E’ LIBERA, E’ LIBERA, E’ LIBERA…………….
La rassegna della stampa sarda.
L’UNIONE SARDA – Politica: E Rossella ride. Libera
19.07.2012
SAMUGHEO Rossella ride. Ride di continuo e questa è la più bella notizia. È libera, sta bene ed è felice. Da ieri pomeriggio, forse da prima, è in viaggio: dal nord del Mali, dove è stata liberata, a Roma. Poi rientrerà a casa, a Samugheo. Mamma e papà hanno già sentito la sua voce: «Sto bene, sono felicissima. Ci vediamo presto». Dall’ultima telefonata erano trascorsi 270 giorni. Era la notte fra il 22 e il 23 ottobre e i sequestratori armati erano piombati nel campo saharawi di Tindouf. Da allora di Rossella Urru si era saputo molto poco: «È viva e in buone condizioni», si era limitato a confidare il ministro degli Esteri, Giulio Terzi. Ieri, o anche prima, i suoi carcerieri si sono arresi. O meglio: hanno accettato le condizioni su cui da settimane si giocava la liberazione della cooperante di Samugheo e di Ainhoa Fernandez de Ruincon e Eric Gonyalons, i due ragazzi spagnoli catturati con lei. INCUBO FINITO I silenziosissimi mediatori della Farnesina sapevano dai giorni scorsi che entro ieri il nodo si sarebbe sciolto. Di buon mattino, infatti, a Samugheo è arrivata una telefonata strana: «Preparate le valigie e andate in aeroporto. Venite subito a Roma». Graziano e Marisa non hanno neanche chiesto spiegazioni. In silenzio sono usciti di casa e in un attimo sono spariti da Samugheo. Fino all’ultimo hanno mantenuto la rigida consegna del silenzio. «Non lo hanno detto neanche a noi – dice Mario Sulis, il vulcanico zio di Rossella – Ho parlato con Graziano verso le 13, ma ero convinto che fosse in paese. Invece, scopro ora, era già a Roma». Il segnale che la liberazione era imminente il gruppo armato Mujao lo ha dato lunedì con la liberazione di tre diplomatici algerini. Quello era un messaggio, per far capire che anche i terroristi rispettano i patti. LA FAMIGLIA Non si lasciano andare neanche ora che la paura è passata, i genitori di Rossella. Le paure vissute in questi ultimi 270 giorni se le sono tenute tutte dentro. Anche adesso che c’è solo da gioire. Graziano, che è il comandante dei vigili urbani del paese, concede due parole attraverso il telefono del sindaco: «È fatta, siamo contentissimi: Rossella è libera e sta bene. Non c’è altro da dire». Mamma Marisa, che in Comune dirige l’ufficio tecnico, sfoga qualche sentimento mentre parla col cugino: «Sono emozionatissima, non vedo l’ora di riabbracciarla». Il primo a far sentire la sua voce è Mauro, il fratello più piccolo di Rossella: «È tutto vero. È verissimo, possiamo festeggiare». A Samugheo ovviamente non se lo sono fatto ripetere. E hanno messo in strada trattori, tir, moto e qualunque altro mezzo per fare baccano. I MISTERI Il primo è questo: dove è avvenuta la liberazione? Per il momento, dal Ministero degli Esteri fanno sapere che Rossella Urru è stata prelevata dai mediatori in una località del Nord del Mali, in un’area che da mesi è nelle mani del Mujao, il Movimento per l’unicità e la jihad nell’Africa occidentale. La ventinovenne di Samugheo è rimasta sempre nelle loro mani. Sull’accordo per il rilascio si sa molto poco. Una cosa è certa: dopo questa operazione il Mujao si è ritagliato un ruolo di primo piano nel quadro geopolitico africano. Ha usato i rapimenti e gli attentati per ricattare i governi e per accrescere il patrimonio economico e di armi. IL GIALLO All’inizio nessuno ci vuole credere e la liberazione di Rossella Urru diventa verità solo dopo ore. Da Roma, alle 14, fanno sapere che stanno ancora verificando. Ma dall’Africa arrivano altri particolari. A parlare con un giornalista della Reuters è il portavoce del gruppo islamico Mujiwa, Sanda Ould Boumama: «Ci è stato riferito che i tre ostaggi sono stati liberati nella regione di Gao. Ritengo che i tre si trovino sotto la tutela di mediatori provenienti dal Burkina Faso». Per esultare, però, tutto questo non basta. E non è sufficiente neanche ciò che scrivono i giornali spagnoli. All’inizio si parla di tre ostaggi liberati ma i loro nomi non compaiono. E alla fine, quando sono già passate le 18, le fonti vicine al governo di Madrid fanno sapere che i due cooperanti spagnoli sono liberi insieme alla collega italiana e che un aereo è partito per riportarli a casa. A quel punto manca solo un tassello: un comunicato dell’Unità di crisi della Farnesina. La festa comunque esplode prima, quando alla Camera Caterina Pes, deputata oristanese, annuncia che Rossella Urru è stata liberata. Il ministro Terzi non ha ancora parlato, ma il Parlamento esplode: l’eco dell’applauso arriva fino a Samugheo e qui si inizia a strombazzare. LA MEDIAZIONE La prudenza ieri era d’obbligo, perché già un’altra festa, quella del marzo scorso, si era trasformata in delusione cocente. Ma la notizia, in quel caso, dagli schermi di Al Jazeera era stata messa in giro appositamente. Forse proprio dai rapitori, per far salire nuovamente la tensione e riaprire le trattative. Per trovare l’accordo, dopo una richiesta di riscatto da trenta milioni, si è lavorato altri cinque mesi. Qualcuno ha pagato?
L’UNIONE SARDA – Politica: Alle 19,39 suonano le campane: dopo l’attesa è il momento della festa
19.07.2012
SAMUGHEO Questo era un messaggio divino. «Ho sognato per due volte che a fine luglio l’incubo per Rossella sarebbe finito. Era un segnale ben preciso, ce l’ha mandato la Madonna. Abbiamo pregato tanto e finalmente siamo stati ascoltati». Don Alessandro non ha celebrato la messa ieri pomeriggio, è rimasto in canonica, in silenzio, in attesa di una telefonata. Alle 19,39 è corso in sacrestia e ha fatto suonare la campane: quasi un’ora di rintocchi per annunciare al paese che il miracolo si era appena avverato. La notizia, in realtà, si era già sparsa e da due minuti i clacson avevano iniziato a suonare all’impazzata. In un attimo la piazza del municipio si è riempita di ragazzini con le trombe e i fischietti. Qualcuno si è organizzato per far partire la musica da coppa del mondo e qualcun altro ha fatto esplodere petardi e fuochi d’artificio. Sembrava carnevale, ma era solo la fine di un terribile incubo. Esultano tutti, anche i bambini saharawi che ogni anno passano l’estate a Nuoro. IL SILENZIO E LA FESTA La tensione si è sciolta soltanto all’ultimo. Fino a tardi il paese è rimasto in silenzio: niente clacson, niente striscioni e niente brindisi frettolosi. I televisori sono tutti accesi e le salette dei bar del centro si riempiono lentamente. Le notizie si rincorrono, ma i siti e le agenzie usano ancora troppi condizionali. El Mundo ed El Pais non prima delle 19 annunciano con certezza che i due ostaggi spagnoli rapiti con Rossella Urru sono liberi. E allora qualcuno sfoga un po’ di tensione. IL PARROCO Don Floris mostra un sorriso che non si era mai visto in tanti mesi d’attesa e preoccupazione: «Da qualche giorno avevo notato che i genitori erano un po’ più sereni. Sempre preoccupati ma ottimisti. Avevano ricevuto la notizia che la situazione era arrivata a una svolta. L’avevano confessato solo a me». L’ATTESA Alle tre del pomeriggio le strade sono deserte. Non è il caldo a trattenere tutti in casa: questo è un segno di scaramanzia. Perché la delusione dei primi giorni di marzo è stata difficile da digerire: «Fino a quando non arriva la chiamata è meglio non illudersi – dice Mario Sulis – Abbiamo sofferto tanto il giorno che tutti hanno annunciato la liberazione. Non è stato facile riprendersi». LA CASA In via Brigata Sassari non c’è folla e non si vedono né telecamere né parabole satellitari. Mamma Marisa e papà Graziano stavolta hanno giocato d’anticipo: sono andati via da Samugheo prima che la notizia facesse il giro del mondo. Dove sono? «Io ho sentito Graziano all’una, ma non mi ha detto di essere partito», giura Mario Sulis. Poi si scopre che a Roma ci sono tutti: il papà, la mamma e anche uno dei fratelli di Rossella. I PAESANI I pensionati che scolano la birretta di fronte alla chiesa tentano di interpretare le prime parole della Farnesina. «L’altra volta avevano detto che non confermavano, oggi dicono che stanno verificando. Qualcosa di vero ci dev’essere. Noi siamo ottimisti, siamo sicuri che entro oggi la nostra Rossella torna libera». Avevano ragione: gli anziani sono saggi.
L’UNIONE SARDA – Politica: La piccola donna d’acciaio restituita ieri dalla sabbia
19.07.2012
Trent’anni compiuti in prigionia lo scorso 22 marzo, tra le polveri infuocate del deserto. Un sorriso che si è spento, forse, per 270 giorni e ieri è tornato ad aprirsi su quel viso di giovane donna che nei ritratti dipinti su striscioni e magliette lascia affiorare l’espressione serena di una bambina. Rossella Urru non è un’eroina. Ma qualcosa di speciale ce l’ha questa ragazza di provincia che a vent’anni ha lasciato la sua terra per cercare la sua strada. Qualcosa di speciale che salta agli occhi e a dimostrarlo, più dell’assenza, è stata la sua presenza. In prima linea sempre e comunque. Accanto a donne e bambini che la cooperante di Samugheo non si è limitata ad accogliere, accudire. È andata a scovarli in ogni angolo di quelle terre martoriate da guerre e carestie. Testarda, determinata, matura, motivata, solida. La descrive così la sua professoressa dell’Università di Ravenna, Barbara Sorgoni, nella pagina del sito dedicato alla studentessa modello laureata a pieni voti con lode e una menzione speciale per la dignità di stampa della sua tesi, anno 2007. La trentenne sarda inghiottita per quasi un anno dalle sabbie del deserto ha una storia fatta di fatiche e contratti a tempo determinato. Una precaria dell’impegno sociale. Dopo la laurea specialistica in Cooperazione internazionale, regolazione e tutela dei diritti e dei beni etno-culturali , si è data da fare nel servizio di Cooperazione decentrata del Comune di Ravenna. Un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, di quelli che spesso scoraggiano molti ragazzi uguali e diversi da lei. Un lavoro che l’ha impegnata dal settembre del 2007 al settembre del 2009. Poi, è arrivata la prova sul campo. Quattro missioni nei campi saharawi, tre missioni internazionali durante le quali Rossella Urru si è occupata della distribuzione e del reperimento delle scorte alimentari, dell’accoglienza, della gestione degli ospiti e dei volontari, di tutto quello che c’era da fare per far funzionare le cose. È una donna pratica, Rossella Urru. Le foto che la ritraggono nelle sue esperienze all’estero la raccontano più di qualunque parola. I capelli scuri abbandonati al vento. Gli occhi profondi. Le braccia raccolte per stringere al petto un piccolo rifugiato e le labbra che si distendono in un sorriso sereno e carico di senso. Ventinove anni pieni di vita, 270 giorni da prigioniera. E ora, la liberazione arrivata in un pomeriggio di luglio, l’ennesimo crocevia pieno di significato nella vita vissuta davvero da questa piccola, grande, donna di Samugheo.
L’UNIONE SARDA – Politica: Restituita alla vita e siamo noi a dirti grazie Massimo Crivelli
19.07.2012
Rossella è tornata alla vita dopo nove mesi trascorsi in un limbo angoscioso, nel cuore del deserto o chissà dove, solo lei potrà raccontarlo sciogliendo finalmente le lacrime tra le braccia dei genitori. Questa volta la gioia può scatenarsi davvero e nessuno, non solo in Sardegna ma nell’intero Paese, avrà bisogno di chiedersi per chi suonano le campane: suonano a stormo per lei, per questa ragazza forte e meravigliosa che tutti abbiamo imparato a conoscere ed amare, trepidando per la sua sorte, non perdendo mai la speranza di rivederla libera. Oggi è il giorno della festa e sembra così lontano quel triste sabato di marzo quando, nel giro di poche ore, il sollievo per la presunta liberazione si trasformò in sgomento per l’infondatezza della notizia. Ma fu proprio allora, in quei giorni drammatici, quando qualcuno dubitava persino che Rossella fosse ancora viva, che si capì quanto fosse autentico il tam tam di solidarietà che iniziò a dilagare in ogni parte dell’Isola. Manifestazioni, striscioni appesi dovunque, il pensiero fisso a una giovane di 29 anni in mano a uomini senza scrupoli in un angolo del mondo, l’Africa subsahariana, dove gli interessi contrapposti di jihadismo, capi tribù e predoni del deserto formano un labirinto inestricabile per noi occidentali. Da quell’incubo Rossella è uscita indenne, grazie anche all’impegno costante e silenzioso dei nostri Servizi e della Farnesina, ingiustamente accusati, a suo tempo, di non fare abbastanza per liberarla. Una polemica stupida, senza senso, come quella di alcuni imbecilli che, nel pieno di una drammatica odissea, arrivarono a fare spallucce, quasi a voler deridere e derubricare a “radical chic” i giovani che come Rossella hanno scelto di spendersi al servizio della cooperazione internazionale, in posti dove l’aiuto a gente povera e sfortunata può essere pagato anche al prezzo della vita. È proprio per la sua grande generosità che dobbiamo abbracciare ed esaltare Rossella Urru. In tempi come questi, resi bui ed egoistici da una crisi economica che talvolta spinge a rinchiuderci nel nostro piccolo e misero orticello, il suo è un esempio luminoso, che riscatta una Sardegna troppo spesso in prima pagina per fatti deprimenti, e deve renderci orgogliosi, al di là di qualsiasi retorica. Grazie, Rossella.
L’UNIONE SARDA – Politica: Azawad, la frontiera dell’Islam
19.07.2012
Rapita da un campo umanitario nella zona di Tindouf, Algeria meridionale, Rossella Urru è stata liberata ieri tra Gao e Timbuctu, principali città del Nord del Mali. O, meglio, dell’Azawad, l’ampia zona desertica che si estende tra Sud Algeria, Mauritania occidentale e Niger, teatro negli ultimi mesi di aspri conflitti. In mano alle truppe di Bamako (Mali del Sud) fino a marzo, la regione è stata progressivamente conquistata dalle forze ribelli, in grado di ricacciare l’esercito regolare oltre il fiume Niger. A condurre l’insurrezione due eserciti dalle anime quanto mai diverse: quella etnica (e laica) dei tuareg dell’Mnla, il Movimento per la liberazione nazionale, e quella islamista dell’Aqmi, l’Al Qaida del Maghreb, con tutte le sue derivazioni. Tra queste, Ansar Dine e il Mujao, il Movimento per l’unicità e la jihad in Africa occidentale responsabile del rapimento della cooperante di Samugheo. Un gruppo che, negli anni, ha fatto dei sequestri una delle sue principali fonti di approvvigionamento economico (tramite i riscatti) oppure che utilizza gli ostaggi come moneta di scambio per ottenere la liberazione di guerriglieri arrestati dalle forze di sicurezza algerine o mauritane. Dopo la vittoria e la proclamazione dell’indipendenza dell’Azawad, l’anima islamista ha preso però il sopravvento, rompendo il patto con i tuareg in nome della Sharia. Di qui l’esautorazione dei capi dell’Mnla e la cacciata delle milizie laiche dalle città espugnate. E in particolare da Timbuctu, uno dei più antichi insediamenti musulmani in Africa, considerata come una sorta di mitica Eldorado dell’Islam. Un crocevia di culture che nelle ultime settimane, sotto il pugno di ferro della legge coranica più dura, si è trasformata, come già accaduto a Gao, in uno dei nuovi quartier generali della jihad, con la popolazione costretta a sottostare alle rigide regole della tradizione e dove secoli e secoli di storia rischiano di essere spazzati via dall’integralismo. Una situazione guardata con preoccupazione dalla comunità internazionale, che vorrebbe evitare che le zone sahariane diventino definitivamente i nuovi baluardi del fondamentalismo. Per questo le potenze occidentali, Francia in testa, e gli Stati dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, starebbero già preparando, in accordo con il premier maliano ad interim, Cheick Modibo Diarra, una missione congiunta per liberare l’Azawad dagli occupanti islamisti. Un intervento che farà sprofondare nuovamente la regione nel baratro della guerra. Fortunatamente, per allora, Rossella sarà già a casa. Al sicuro. Con la sua liberazione, che segue di poche settimane quella della toscana Maria Sandra Mariani, rapita anch’essa in Algeria nel febbraio 2011, resta oramai solamente un italiano ancora prigioniero nelle mani di rapitori all’estero. Si tratta di un altro cooperante, il siciliano Giovanni Lo Porto, catturato lo scorso 19 gennaio assieme a un collega tedesco in Pakistan, nella località di Multan (regione del Punjab). L’uomo si troverebbe nelle mani del gruppo terroristico talebano Tehrik-e-Taliban Pakistan, capeggiato dal temibile Hakimullah Mehsud.
L’UNIONE SARDA – Politica: «Piangerò coi genitori»
19.07.2012
«Alle 12,30 mi ha chiamato l’ambasciatore della Mauritania con cui avevo avviato contatti il 12 marzo scorso per aprire canali diplomatici, con l’autorizzazione del ministero degli Esteri. Mi ha detto: presidente, hanno liberato Rossella Urru, ho una buona fonte ma non è ufficiale, ci risentiamo». Il presidente della Regione Ugo Cappellacci racconta l’altalena di emozioni che hanno caratterizzato le sette ore trascorse tra la prima informazione e l’ufficializzazione della notizia, giunta alle 19,30 in punto. «Ho chiamato subito il papà di Rossella e gli ho dato la notizia», prosegue il presidente. «Lui, memore di ciò che è accaduto il tre marzo scorso, è stato molto cauto. Ha chiamato la Farnesina che gli ha confermato ciò che gli avevo detto. Un’ora dopo mi ha richiamato l’ambasciatore per dirmi che la fonte era assolutamente attendibile, anche se mancava ancora l’ufficialità. A quel punto ho richiamato il signor Urru, che è immediatamente partito per Roma. Alle 19,30 è stato lui a richiamarmi con la voce rotta dall’emozione per comunicarmi la conferma ufficiale mentre il ministro Terzi stava andando in conferenza stampa. Ci siamo abbracciati idealmente». Cappellacci è stato il primo ad avere la notizia e vuole essere tra i primi ad abbracciare Rossella, a Samugheo. «Espressi questo desiderio quando andai nel suo paese a piangere lacrime amare, ora vorrei tornarci per gioire». LE ALTRE REAZIONI Mauro Pili, deputato, ex presidente della Regione, ha appreso la notizia alla Camera: «La liberazione di Rossella commuove e rende felice l’intero popolo sardo. Dopo 171 giorni di angoscia, la restituzione di Rossella Urru è una notizia che riempie il cuore e che restituisce ai genitori una figlia di cui essere orgogliosi. Una figlia di Sardegna che ha saputo con grande altruismo mettersi al servizio dei più deboli nel mondo pagando personalmente la grande sofferenza di un sequestro così drammatico come quello che ha subìto». Esulta anche Michele Cossa, vicepresidente del Consiglio regionale e coordinatore regionale dei Riformatori sardi: «Vogliamo riabbracciare questa figlia di Sardegna e lo faremo nelle prossime ore. Rossella Urru, con il suo impegno e la sua dedizione, rappresenta la Sardegna che vogliamo: solidale, altruista e impegnata». Per Silvio Lai, segretario del Pd sardo, «la conferma della liberazione di Rossella Urru toglie un grandissimo peso che gravava sulla comunità sarda. Questo», aggiunge, «è un risultato soprattutto di chi ha lavorato in silenzio e di chi ha tenuto delicatamente viva l’attenzione sul rapimento di una volontaria internazionale». UNA SEDUTA PER ROSSELLA Matteo Sanna, esponente di Fli e presidente della commissione Urbanistica del Consiglio regionale, auspica «che l’assemblea legislativa dedichi un momento di festa e di riflessione alla liberazione di Rossella. Penso ai tanti preti missionari sardi in giro per il mondo e ai giovani volenterosi cooperanti di pace che rischiano la vita». Anche Salvatore Cicu, vicecapogruppo del Pdl alla Camera, festeggia: «È un momento di apertura alla speranza per il dramma che vive il nostro popolo. Un momento di unità che dà la scossa in vista della ripresa». Paolo Fadda, deputato del Pd, si associa al giudizio: «Al di là della gioia per la liberazione in sé, Rossella è diventata simbolo e orgoglio della Sardegna e di tutta l’Italia per l’altruismo del volontariato. Questo mi sembra già un bel modo per dirle bentornata». Anche per Giampaolo Diana, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, «è un giorno bello. Una figlia della nostra terra torna a casa dopo un’esperienza negativa, che testimonia l’impegno di una giovane donna di cui non avremmo mai saputo nulla se non ci fosse stato il rapimento». Fuori dall’Isola per impegni di partito, esulta anche Giacomo Sanna, leader del Psd’Az: «Dopo i falsi annunci, questo è uno dei fatti più positivi, oltre all’aspetto umano, di questi ultimi mesi. La Sardegna, anche in questa circostanza, con la solidarietà è riuscita a venir fuori da una situazione che si stava rendendo sempre più pericolosa».
L’UNIONE SARDA – Politica: «Piangerò coi genitori»
19.07.2012
«Alle 12,30 mi ha chiamato l’ambasciatore della Mauritania con cui avevo avviato contatti il 12 marzo scorso per aprire canali diplomatici, con l’autorizzazione del ministero degli Esteri. Mi ha detto: presidente, hanno liberato Rossella Urru, ho una buona fonte ma non è ufficiale, ci risentiamo». Il presidente della Regione Ugo Cappellacci racconta l’altalena di emozioni che hanno caratterizzato le sette ore trascorse tra la prima informazione e l’ufficializzazione della notizia, giunta alle 19,30 in punto. «Ho chiamato subito il papà di Rossella e gli ho dato la notizia», prosegue il presidente. «Lui, memore di ciò che è accaduto il tre marzo scorso, è stato molto cauto. Ha chiamato la Farnesina che gli ha confermato ciò che gli avevo detto. Un’ora dopo mi ha richiamato l’ambasciatore per dirmi che la fonte era assolutamente attendibile, anche se mancava ancora l’ufficialità. A quel punto ho richiamato il signor Urru, che è immediatamente partito per Roma. Alle 19,30 è stato lui a richiamarmi con la voce rotta dall’emozione per comunicarmi la conferma ufficiale mentre il ministro Terzi stava andando in conferenza stampa. Ci siamo abbracciati idealmente». Cappellacci è stato il primo ad avere la notizia e vuole essere tra i primi ad abbracciare Rossella, a Samugheo. «Espressi questo desiderio quando andai nel suo paese a piangere lacrime amare, ora vorrei tornarci per gioire». LE ALTRE REAZIONI Mauro Pili, deputato, ex presidente della Regione, ha appreso la notizia alla Camera: «La liberazione di Rossella commuove e rende felice l’intero popolo sardo. Dopo 171 giorni di angoscia, la restituzione di Rossella Urru è una notizia che riempie il cuore e che restituisce ai genitori una figlia di cui essere orgogliosi. Una figlia di Sardegna che ha saputo con grande altruismo mettersi al servizio dei più deboli nel mondo pagando personalmente la grande sofferenza di un sequestro così drammatico come quello che ha subìto». Esulta anche Michele Cossa, vicepresidente del Consiglio regionale e coordinatore regionale dei Riformatori sardi: «Vogliamo riabbracciare questa figlia di Sardegna e lo faremo nelle prossime ore. Rossella Urru, con il suo impegno e la sua dedizione, rappresenta la Sardegna che vogliamo: solidale, altruista e impegnata». Per Silvio Lai, segretario del Pd sardo, «la conferma della liberazione di Rossella Urru toglie un grandissimo peso che gravava sulla comunità sarda. Questo», aggiunge, «è un risultato soprattutto di chi ha lavorato in silenzio e di chi ha tenuto delicatamente viva l’attenzione sul rapimento di una volontaria internazionale». UNA SEDUTA PER ROSSELLA Matteo Sanna, esponente di Fli e presidente della commissione Urbanistica del Consiglio regionale, auspica «che l’assemblea legislativa dedichi un momento di festa e di riflessione alla liberazione di Rossella. Penso ai tanti preti missionari sardi in giro per il mondo e ai giovani volenterosi cooperanti di pace che rischiano la vita». Anche Salvatore Cicu, vicecapogruppo del Pdl alla Camera, festeggia: «È un momento di apertura alla speranza per il dramma che vive il nostro popolo. Un momento di unità che dà la scossa in vista della ripresa». Paolo Fadda, deputato del Pd, si associa al giudizio: «Al di là della gioia per la liberazione in sé, Rossella è diventata simbolo e orgoglio della Sardegna e di tutta l’Italia per l’altruismo del volontariato. Questo mi sembra già un bel modo per dirle bentornata». Anche per Giampaolo Diana, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, «è un giorno bello. Una figlia della nostra terra torna a casa dopo un’esperienza negativa, che testimonia l’impegno di una giovane donna di cui non avremmo mai saputo nulla se non ci fosse stato il rapimento». Fuori dall’Isola per impegni di partito, esulta anche Giacomo Sanna, leader del Psd’Az: «Dopo i falsi annunci, questo è uno dei fatti più positivi, oltre all’aspetto umano, di questi ultimi mesi. La Sardegna, anche in questa circostanza, con la solidarietà è riuscita a venir fuori da una situazione che si stava rendendo sempre più pericolosa».
L’UNIONE SARDA – Politica: La gioia delle donne
19.07.2012
La “figlia” della Sardegna è libera. Le donne dell’Isola esultano per la liberazione di Rossella e paragonano il rapimento della giovane di Samugheo a un «travaglio» durato nove mesi. Sono le 19, 16 quando Caterina Pes, parlamentare del Pd, «emozionata e con voce tremula» interviene in Aula alla Camera e dà la notizia che chiude finalmente l’incubo della cooperante sequestrata a ottobre in Algeria: «Rossella è libera». Dai banchi si levano applausi e la commozione tra i deputati cresce attimo dopo attimo. «La notizia è stata data al gruppo del Pd da Massimo D’Alema. Ero in contatto dal primissimo pomeriggio con la Farnesina, ma solo quando ho avuto la conferma ufficiale dal ministero ho divulgato quella che ormai era diventata una bellissima certezza». «Rossella rappresenta la parte migliore dei nostri giovani: quelli che credono che un mondo migliore è possibile e che provenendo da terre povere non dimenticano il senso di solidarietà. Ho parlato – annuncia la democratica – con la mamma di Rossella e domani ( oggi, ndr ) potrà riabbracciarla». Plaude all’impegno delle diplomazie la presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo: «Esprimo a Rossella grande riconoscenza. L’abnegazione dimostrata durante la sua missione di solidarietà e il coraggio con cui ha affrontato i mesi di prigionia hanno riempito di orgoglio l’intera Sardegna». Gioia e grande soddisfazione nelle parole dell’assessore alla Sanità Simona De Francisci: «La Sardegna può finalmente riabbracciare Rossella in un bellissimo giorno d’estate. Per 270 lunghissimi giorni abbiamo atteso questo momento, per una persona speciale sempre votata ad aiutare il prossimo anche nel suo lavoro di tutti i giorni. Il mio abbraccio va a Rossella come donna, mamma e assessore delle Politiche sociali». Ringrazia Rossella «perché rappresenta la forza, la determinazione e la generosità delle donne sarde» Francesca Barracciu, vicesegretaria del Pd: «Con il suo impegno nel sociale è un modello per i giovani». Amalia Schirru, parlamentare del Pd, loda la sentita mobilitazione dei cittadini dell’Isola che non hanno mai abbandonato la speranza sulla liberazione di Rossella: «Il mio pensiero va ai genitori che hanno affrontato tutti questi mesi bui con dignità». Lalla Pulga, sindaco di Quartucciu, stava festeggiando il centoduesimo compleannno del suo concittadino Luigino Tronci: «È la giornata dei traguardi. Dedicherò a Rossella l’apertura del prossimo Consiglio».
L’UNIONE SARDA – Politica: «Siamo grati ai Servizi»
19.07.2012
Le più alte cariche dello Stato si rallegrano per la liberazione di Rossella Urru. Nel comunicato diffuso dal Quirinale, Napolitano esprime la propria «personale partecipazione ai familiari», che aveva incontrato a febbraio in Sardegna, e «alla generale soddisfazione dei cittadini sardi». Napolitano ha inoltre rivolto il proprio apprezzamento «alle amministrazioni e ai servizi di Sicurezza per la loro tenace iniziativa e per il felice esito raggiunto». In serata apprezzamento è stato espresso anche dal premier Mario Monti che ha ricordato: «Ringrazio gli organi dello Stato per questo ulteriore successo che l’Italia può segnare nella lotta contro il terrorismo internazionale», dice. «Sono felice per la conclusione della lunga prigionia della cooperante, impegnata per promuovere i principi di tolleranza». ORGOGLIO La conferma della liberazione della cooperante di Samugheo è stata data dalla Farnesina e dal ministro degli Esteri Paolo Terzi arriva una riflessione: «Il caso di Rossella Urru rappresenta un simbolo dei valori del coraggio e dell’eroismo delle nostre donne che lavorano su terreni di cooperazione estremamente difficili. Si tratta di persone – ha aggiunto – che «rappresentano la dignità, l’orgoglio e la grandezza dell’Italia». Il presidente del Senato Renato Schifani ha invece dichiarato: «La felice conclusione della vicenda di Rossella Urru, rapita in Algeria in ottobre, rappresenta un momento di grande gioia e soddisfazione per tutti, dai familiari a quanti si sono prodigati per arrivare ad un esito positivo di questo evento. Abbiamo ancora una volta conferma della competenza e della sensibilità delle Autorità italiane. La liberazione della giovane connazionale prova il prestigio e la considerazione di cui il nostro Paese gode nel panorama internazionale». LE REAZIONI Gianni Alemanno, sindaco di Roma, si rivolge direttamente a Rossella: «La aspettiamo in Campidoglio per rimuovere insieme la sua immagine che campeggiava sulla piazza insieme a quelle delle altre persone le cui vite sono a rischio o che sono state ingiustamente private della libertà». Gioia anche a Milano, dove il sindaco Giuliano Pisapia dice: «Si tratta di una notizia che attendevamo da molto tempo». Da Bruxelles Nichi Vendola, presidente di Sel, ringrazia «tutti coloro che non hanno mai perso la speranza». Per il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, «c’è solo una parola per descrivere i sentimenti della comunità ravennate dopo questa bellissima notizia: felicità. Una grande, immensa felicità dopo l’alternarsi di speranze e delusioni che hanno accompagnato in questi lunghissimi nove mesi la prigionia di Rossella e dei suoi due colleghi. Ora lasciamo Rossella all’abbraccio della sua famiglia. Poi arriverà anche il nostro turno per dimostrarle il nostro affetto: carissima Rossella, Ravenna ti aspetta!». Nella città romagnola Rossella Urru si è laureata e ha mosso i primi passi nel mondo della cooperazione internazionale. Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, guarda avanti: «Speriamo che possa tornare presto a casa anche il siciliano Giovanni Loporto, rapito in Pakistan».
L’UNIONE SARDA – Politica: Ma in città c’è anche chi accusa: «Trattata come un ostaggio di serie B»
19.07.2012
Festa grande anche in città per la liberazione di Rossella Urru. La splendida notizia, attesa da nove mesi, è stata salutata con un lungo applauso dall’intero consiglio comunale durante la seduta di ieri sera. Ad annunciare la fine dell’incubo per la giovane cooperante di Samugheo è stato il presidente dell’assemblea, Ninni Depau. Felice anche il sindaco, Massimo Zedda, che ha espresso via Facebook la sua soddisfazione. «Nelle parole del ministro Terzi», ha scritto, «la conferma della notizia che attendevamo da tempo. Ora, Rossella, ti aspettiamo anche a Cagliari. E quando vorranno saranno i benvenuti anche Ainhoa ed Eric». Per strada la gioia e il sollievo di tanta gente comune. «Sono davvero contentissimo», ha detto Fulvio Cocco, titolare dello storico Cafè Roma, «dopo tante brutte notizie finalmente una bella, anzi bellissima. Eravamo stufi di sentir parlare solo di crisi e di spread. Ora Rossella è finalmente libera. Speriamo che sia stata trattata bene che non le abbiano fatto del male. Abbiamo saputo della liberazione da alcuni clienti che ne stavano parlando. Abbiamo subito acceso la televisione e c’era la sua foto su tutti i telegiornali». «Una liberazione dopo tanta sofferenza, una giornata splendida, indimenticabile», ha detto Ignazio Canceddu, barista, «Rossella se lo meritava proprio, una giovane in gamba che ha lasciato la sua casa per andare a promuovere la pace lontano». Troppi nove mesi. «Non c’è stato abbastanza impegno», hanno sentenziato Maria Moi e Roberto Orani, coniugi cagliaritani, «sicuramente si poteva fare di più per liberarla prima. Siamo contenti ma anche arrabbiati per come è stato gestito il suo caso». D’accordo Roberto Ibba, direttore sportivo del Progetto Calcio, la squadra di calcio di Sant’Elia. «Rossella è stata trattata come un ostaggio non di Serie B ma peggio, di Serie D, forse noi sardi contiamo meno degli altri, è vergognoso». Ilario Pittau, 26enne di Samassi a passeggio nel Largo con un gruppo di amici ha sintetizzato tutta la sua gioia con un sospirato «Finalmente!». Commosso Mario Martino Mura, titolare del rifornitore di benzina Agip di via Castiglione. «Una gioia profonda e una grande emozione per tutti», ha detto, «abbracciamo idealmente Rossella e la sua famiglia». «Era in mano a chi sa chi», hanno sottolineato Egidio Lobina e Letizia Calledda, all’ingresso dei Giardini Pubblici, «ora potrà riabbracciare i suoi cari, siamo felicissimi». «C’era il timore che non tornasse più a casa», ha detto Giorgio Durzu, edicolante di via Roma da 40 anni, «per cui questa notizia ci ha riempito il cuore di gioia. Avevamo paura che arrivassero notizie diverse, brutte, perché dopo nove mesi è ovvio che le speranze si affievoliscono, invece è arrivato il momento della liberazione e della gioia».
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Rossella è libera nel deserto del Mali
19.07.2012
SAMUGHEO Rossella Urru è libera e sta tornando a casa. Dopo 270 giorni di prigionia nel deserto del Mali. Era ostaggio di un gruppo estremista islamico, il “Mujao” (Movimento per l’unicità e la jihad nell’Africa orientale), dalla notte tra il 22 e il 23 ottobre, quand’era stata rapita nel campo profughi del popolo saharawi di Rabouni, nel sud dell’Algeria, nel cuore del deserto del Sahel, insieme a due cooperanti spagnoli Ahinoa Fernandez de Rincon di Madrid e Enric Gonyalons di Palma di Maiorca. Sono stati liberati tutti insieme ieri mattina, nel deserto del Mali, a nord di Timbuctu, la città santa ricca di storia e culla delle tradizioni dell’Africa centrale, offesa e saccheggiata dopo essere diventata roccaforte dei tuareg estremisti del gruppo “Ansar al dine”, legati ad Al Qaeda, che l’hanno conquistata dopo un colpo di stato che aveva fatto temere per la sorte di Rossella e dei due spagnoli. Rossella, Ahinoa ed Enric erano in qualche gola impervia del deserto, non lontani dalla città, in attesa che la trattativa per il loro rilascio arrivasse a conclusione dopo essere stata avviata, sospesa e riavviata decine di volte, perchè le richieste dei rapitori erano state dichiarate esagerate e irricevibili. Ma i servizi segreti italiani e spagnoli, pur allentando la morsa quando i sequestratori avevano mostrato segni di nervosismo e minacciato di uccidere Enribc Gonyalons, non hanno mai perso i contatti. Affidandosi agli esperti mediatori del Burkina Faso, il cui presidente Blaise Compaorè, considerato una sorta di padre della patria, venerato e amato dai suoi connazionali, è molto rispettato in tutta l’area pe la sua autorevolezza, tanto che negli ultimi anni tutti gli ostaggi europei sono tornati a casa grazie al suo intervento. E anche questa volta è riuscito nel miracolo, nonostante la situazione fosse diventata difficilissima dopo il colpo di stato in Mali e la trionfale avanzata dei Tuareg nel nord del paese, sopraffatti però dalla violenza dei gruppi salafiti che anzichè contribuire alla costruzione dello Stato dell’Azawad hanno seminato il terrore e imposto la sharia. Avevano chiesto 30 milioni di euro per ogni ostaggio, i rapitori dei tre cooperanti (Margtherita Boniver, inviata del ministero degli Esteri è andata per due volte in Mali e Burkina Faso per accelerare le trattative, soprattutto per capire meglio la situazione dopo la falsa notizia del rilascio a marzo), ma a sbloccare la situazione è stata la liberazione di un detenuto salafita, Mamin Ould Oufkir, un traditore del popolo saharawi che era stato arrestato in Mauritania per complicità nel rapimento di Rossella Urru, Ahinoa Fernandez ed Enric Gonyalons. Il trasferimento del detenuto dal carcere di Nouakchott verso una destinazione sconosciuta è stato il primo tassello del ritorno a casa dei tre europei. Mentre nella notte di lunedì Mamin Ould Oufkir lasciava la prigione, i mediatori del Burkina Faso hanno preso in consegna Rossella e gli spagnoli. Soltanto in quel momento, quando in Italia era l’alba, il ministero degli Esteri ha convocato i familiari di Rossella Urru a Roma, senza però comunicare il motivo per non illuderli, anche se a quel punto la ragazza non era più nelle mani dei rapitori. La conferma che gli ostaggi erano stati affidati ai mediatori è arrivata intorno alle 14 quando su alcuni siti è stata diffusa la nota del portavoce del gruppo salafita “Ansar al dine”, Sanda Ould Boumama, che alle agenzie Reuters e France Presse ha spiegato che «tre europei sono stati liberati nella regione di Gao». Una tempesta di sabbia ha però ritardato il trasferimento di Rossella Urru, Ahinoa Fernandez e Enric Gonyalons, con i mediatori che hanno condotto l’ultima delicatissima fase delle trattative, nella città maliana di Gao e poi nel più sicuro Burkina Faso. E infatti soltanto al loro arrivo nella capitale Ouagadougou, dalla Farnesina è stata confermata la notizia della liberazione. Rossella e i due spagnoli dovrebbero partire nella notte verso l’Europa con tappa a Madrid e poi a Roma, dove ad attendere la cooperante di Samugheo ci saranno i genitori Graziano e Marisa e i fratelli Fausto e Mauro. «Sono emozionatissima, non vedo l’ora di riabbracciarla e riportarla a casa», sono state le prime parole della mamma. Probabilmente prima di fare rientro in Sardegna, Rossella dovrà essere interrogata dal magistrato che coordina l’inchiesta sul sequestro, come era successo per Maria Sandra Mariani, la turista toscana rilasciata dopo oltre un anno di prigionia
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: In serata la conferma del ministro Terzi: «Notizia bellissima»
19.07.2012
SAMUGHEO Sono le 19,31 quando il ministro degli Esteri Giorgio Terzi conferma la notizia che da ore corre come un brivido di speranza sulle agenzie di stampa e sui siti web: «Rossella Urru è libera. È una bellissima notizia». È finita, finalmente. L’incubo cominciato la notte tra il 23 e il 24 ottobre dello scorso anno si è dissolve in una sera calda di luglio. Alla Camera, intanto, la deputata oristanese Caterina Pes chiede una sospensione dei lavori per dare la notizia che la cooperante di Samugheo non è più in mano ai suoi carcerieri. La risposta è un applauso lungo e caldo come un abbraccio. Perché la storia di Rossella, il suo impegno appassionato per aiutare i più deboli, è diventata una storia di tutti. E il suo volto dolce e sorridente, ripreso in foto e striscioni che per mesi hanno invaso le strade e le piazze del Paese, è entrato nel cuore degli italiani. Perché è il volto dell’Italia pulita, dell’Italia generosa che sa andare oltre gli egoismi. E ha fatto sentire la sua voce anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, nel suo viaggio in Sardegna a febbraio, aveva voluto incontrare i genitori della coopereante di Samugheo, confortandoli e dando loro un messaggio di speranza: «Rossella sta bene». Ieri sera Napolitano ha manifestato «sollievo e gioia» e ha voluto ringraziare pubblicamente i nostri servizi segreti che hanno avuto un ruolo determinante nello sviluppo della trattativa e poi nella liberazione. La notizia della liberazione aveva cominciato a circolare nella tarda mattinata. È stato il sito web del Foglio di Giuliano Ferrara a riferirla per primo. «Rossella Urru sarebbe stata liberata in una zona vicina a Timbuctù» aveva scritto il Foglio, lasciando intendere che c’era stato uno scambio di prigionieri: «Questa mattina Ould Faqir, uno degli uomini implicati nel sequestro di Rossella Urru arrestati lo scorso anno sarebbe stato liberato in Mauritania; contemporaneamente la cooperante italiana sarebbe stata liberata dai miliziani del Mujao (il Movimento per l’unità e il jihad in Africa occidentale) nei pressi della città del Mali. Urru sarebbe ora nelle mani di alcuni mediatori». Comincia così il tam-tam delle agenzie e dei siti web. Nessuno però si sbilancia. È troppo vivo il ricordo della delusione bruciante dei primi di marzo, quando l’incubo di Rossella sembrava finito. E invece in un torbido crescendo di mezze notizie e di voci incontrollate, tutto si perse. Così ieri tutti proponevano la notizia con cautela, in attesa di una conferma della Farnesina. Ma dal ministero degli Esteri arrivano solo battute scarne: «L’unità di crisi sta verificando la notizia». Un pizzico di ottimismo arriva invece da Margherita Boniver che a febbraio era andata nel cuore del Sahel per favorire le trattative: «Speriamo che questa sia la volta buona». Ma i segnali che qualcosa stava maturando c’erano tutti. Per esempio, la partenza dei genitori di Rossella per Roma non poteva non essere interpretata con il fatto che la trattativa era arrivata a uno snodo decisivo. Che forse era solo questione di ore. Che forse Rossella e i cooperanti spagnoli non erano più nelle mani dei rapitori, ma erano già stati presi in consegna dai mediatori. Nei sequestri, si sa, restano sempre alcune zone d’ombra che difficilmente potranno essere chiarite. Perché le regole sfuggono all’ortodossia delle trattative e ci si deve adattare a situazioni difficili e complesse, tenendo sempre ben presente che l’obiettivo finale da rispettare è quello della vita dell’ostaggio e la sua liberazione. Poi la dichiarazione di Terzi che scatena la corsa mediatica per strappare le prime parole ai genitori di Rossella. «Sono emozionatissima – dice mamma Marisa –, non vedo l’ora di riabbracciare mia figlia». Parole. Ma il tumulto del suo cuore resterà un suo intimo segreto. Il segreto più dolce.
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Nove mesi di paure e di speranze
19.07.2012
ROMA Un incubo durato nove mesi. Un sequestro che, grazie anche al tam tam su internet e alla solidarietà di politici, studenti, personalità dello spettacolo, ha tenuto tutta Italia con il fiato sospeso. Rossella Urru, la cooperante italiana liberata ieri in Mali, era stata rapita nell’autunno scorso, nel deserto algerino. Ottobre. Nella notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre, un gruppo di rapitori fa irruzione nelle stanze di alcuni cooperanti europei, nel sud dell’Algeria, in un campo di profughi saharawi. Il gruppo sequestra due spagnoli, Enric Gonyalons e Ainoha Fernandez de Rincon, e l’italiana Rossella Urru, trentenne della provincia di Oristano, da due in Algeria come cooperante del Cisp, Comitato Internazionale per lo sviluppo dei popoli. Sul sequestro non c’è alcuna rivendicazione. Dicembre. Dopo settimane di silenzio, il 10 dicembre giunge la rivendicazione del Movimento per l’unicità e la jihad nell’Africa dell’Ovest (Mujao), gruppo formato da militanti fuoriusciti da Al Qaida per estendere la guerra santa nell’Africa occidentale. Due giorni dopo spunta un video in cui i rapiti, con alle spalle i loro sequestratori armati, si presentano, ognuno nella propria lingua, senza dire altro. I tre sembrano stare bene. Nel frattempo i governi dei Paesi dell’area si dicono pronti a collaborare con le autorità italiane e spagnole. Marzo. Il 3 marzo fonti anonime annunciano il rilascio di Rossella. I media locali entrano nei dettagli, la notizia fa in pochi minuti il giro d’Italia ma non viene mai ufficialmente confermata. Dopo almeno 24 ore di trepidazione, la notizia si rivela piena di dubbi. In Sardegna torna la paura. Maggio. Dopo settimane di silenzio e di timido ottimismo, i rapitori si rifanno vivi annunciando pubblicamente la richiesta di un riscatto: 30 milioni di euro per il rilascio della Urru e del suo collega spagnola. Il terzo rapito, Enric Gonyalons non viene menzionato. Luglio. Il 18, alcuni media locali lanciano la notizia della liberazione dei tre cooperanti. Questa volta le indiscrezioni si rivelano esatte: nel tardo pomeriggio arriva la conferma della Farnesina.
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: La svolta con i tuareg mediatori
19.07.2012
ROMA Perché a marzo Rossella Urru non fu liberata, nonostante il sicuro trasferimento (o vendita?) dell’ostaggio da una banda all’altra? La risposta l’ha data qualche tempo fa, un analista politico spagnolo: «Credo che anche allora Rossella era a un passo dal tornare a casa, ma fu commesso un clamoroso errore da parte del governo del presidente Amadeu Toumani Tourè. L’errore fu quello di volersi prendere tutta la ribalta internazionale, presentarsi al mondo come il liberatore dei tre cooperanti, senza nessun riconoscimento e gloria per i militari». Proprio l’arroganza e l’egocentrismo di Tourè sarebbero state alcune delle cause che il 22 marzo hanno provocato il golpe militare a Bamako, la capitale del Mali. Destituito il presidente, prima i generali e poi il governo di transizione hanno ripreso a trattare con i tuareg del Nord, che da sempre combattono per l’indipendenza, e con loro, ormai non più nemici, è stata stretta l’alleanza contro gli estremisti islamici del Mujao, i rapitori di Rossella. E d è allora che c’è stata la svolta.
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: UNA DEI FIGLI DELL’ITALIA MIGLIORE
19.07.2012
di PAOLO CATELLA Rossella è libera. La sua famiglia e la Sardegna possono finalmente riabbracciarla. Nei lunghi mesi dell’angoscia e del silenzio questa giovane donna è diventata davvero, come disse una volta papà Graziano, figlia e sorella di tutti noi. Ma si può solo intuire, e mancano le parole adatte a descriverlo, il calvario vissuto dai suoi familiari a Samugheo. La solidarietà e l’emozione che li hanno circondati in paese, nell’isola e poi anche nel resto d’Italia hanno potuto solo in parte mitigare il loro dolore con la tenacia della speranza. Le voci, poi crudelmente smentite, di una soluzione positiva si erano diffuse già nel marzo scorso ed è perciò comprensibile la cautela mantenuta dal governo anche in queste ultime fasi cruciali. L’annuncio della liberazione nel nord del Mali, diffuso dal portavoce di un gruppo islamista e rilanciato immediatamente sul web, non ha provocato stavolta premature manifestazioni di giubilo. Mentre da quella zona tormentata dell’Africa arrivavano, con il passare delle ore, ulteriori conferme, è cresciuta l’attesa di una parola definitiva. Poi, alle 19.30, il sigillo ufficiale della Farnesina. Cosa sia accaduto in questi nove mesi, quale sia stato il punto di svolta che ha portato alla liberazione di Rossella e di due cooperanti spagnoli, Ainhoa Fernández de Rincón e Enric Gonyalons, forse non si saprà mai nel dettaglio. Si è parlato di uno scambio di prigionieri, di richieste di riscatto, di una trattativa difficile che si sarebbe più volte inceppata. Sono questioni importanti per la diplomazia, i rapporti internazionali, la politica. Ma quello che conta oggi è che Rossella torna a casa. La vicenda che l’ha coinvolta ha svelato una realtà che raramente fa notizia. È l’esperienza della cooperazione internazionale, una scelta che non è solo testimonianza individuale, ma anche impegno solidale organizzato e competente. Ha detto bene il ministro Riccardi: sono i figli dell’Italia migliore. Per essere all’altezza dei suoi compiti in Algeria, Rossella si è preparata con gli studi universitari, quando ha deciso di occuparsi dei “problemi di un piccolo numero”, della cultura e dell’identità del popolo saharawi. Suona familiare? Non sembra proprio un caso che interessi di questo tipo germoglino in ambiente sardo, prima di coagularsi altrove e di manifestarsi concretamente in terre lontane. Rossella è stata sequestrata mentre lavorava in un campo profughi che ospita le vittime di una delle tante tragedie dimenticate del continente africano. Da più di trent’anni il popolo del Sahara Occidentale non ha patria: vive in quei campi o sceglie la via dell’esilio, prevalentemente verso la Spagna, un tempo colonizzatrice. Da questa realtà di emergenza umanitaria radicale provengono le immagini di Rossella che ci hanno accompagnato in questi nove mesi di attesa e di crescente mobilitazione. Sono entrati nel nostro orizzonte quotidiano il suo sorriso e il suo sguardo determinato, quasi ignorati fuori dall’isola fino a quando un’altra sarda approdata a Sanremo li ha imposti all’attenzione del grande pubblico, ma ora presenti in tante piazze, emblema dell’ostinata speranza di chi non si è rassegnato. La prigionia della ragazza di Samugheo ha investito l’oceano del web, tempestandolo di messaggi: dalle lettere degli scolari di Arzana ai post degli amici, dai blog di personaggi celebri o sconosciuti ai cinguettii su Twitter di Fiorello. Ora Rossella può tornare a decidere liberamente della sua vita. Potrà immergersi nell’affetto della sua gente, che festeggia finalmente la sua liberazione. Che ci fa sentire tutti un po’ più liberi, perché oggi finisce un incubo drammaticamente condiviso. Potrà tornare al suo impegno o fare anche altro. Potrà di nuovo assaporare il piacere di tradurre una poesia, come ha fatto dando voce anche in Italia a Bahia Mahmud Awah, poeta saharawi: «Io sono un altro Beirut che nessuno piange, io sono un altro Beirut di cui nessuno parla, io sono quel Beirut di trenta anni fa, ogni giorno mi uccidono e resuscito».
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Napolitano ringrazia i servizi segreti
19.07.2012
SAMUGHEO Gioia, commozione, esultanza, solidarietà, partecipazione all’entusiasmo dei familiari e degli amici. Per tutta la serata si sono alternati commenti e dichiarazioni sul rilascio di Rossella Urru. Reazioni rimbalzate dall’Africa alla Sardegna, poi arrivate sino a Roma, per tornare indietro nell’isola. Decisamente sollevato dalla svolta il presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano ha rivolto «apprezzamento alle amministrazioni e ai servizi di sicurezza per la loro tenace iniziativa e per il felice esito raggiunto». Nel comunicato del Quirinale si riferisce che il capo dello Stato esprime la propria personale partecipazione ai familiari di Rossella Urru, che aveva incontrato in febbraio nell’isola, oltre che a tutti i sardi. Nella nota si ricorda poi come Napolitano avesse fin dall’inizio manifestato «piena fiducia nell’impegno degli organi dello Stato per conseguire la liberazione della giovane connazionale». Da molti politici nazionali e regionali tantissime le manifestazioni di affetto. «È una notizia che riempie di emozione il cuore del nostro popolo dopo mesi di angoscia»: così il presidente della giunta regionale, Ugo Cappellacci, che ha aggiunto: «Aspettiamo di riabbracciare questa figlia della Sardegna restituita alla libertà e agli affetti». «Tanti in questi lunghi mesi si sono adoperati perché Rossella potesse tornare a casa: a loro va la riconoscenza della Sardegna intera», ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio e coordinatore regionale dei Riformatori sardi, Michele Cossa. Grande contentezza anche da parte della presidente del consiglio regionale Claudia Lombardo. Soddisfatto il rettore dell’università di Sassari, Attilio Mastino: «Nel nostro ateneo abbiamo accolto con sollievo la notizia dopo mesi di trepidazione e dopo essere sempre stati idealmente vicini alla famiglia». Massimo D’Alema si è detto felice per la liberazione. E così Pierluigi Bersani, sempre per il Pd. «Bentornata, Rossella», ha invece commentato il deputato del Pdl Mauro Pili. «Abbiamo atteso che fosse il ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Santagata, a dare conferma dell’avvenuta liberazione e questa è ora una notizia che ci riempie di gioia», ha affermato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Il quale ha aggiunto: «Aspettiamo Rossella in Campidoglio per rimuovere insieme la sua immagine che campeggiava sulla piazza con quelle delle altre persone le cui vite sono a rischio o che sono state ingiustamente private della libertà». Entusiasta per l’Italia dei valori Antonio Di Pietro: «È un fatto che ci rimpie di gioia». E Rosy Bindi, ancora per il Partito democratico: «Una bellissima notizia che mette fine a un’attesa angosciosa». Mentre l’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, parla di una vittoria «della diplomazia della gente e della mobilitazione della Rete». Particolarmente contento il segretario generale della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi: «Un evento atteso con ansia e da tanti mesi. L’ansia per la liberazione ha procurato anche qualche incidente di percorso per l’informazione. Oggi il ritorno alla notizia, alla sua verifica più profonda, si unisce alla gioia umana e sociale per il ritorno alla libertà di una donna dedita a praticare la solidarietà. È un dono e un sollievo per la sua famiglia e per lei, per tutti, e un’occasione per il giornalismo di dare buona prova potendo dare finalmente dare buone notizie». «Personalmente – ha concluso Siddi – gioisco due volte anche per le comuni origini sarde». «Per noi è veramente la fine di un incubo:aspettiamo Rossella per abbracciarla e siamo felici per lei e la sua famiglia». È il commento di Paolo Dieci, direttore del Cisp, l’Ong per la quale la stessa Urru lavora. Dieci ha detto di non aver ancora parlato con Rossella e di essere stato informato della sua liberazione dall’Unità di crisi. Lui e l’intera Ong sono in attesa di avere ulteriore informazoni. «Per il Cisp finalmente – ha precisato Dieci – continua a riscorrere il calendario che era fermo al 23 ottobre: adesso voltiamo davvero pagina». «Grazie a tutti coloro che non hanno mai perso la speranza: sono felice e commosso perché questa è l’Italia migliore», ha invece commentato da Bruxelles Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, intervenendo su Twitter dopo l’annuncio della conferma della liberazione della volontaria italiana in Mali. «Il primo pensiero è rivolto a lei e ai suoi parenti – ha dichiarato il ministro della Cooperazione, Andrea Riccardi. Per aggiungere subito: «Rossella è una donna coraggiosa che crede nel valore della solidarietà e della promozione del dialogo tra i popoli. È figlia dell’Italia migliore, quella che guarda al futuro, quella di cui possiamo tutti essere fieri. Dalle prime informazioni, sembra sia stato molto importante il contributo dato dal Burkina Faso. Voglio ringraziare pertanto le autorità di quel Paese per la sensibilità e l’impegno dimostrati». Infine, la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha manifestato tutta la sua contentezza per il rilascio. Mentre un lungo applauso di ragazzi ha accolto la notizia al Giffoni Film Festival. (re. at.)
NUOVA SARDEGNA – Politica: Ore 19,32: a Samugheo esplode la festa
19.07.2012
Non è solo una notizia, è un interruttore che si accende, una scossa elettrica che percorre il paese, un cortocircuito di euforia. Samugheo in un istante è un altro luogo. Succede alle 19.32, quando Mario Sulis si affaccia sulla porta del suo bar e dice “è ufficiale, è stata rilasciata”. E se lo dice Mario, zio di Rossella e attivissimo presidente del comitato per la sua liberazione, allora non ci sono più dubbi. La prudenza e la paura che i samughesi si portano dentro dal 23 ottobre, si dissolvono in un attimo come certe nebbie dense. È un formicaio che si risveglia all’improvviso: le strade si riempiono di auto, biciclette, bambini e anziani, umanità che si abbraccia e fa festa. La giovane donna che tutti da queste parti amano e rispettano, sta bene e sta per tornare a casa. Samugheo respira, dopo nove mesi vissuti in apnea. L’attesa. Dalle 14.30 davanti al bar Sulis è un continuo via vai di persone. Alcuni entrano, chiedono, sorridono timidamente. Ci sono gli ottimisti, quelli che dicono che “oggi in paese si respira un’aria diversa”. Ma ci sono anche gli scettici, quelli che ricordano la giornata terribile vissuta a marzo, quando la notizia della liberazione di Rossella si rivelò una bufala. Sospirano, dicono a bassa voce “speriamo che non vada così”. C’è Marco Sulis, 35 anni, figlio di Mario e cugino di Rossella, che si sposta da una parte all’altra. È nervoso, butta un occhio alla tv, l’altro va su internet. Tutti si rivolgono a lui, vogliono sapere. Intanto Mario parla al telefono, tra una pausa e l’altra racconta: «Ho sentito Graziano (il padre di Rossella ndr) poco prima delle 15. Non mi ha detto che è a Roma, però mi è sembrato abbastanza tranquillo. È già da qualche giorno, in effetti, che lo vedo diverso. Come se avesse ragione di essere ottimista. Ma non gli ho chiesto nulla, so bene che dalla Farnesina hanno imposto a lui e a tutti i familiari il massimo silenzio». E Graziano e sua moglie Marisa Frongia sono stati bravissimi a rispettare la consegna della discrezione. Dice Mario Giuliano, 68 anni, finanziere in pensione: «Hanno cercato di andare avanti, non hanno saltato una giornata di lavoro». Giusto ieri, quando Antonello Tatti, 47 anni, presidente dell’associazione di cavalieri di Samugheo “Sa Briglia”, ha cercato Graziano in Comune per restituirgli un mazzo di chiavi e ha scoperto che l’irreprensibile comandante dei vigili urbani non era nel suo ufficio: «Mi è venuto un sospetto, ho pensato che la sua assenza fosse legata a Rossella. E ho incrociato le dita». Anche Agnese Caddeo, 19 anni, ha una bella sensazione, «ma preferisco tenermela per me, perché l’altra volta ci eravamo tutti illusi. Ed è stata una botta terribile». Poco lontano, dietro il bancone di un altro bar, Francesca Loi lava bicchieri e serve birre ai clienti cercando di nascondere l’ansia che non le dà tregua. Francesca, 25 anni, è la figlioccia di Rossella. E il giorno dopo il sequestro aveva rivolto un appello ai rapitori: «Lasciatela andare, restituitecela, io ho bisogno di lei». L’annuncio. Alle 19.30 Isabella Mugheddu, 76 anni, cammina a passo svelto verso la sua casa. «La vede, è quella. A pochi metri abitano i familiari di Marisa, la mamma di Rossella. Io prego sempre per quella brava ragazza. Ora accendo la tivù per sapere se ci sono novità». Forse Isabella non ha fatto in tempo, perché l’applauso è arrivato prima. Alle 19.30 l’annuncio di Mario Sulis, mentre tutti i tg davano la conferma. E un secondo dopo, il boato, la liberazione collettiva. La festa. Luigi Musu, 68 anni, piange come un bambino. È piccoletto ma ha le mani grosse, il viso cotto dal sole. Si guarda intorno, dice a voce bassa «ma allora è vero, è meraviglioso, un grande giorno». Poi si sposta dal ciglio della strada, diventata nel frattempo una pista senza regole e senza freni di auto e motorini che corrono su e giù come schegge impazzite. Clacson, petardi, spari, campane, le ragazze che soffiano nelle trombette, i più piccoli si arrampicano sui pali, saltano come cavallette, sudaci e felici. Per fare festa va bene anche un camion, una ventina di adolescenti salgono sul cassone, sorrisi grandi così, a sventolare striscioni, a dire al mondo che l’incubo è finito. Ecco le prime birrette, Marco Sulis offre da bere a una folla già ubriaca. Poi spuntano le bottiglie di spumante, si fa la doccia alle auto, un carabiniere fa un gesto atletico per salvare la divisa immacolata. Intanto zio Mario è ancora al telefono e questa volta dall’altra parte c’è un Graziano diverso, un uomo rinato. «Mi ha detto che Rossella sta bene, non sa ancora quando potranno riabbracciarla ma ormai è un’attesa di ore». Tutta Samugheo aspetta e intanto festeggia. «Ma questo è solo un assaggio», dice il sindaco Antonello Demelas. Perché una vera festa ha bisogno della sua regina.
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Il timore di illudersi, poi solo sorrisi e felicità
19.07.2012
SAMUGHEO Sembrava un pomeriggio come tanti. Dopo un’attesa lunga nove mesi, intervallata da una delusione cocente datata 3 marzo, anche le prime voci che raccontavano di una possibile liberazione di Rossella erano state soffocate dalla noia e dal caldo torrido. La notizia, infatti, non aveva alimentato la speranza dei compaesani della giovane cooperante. Il ricordo dei caroselli di marzo, spenti subito dopo il via, era troppo fresco: «Attendiamo, l’altra volta abbiamo esultato in anticipo», spiega la proprietaria dell’edicola Sanna, in pieno centro. Nonostante le cautele, sono molti quelli che cercano conferma nei servizi dei telegiornali: «Ho sentito la notizia in televisione», racconta Emanuele che ha divulgato la notizia agli amici seduti su una panchina davanti alla chiesa. Anche dentro il bar Sulis, quello gestito dallo zio di Rossella, sono tutti prudenti. L’unico che sembra crederci è proprio Mario, il proprietario: «Ho sentito il padre di Rossella al telefono perché non è in casa, speriamo bene». Qualcuno dice che i genitori di Rossella siano già a Roma, ma non ci sono conferme. In casa, nella villetta in via Brigata Sassari, non c’è nessuno e il citofono squilla a vuoto. Un segno positivo per chi vuole crederci, una semplice coincidenza per chi dubita. Il pomeriggio diventa sera, le ore scorrono lente, in paese c’è poca voglia di parlare. Anche il sindaco, Antonello Demelas, è lapidario: «Non so nulla», dice al telefono. Stessa storia per il parroco, don Alessandro Floris: «Purtroppo non posso dire niente, ho parlato al telefono con Graziano Urru, ma non mi ha detto nulla». Poi, il silenzio scende su Samugheo e sulla speranza di chi ha aspettato nove mesi per conoscere la sorte della giovane compaesana. Quando tutto sembrerebbe confermare le ipotesi più negative, come già accadde a marzo, arriva la notizia tanto attesa: «L’hanno liberata», grida Mario Sulis dalla vetrina del suo bar. Sono le 19 e 32 e, qualche minuto dopo, c’è anche la conferma ufficiale. Rossella è libera, l’incubo è finito e le campane, alle 19 e 41, iniziano a suonare a festa. Poi il delirio. Centinaia di persone per strada a festeggiare. Nella confusione generale sbuca anche il sindaco, decisamente più rilassato: «Ho appena sentito il padre di Rossella: ora che tutto è confermato possiamo iniziare a preparare la festa più grande che Samugheo abbia mai visto». Il via ai caroselli arriva dalle campane di don Alessandro: «Si, avevo promesso una cosa del genere. Ora attendiamo il ritorno di Rossella per completare la festa».
LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Il vescovo: «Una grande gioia»
19.07.2012
ORISTANO La gioia del vescovo per la liberazione di Rossella è stata espressa in una nota diffusa dalla Curia: «La comunità diocesana esprime viva gratitudine al Signore e a tutti coloro che hanno collaborato alla liberazione. A Rossella un cordiale e affettuoso augurio di bentornata nella sua famiglia e nel suo paese. Rossella è ormai entrata nel cuore di tante nostre famiglie che hanno apprezzato la sua passione umanitaria che onora la migliore tradizione di generosità e altruismo dei sardi». La deputata oristanese del Pd, Caterina Pes, ha parlato con la mamma di Rossella dopo la notizia della sua liberazione e già oggi incontrerà i genitori e forse anche la cooperante. «Marisa e Graziano aspettavano da troppo tempo questa notizia – ha detto la deputata -. Non hanno liberato solo Rossella, ma anche i genitori che hanno vissuto mesi di angoscia profonda. È stata una liberazionè anche per me poter comunicare alla Camera che Rossella era stata finalmente rilasciata. L’applauso di tutti i deputati ha sancito la fine di un incubo» «Mi unisco alla gioia della famiglia Urru e della comunità di Samugheo – ha detto il consigliere regionale, Mario Diana –. Vorrei che il coraggio e la speranza con cui la cooperante di Samugheo ha affrontato i mesi di prigionia possano sostenere tutti i sardi che in paesi stranieri aiutano popolazioni stremate da guerre e carestie: il loro lavoro è l’orgoglio del nostro Paese». «Interpretando i sentimenti di tutto il mondo della sport oristanese, salutiamo con gioia la liberazione di Rossella – hanno detto l’assessore a Cultura e Sport della Provincia, Serafino Corrias e il presidente del Coni, Gabriele Schintu. Tutte le manifestazioni sportive di questo fine settimana saranno idealmente dedicate a Rossella che ritorna finalmente a casa da donna libera». (c. zo.)