QUANTO VALE UN CONSIGLIERE REGIONALE DELLA SARDEGNA? (2). L’opinione di Medde, Soru, Deidda, Maninchedda.

L’articolo:  Quanto vale un consigliere regionale della Sardegna? /1), di Salvatore Cubeddu, è stato  pubblicatno in questo sito, in Novas sardas de sa chida, settimanale on-line della Fondazione Sardinia, Anno I, n° 14, domenica 13 maggio 2012

L’INDIGNAZIONE PER IL DEGRADO E LE SCELTE DELLA POLITICA DEVE AFFIANCARSI ALLA COSTRUZIONE DI UN PROGETTO DI CAMBIAMENTO ATTRAVERSO LA COSTITUENTE DEL POPOLO SARDO, di Mario Medde, 14 giugno 2012
La Cisl sarda ritiene che la Costituente del popolo sardo sia la risposta più efficace al degrado della politica e delle istituzioni e quella più veloce per ristabilire un rapporto tra istituzioni e cittadini.
E’ dunque questa la richiesta che il sindacato rivolge al Consiglio regionale e in primo luogo al Presidente della Regione che pure aveva inserito nel suo programma l’obiettivo della Costituente.
Mentre infuria il dibattito sulle indennità dei consiglieri, una diffusa amnesia porta a rimuovere quel referendum che ha sancito con la Costituente lo strumento per riformare le istituzioni sarde e per avviare un nuovo patto costituzionale con lo Stato. Per evitare l’ulteriore sfilacciamento del rapporto istituzioni – cittadini non è più sufficiente l’indignazione verso l’autoreferenzialità della politica; è urgente ed importante invece mobilitarsi per costruire un progetto alternativo all’attuale degrado intorno ad una partecipazione popolare che con la Costituente disostruisca i canali di collegamento tra società e politica e indichi i contenuti e le modalità per un più efficace autogoverno della Sardegna e per una reale autonomia finanziaria della Regione in grado di promuovere lavoro e sviluppo.
In questa direzione sia il Sindacato che il comitato per l’Assemblea Costituente, cui aderiscono esponenti delle più importanti rappresentanze sociali e intellettuali, hanno programmato alcune iniziative utili ad allargare il consenso sulle riforme istituzionali e ad attuare un forte pressing verso la Regione. Passa, infatti, nel silenzio totale il tentativo della Regione, in contrasto con quanto stabilito dai referendum, di approvare una legge Statutaria che dovrebbe avere il compito di riorganizzare il modello istituzionale di democrazia nell’Isola, senza passare attraverso la scelta dell’Assemblea Costituente.
Ancora una volta disattendendo la volontà dei cittadini e aumentando così ulteriormente il divario tra questi e la rappresentanza  politica.
Per questi motivi la manifestazione del 28 di giugno, alla quale sta lavorando unitariamente il Sindacato, rilancerà, con la priorità del lavoro e dello sviluppo, l’urgenza delle riforme attraverso la Costituente.
Il segretario generale

Mario Medde

Come litigare con gli elettori e spalancare le porte al grillismo

di Renato Soru (dal sito di  SARDEGNA DEMOCRATICA)
L’altra notte in Consiglio è avvenuto un fatto gravissimo. Dentro un provvedimento per i precari del parco del Molentargius, inaspettatamente, con un semplice emendamento è stato inserito un articolo, ovvero una norma intrusa, che si fa beffa della volontà popolare recentemente espressa. II referendum che  infatti aveva cancellato gli emolumenti  dei consiglieri regionali, ponendo quindi in modo netto l’esigenza di una seria riconsiderazione dell’opaco e ormai insostenibile sistema di remunerazione. Invece, con l’improvviso voto notturno, tutto è tornato  come prima.
Io non ero presente in aula la sera, anche perché  la mattina quando si stava discutendo la mozione sul  caso  Lorefice   alla  mia domanda  su quando e come si sarebbe discussa la  proposta circa gli emolumenti dei consiglieri  mi  è stato detto  che  nulla era ancora  previsto.
È incredibile che un argomento e una norma così delicata sia stata portata al voto senza neanche una discussione di merito, senza alcun preventivo approfondimento nel partito o nel gruppo consiliare. Una norma che avrebbe dovuto ottemperare allo Statuto Regionale che prevede che la carica di consigliere sia retribuita, che  avrebbe dovuto ottemperare alla conquista democratica che ha portato alle cariche pubbliche non solo i ricchi, e per tutti deve prevedere una retribuzione che assicuri dignità, autonomia e sicurezza nello svolgimento della funzione, ma certamente avrebbe dovuto ottemperare anche alla netta e giusta richiesta di oltre mezzo milione di sardi che hanno partecipato o al referendum.
I l Consiglio in questo modo ha dimostrato di vivere in un mondo tutto suo e di non aver compreso la realtà sempre più grave che il Paese e la Sardegna vivono. Mentre ormai oltre il 35% dei sardi vive sotto la soglia di povertà relativa,  è venuto meno alla responsabilità di farsi carico almeno parzialmente delle stesse difficoltà e gli stessi bisogni che in modo crescente stanno colpendo tutti i cittadini.
Occorre che su questi argomenti si faccia subito un pubblica discussione, che si cancelli un atto profondamente ingiusto e sbagliato. Non sarà difficile trovare una composizione che vada nella direzione della apparenza e dell equità.
Propongo che sia previsto un unico emolumento omnicomprensivo ridotto rispetto a quello attuale;
Che sia cancellata la diaria di 3000 euro netti al mese previsti anche per chi risiede a Cagliari
(davvero non se ne comprende la necessità). Che sia dimezzata,  o trasformata in rimborso a piè di lista, la diaria oggi pari a 4000 euro mese per i consiglieri la cui residenza è oltre35 km da Cagliari. La distanza può essere portata ad almeno 80 km. Che vangano aboliti gli emolumenti per  le cariche aggiuntive, come presidente e vice presidenti dell’aula, delle commissioni, questori e segretari. Oggi tutte tra i mille e due mila euro. Che sia dimezzato il finanziamento previsto nel 2011 per i gruppi consiliari. Dobbiamo riconoscerlo possono ampiamente bastare.
Dobbiamo farlo subito. Siamo in un momento in cui i Sardi si aspettano molto dai loro consiglieri. Perché il rischio non è solo che diventino tutti  grillini. No è molto molto più grande. Il rischio è che i cittadini perdano ogni residua fiducia, non vadano più a votare. Che la democrazia possa diventare ostaggio del primo avventuriero di passaggio.
Dobbiamo farlo in maniera trasparente, per legge, con un dibattito in Aula e non nelle segrete stanze dell’ufficio di Presidenza da cui, oltre a una prevedibile dose di demagogia, possano sempre arrivare sorprese  anche clamorose  come ad esempio aver conservato per qualcuno il diritto alla pensione già a 50 o 55 anni.
Si è sbagliato, può capitare,  ora possiamo rimettere immediatamente in campo il nostro desiderio di riforme e di maggiore giustizia sociale.
15/06/2012

Come i ladri di Pisa

di Raffaele Deidda (dal sito di  SARDEGNA DEMOCRATICA)
Si racconta che nel passato durante il giorno erano molto frequenti, quasi quotidiani, i litigi fra alcune persone, sempre le stesse, nella Piazza dei Miracoli di Pisa. Nello stesso periodo si verificavano sempre più frequentemente furti nelle case, nelle botteghe degli artigiani e anche nelle chiese. Non erano rare neppure le rapine a danno dei cittadini. Alcuni testimoni avevano riferito di una singolare rassomiglianza fra i litiganti del giorno e i ladri della notte. Le loro testimonianze però non furono prese sul serio perché si riteneva impossibile che quelle persone, viste litigare tra di loro di giorno, potessero poi ritrovarsi insieme a rubare di notte.
Nella notte del 12 giugno scorso nella Piazza dei Miracoli sarda, presso il Consiglio Regionale, è andata in onda una performance che nulla ha da invidiare e molto ha da insegnare a quei dilettanti di Pisa. Non è stata ancora deciso il titolo della “pièce” teatrale, ma il più appropriato sembra essere “la casta colpisce ancora”. Il copione è stato studiato a lungo, gli attori della partitocrazia hanno fatto ripetute e defatiganti prove per preparare i litigi da interpretare di giorno. Lo stesso impegno non si è reso invece necessario per le rappresentazioni notturne. La parte era ben chiara e totalmente condivisa da tutti gli attori.
Così, nottetempo, la rappresentazione ha avuto luogo. La seduta riguardante una leggina per la salvaguardia dei lavoratori precari che operano nel parco di Molentargius e nell’Arpas (era così indispensabile la discussione in notturna?) è stata l’occasione utile per riesumare l’indennità piena agli 80 consiglieri regionali, abrogata dalla consultazione referendaria del 6 maggio scorso. A poco più di un mese dal referendum “anti casta”, con cui i sardi hanno cancellato l’indennità, è passato un emendamento con voto quasi unanime su una proposta “tripartisan” ( Pd, Pdl e Udc).
Dal mese di giugno, sulla base dell’esito referendario, non sarebbe stato più corrisposto un importo mensile di oltre 4.000 euro al mese, in attesa di una legge che fissasse un nuovo compenso all’indennità obbligatoria per Statuto. Non si può certo dire che nel frattempo i “rappresentanti dei sardi” sarebbero rimasti senza emolumenti, continuando comunque a godere di 4.000 euro mensili di diaria per la partecipazione ai lavori del Consiglio, oltre a 3.000 euro corrisposti per le spese di segreteria.
Con 63 voti favorevoli e 3 astenuti l’indennità è tornata ad essere quella che i referendari si erano prefissati di abrogare. D’altronde c’era stato chi in Consiglio Regionale, nell’immediato post- referendum, aveva sostenuto che “La legge sulle nuove indennità non è certo una priorità” e che aveva proposto di posticipare tutto alla prossima legislatura. Quando si dice essere dalla parte dei sardi senza lavoro e senza reddito, che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena! Non essendo passata, forse per una forma di decenza, la proposta di un rinvio al 2013, ecco trovata la soluzione, veramente indecente: si ripristini l’indennità così com’era prima del referendum “anti casta”! Maggioranza e opposizione insieme hanno trovato, di notte, la soluzione per evitare il vuoto normativo e la decurtazione del compenso, derubando i sardi della volontà popolare espressa dal oltre il 97% dei cittadini attraverso il risultato referendario, che ha cancellato un articolo della legge che determina status e indennità dei consiglieri.
Soluzione ancora più indecente perché voluta e accettata da chi i referendum aveva promosso e/o aveva sostenuto, in primis il governatore Cappellacci, con lo slogan “Sardegna si cambia: meno onorevoli, meno stipendi ai politici”. Come non considerarla un insulto all’intelligenza e alla volontà dei sardi? Come non ritenerla un furto con destrezza, operato con un trucco volgare che offende la dignità dei cittadini? Basando i calcoli dei “tagli” all’indennità consiliare sui dati del 2003, prima dei ribassi operati nel 2006 e nel 2011, l’indennità base resta la stessa, attorno ai 9mila euro al mese. Visto che non c’era affatto bisogno i aspettare una nuova legislatura per onorare la volontà popolare espressa dai cittadini attraverso i referendum?
Ora bisognerebbe spiegare ai cittadini che quando si parla di banda larga bisogna fare ancora e sempre riferimento alla copertura del servizio di accesso internet in modalità ADSL su tutto il territorio, non all’unanimità dei consiglieri regionali che nottetempo hanno votato per assicurarsi la piena indennità.
14/06/2012

Indennità senza memoria. Esiste una politica della riduzione ben prima dei referendum e non è stata revocata. Adesso l’Ufficio di presidenza procederà a ulteriori tagli

di Paolo Maninchedda, in sardegna e liberta’, 15 GIUGNO 2012 9 COMMENTI
Leggo cose incredibili sulla norma recentemente approvata sulle indennità (a mio avviso non applicabile se non si restituisce il ruolo che compete all’Ufficio di Presidenza secondo il Regolamento – che è norma di rango subcostituzionale e quindi superioquaQre alla legge ordinaria -  e si ripristina il concetto di massimale e non di importo fisso ai valori di riferimento 2003, sia per l’indennità che, soprattutto, per il rimborso spese che non può, logicamente essere determinato retroattivamente né può essere determinato in termini fissi e a prescindere dall’Ufficio di Presidenza). La norma non è applicabile senza un’interpretazione dell’Ufficio di Presidenza che ne superi le criticità. Ma a parte questo e a parte che quando l’Ufficio applicherà il complesso dei tagli (non solo quelli previsti dalla legge, ma anche gli altri predisposti dall’Ufficio), il taglio finale e totale sarà ulteriore rispetto alla retribuzione vigente e in misura a mio avviso superiore ai mille euro, resta il fatto che la norma, con certezza, non determina aumenti rispetto alla retribuzione vigente, che è stata già tagliata. I tagli effettuati, però, vengono dimenticati, oscurati da una stampa che già nel 2011 prese una cantonata sulla Sardegna, non capendo la furbata delle altre regioni. Questo è il Consiglio regionale che nella storia dell’Autonomia ha tagliato più di tutti e la prossima settimana continuerà a farlo. A presente memoria, anche di quotidiani nazionali disinformanti e disinformati,  riporto la comunicazione della Presidenza del 12 luglio 2011:
“Dopo la riduzione del numero dei consiglieri regionali e l’abolizione del vitalizio, il Consiglio regionale taglia le indennità e i finanziamenti ai gruppi con un risparmio annuo di oltre un milione e trecentomila euro”, lo ha dichiarato la Presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo a margine dell’Ufficio di Presidenza che ha deliberato: la riduzione delle indennità di carica per un importo pari a 228.785 euro; il taglio di 11.044 euro all’anno degli emolumenti a favore dei consiglieri residenti entro i 35 km da Cagliari e di 12.844 euro per tutti gli altri per un totale complessivo di 968.148 euro; la riduzione annua di 117.915 euro del contributo ai gruppi consiliari.
“Il Consiglio regionale”, prosegue la Presidente, “va avanti nell’azione intrapresa già da qualche anno, finalizzata ad eliminare gli sprechi ed a contenere le spese. Giova ricordare che, nella legislatura in corso, si è registrato un risparmio di ben 13 milioni di euro, pari al 15,29%, dovuto a un taglio nella dotazione finanziaria del Consiglio voluto dalla stessa Assemblea. Percentuale che sale al 23,81%, per un totale di 22.500.000 euro, se si tiene conto anche del taglio effettuato nella scorsa legislatura”.
“Giova altresì sottolineare”, ha precisato la Presidente, “che non è la prima volta che il Consiglio regionale interviene per ridurre i costi della politica più strettamente legati alle prerogative dei consiglieri, gli interventi odierni si sommano, infatti, al precedente taglio del 10 % delle indennità; all’eliminazione dell’indennità di missione che precedentemente veniva calcolata secondo il seguente schema:
PRESIDENTI UFF. PRES. CONSIGLIERI
In Sardegna
400,31 266, 87 200,16
In Continente
560,44 373,62 280,22
All’estero
800,62 533,75 400,31
all’eliminazione dei biglietti viaggio in favore dei consiglieri regionali e dei loro familiari; all’eliminazione delle spese funerarie; alla riduzione dell’indennità di reinserimento dei consiglieri che è stata portata da un massimo di 12 mensilità dell’indennità consiliare, pari a 112.354,92 euro, a un massimo di 5 mensilità, pari a 46.814,55, per ogni quinquennio di legislatura; all’aumento della percentuale di contribuzione richiesta per ottenere il vitalizio (dall’ 8,6% al 15%) che ha consentito l’eliminazione del contributo straordinario di 1000000 di euro a carico del Consiglio per incrementare il fondo ed, infine, alla restrizione dei casi in cui è possibile godere della reversibilità del vitalizio e previsione di una ulteriore contribuzione a carico del consigliere per l’ottenimento della stessa reversibilità”.
“Il Consiglio Regionale”, ha proseguito la Presidente, “non si è voluto sottrarre alle proprie responsabilità, adottando una politica di severa morigeratezza delle proprie spese per dare un segnale, specialmente in un momento di crisi acuta come questo, della vicinanza dei palazzi della politica al difficile contesto socio economico che li circonda. Un segnale che, ovviamente, assume un rilievo del tutto simbolico, in quanto a nessuno può sfuggire il fatto che i tagli effettuati alla politica possano da soli bastare per risollevare le sorti economiche dell’Isola”.
“Ulteriori tagli”, ha concluso la Presidente, “verranno effettuati a seguito della proposta che, l’apposita commissione istituita dalla Conferenza delle Assemblee Legislative e dalla Conferenza delle Regioni, elaborerà per interventi uniformi in tutti i Consigli regionali, partendo dalle risultanze della commissione (istituita ai sensi del DL98/2011, convertito con modificazioni dalla legge N.111/2011) che ha il compito, entro il 31 dicembre, di rideterminare il trattamento economico onnicomprensivo corrisposto annualmente ai titolari di cariche elettive secondo parametri individuati dallo stesso decreto legge”.
Vi è poi un altro comunicato della Presidenza, ovviamente dimenticato, che smentisce la facilona attribuzione al Consiglio regionale della Sardegna della palma delle retribuzioni più alte e invece svela la facilona furbizia continentale italiana:
Cagliari, 11 luglio 2011 – “I consiglieri regionali della Sardegna non sono i più pagati d’Italia”.
Lo afferma la presidente del Consiglio Claudia Lombardo in riferimento ai dati pubblicati oggi dal Sole 24 ore rilevati dal sito della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali d’Italia.
La presidente precisa che: “Il Consiglio regionale della Sardegna in linea  con la totale assoluta trasparenza che ha caratterizzato sin dall’inizio questa legislatura ha fornito alla Conferenza tutti i dati relativi alle indennità e ai rimborsi percepiti a vario titolo dai consiglieri regionali. Altri, invece,  non lo hanno fatto limitandosi esclusivamente ad indicare i rimborsi di cui alla lettera B dell’articolo 52 del T.U.I.R. (Testo Unico delle imposte sui redditi). Quanto affermato si può facilmente evincere dall’analisi comparata dei dati pubblicati nei siti di ciascun Consiglio regionale”.
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    1 Comment to “QUANTO VALE UN CONSIGLIERE REGIONALE DELLA SARDEGNA? (2). L’opinione di Medde, Soru, Deidda, Maninchedda.”

    1. By Uccio, 18 giugno 2012 @ 14:41

      Quello che é avvenuto in Consiglio Regionale nella notte del 13 giugno è chiarissimo e non c’é nessuna possibilità di interpretarlo diversamente: i Consiglieri Regionali nell’autunno del 2011 (bontà loro) avevano ridotto la loro indennità mensile da € 9.263 a 9.023;
      il referendum ha abrogato tutte le indennità, ma il 13 giugno il Consiglio ha riportato a € 9.263 l’indennità mensile ordinaria, la diaria è stata ridotta da € 3.000 a 2.400 e l’importo per le spese di segreteria di € 3.352 è rimasto intatto. L’indennità di carica per Presidenti di Commissione ecc. , invece,è stata ridotta del 30%. Questo è scritto inequivocabilmente nella legge approvata il 13 giugno, dopo qualche settimana dal referendum ……ed è chiarissimo. L’unica cosa che può essere fatta, per salvare la faccia, è pentirsene e approvare una nuova legge che abroga la precedente e porta il compenso dei consiglieri regionali al livello del Sindaco di Cagliari, il quale per impegno, consenso democratico e capacità politica non ha niente da invidiare a nessuno di loro…..