A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II La testimonianza di un protagonista
Conferenza di Mons. Georges-Hilaire Dupont, vescovo emerito di Pala-Ciad. LUNEDÌ 15 NELL’AULA MAGNA DELLA PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELLA SARDEGNA (ORE 17)
A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II
La testimonianza di un protagonista
Conferenza di Mons. Georges-Hilaire Dupont, vescovo emerito di Pala-Ciad
Sono passati giusto cinquant’anni da quell’11 ottobre del 1962 allorché Papa Giovanni XXIII apriva solennemente i lavori del Concilio ecumenico Vaticano II. Tra quei Padri della Chiesa presenti quel giorno in San Pietro c’era anche monsignor George-Hilaire Dupont, che lunedì 15 ottobre ne darà testimonianza qui a Cagliari, nell’Aula magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna (ore 17, via Sanjust 11).
Il Vescovo emerito di Pala, nel Ciad, autorevole prelato della Chiesa francese, sarà quindi il protagonista della conferenza, in cui a due sacerdoti della nostra diocesi – Mario Cugusi e Ettore Cannavera – è stato affidato il compito di stimolarne i ricordi ed i giudizi. Che non furono molto uniformi, e su cui in diversi si sarebbero divisi.
La conferenza, che è organizzata dall’Associazione di laici cattolici “Cresia” e dalla Comunità “La Collina”, si colloca quindi all’interno delle rinnovate ed attente rivalutazioni che a quel Concilio vengono oggi rivolte, nel cinquantesimo anniversario della sua apertura (11 ottobre 1962), voluta da quel grande Pontefice che fu Giovanni XXIII.
L’incontro di lunedì pomeriggio è quindi un’occasione stimolante e gratificante che darà modo di rievocare una stagione straordinaria (fu un Concilio “che stupì il mondo”) per l’avvio di una rinnovata e rinnovante “primavera” per tutta la Chiesa cattolica. Quasi una nuova “pentecoste”, per andare incontro alla contemporaneità di quella “nuova società” che abitava il mondo. Affrontando, con intelligente e avveduto coraggio, l’uscita dalla lunga notte della dogmatica inflessibile e delle chiusure anacronistiche. Purtroppo, su quelle intenzioni sarebbe calata una coltre di indifferenza, di silenzi e – soprattutto – di mancate attuazioni delle sue disposizioni più attese ed innovative. Oggi si presenta la straordinaria occasione per rinnovarne e riaffermarne l’attualità, perché riprenda e si rinnovi quel tempo “di pentecoste” assai necessario per quella Chiesa d’oggi, sofferente ed insidiata da mille pericoli.