L’Italia affonda e i ricchi se la spassano

PRIMA PAGINA Venerdì 06 Luglio 2012 17:07

 

L’Italia affonda e i ricchi se la spassano

PRIMA PAGINA Venerdì 06 Luglio 2012 17:07 ugo

style=’outline: 0px;background-position:initial initial;background-repeat:initial initial’ alt=E-mail v:shapes=”_x0000_i1025″> alt=PDF v:shapes=”_x0000_i1027″>

La situazione economica dell’Italia sta toccando purtroppo punti di non ritorno. Una buona parte delle nostre  famiglie tribola nel quotidiano, fatica veramente a pagare il mutuo, le fatture in scadenza, gli obblighi contrattuali assunti negli anni scorsi. Lo spettro della tragedia greca sembra sempre più vicino. I giovani non trovano lavoro e sono scoraggiati. Alzando lo sguardo dalle nostre miserie osserviamo che qualcuno se la passa piuttosto benone. Insomma, non è proprio vero che a volte anche i ricchi piangono. E’ vero il contrario, che i ricchi ridono sempre e alle nostre spalle. Sarebbe  un bel gesto se questi signori si dimezzassero gli stipendi. Certo che se Tronchetti Provera prendesse “solo” 30.137 euro al giorno non se la passerebbe malaccio. O sì? Si tenga conto che un lavoratore normale prende assai meno. Lui invece porta a sua moglie Afef ogni giorno ben 60.273,97 euro! (n.d.r.)

Scopri i compensi di alcuni dei principali manager italiani nel 2011 in questa infografica di Yahoo! e Linkiesta

Ma quanto guadagnano i super-manager?

A cura di Lorenzo DilenaCarlo ManzoPaolo Stefanini Tabella dei risultati a cura di Antonio Vanuzzo

Marco Tronchetti Provera – con oltre 22 milioni di euro di stipendio – supera tutti, ma anche agli altri supermanager non va male. Così come ai manager non vip di grandi, medie e piccole aziende italiane. Ecco i loro stipendi, tutti i loro benefit (auto, rimborso carburante, telefonino, pc…) e un confronto con le tasche di quadri, impiegati e operai. Tutto nella nostra infografica realizzata in esclusiva per Yahoo! Con in aggiunta i risultati delle società per vedere chi si è meritato il superstipendio.

Scritto da Linkiesta | Linkiesta – gio 24 mag 2012

Nella tabella puoi vedere i risultati delle aziende di cui si parla:

SOCIETÀ RICAVI PERDITA O UTILE NETTO PERFORMANCE DEL TITOLO******
PIRELLI 5.600 (+16,6) 440,7 (+9.524%)* 8,615 +14,64%
FERRARI 2.251 (+17,3%) 312 (+2,9%) /
LUXOTTICA 6.222 (+7,3%) 452 (+12,4%) 27,86 +24,76%
MEDIASET 4.250 (-0,97%) 225 (-36%) 1,486 -54,42%
MEDIOBANCA** 973,3 (-4,5%) 63 (-76%) 3,402 -52,72%
GENERALI*** 69.159 (-7,6%) 1.152 (-41%) 10,34 -30,56%
ERG 6.770 (+25%) 65 (+550%) 5,215  -44,64%
SARAS 11.037 (+28%) -17,7 (+60%) 0,858 -42,90%
FONDIARIA SAI**** 10.813 (-16,2%) -1.034 (+11,4%) 0,89 -67,98%
FIAT 37.382 (+4%)***** 1.460 (+106%) 4,33  -42,46%
UNIPOL 4.251 (-4,6%) -93,9 (-231%) 0,18 -52,72%
ITALCEMENTI 4.721 (+1,3%) 91,2 (-53,7%) 4,016 -39,47%
UNICREDIT 25.200 (-3,4%) 1.110 (-27,4%) 2,964 -70,78%
PIAGGIO 1.516 (+2%) 47 (+11%) 1,921 -33,85%
CEMENTIR 933 (+10,8%) 3 (-67,6%) 1,44 -24,17%
GEOX 887 (+4,3%) 50 (-13,7%) 1,911 -54,22%
CIR 4,5 (-2,8%) 10 (-82,4%) 0,8565 -51,20%
BENETTON 2.032 (-1%) 73 (-28%) /
BREMBO 1.254 (+16,6%) 43 (+33%) 7,935 -19,79%

Ecco perché i ricchi diventano sempre più ricchi

A cura di Paolo Stefanini

 

In Italia sempre più persone si sposano con partner dai redditi da lavoro simili ai loro. Questo cambiamento sociale ha contribuito a portare a un livello record la disuguaglianza del reddito da lavoro tra le famiglie. Anche se la prima causa dell’aumento della disuguaglianza totale è dovuto alla crescita della disparità dei redditi da lavoro maschile (che incidono per circa la metà del fenomeno). Come in quasi tutti i Paesi Ocse anche in Italia, negli ultimi 25 anni, i poveri sono diventati più poveri e i ricchi più ricchi. Guarda di quanto nella nostra infografica.

www.linkiesta – 29 dicembre 2011

Le conclusioni dello studio Ocse

In Italia la disuguaglianza dei redditi tra le persone in età lavorativa è aumentata drasticamente nei primi anni Novanta e da allora è rimasta a un livello elevato, nonostante un leggero calo verso la fine del primo decennio degli anni Duemila. La disuguaglianza dei redditi in Italia è superiore alla media dei Paesi Ocse, più elevata che in Spagna ma inferiore che in Portogallo e nel Regno Unito. Nel 2008, il reddito medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero (4.877 euro) indicando un aumento della disuguaglianza rispetto al rapporto di 8 a 1 di metà degli anni Novanta.
Le imposte sui redditi e i sussidi sociali hanno un ruolo importante nella redistribuzione del reddito in Italia, riducendo la disuguaglianza di circa il 30 per cento. La media Ocse è un quarto.

La proporzione dei redditi più elevati è aumentata di più di un terzo. L’1% più ricco degli italiani ha visto la proporzione del proprio reddito aumentare del 7% del reddito totale nel 1980 fino a quasi il 10% nel 2008. La proporzione di reddito detenuta dallo 0,1% della popolazione è aumentata da 1,8% a 2,6% nel 2004. Allo stesso tempo, le aliquote marginali d’imposta sui redditi più alti si sono quasi dimezzate passando dal 72% nel 1981 al 43% nel 2010.

Un ruolo maggiore del reddito da lavoro autonomo. L’aumento dei redditi da lavoro autonomo ha contribuito in maniera importante all’aumento della disuguaglianza dei redditi da lavoro: la loro quota sul totale dei redditi è aumentata del 10% dalla metà degli anni Ottanta e i redditi da lavoro autonomo sembrano ancora predominare tra le persone con i redditi più alti, al contrario di molti altri Paesi Ocse.

I lavoratori meglio pagati lavorano più ore. In Italia la differenza tra le ore di lavoro dei lavoratori meglio e peggio retribuiti è aumentata, confermando l’andamento visto nella maggior parte dei Paesi Ocse. Dalla metà degli anni Ottanta, il numero annuale di ore di lavoro dei lavoratori dipendenti meno pagati è diminuito, passando da 1580 a 1440 ore; anche quello dei lavoratori meglio pagati è diminuito, ma in minor misura, passando da 2170 a 2080 ore.

Sempre più persone si sposano con persone con redditi da lavoro simili ai loro. Questo cambiamento sociale ha contribuito a un terzo dell’aumento della disuguaglianza di reddito da lavoro tra le famiglie. L’aumento della disuguaglianza dei redditi da lavoro maschile rimane, tuttavia, la prima causa dell’aumento della disuguaglianza totale spiegandone la metà.

La redistribuzione attraverso i servizi pubblici è diminuita. Come in molti Paesi Ocse, in Italia sanità, istruzione e servizi pubblici destinati alla salute contribuiscono a ridurre di circa un quinto la disuguaglianza di reddito. Gli stessi contribuivano a una riduzione della disuguaglianza pari a circa un quarto nel 2000. La spesa sociale in Italia è basata prevalentemente su trasferimenti pubblici, come per esempio i sussidi di disoccupazione, piuttosto che da servizi.

Ma la capacità di stabilizzare la diseguaglianza del sistema impositivo e dei sussidi è aumentato.Imposte e sussidi compensavano metà dell’aumento della disuguaglianza del reddito da lavoro e da capitale (che include gli stipendi lordi, i risparmi e il reddito da capitale) prima della metà degli anni Novanta. Da allora hanno compensato quasi interamente l’aumento della disuguaglianza del reddito da lavoro e da capitale.


Ma quanto guadagnano i manager pubblici?

A cura di Carlo Manzo e Dario Ronzoni

Stipendi, stock option, azioni gratuite… Nelle tasche dei manager delle aziende a controllo pubblico finiscono compensi milionari. Chi sono i sei più pagati? Chi vince la gara tra i massimi dirigenti di Enel, Eni, Finmeccanica, Saipem, A2A e Ferrovie dello Stato? Tutte le buste paga nella nostra infografica realizzata in esclusiva per Yahoo!

Ecco perché i ricchi diventano sempre più ricchi

La vera domanda non è QUANTO guadagnano. Cosi si fa solo facile demagogia. La domanda è : CHI DECIDE I LIVELLI RETRIBUTIVI E PER QUALE MOTIVO NON POSSONO ESSERE ABBASSATI. Solo se ci dicono questo, sappiamo anche come agire. Il resto è pettegolezzo.

C’è troppa distinzione tra un lavoratore tutelato assunto e un libero professionista lasciato alla gogna come chissà quale grande differenza faccia. Sono uno di questi:ho contratto una grave patologia invalidante e irreversibile al 100% non ho avuto il contratto rinnovato dopo solo una settimana che sono mancato dal lavoro, e da allora sono trascorsi quasi 8 anni che vivo con 260 euro al mese di pensione sociale. La nostra dignità non ha prezzo caro Monti il caffè se lo beva lei e i suoi amici del quartierino governativo con doppi e tripli stipendi milionari. Non ho parole per definirvi ma auguro a tutti voi di non passare quello che sto passando io e come me tanti che si trovano forse in condizioni peggiori. Non chiedo e non ho mai chiesto che venga assistito dallo stato ma quello che chiedo è un reintegro al lavoro – uno qualsiasi – e vivere di quello che guadagno. Come se non bastasse dal 2008 la regione d’appartenenza la Calabria non eroga soldi per i viaggi della speranza per i malati come me che per ben due volte si devono recare nei centri medici a proprie spese per cure e controlli vitali: UNA VERA VERGOGNA SOCIALE!!!!!! VERGOGNATEVI.

 

Condividi su:

    Comments are closed.