianti di alluminio. Per la diversificazione dei settori produttivi – ha spiegato Cherchi – oltre l’industria sono state assegnati nuovi 217milioni di euro al netto dei circa 220milioni già assegnati e delle risorse alle aziende industriali. Anche il senatore del Pd Francesco Sanna, presente a tutti gli incontri, ha dato un giudizio positivo. Per le stesse ragioni di Cherchi. Sanna si è soffermato sull«importante impegno del governo a riutilizzare nel Sulcis i 300 milioni provenienti dalla multa europea ad Alcoa». Secondo il senatore «gli incidenti sono stati una sorpresa, perché sono stati provocati da una reazione per la mancanza di fatti nuovi su Alcoa, ma non era una riunione specifica su questa vertenza, mentre ci sono belle notizie per Eurallumina». Molto diversa la reazione del deputato del Pdl Mauro Pili: «Una farsa da venditori di fumo a buon mercato, qualche vassallo ci crede ma quei fondi non esistono o sono stati già spesi». Ricordando le promesse preelettorali di Berlusconi, il deputato del Pd Paolo Fadda, segretario della commissione Industria, ha affermato che «ci troviamo in una situazione ben diversa, anche se la visita poteva essere organizzata meglio».I ministri, ha riconosciuto Fadda, «hanno avuto il coraggio di verificare personalmente il disagio sociale del territorio e almeno solo per questo non andavano contestati». Ora «tocca a tutti noi verificare gli impegni». Sulla stessa lunghezza d’onda Cristiano Erriu, presidente dell’Anci: «In alcuni casi non sono risorse nuove ma è anche vero che le aspettavamo da dieci anni. Come sindaci abbiamo chiesto modifiche al patto di stabilità e agli iter amministrativi». Il capogruppo regionale del Pd, Giampaolo Diana: «La penso come il sindacato, il vertice ha detto poche cose nuove. L’attenzione dei ministri è comunque positiva, mi preoccupa la tensione sociale, i disordini, da condannare, come anche l’attentato al sindaco di Villamassargia, storico combattente sindacale».

 

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