FLOTTA SARDA, chiuso il bilancio con un utile di 1.147.881 euro

 

LA NUOVA SARDEGNA – Trasporti e infrastrutture: Flotta sarda, nel 2011 il bilancio ufficiale chiude con un attivo

28.06.2012

CAGLIARI Il bilancio 2011 della Flotta sarda è ancora ufficioso, deve essere approvato dal socio unico, la Regione, ma almeno è finito l’estenuante balletto sui numeri: durava troppi mesi. E allora che sia subito una valanga di cifre, per capire se l’esperimento dell’anno scorso, con le rotte Civitavecchia-Golfo Aranci e Vado Ligure-Porto Torres, è stato un flop, oppure qualcuno ci ha guadagnato, a parte i passeggeri. L’utile. A dispetto di chi ha provato a silurarla sin dall’inizio, in novanta giorni (dal 15 giugno al 15 settembre 2011) la Saremar ha chiuso il bilancio con un utile di 1.147.881 euro, per quanto riguarda i soli due collegamenti nazionali. È questo il risultato finale e incontestabile della “contabilità separata” imposta dall’Unione Europa sempre attenta a indagare sui presunti aiuti di Stato. Ma è il conto economico a dire che la Flotta sarda ha potuto navigare senza affanni e artifizi vari grazie agli incassi arrivati dalla biglietteria: 10.668.586. Milioni che sono la parte più consistente alla voce ricavi, da sommare a quelli dichiarati come altri (65.594) nel conto economico. Ebbene, il totale dei ricavi puri ha superato i costi, che sono stati di 9.599.684. Nella sottrazione fra le due voci, c’è una differenza rispetto all’utile d’esercizio: è intorno ai 13 mila euro attribuiti alla voce “proventi e oneri finanziari”. Va detto che la Saremar non chiude in attivo solo la “contabilità separata”, ma anche quella ordinaria. È intorno a 1,2 milioni il valore più iscritto in bilancio alla voce collegamenti con le isole minori (Carloforte e La Maddalena) e la Corsica. Sono tre rotte per cui la Saremar riceve dalla Regione un contributo per la continuità territoriale e il servizio pubblico. I costi. Il bilancio fa chiarezza anche sui costi sostenuti dalla Saremar per i novanta giorni di collegamento. A cominciare da quelli per il bunkeraggio (o carburante): 4.084.027 è stato il costo del “pieno”. E questo dato conferma, seppure solo in parte, quello che da sempre sostengono gli armatori privati e cioè che il bunkeraggio a fare le tariffe passeggeri. Nel caso della Saremar la voce è certo significativa, ma da sola non giustifica, almeno così pare, quel rincaro pazzesco imposto proprio dai privati nell’estate del 2011. La seconda voce, nella colonna dei costi, è quella del noleggio a scafo armato (equipaggio compreso) dei due traghetti Scintu e Dimonios. Alla Visemar di Rimini, società dei cantieri Visentini, la Saremar ha versato 2.835 mila euro per i tre mesi. È la calcolatrice a confermare che il nolo non sì è discostato molto dalle previsioni che erano state fate al momento dell’annuncio del varo: 15 mila euro al giorno per ciascuna delle due navi. Dalla lettura del bilancio emerge anche un altro dato interessante: per i mesi invernali del 2011 e quando non era stato ancora rinnovato il contratto, la Saremar ha pagato alla Visemar la cifra simbolica di un euro al giorno per ogni traghetto, com’era previsto dal contratto di prelazione per l’estate del 2012. E come si sa il noleggio è stato poi rinnovato con l’armatore di Rimini, mentre la terza nave adesso in servizio è stata affittata dalla Grimaldi holding ed è in servizio sulla Vado Ligure-Porto Torres. Le zone grigie. È una sola e riguarda il contratto 2011 fra “Sardegna promozione”, società della Regione, e Saremar per pubblicizzare l’isola sulle navi della Flotta. L’importo complessivo di quegli incassi è dichiarato dalla compagnia regionaleintorno al 1.250 mila euro per ciascuna delle due navi in servizio. La “contabilità separata” sembra escludere qualunque interferenza di quel contratto nei bilanci della Saremar. Ma la parola finale spetta all’Unione Europea, che presto analizzerà nel dettaglio i conti della Flotta sarda e dovrà dire se «l’intera operazione è stata svolta secondo quei criteri che escludono ogni possibile aiuto di Stato». Tra l’altro questo è proprio il tema su cui sono incentrate le cause intentate dagli armatori privati contro la Saremar a Genova e Milano. Ma questa è un’altra storia.

 

 

 

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